-Ti piace questo posto?-
-E’ umido, buio e pericoloso da raggiungere.-
-Ti manca un po’ di spirito d’avventura. Io adoro venire qui.-
-Come lo hai scoperto?-
-Non è mica un segreto, i pastori ci portano le pecore ad abbeverarsi.-
-Dentro una grotta?-
-Aspetta e vedrai.-
Una lunga fenditura sulla parete della montagna. Una gigantesca roccia ricoperta di muschio ne divide a metà l’entrata.
Dentro è davvero molto buio, e umido. L’acqua fredda di sorgente scorre a rivoli, e un perpetuo rumore di gocce su gocce crea una musica strana e disarmonica. Eppure ipnotica.
Gli occhi si stringono cercando di catturare la poca luce che viene da fuori. Le mani si aggrappano alle rocce e al muschio, e i piedi provano a non scivolare sui sassi vischiosi.
-Fa freddo, e non vedo niente. Ma dove mi hai portato?-
-Sei troppo cittadino. Devo farti un po’ inselvatichire.-
Una mano ne prende un’altra e la porta a se.
-Ecco, ci siamo. Lo vedi quel sedile di roccia? Toccalo.-
-Perché?-
-Tu fallo e basta.-
-Va bene. Questo? Devo toccare qui?-
-Si.-
Il braccio si allunga con cautela, e la mano si prepara al contatto con solida pietra. Restando delusa.
Le dita affondano in una polla di buia acqua ghiacciata.
-Ah! Ma e gelida!- La mano si ritrae di scatto, spruzzando, e infrangendo l’illusione.
Piccole onde aiutano a definire la forma di ciò che, a causa del buio, ad un primo impatto poteva essere scambiato per pietra.
Un bacile naturale, pieno fino all’orlo di acqua sorgiva.
-Ma sei matta? Mi è preso un colpo.-
Una risata divertita è l’unica risposta.
-Tra l’altro dev’essere anche sporca, se ci vengono a bere le pecore! Che schifo.-
-Tranquillo. Non è epoca.-
-Come non è epoca? Ma perché, le pecore sono di stagione come la frutta?-
-Ma come sei scemo. Le pecore le portano in montagna d’estate e le tengono a valle d’inverno. Adesso è solo primavera, ci vuole ancora un mese, almeno, prima che le portino quassù. L’acqua è pulita. E la puoi anche bere, se vuoi.-
-Non ci tengo, grazie.-
-Come non detto. Ora usciamo, comincio ad avere freddo.-
La luce arriva dritta in faccia e fa quasi male, dopo il buio sordo della grotta. Però crea riflessi rossi e gialli sulle pareti bagnate, uno spettacolo insolito e bello.
Fuori c’è vento e grosse cornacchie lanciano gravi richiami nell’eco della cala. Oltre il bosco di faggi si stende una verde valle di case e campi arati. Piccoli fiumi e strade si confondono e si intrecciano in un reticolo complesso.
-Come hai detto che si chiama questo posto?-
-Grotta delle Ciaole.-
-E’ un bel posto.-
-Tu non volevi credermi.-
-Hai ragione.-
-Come sempre.-
-Adesso non esagerare. Altrimenti mi costringi a farti stare zitta.-
-E come?-
-Ho un metodo infallibile.-
-Credo di conoscerlo.-
Il rumoroso silenzio di una montagna deserta. Un sole tiepido che fa amicizia col tramonto, e lo saluta placido. Baci che si incontrano e si chiedono tra loro. Senza fretta. Senza fretta.
Lasciando che il cielo diventi timido, ed arrossisca lentamente.
-Andiamo adesso. O faremo la strada al buio.-
-Ci sono lupi da queste parti?-
-Certo. E sono molto affamati, specialmente in questo periodo.-
-Come mai?-
-Perché non ci sono pecore.–
-…-
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