.:Apologize:.
Si gettò a peso morto sul letto di casa sua,
distrutto.
Quella, si era presentata come una delle solite giornate faticose e
pesanti da digerire.
La peggiore
in tutta la sua giovane vita.
Strinse tra le braccia uno dei tanti morbidi cuscini blu che aveva di
fianco, nascondendoci dentro il volto, sconvolto dal pianto.
Non piangeva da quando aveva perso i genitori in un incidente... quasi
aveva dimenticato quanto le lacrime fossero amare e bollenti; dolorose.
Il suo corpo era sconvolto dai singhiozzi; non riusciva a calmarsi in
nessun modo.
Questo, proprio non poteva farglielo. Ma, invece, lo aveva fatto.
I'm holding on your rope
Got me ten feet off the
ground
And I'm hearing what you
say
But I just can't make a
sound
You tell me that you
need me
Then you go and cut me
down
But wait...
You tell me that you're
sorry
Didn't think I'd turn
around and say...
Quel pomeriggio, passeggiava tranquillo per le strade di Green Hill.
Il sole sarebbe tramontato di lì a qualche ora, ma non se ne
preoccupava: l'atmosfera della città era sempre stata
tranquilla, anche di sera; inoltre, casa sua non distava molto dal
parco principale.
Spesso, era solito recarsi lì quando qualcosa lo turbava e
lo preoccupava.
Fino al mese scorso, non era così: lui e Blaze si
divertivano a trascorrere i pomeriggi all'interno del parco, come una
coppia felice e serena, senza problemi.
Ma, le cose erano già mutate da tempo: non erano
più legati l'uno all'altra come dall'inizio della loro vita
di coppia; spesso, silenzi imbarazzanti e carichi di tensione
s'innalzavano, dividendoli.
Qualcosa li aveva cambiati; aveva cambiato lei.
A dominare quel fresco pomeriggio d'autunno, vi era il silenzio
assoluto.
Ad ogni passo che compiva, poteva udire lo scomporsi di piccoli
sassolini e detriti sotto la suola delle sue scarpe bianche.
Camminava tranquillamente, godendosi quegli attimi di puro silenzio e
calma assoluta che riuscivano ad alleggerire il suo stato d'animo.
Respirava profondamente l'aria pulita che lo circondava, mista al
solito umido odore di pioggia, non raro da quelle parti.
Ad ogni folata di vento particolarmente fredda, si stringeva nella sua
felpa nera; infilò le mani nelle tasche dei jeans per
tenerle al caldo.
L'unico pensiero fisso della sua mente, per quanto cercasse di
eliminarlo una volta per tutte, era Blaze.
Non poteva fare a meno di pensare alla gatta.
Lei era sempre stata la donna che più aveva amato in vita
sua; non l'avrebbe sostituita proprio con nessuno, nemmeno se lo
avessero minacciato, puntandogli la canna di un revolver ad una tempia.
Mai.
Adorava tutto di lei: i suoi capelli, morbidi e lucenti, di quel lilla
che tanto lo faceva impazzire; i suoi occhi ambra, nei quali amava
tantissimo rispecchiarsi con gioia; il suo profumo, quello di un
candido e grazioso gelsomino bianco; le sue labbra, piccole ma
attraenti, alle quali non poteva resistere; il suo sorriso e la sua
risata, che gli scaldavano il cuore.
Adorava abbracciarla, stringerla a sé, poter affermare
orgogliosamente di essere solo sua, baciarla e sentire il sapore delle
sue labbra ammaliatrici, inspirare a pieni polmoni quel profumo che
sapeva inebriargli il cervello, mandandolo in totale confusione.
Una piacevole
confusione, che avrebbe assaporato infinitamente, ogni volta
godendosela sempre più, con tutto sé stesso.
Nonostante il recente distacco, i suoi pensieri erano sempre gli
stessi, dolci ed invitanti, come quelli di un tempo.
Ma qualcosa, dentro di sé, gli suggeriva che tutto sarebbe
cambiato. Definitivamente.
Mentre riusciva a mantenere la calma, assaporando l'atmosfera che lo
circondava, s'agitava, riuscendo ad udire solo il suo battito cardiaco
leggermente accelerato, che sovrastava quello del fruscio delle foglie
di alberi ed arbusti, presenti lungo il viale che percorreva.
Forse, pensava tra sé e sé, sarebbe stato meglio
se si fosse recato nel luogo in cui si dichiarò a Blaze: era
una cosa che, spesso, riusciva a tirargli su il morale, a rasserenarlo.
La sua meta non distava molto dal parco, quel pomeriggio poco
frequentato, quindi impiegò poco per raggiungerlo.
Si trattava di un piccolo balconcino, raggiungibile tramite una non
nota rampa di scale in ciottoli, sempre umidi e bagnati a causa della
pioggia frequente.
Da lassù, potevi osservare l'enorme distesa di mare che
bagnava selvaggiamente le spiagge di Green Hill.
Era una vista davvero mozzafiato, sopratutto al calar del sole, dove
potevi osservare il sole scomparire all'orizzonte, illuminando con i
suoi calorosi raggi le onde del mare, che s'abbattevano con forza sul
bianco litorale della spiaggia.
Quello era il luogo dove lui e Blaze si rifugiavano da giovani, dove si
scambiavano baci e coccole senza essere disturbati da nessuno, e
sopratutto derisi dai loro compagni di scuola.
Salì le scale in pietra, lentamente; percorse uno stretto
vialetto... E quando arrivò, non provò gioia e
felicità.
Ciò che vide, gli spezzò il cuore in mille pezzi.
That it's too late to apologize,
it's too late
I said it's too late to
apologize, it's too late
Sgranò gli occhi dallo stupore; questi ultimi, in men che
non si dica, si inumidirono, sfocandogli la vista.
Lei era lì. Con Shadow.
Giurò di aver udito il cuore perdere un battito.
Il mondo parve crollargli addosso.
Il suo corpo divenne come pietra, incapace di muovere un singolo
muscolo dallo shock.
Quelle labbra che tanto adorava ed amava, baciavano non le sue, ma
quelle di Shadow.
Occhi chiusi in un vivido momento di piacere, si muovevano all'unisono,
baciandosi e non fermandosi nemmeno un secondo.
Mentre lui era lì, che osservava quella scena, senza
spiccare parola.
In quel momento, avvertiva una rabbia cieca aumentare dentro di
sé, e la voglia di spaccare la faccia del riccio a suon di
pugni; ma non riusciva a muovere un singolo muscolo; paralizzato.
Blaze, che si trovava con la schiena poggiata al muretto in ciottoli,
aprì gli occhi, separandosi dal riccio nero antracite.
E solo in quell'istante, notò la presenza del riccio bianco.
Spalancò gli occhi, allontanando bruscamente da
sé Shadow, il quale, girato di spalle, non capì
la reazione dell'"amica".
Finalmente, Silver riuscì a muovere qualche passo, ma non
verso la gatta: indietreggiò, con l'intenzione di voler
fuggire via da quell'orripilante scena.
Gli occhi di Blaze si inumidirono, e solo allora, Shadow si
voltò, realizzando la presenza del riccio telecinetico.
Dapprima lo osservò con un leggero stupore nello sguardo,
probabilmente non si aspettava di trovarselo dietro in un momento
simile; da stupito, si trasformò in un'espressione seccata,
scocciata.
Silver sentiva che il suo cuore avrebbe finito per esplodere dal dolore
se non se ne fosse andato via di lì, all'istante.
Il viso gli si contorse in un'espressione di disgusto;
osservò la gatta lilla, si voltò e
fuggì via, il più lontano possibile, il
più velocemente possibile.
I'd take another chance, take a
fall, take a shot for you
And I need you like a
heart needs a beat
(But that's nothing new)
Yeah yeah
Gli sembrava di non possedere più il controllo del suo
corpo: correva velocemente, non rendendosi conto di dove le gambe lo
stessero portando; avvertiva la testa immerosa in un dolore atroce,
insopportabile; gli occhi gli bruciavano, pervasi dal calore di quelle
lacrime amare che minacciavano di rigargli le guance; non riusciva ad
udire i battiti del suo cuore, frastagliato dal dolore, pesante come un
macigno.
Si strofinò velocemente gli occhi con il dorso di una mano,
a causa delle lacrime che gli offuscavano la vista.
Si ritrovò nuovamente al parco principale.
Giudicò di essersi allontanato abbastanza dai due.
Riprese a deambulare normalmente, cercando di mantenere la calma.
Un soffio di vento freddo lo fece rabbrividere una seconda volta; si
portò le mani alle spalle, strofinandole con vigore per
riaquisire calore.
Ma di caldo, in quel momento, non aveva proprio nulla.
I battiti del suo cuore, accelerati a causa della precedente corsa,
sembravano delle gelide spine, che ogni secondo che passava
trafiggevano il suo petto con violenza, provocandogli un dolore assurdo.
Respirò profondamente, cercando di calmarsi e di diminuire
l'affanno, ma ogni volta, sempre di più, il respiro tremava.
Si inoltrò sempre più all'interno del parco.
Fortuna davvero che quel pomeriggio fosse quasi del tutto isolato: con
chissà quale faccia lo avrebbero guardato i passanti.
Il rombo di un tuono lo destò dai suoi pensieri;
osservò il cielo, constatando che, di lì a
massimo un'ora, sarebbe piovuto.
Avrebbe trascorso un altro quarto d'ora ad assaporare quel silenzio
innaturale, cercando di calmare l'animo.
Ma ogni suo tentativo di svuotare la mente era vano.
Camminava, stringendosi ancora più nella sua felpa nera: il
vento freddo che tirava e il tempo cattivo sembravano rappresentare il
suo cattivo umore.
Ancora una volta, gli occhi si caricarono di lacrime; ancora una volta,
li asciugò con gesto frettoloso.
Alzò lo sguardo, cercando di concentrarsi su qualcosa che
non fosse Blaze.
Vide il vento trasportare con sé le foglie secche degli
alberi, che di lì a poco si sarebbero spogliati del tutto
del loro solito verde rigoglioso; il sentiero umido di ghiaia, ciottoli
e detriti vari, percorso da anni da milioni di persone, bambini... Per
anni attraversato da lui e Blaze, mano nella mano, la testa di lei
poggiata sulla sua spalla. Come una coppia perfetta.
D'istinto, calciò un sassolino con un piede, in preda alla
rabbia e alla delusione, al disgusto.
Voltò il capo, inchiodando il suo sguardo su due giovani,
seduto l'uno di fianco all'altra, abbracciandosi.
Questi si osservarono per un attimo; unirono le loro labbra in un dolce
e romantico bacio.
Ridusse gli occhi a due fessure, quasi nascondendo le sue iridi d'oro,
lucide e ricoperte di lacrime ancora non piante.
Si allontanò ancora, lasciandosi alle spalle la giovane
coppia.
I loved you with a fire red, now it's turning blue
And you say
Sorry like an angel, heavens not the thing for you,
But I'm afraid
Immerso nei suoi pensieri, si ritrovò a passeggiare sulla
sabbia candida del litorale di Green Hill.
Portva il capo basso; osservava la punta delle sue scarpe e le suole di
queste ultime lasciare profondi solchi semi-asciutti.
Poi alzava lo sguardo, osservando le onde del mare abbattersi sulla
sabbia già bagnata, trasportando a riva piccole conchiglie
colorate.
Vari gabbiani volavano ad un pelo dall'alcqua, a volte immergendovi al
suo interno le punte dei loro artigli; altri ancora zampettavano sulla
sabbia asciutta.
Ormai, pensava, era fatta.
Blaze lo aveva sostituto con Shadow.
Aveva sbagliato a pensare che sarebbe stata solo sua.
Gliel'aveva portata via, strappata dalle sue braccia.
Lo aveva allontanato dalla sua unica fonte di felicità:
senza lei, il mondo assumeva una tonalità di un grigio
profondo, quasi irriparabile.
Il sole era quasi tramontato, quando decise di tornare a casa.
E qualcuno lo chiamò per nome.
It's too late to apologize, it's
too late
I said it's too late to
apologizes, it's too late
Woahooo woah
Improvvisamente smise di camminare al solo udire di quella voce dolce
che tanto amava.
Si voltò, trovandosi ad osservare la gatta lilla che correva
in sua direzione, stanca e stravolta.
Aveva pianto:
lo si notava dal rossore degli occhi.
Non mosse un passo.
Blaze gli si avvicinò, fermandosi giusto a qualche passo di
distanza; si piegò in due, poggiando le mani su entrambi le
ginocchia e riprendendo fiato, stremata dalla lunga corsa alla ricerca
del riccio argento.
Si rialzò; lo osservò negli occhi.
Lei, stravolta; lui, gli occhi lucidi... ma non era minimamente
intenzionato a versare lacrime dinannzi a lei.
-Silver... Mi dispiace, io...- cercò di scusarsi, ma fu
assalita dalle parole taglienti del riccio, divenuto freddo in un
istante.
-Ora vieni da me a dirti che ti dispiace?- le rinfacciò,
duro,
La gatta non rispose, in difficoltà. Come spiegargli che si
era davvero
pentita di ciò che gli aveva fatto?
-Dico sul serio...
Ti prego Silver, ascoltami...- supplicò.
-No, Blaze: io non ascolterò neanche una parola di quelle
che usciranno dalla tua bocca...- ribatté, cercando di
mantenere la calma e di non esplodere.
Ma non avrebbe retto ancora a lungo.
Prima lo tradiva, e poi veniva a chiedergli perdono? Se lo scordava...
Blaze avanzò di un passo; cercò di afferrargli
una mano, ma Silver la scansò bruscamente.
-Silver... Ti prego...- tentò nuovamente.
Ma, questa volta, reagì male.
-Dici che ti dispiace, vero? Beh, sai che c'è? Non mi
importa più nulla, ok?!- le urlò contro,
agitandosi. -... Hai il coraggio di venire da me, a scusarti e a dirti
che "ti dispiace"...
Non mi avresti fatto una cosa del genere se mi avessi amato sul serio,
non avesti dovuto farlo se poi mi vieni a dire che "ti dispiace". Non
hai avuto neanche il coraggio di venirmi a dire che ormai non provavi
più nulla per me; mi spieghi perché dovrei
perdonare una come te?! E non te ne uscire con "l'ho fatto perché non
volevo farti soffrire..." perché la
verità è che mi hai distrutto! Avresti dovuto dirmelo...-
disse, velenoso, sfogando tutta la rabbia e il dolore, distruggendo
l'animo della gatta, la quale aveva ricominciato a versare lacrime.
Nessuna parola, oltre a dei piccoli singhiozzi.
-... è troppo
tardi per scusarsi... è finita.- concluse,
rivolgendo un ultimo sguardo di disgusto, colmo di dolore, alla gatta.
Si voltò, allontanandosi da lei; lasciandola sola, al calar
del sole.
It's too late to apologize, it's
too late
I said it's too late to
apologize, it's too late
I said it's too late to
apologize, yeah yeah
I said it's too late to
apologize, a yeah
Si rese conto di ciò che aveva fatto non appena aveva
varcato la soglia della porta di casa.
Si chiuse la porta alle spalle; in un secondo, gli occhi gli si
riempirono di lacrime.
Questa volta, non fece nulla per asciugarli.
Lasciò che le guance venissero bagnate copiosamente.
La vista gli si oscurò a causa del pianto.
S'accucciò a terra, la schiena poggiata contro il legno
scuro della porta.
Blaze lo aveva tradito, e lui aveva contribuito a distruggere quel che
c'era stato fra loro, l'ultima possibilità di
riappacificarsi.
L'aveva distrutta, eliminata, cancellata dalla sua mente, dal loro
destino.
Ormai, tutto era stato scelto definitivamente.
Separati; ognuno sarebbe andato per la sua strada.
Divisi.
S'alzò da terra, singhiozzando e strofinandosi gli occhi.
Si gettò a peso morto sul suo letto, stringendo a
sé un cuscino.
Pianse per ore intere, fino a quando non riuscì ad
addormentarsi.
Il volto segnato dalle lacrime, dolorose come non lo erano mai state.
I'm holding your rope
Got me ten feet off the
ground...
Angolo autrice:
Buonasera a tutti!
E' praticamente passato un anno dall'ultima volta che mi son fatta
"viva" in questa sezione con una one-shot; ed ora son felice di
presentarvi la mia nuova song-fic, appena finita di scrivere, dopo
quasi tre lunghi giorni.
Ho praticamente preso una fissa con questa canzone, che ogni giorno,
sempre più, mi emoziona.
Non so da dove mi sia uscito di creare una one-shot/song-fic
così deprimente (per lo più sulla Silvaze) ma
sarà che, ultimamente, sono piuttosto giù di
morale.
Spero apprezzerete, nonostante la tristezza, questa song fic.
Un abbraccio da parte di Alecraft Mounts! Buonanotte a tutti!
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