Nell’isola che non
c’è
«Ciao…»
la voce di Eric è pari ad un sussurro, flebile si perde
nell’aria come un
mormorio nella pioggia.
La ragazza dai capelli color del
cioccolato, seduta su una poltroncina in fondo alla stanza alza lo
sguardo,
incontrando gli occhi scuri di Eric. Il cuore le balza in gola e un
sorriso le
colora il viso sottile, le illumina gli occhi grandi e grigi.
«Ciao…» mormora con dolcezza
alzandosi e sedendosi sulla sedia accanto a quel letto
d’ospedale.
Il volto di Eric negli ultimi mesi è
così cambiato che molti stentano a riconoscerlo, ma questo
non vale per lei.
Clare rivede in lui l’uomo di cui dieci anni prima si era
innamorata, l’uomo
ama più della sua stessa vita… cose se potesse
bastare. Rivede in lui l’uomo
più dolce, più generoso e forte che abbia mai
conosciuto. L’uomo che s’incontra
una volta nella vita, che te la cambia, te la stravolge, mostrandosi
quando il
mondo e la vita siano in realtà meravigliosi.
«Come ti senti?» gli chiese
accarezzandoli i capelli scuri, grigi oramai sulle tempie.
Clare ha trentacinque anni, Eric
quaranta. E la vita che era stata generosa con loro, ora piano diventa
crudele.
Forse, delle volte, a periodi di
straordinaria felicità e prosperità, cambiamenti
avvenuti tanto velocemente da
averti mozzato il fiato, corrisponde un periodo in cui tutti ti viene
portato
via, un periodo di repentino declino.
Clare non fa che pensarci.
«Ora che ti vedo, meglio» risponde
lui chiudendo gli occhi quando la mano di lei le sfiora il viso.
«Oh, Eric…» sussurra con voce
incrinata, premendo la fronte contro quella del marito.
La mano di Eric piano accarezza una
ciocca di capelli di Clare, che le ricadono non oltre le spalle.
«Ehi… ehi… mi
avevi promesso che saresti stata forte.»
Lei si allontana, quel che le basta
per guardarlo negli occhi color della notte. Annuisce, ma sa che non ce
la
farà.
Non si può lottare contro certi mali,
contro cose più grandi di te. Mali che ti divorano
dall’interno, come iene
fameliche fanno con le carcasse. Un male più grande del loro
amore, della vita,
divora Eric dall’interno. E lì, il cancro,
distrugge il suo intestino.
Ma ciò che più lo addolora, ciò che
gli fa stringere il cuore in una
dolorosa morsa, ciò che lo tormenta giorno e notte, non
è il dolore lancinante
all’addome, ma quel dolore che gli stringe e gli grava come
un macigno sul
petto, quella consapevolezza di lasciare la donna che ama, di lasciare
Clare e
Ellie, quella bambina dai capelli castani che ha solo sette anni. Di
lasciare
le uniche sue ragioni di vita in un mondo in cui lui non
c’è. Non vedere più il
suo viso…
«Dov’è Ellie? Ti prego, voglio
vederla... ancora una volta…»
Una lacrime spilla dagli occhi di
Clare, rotola sul viso di Eric, lasciando una scia rovente sul viso
d’angelo.
«Non dire
così…» geme lei chinando il capo e
coprendoli la bocca con una mano. Lui le prende il viso fra le mani, e
la
costringe a guardarlo in volto.
Lotta con tutto se stesso per
trattenere le lacrime, lotta con tutto se stesso per mantenere il
controllo
della voce. «Clare… prima o poi sarebbe
successo…»
«Ssst», lei sorride ad annuisce con
capo. Si alza e sparisce oltre la porta di legno chiaro.
Eric resta in attesa, con gli occhi
velati di mute lacrime fissa il sole tramontare
all’orizzonte, oltre il vetro
della grande vetrata dell’ospedale. Resta immobile, con lo
sguardo fisso sul
paesaggio, godendosi quella vista.
Ha paura, ha terribilmente paura. Non
ha mai avuto così paura in tutta la sua vita. Non fa che
ripetersi cosa ne sarà
di loro. Il suo cuore non fa che pulsare di dolore ad ogni battito.
Clare…
Poi eccole, sulla soglia della porta
compaiono loro due. Ellie stringe la madre per i fianchi, ha gli occhi
persi,
ma ha capito. Lei capisce sempre tutto. E’ come sua madre,
sveglia,
intelligente, bella ed Eric sa che saranno l’una la forza
dell’altra. Non c’è
consolazione migliore.
Lui vivrà in Ellie, ogni giorno Clare
potrà riconoscere i suoi occhi in quelli scuri della figlia.
«Ciao, tesoro» sorride lui ricacciando
indietro le lacrime che prepotenti gli avevano velato gli occhi.
«Papà…» mormora lei
avvicinandosi al
letto, piano.
«Vieni qui» sorride lui allargando le
braccia. La bambina salta sul letto ed affonda il viso nel petto del
padre.
Accanto alla porta, Clare, non riesce
a muovere un solo muscolo, con la gola gonfia per l’emozione.
«Come stai, papà?» chiede la bambina
alzando il capo.
«Alla grande. Tu?»
«Sono triste» mormora.
Eric sorride. «Perché?», le carezza i
capelli corti con dolcezza.
«La mamma è triste. E’ triste per te.
E anch’io sono triste per te, papà.»
E quelle parole sono, sia per Clare
che per Eric, pugnalate in pieno petto.
«Mi prometti una cosa?» mormora lui
oramai allo stremo delle forze.
Ellie annuisce col capo.
«Prenditi cura della mamma, qualsiasi
cosa accada. Non lasciarla sola. E non scordare mai, mai ho detto, che
ti
voglio bene.»
Lei annuisce ancora e lacrime
solitarie cominciano a rigarla il viso.
«Ssst, non piangere» sussurra lui
asciugandole il viso e baciandole la fronte.
«Ti voglio tanto bene, papà» piange
lei abbracciandolo con forza, prima di baciargli una guancia.
E gli costa molto non piangere,
trattenersi di fronte a quella fragile bambina. Sente le forze
abbandonarlo
lentamente, ma continua a lottare, a lottare per Ellie, per
Clare… mentre
dentro muore.
«Ellie, tesoro…» mormora Clare
avvicinandosi al letto. La bambina scossa dai singhiozzi alza il capo.
«Perché non vai dalla nonna? E’ ora
della merenda» dice con voce incrinata.
Annuisce. Poi si volta verso il
padre e gli bacia una guancia. «Torno subito,
papà.»
Per alcuni istanti, dopo che Ellie è
andata via, Eric fissa la porta con le lacrime a bagnargli il viso, le
stesse
lacrime che bagnano il viso di Clare.
La donna dai capelli color del
cioccolato si avvicina e col le dita lunghe ed affusolate, asciuga le
lacrime
del marito. Gli bacia le palpebre con estrema delicatezza.
«Qualunque cosa accada, amore mio, sarò sempre con
te. Per sempre» mormora lui
sulle labbra di lei.
«Ed io con te. Ti amo. Ti amo sempre Eric, dal giorno in cui
mi ha rovesciato
quel caffè a lezione»
Lui sorride. «Ti amo… ti amo…»
La
pioggia scivola
sulla pietra, sugli ombrelli neri e filtra fra i lunghi
capelli di Claire.
Fissa il suo nome inciso. Inciso sulla pietra. Inciso nel suo cuore.
Eric le ha cambiato la vita. Le ha regalato una famiglia, una vita
migliore,
una figlia che le ricorderà sempre che uomo meraviglioso
era. Lo rivedrà negli
occhi e nel sorriso di Ellie, così piccola da non
comprendere a pieno il
significato della morte.
Lascia che la pioggia si confonda con le lacrime e che riempia la
voragine nel
petto.
«Cerca
di dormire, tesoro, okay? Non ci sono mostri nel tuo armadio. Hai otto
anni
ormai. Sei forte come un’amazzone.»
«Me lo diceva anche papà…»
soffia la bambina mentre gli angoli della sua bocca
si curvano verso il basso.
Claire sente una stretta al cuore. «Lo so. Vedi? Lui
è ovunque. Lui è sempre
qui con te. Non ti lascia mai. Ti proteggerà in qualunque
incubo tu faccia. E scaccerà
via tutti i mostri che cercheranno di farti del male.»
«Ma lui non è qui…» dice la
bambina alzandosi la trapunta fin sotto il mento.
Claire sorride e accende la luce da notte. Prende la piccola mano della
sua
bambina e la posa sul fragile petto. «Lui è qui,
piccola mia. Lui è sempre qui
e non andrà mai via. Lui è il tuo
cuore.»
Le bacia delicatamente la fronte e le accarezza i capelli.
«E’ come Peter Pan.
Lui è nell’isola che non c’è.
Ti basta chiudere gli occhi e sognare. Ti basta
chiudere gli occhi e… crederci.»
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