Furihata
deglutì, cercando di non fare troppo caso allo sguardo
bruciante che puntava alla sua nuca meglio di un fucile di precisione.
Tremò leggermente, sentendo quasi più freddo di
quanto ce ne fosse in realtà. Il suo lieve fremito non
sfuggì a Seika, che intrecciò le proprie dita con
le sue ignorando il mezzo ringhio proveniente dietro di lei, e
sorridendo affettuosamente alla propria ragazza. Mitsuki parve
rincuorata da quella piccola dimostrazione d’affetto, tanto
da abbozzare un leggero sorriso di risposta.
« Andiamo sulle montagne russe! »
propose allora Reo, facendo ripiombare Furihata nello stato in cui
versava precedentemente. Ad Akashi non rimane altro che sospirare per
ben due motivi.
シャペロン
shaperon
« Ho un
appuntamento, sabato. » era arrossita leggermente, Seika,
tormentandosi una ciocca vermiglia di capelli, quel martedì
pomeriggio. L’allenamento era terminato, fortunatamente, e le
ragazze appartenenti al club femminile di basket si erano riversate
negli spogliatoi. Quel giorno, però, Seika aveva tardato a
rivestirsi – nonostante fosse solitamente lenta nel
cambiarsi, quel giorno pareva tardare quasi apposta nella sua lenta e
privata cerimonia. Reo aveva notato subito quel comportamento
così insolito – non le sfuggiva niente,
soprattutto se riguardava la sua preziosa pupilla – e di
conseguenza aveva iniziato a cambiarsi più lentamente anche
lei.
E’ solo dopo
che lo spogliatoio è quasi vuoto, con la sicurezza di non
essere spiati, che Seika decise di parlare, lanciando quella
affermazione come una bomba nel silenzio pomeridiano dello spogliatoio.
«
Congratulazioni, Akashi! » Hayama Kotachi aveva esclamato
all’improvviso, spezzando la sottile linea di tensione che si
era creata a seguito di quella dichiarazione. Nebuya Ei aveva dato
qualche pacca incoraggiante sulle spalle della loro leader, molto
contenta per Seika. Questa sorrise grata alle compagne di squadra,
felice per la loro felicità. E’ solo dopo che il
suo sguardo era caduto su Reo.
Le parve spaventosa e
serena al tempo stesso.
D’accordo,
Mibuchi Reo era una persona singolare – si faceva chiamare
“Reo-nii” ed era adorata da mezza scuola, come
minimo. Seika credeva, o almeno l’altra lei lo
faceva, di poterla controllare e comprenderla, un giorno. E’
solo successivamente che si è scontrata con la
realtà dei fatti: Reo era una persona unica nel suo genere,
anche se non con accezione completamente positiva, e non era
assolutamente controllabile. Non come voleva lei, perlomeno.
« Sono
contenta per te, Seika-chan. » dice allora, un sorriso lieto
si dipinse sul suo volto. Gli istinti di Akashi le suonavano un
campanello d’allarme folle ed enorme, ma lei decise di
ignorarlo. Reo era una ragazza così gentile e buona, e
spesso l’ha aiutata – ha aiutato anche l’altra,
perché avrebbe dovuto considerarla pericolosa?
« Chi
è il fortunato? » le chiese allora, piegando
leggermente la testa di lato e sorridendo in maniera da provocare dei
brividi alle altre due compagne. Le guance di Akashi si tinsero di
porpora, spingendola ad abbassare lo sguardo e a riprendere a
torturarsi una ciocca vermiglia.
« Non
è un “lui”. » commenta allora,
cercando di far intendere alle compagne la realtà dei fatti.
Quando Reo le aveva
cavato di bocca il nome di Furihata, Seika non era più
riuscita a staccarsela di dosso nemmeno per un momento. Lei adorava
Reo, era forse una delle poche persone con cui era riuscita a legare ai
tempi successivi alla Teiko. Per questo non era riuscita a dirle di no,
o almeno così credeva.
Furihata non si era
mostrata contrariata quando aveva accennato alla presenza della senpai
al loro appuntamento, durante la loro chiacchierata serale di rito al
cellulare. Aveva sorriso – o almeno Seika l’ha
immaginato, conoscendola – ed avevano preso ben presto a
chiacchierare di altro lasciando cadere l’argomento. Akashi
aveva un poco sperato che Mitsuki si dimostrasse contraria alla
presenza di Mibuchi. Grazie alla presenza della senpai, doveva
rinunciare ai suoi piani di terminare il loro appuntamento al love
hotel.
E così
– tra mille piani che non avevano visto il loro compimento
– era arrivato sabato.
Il parco divertimenti
allestito nella periferia di Tokyo era sgargiante e vivace, e
già da lontano si riusciva a sentire la confusa sinfonia di
varie giostre e le urla provenienti da ognuna di esse. L’aria
dell’entrata era piena di odore di dolciumi, ed era piena di
gente, anche se non tanta come Akashi immaginava. Erano per lo
più gruppetti di ragazze liceali – un classico, ma
non mancavano diverse coppiette aventi un’aria rosa e
romantica tutta intorno e ragazzi single in cerca di occasioni per
rimorchiare. Seika ponderò l’idea di stringere
Furihata a sé per far intendere il loro completo
disinteresse. Accanto a loro, Reo attirava parecchi sguardi. Con il
codino e i vestiti sportivi, poteva benissimo essere scambiata per un
ragazzo, e molte fanciulle si giravano per osservarla meglio.
« Stai molto
bene. » aveva commentato Akashi mentre erano in fila per
entrare, ricevendo in compenso un delizioso rossore. Mitsuki
balbettò qualche complimento imbarazzato nei suoi confronti.
«
E’ un piacere vederti, Furihata-chan. » aveva
allora detto Reo con nonchalance. Mitsuki era arrossita, più
una colorazione di leggero timore, prima di sorridere e ricambiare il
saluto. Fortunatamente non dovevano attendere a lungo, e superato il
cancello d’entrata il parco divertimenti si
presentò a loro nel suo bagliore e confusione. Si
prospettava una bella giornata. E’ solo dopo che Mibuchi le
aveva prese entrambe sottobraccio, separandole, che Akashi comprese che
sarebbe stata una lunga
giornata.
« Allora,
Furihata-chan, come sono andati gli esami? » Mitsuki lascia
che una lieve perplessità si dipinga sul suo volto, prima di
rispondere.
« Sono
riuscita a classificarmi tra i primi cento, quest’anno.
» sorride, sistemando una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Voleva dimostrare alla madre di Akashi di essere
degna di stare con sua figlia, ignorando che Reo non era un ostacolo
minore.
« Ma che
brava! » commenta allora Mibuchi, stringendo maggiormente la
presa intorno alle spalle della castana. Sentiva
l’occhiataccia di Akashi per quella confidenza, ma sapeva
anche che poteva permettersela tranquillamente senza timore di
ritorsioni. « Allora, per festeggiare, il primo giro sulle
montagne russe lo offro io! »
Mitsuki si dimostra
subito entusiasta per quella proposta, aumentando il passo e
trascinando il resto della combriccola con sé. Quella era
una delle sue attrazioni preferite, e doveva farsi almeno tre giri
prima di andare via. Dall’altro lato, Akashi pregò
di essere fulminata all’istante. Per la miseria, non le
montagne russe. Lei le odiava, quelle carrozze lanciate ad alta
velocità, e nessuno sarebbe mai riuscito a convincerla a
salire su quei trabiccoli infernali. Tranne, beh, Mitsuki e il suo
entusiasmo.
« Sei-chan,
vieni! » esclama Reo, prendendola per mano. I dieci minuti
successivi furono probabilmente i più lunghi della sua vita.
Mibuchi e Furihata non
la smettevano di ridere. Dopo aver abbandonato la giostra Mitsuki si
sistema un poco i capelli, scarmigliati dalla giostra nei suoi ripetuti
giri, e la risata non abbandona le sue labbra.
« Ti invidio,
Mibuchi-san. Sembri fatta come una delle statue greche, quelle di
marmo, tanto sei rimasta perfetta! » Reo si sistema il codino
e la canotta, annuendo compiaciuta. Stranamente, quella chihuahua non
pareva poi così male. Almeno sapeva come fare i complimenti.
« Sei, non lo
pensi anche tu? »
« Eh?
» lo sguardo di Akashi era divenuto vitreo. Nei suoi occhi si
ripeteva in replay tutta la scena della giostra, e nelle sue orecchie
rimbombavano le urla di divertimento dell’intera carrozza
– soprattutto quelle di Furihata, che era seduta davanti a
lei. La sua ragazza la osserva preoccupata.
«
Sei… Se avevi paura, potevi dirmelo. Facevamo
un’altra giostra. »
« Non ho
paura delle montagne russe. » sia mai che dicessero che
avesse paura di qualcosa, era Akashi Seika lei. « Mi gira
solo un po’ la testa. »
Mitsuki pare crederle,
anche se estrae comunque un fazzoletto per asciugarle un poco di
sudore. Seika si lascia coccolare un poco, prima di prendere
l’occasione al volo e afferrare la mano della ragazza per
intrecciare le loro dita. Così Mibuchi non aveva
possibilità di intromettersi.
« Che ne
dici, senpai, proviamo l’autoscontro? » chiede,
ignorando il palese imbarazzo di Furihata. Era la sua ragazza, e
dovevano saperlo tutti.
La giostra non era
tanto distante – sfortunatamente – ma abbastanza da
permetterle di camminare mano nella mano con Mitsuki per la prima volta
durante quella giornata. Seika procedeva sicura, una leonessa con passo
fiero, e soprattutto in pieno tentativo di non riversare
l’anima per terra a causa del terrore che ancora albergava
dalle parti del suo stomaco.
« Mitsuki.
» le sussurra, quando si mettono in fila per la giostra. La
sua ragazza le sorride, avvicinandosi un poco per sentirla meglio.
«
Perché sussurri? »
« Volevo
vedere se lo facevi anche tu. » risponde, seria, e Mitsuki
deve trattenere una risata per non scoppiare a riderle in faccia.
« E perché non voglio che Mibuchi ci senta.
» dopo quella frase la castana la osserva, prendendo
un’espressione dubbiosa.
«
Perché? »
“Perché
vorrei portarti in un angolino buio e farti le peggio cose ma non
posso”, era quello che Seika pensava di risponderle, ma si
trattenne. Non era ancora il momento. Si accontenta di appoggiare la
propria fronte a quella della ragazza, chiudendo gli occhi e godendo di
quel piccolo momento di intimità creatosi.
« Sei-chan,
che programmi hai per la settimana prossima? Pensavo che potremmo
visitare quel coffee shop aperto di recente! » una venetta
pulsante apparve sulla tempia della giovane Akashi, che si trova
spezzato quel piccolo momento di tenerezza così
faticosamente conquistato. Mitsuki è lievemente imbarazzata,
ma continua a sorridere come niente fosse e a stringerle la mano.
« Ci
penserò, Mibuchi. » sibila a denti stretti. Vuole
tanto bene a quella ragazza, ma in quel momento le metterebbe
volentieri le mani al collo. Si concentra sulla fila di persone che sta
procedendo, e tira un sospiro di sollievo quando – dopo aver
comprato i gettoni – arriva a prendere posto su un catorcio
accanto a Mitsuki. Questa la guarda, stupita dal fatto che è
lei ad essere responsabile del volante, mentre Seika incrocia le
braccia al petto e si sistema meglio.
Il trillo di inizio
della corsa dissipa tutti i dubbi, spingendo Furihata a schiacciare
l’acceleratore e far immediatamente perdere anni di vita alla
sua ragazza, che si trova a farsi pressione per rimanere impassibile e
non mettersi ad urlare per la velocità folle presa dalla
giostra. Nel vedere Furihata ridere, come una bimba, si sente
però tranquillizzata e la lascia sbattere contro una
coppietta che girava spaesata per la pista.
Nel vedere la risata
quasi folle, si appunta di non farla mai guidare semmai
prenderà la patente. Mitsuki era pericolosa con un
autoscontro, e andava sicuramente limitata. Nello sbattere contro
un'altra auto la certezza si acuisce, ma pian piano Seika torna a
rilassarsi e quasi a godersi il numero crescente delle vittime mietute
dalla propria ragazza. La sua adorabile chihuahua stava mostrando
– nuovamente – la sua determinazione.
Sorride, appoggiandosi
allo striminzito schienale della vettura, iniziando finalmente a
distendersi e a sciogliere la tensione che le è rimasta
dalle montagne russe. Con calma, per distrarsi, lascia scivolare la
propria mano sulla coscia di Mitsuki, che si irrigidisce e le lancia
una breve occhiata. Seika le sorride, prendendo ad accarezzare la parte
più calda e morbida di quello strato di pelle, godendo del
leggero rossore che inizia a imporporare le guance dell’altra
ragazza. Mitsuki quasi si fa forza per non lasciare che un suono solchi
le sue labbra, anche se non verrebbe comunque sentita da nessuno. Le
dita di Akashi risalgono l’interno della coscia, lambendo un
territorio che apprezza molto, e la sua mano è
già carica di aspettazione.
Basta un colpo secco
per sciogliere l’incanto, l’impatto con qualcun
altro, ma abbastanza secco da fa battere a Furihata contro il volante.
Seika si fa furiosa, alzandosi e pronta a sbranare chiunque abbia
ferito la sua amata. Di risposta, trova due occhi azzurri piuttosto
sconvolti.
« Ti chiedo
scusa, Furihata-san. » scese dalla giostra, Kuroko le aveva
subito offerto una bibita per farsi perdonare dopo averla fatta sedere
su una panchina, osservando l’amica con fare apprensivo.
Furihata aveva scosso leggermente la testa, per farle capire che non si
era fatta niente. Ma si parlava pur sempre di Kuroko, che era tanto
simile ad un iceberg – non sai mai quanto si nasconde sotto
l’acqua apparentemente calma.
« Io
l’ho sempre detto che Kuroko è un pericolo al
volante. » commenta sottovoce Seika, ma abbastanza da essere
sentita da Chihiro.
«
Però è brava a letto. »
« Senpai, non
hai nessuna vergogna. » commenta allora Akashi, arrossendo
per la mancanza di imbarazzo della senpai.
« Dico solo
le cose come stanno. »
« Le dici in
maniera troppo esplicita. »
« E anche a
voce troppo alta, Chi-chan. Ma non preoccuparti, non mi disturba.
» Chihiro si trova ad osservare quella kohai esuberante che
non ha mai realmente sopportato. In senso buono. Mibuchi era sempre
stata una fonte di ispirazione, ma persino il personaggio ispirato a
lei di tanto in tanto le sfuggiva di mano. Mayuzumi si limita a
lanciarle un’occhiata di sufficienza.
« Potresti
far finta di non sentire. » Mibuchi le sorride, criptica,
prima di tornare a sorseggiare una bibita gentilmente offertale da un
gruppetto di ochette starnazzanti. Akashi sospira, rinunciando a capire
Reo per quella giornata, e decide di dedicare la propria attenzione a
Furihata. Questa si accarezza la fronte, un po’ rossa, e che
probabilmente sarebbe stata decorata da un pulsante bernoccolo il
giorno successivo.
Akashi le accarezza una
guancia, apprensiva, ricevendo in risposta un sorriso incoraggiante.
« Credo che
la prossima giostra dobbiamo sceglierla più tranquilla.
» commenta Seika con un leggero sorriso, sedendosi accanto a
Furihata e lanciando un’occhiataccia alle nuove intruse del
suo appuntamento. Tetsuna la osserva, piccata, facendosi vicina alla
sua ragazza.
« Che ne dici
se andiamo nella casa degli orrori, Furihata-san? Ho sentito che,
quest’anno, l’hanno fatta molto bene. »
« Mai come la
nostra classe al festival scolastico. » le risponde Mitsuki,
trattenendo una lieve risata al solo ricordo. Tetsuna era riuscita a
terrorizzare chiunque entrasse nel pacchiano percorso che avevano
costruito. Quella frizzante ilarità era un buon segno, e
Furihata aveva accettato di buon grado la proposta
dell’amica. Ignorando palesemente gli altri componenti di
quell’appuntamento diventato ormai di gruppo.
Akashi strinse i denti,
incrociando le braccia e rinunciando all’idea di rendere
piccante quella giornata, e il sospiro leggero ma rassegnato di
Mayuzumi le fece compagnia.
« Oh~.
» commenta allora Reo, particolarmente lieta. «
Avete avuto proprio una splendida idea. » dice, ignorando le
occhiatacce dirette al suo indirizzo. Le due compagne di squadra le
sorridono.
«
E’ stata proprio una fortuna incontrarci, senpai. »
commenta allora Akashi, con voce zuccherina. Chihiro la osserva con
fare scocciato. « Non sapevo fossi il tipo da appuntamento in
un parco divertimenti. »
« Io non
sapevo che fossi il tipo che avesse bisogno della balia per andare ad
un appuntamento. » commenta la più grande, secca,
spingendo Seika a una ritirata. Meglio non stuzzicare Mayuzumi: sa che
uno scrittore arrabbiato può metterti nei suoi libri e
ucciderti nella maniera più atroce. E Chihiro scriveva
prevalentemente di tematiche omosessuali.
A detta di Akashi, quel
posto era pacchiano. Non era certo come se lo aspettava. Pieno di luci
e rumori, ma niente di straordinario. Una banalissima casa degli orrori
nella quale è stata trascinata da Furihata, entusiasta come
una bimba.
In testa procedevano
Mayuzumi e Kuroko, quest’ultima aggrappata al suo braccio e
impassibile – nonostante affermasse di avere una
“paura tremenda”. Lei e Mitsuki non riuscivano a
trattenere i risolini, nel sentirla pronunciare quelle frasi da film
melenso e squallido, soprattutto a causa della espressione neutra che
Tetsuna continuava a mantenere.
Reo era, curiosamente,
in mezzo alle due coppie – fatto che le permetteva di
stuzzicarle entrambe – e pareva divertirsi un mondo. Akashi e
Furihata le seguivano per ultime. La prima, in quel posto
così banale, trova però la sua occasione e per
questo, non appena rallenta il passo e si distanzia dal gruppo, in un
tunnel buio come la pece, afferra Mitsuki e la intrappola senza darle
una possibilità di fuga. La sua schiena è a
contatto con il muro freddo, ed è quasi schiacciata dal
corpo di Akashi. La castana non ha scampo, mentre Seika la bacia
febbrilmente, lasciandola senza fiato. Sente una mano sulla coscia, che
l’accarezzava languida replicando gli stessi movimenti subiti
in precedenza, mentre l’altra palpeggiava tranquillamente il
suo seno. Le carezze lascive rendono le sue gambe di gelatina, ma per
nessuna ragione Mitsuki si sottrarrebbe a quei tocchi proibiti.
Erano completamente nel
buio, rendendo gli altri sensi molto più acuti.
All’eccitazione provocata dai baci, si aggiungeva una certa
adrenalina all’idea che qualcuno poteva passare accanto a
loro e non avere idea di cosa stessero combinando.
Adesso le mani di Seika
sono entrambe sul suo seno, tastandoli senza nessuna vergogna. Akashi
adorava il suo seno, e amava giocarci come una bambina.
Furihata la lascia
fare, eccitandosi al tocco ormai esperto di Seika. Le accarezza i
capelli, quando la bocca di questa si sposta al suo collo con
l’intenzione di lasciare un succhiotto. L’altra
mano, invece, scivola sulla pelle della coscia con il fermo intento di
scavalcare il bordo della biancheria della sua ragazza.
« Sei, no!
» esclama allora, spaventata.
La rossa si ferma, e
Mitsuki sa – anche senza vederla – che ha in volto
un’espressione contrita.
« Per favore,
non qui. » Seika ritrae la mano, comprendendo di essersi
spinta un po’ troppo oltre, tornando ad accarezzare il fianco
cercando di rassicurare la propria ragazza. Capisce quanto si sente a
disagio, ma sentendo le proprie carezze ricambiate finisce con
l’appoggiare il proprio capo sul seno dell’altra e
si lascia cullare con dolcezza.
« Quel posto
era davvero pacchiano. E fatto male. » commenta Mayuzumi,
strizzando un po’ gli occhi a causa della luce solare. Kuroko
annuisce, anche se ha approfittato di tutti quei jumpscare banali per
aggrapparsi alla propria fidanzata fingendosi mortalmente spaventata
– o almeno provandoci.
« Sei-chan,
invece, non avrà avuto paura di niente. Vero, Sei-chan?
» le due ragazze osservano Reo. Reo le osserva di rimando,
prima di accorgersi di un certo particolare mancante. Seika e Mitsuki
non c’erano, e basta quella realizzazione per far fiondare la
giovane nuovamente dentro la casa degli orrori alla ricerca della sua
preziosa Sei-chan.
Né Mayuzumi
né Kuroko si scompongono più di tanto, nel
sentire un urlo belluino interpretabile con un “la mia
sorellinaaa!!” trovandolo terribilmente imbarazzante.
« Direi di
approfittare di questo momento per andarcene, Mayuzumi-san. »
Chihiro la stringe per il fianco, abbassandosi per un bacio. Tetsuna la
accontenta, ricambiando. Tanto, con tutta probabilità,
nessuno le vedeva, ed era meglio così. E’ solo
dopo un intenso minuto di baci umidi che la lascia andare, stringendole
la mano.
« Andiamo.
Possiamo sempre usare la scusa della misdirection. » Kuroko
ride, mentre dalla casa degli orrori si sentono urla di terrore. Era
Reo, e probabilmente fino a quando non avrebbe trovato Seika sarebbe
stata uguale ad un’anima in perenne tormento.
Finita la
pausa estiva, si ritorna anche qui.
Credevate di
esservi sbarazzati di me e delle mie AkaFuri, nevvero? Poveri illusi.
Questa storia
nasce dopo che mughetto nella neve mi ha gabbato in un giochino, e come
premio mi ha chiesto Reo!chaperon. La cosa poi è finita col
porno soft e aggiunta di MayuKuro, ma non credo sia tutto questo male.
U-U
Devo essere
sincera, mi sono divertita a scriverla e anche a maneggiare in
genderswap dopo tanto tempo. E sì, insomma, spero che
piaccia a voi.
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