Cap. 1 - 243 tipi di tabacco
1
ottobre 2010
John stava passeggiando
per le vie di Londra, senza una vera meta. Aveva tutto il pomeriggio
libero e
voleva godersi l'aria piacevole di quel primo giorno di ottobre.
Ogni cosa
gli sembrava noiosa in realtà, come se vivesse in una
gigantesca bolla
di routine. Adorava Londra, non avrebbe mai potuto vivere in nessun
altro posto, gli piaceva il suo lavoro, anche se stava diventando
sempre più ripetitivo e infine amava Mary. Ma aveva sempre
una
sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco.
Mentre stava
guardando le prime foglie cambiare colore, abbandonando il classico
verde per un caldo rosso, il suo cellulare vibrò nella tasca
rivelando
una chiamata da una persona del tutto inaspettata.
- Harry? - chiese perplesso John, che ormai era abituato a
sentire la sorella solo quando aveva bisogno di qualcosa.
- Ciao fratellino, è un piacere anche per me
sentirti - rispose ironica.
-Tutto bene?-
- Perché sempre così sospettoso? Ti
chiamavo per chiederti se è arrivato il pacco che ti ho
spedito - fece lei leggera.
- A quale indirizzo l'hai spedito? -
- Al tuo ovviamente -
- Harry mi sono trasferito, abito con Mary adesso. Se l'hai
mandato in Baker Street non mi è arrivato - John si
sentì un po' in colpa, stava quasi facendo pesare alla
sorella il fatto che lei non fosse a conoscenza del trasferimento,
quando era lui stesso che la evitava da tempo perché non
riusciva a perdonarle di aver ripreso a bere dopo il divorzio.
- Cavolo! - esclamò lei, più
dispiaciuta che irritata.
- Sono in centro, passo adesso a vedere se il nuovo
inquilino l'ha ritirato ok? -
***** *****
John
arrivò in Baker Street, alzò la testa verso la
finestra del suo ex
appartamento aspettandosi di vedere il nuovo inquilino, ma non vide che
le tende ammuffite, esattamente come le
aveva lasciate lui.
Andò all'ingresso e aprì il portone
con la
chiave di riserva che aveva tenuto proprio per esigenze di questo tipo.
Sotto la cassetta delle lettere era effettivamente depositato
un
pacco con l'inconfondibile scrittura tremolante di Harry. John fu
però
attirato dalla busta elegante che si trovava dentro la cassetta, poteva
vedere dalla finestrella che sulla busta c'era scritto proprio il suo
nome. Aprì lo sportello per recuperarla, infischiandosene
della privacy
del nuovo inquilino che non si era nemmeno degnato di girargli la
lettera e la aprì.
1 ottobre 2008
Caro dr. Watson,
non capisco davvero a
cosa faccia riferimento. La signora Hudson mi ha informato che
l'appartamento è vuoto da anni.
Quello che più
mi stupisce è come facesse a sapere degli scatoloni e delle
impronte del cane.
All'inizio leggendo la
lettera credevo lei avesse un disturbo post
traumatico, che ancora non escludo. Ma la successiva presenza delle
impronte e degli scatoloni mi ha alquanto confuso. Odio non sapere,
pertanto La prego di riscontrare questa mia.
Cordialmente,
Sherlock Holmes
ps Dovrebbe guardare il
calendario ogni tanto, siamo nel 2008, non nel 2010.
John
la rilesse più volte. I casi erano due, o aveva incontrato
uno
psicopatico convinto di essere nel 2008 o qualcuno che voleva
divertirsi con uno scherzo alquanto
infantile. Sbuffò sonoramente e estrasse una penna dalla
tasca per
rispondere immediatamente sul retro di quella lettera.
Caro sig. Holmes,
si
crede spiritoso? Speravo soltanto in una sua cortesia. Se le
è troppo
disturbo girarmi la posta vorrà dire che sarò
costretto a passare in
Baker Street ogni settimana, finché tutta Londra non
sarà stata
avvisata del mio cambio di residenza.
Comunque sono sorpreso
anch'io: lei conosceva la precedente proprietaria, la signora Hudson?
Da
quel che so ha venduto l'appartamento anni fa, dopo un furto.
L'attuale proprietario non l'ho mai conosciuto, ha sempre mandato la
sua segretaria a trattare per il canone d'affitto.
Per quanto riguarda il
disturbo post traumatico, come può aver
dedotto una cosa del genere da così poche righe di lettera?
Inoltre, cosa vorrebbe
dire che siamo nel 2008?
JW
John buttò la lettera nuovamente nella cassetta, arrabbiato
ed estrasse nuovamente il cellulare per chiamare la sorella.
- Harry ho recuperato il tuo pacco. Non ci crederai ma ho a
che fare
con un coglione, meno male che ho conservato le chiavi del portone e
della cassetta delle lettere. Pensa che crede di viv... -
- John? - chiese titubante la sorella.
John aveva strabuzzato gli occhi ed era rimasto a fissare la
cassetta
delle lettere come inebetito. La lettera che aveva appena scritto e
imbucato era sparita nel nulla. Guardò meglio,
controllò
che non fosse finita a terra, finì per aprire la cassetta ma
niente da fare, la lettera non c'era più.
- John? - riprovò Harry.
- Scusa Harriet, ti richiamo, spero non dal reparto malattie
mentali - e
il dottore chiuse la telefonata.
Continuò a guardarsi in giro,
sperando di vedere quella lettera e ricacciare dentro di sé
il
dubbio che si trattasse davvero di un disturbo post traumatico.
Finì per passare i successivi dieci minuti a vagare
nell'atrio
del 221b di Baker Street, quando la cassetta delle lettere
attirò
nuovamente la sua attenzione. Dentro c'era una busta. Non era la
lettera che aveva infilato John, perché lui non si era preso
il
disturbo di imbustarla, era una nuova lettera.
Con il cuore che gli martellava nel petto, John estrasse la
lettera e vide che era nuovamente indirizzata a lui.
Caro John,
la cosa è
alquanto singolare.
Tu sostieni di essere nel
2010 e che la signora Hudson non abita
più in Baker Street.
Sostieni inoltre di aver soggiornato in
questo appartamento fino a poco tempo fa e hai "predetto" le impronte
di cane e i miei scatoloni in soffitta.
Non sono incline a credere a
cose che travalicano la logica e la ragione, ma in questo caso devo
ammettere che vedere la mia busta sparire pochi secondi dopo che
l'avevo imbucata ed essere sostituita con la tua lettera mi ha portato
ad un'unica conclusione.
Una volta tolto
l'impossibile, quello che rimane, per quanto
improbabile, corrisponde alla verità: siamo su due piani
temporali diversi.
Per quanto riguarda il
tuo disturbo post traumatico, traspariva da ogni
parola.
Hai una scrittura cortese ma molto diretta, come se non volessi
sprecare tempo in convenevoli. La tua grafia è interrotta,
quasi
esitante, nonostante sembrassi molto convinto di quello che stavi
affermando. Forse hai un dolore alla spalla o alla mano, qualcosa che
non ti permette di scrivere adeguatamente, ma non accade con tutte le
parole.
Deve
trattarsi di qualcosa di psicosomatico, altrimenti tutta la scrittura
sarebbe interrotta, invece non è così, alcuni
passaggi e
alcune lettere sono lineari.
Veniamo poi alla tua firma, non sembri
molto contento di te, quasi come se non ti riconoscessi. E' una firma
buttata lì, come se ne fossi costretto, diversa dal resto
della
calligrafia.
Direi che il disturbo non deriva da fatti personali,
sembri uno che saprebbe affrontarli, ma da qualcos'altro; probabilmente
facevi un lavoro pericoloso, qualcosa che ti ha reso "invalido", anche
se solo da un punto di vista psicosomatico.
Ti firmi dottore
però, per cui o un incidente in ambulanza, banale, oppure
più probabilmente, sei un medico militare.
Tornando alle cose serie,
poche volte sono stato così colpito nella vita, ma una
cassetta
delle lettere che "viaggia nel tempo" è davvero eccezionale.
Inizierò subito degli esperimenti per capirne la natura. Se
intanto vuoi rispondere a questa mia, anche solo a scopo scientifico,
sarebbe cosa molto gradita.
SH
John fissava quelle righe come in trance. Fu più volte
tentato di girare il foglio e rispondere immediatamente. Quel Sherlock
era indisponente e geniale allo stesso tempo, ma che una cassetta delle
lettera potesse viaggiare nel tempo era una cose che andava al di
là di ogni logica. Eppure era successo proprio davanti ai
suoi occhi.
John girò i tacchi e uscì in
strada, con uno strano sorriso sulla faccia, quello di uno che
improvvisamente si trova a vivere in un episodio di "Doctor Who" o di
"Ai confini della realtà".
Una volta a casa aprì il portatile e
digitò su google "Sherlock Holmes". Subito trovò
un sito internet, "Scienza della deduzione", che sembrava proprio
essere gestito dal suo misterioso corrispondente. Anzi, era sicuramente
lui, oltre al fatto che non potevano esistere due persone che si
chiamassero Sherlock, proprio nella home page era riportata la frase "
Una volta tolto l'impossibile, quello che rimane, per quanto
improbabile, corrisponde alla verità". Non poteva essere una
coincidenza.
John si mise a leggere curioso, di come quel Sherlock fosse
in grado di individuare un pilota di linea dalla sua cravatta e
dell'esistenza di 243 tipi di tabacco. Senza rendersene conto aveva
passato delle ore su quel sito e si stava già facendo sera.
Mary sarebbe rientrata poco dopo, per cui doveva mettere via quella
lettera, che difficilmente sarebbe riuscito a giustificare senza
sembrare completamente pazzo e preparare la tavola.
Il dolore intermittente alla mano era già meno
forte.
****** *****
1
ottobre 2008
Sherlock aveva appena finito di scrivere la risposta a quel
dottor Watson e l'aveva imbucata per vederla sparire poco dopo. Allo
sconcerto seguì l'indagine. Sherlock aprì la
cassetta, ispezionò ogni sua parte. Si chiese più
volte se l'abuso di sostanze stupefacenti avesse causato gravi danni
alla sua materia cerebrale, finché non vide riapparire la
sua lettera, con tanto di risposta.
Sherlock pensò a quante leggi della fisica erano
state infrante in quel preciso momento ma che, al contempo, nessuno
aveva mai messo in dubbio la possibilità di viaggiare nel
tempo, con la corretta equazione. Il problema era capire come quella
particolare equazione potesse essere circoscritta alla sua cassetta
delle lettere.
Prese in mano la lettera e lesse la piccata risposta del
dott. Watson, sorridendo tra se immaginando questo John, un essere
probabilmente ordinario come tutti, imbucare una lettera e poi vederla
sparire. Sherlock non resistette alla tentazione di rispondere subito,
in modo che il dottore potesse vedere riapparire una lettera.
Sherlock scrisse velocemente, imbucò la lettera e
sorrise tra sé. Il gioco era iniziato.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie a chi ha già recensito, inserito la storia
tra le seguite..e ovviamente a chi lo farà.
Siete
sempre molto, troppo, buoni!!!
Alla
prossima :)
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