Aniron9
I pochi avventori del bar Serenella guardavano con occhi stupiti le due donne sedute al tavolino.
I capelli dell’una erano lo specchio dell’altra. Entrambe
di una bellezza così stupefacente che era persino imbarazzante
guardarle a lungo.
Dama Galadriel sorseggiò il the con eleganza, mentre Laurel
guardava fuori della finestra: il vento stava rompendo le nuvole e il
mare aveva assunto delle sfumature cobalto dove i raggi del sole
toccavano la superficie.
- Laurel dobbiamo parlare-
- Mia signora -
- Non sono tornata per niente: Voglio che Elladan torni con me, voglio che tu torni con me-
Laurel spalancò gli occhi, stringendo nervosa l’orlo della tazza.
- Elrhoir lui lui…-
- Lui è come lo ricordi, mia cara, immutato ed
immutabile. Dei miei due nipoti, è lui che assomiglia di
più a Celebrian. Elladan ha nel sangue Beren e Eärendil. Lo
sai perché non è partito?-.
Tremò, sapeva la risposta, ma non voleva crederci.
- Ti amava e amava suo fratello. Non voleva arrivare
al punto di Maeglin, la nostra storia ha già avuto tristezze e
tradimenti. Ti pensava ad Aman, felice.-
- Signora voi sapete che noi ci siamo visti-.
- Il mio specchio è sempre con me, Laurel ed io sono Galadriel, non lo dimenticare.-.
Laurel tacque, il rumore del mare e il brusio della gente nel bar.
Sentì la sua aura espandersi, quasi involontariamente, come se
il suo cuore desiderasse raggiungere Daniel, ovunque egli fosse.
- Arriverà, mia cara. L’ho convocato.
È ora anche per lui di fare una scelta. Arwen non è
più da secoli, solo il ricordo di lei nei canti, quando la luce
del giorno volge la sera, e le stelle si accendono nel cielo.-.
Galadriel sospirò, pensando al momento in cui, all’ombra
del Taniquetil, aveva sentito vibrare per l’ultima volta
l’essenza di Arwen Undòmiel e di come Elrond avesse pianto
lacrime amare nel Reame Beato. Un dolore fino alla fine del mondo.
-Non è più -
Elrond guardò il perfetto
profilo innevato del Taniquetil. La luna splendeva limpida. Solo un
fremito nella sua luce, come se per un instante si fosse offuscata e
un’ombra veloce ne avesse velato il chiarore.
-Non è più -
Galadriel sentì mancarle il respiro, mentre vedeva le lacrime sul bel viso immutabile del Signore di Imladris.
- È stata una sua scelta, Elrond. Noi non comprendiamo.-
-Signora, eppure anche noi elfi amiamo, non ne sono forse la prova queste lacrime e il dolore che sento nel cuore?-.
- L’amore degli umani è
diverso, brucia. Sanno che non è destinato a durare in eterno,
perché essi stessi non lo sono. Arwen ha scelto.-
Galadriel ebbe una visione, un ricordo.
Luthien piangeva disperata sul corpo
di Beren, i capelli scossi dai singhiozzi, mentre guardava il viso
senza vita dell’amato dopo che aveva consegnato il Silmaril nelle
mani di suo padre. Era bella, di una bellezza terribile nella
disperazione. Splendida, fra le lacrime.
Da quel dolore era nato il canto
davanti a Mandos, un canto che avrebbe piegato il suo destino e quello
della stirpe cui apparteneva.
La vide danzare e cantare,
l’abito color della notte. Le bianche ed esili braccia. E la sua
voce, così dolce, così tenera e appassionata. Nessuna fra
le Potenze era rimasta indifferente a quel canto di inaudita potenza.
Amore, solo amore. Infinito, in quelle note.
E poi la rivide, luminosa, prendere
la mano di Beren, di nuovo calda, e portarsela alle labbra. Con un
sorriso che le aveva fatto capire perché l’amore degli
uomini aveva qualcosa che gli elfi non avrebbero mai potuto capire.
Le due donne si alzarono e uscirono dal bar. Si incamminarono verso la
pineta, verso il piccolo albergo dove Laurel alloggiava. Non dicevano
una sola parola. Non ce n’era bisogno. I pensieri dell’una
permeavano quelli dell’altra.
Laurel vide gli infiniti anni uguali, perfetti sulle bianche spiagge di
Aman. La bellezza del porto di Alqualondë con le bianche torri
ricoperte di perle iridescenti e le danze sulla bianca spiaggia dove
aveva posato i piedi uno stupefatto Eärendil.
Dama Galadriel vide l’evolversi lento dell’umanità
in cui bellezza e dolore si mescolavano e vide la vita di Laurel che si
intrecciava con la vita di uomini e donne conosciuti. Vide i volti
delle persone che lei aveva amato, il sorriso dei suoi allievi.
Assaggiò la gioia e bevve le lacrime di quei lunghi anni,
comprendendo il cuore della sua antica dama di compagnia.
Era cresciuta.
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