1. Presentazioni ufficiali
Giusto
per darvi un’idea di quanto io sia mentalmente malata, ho salvato
su una chiavetta 48 storie su Inuyasha & Company (di cui tre le
avete già lette). Sono tutte complete, o quasi. Questa, è
una di quelle.
BEDDDDDDDDEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
Eccovi un’altra storia su Inuyasha e Kagome! Voi direte
“eh, ma che palle! Sempre a ingorgare il sito con le tue storie,
basta!”, ma io…bastard in&outside, voglio farvela
leggere lo stesso.
Allora…premetto che sarà un tantino diversa, per il
semplice fatto che non vedremo Inuyasha nei soliti abiti in cui siamo
abituati a vederlo, no. Inuyasha e Kagome si piaceranno fin da subito,
ma ci sono delle interferenze (che prontamente ho
eliminato…hehehe…). Il nostro mezzo demone preferito
sarà addirittura più spigliato del solito.
Sapete…mi scocciava dipingerlo sempre come quello che non ci
arrivava mai e mi sono detta che, una volta ogni tanto, un po’ di
materia grigia potevo aggiungerla e così ho fatto.
Ma passiamo alla storia.
È ambientata ai giorni nostri. Inuyasha è il proprietario
di un famosissimo studio di avvocati a Tokyo e Kagome è la nuova
impiegata. È rimasta a piedi con il lavoro
perché…(se vi interessa dovete leggere), allora li
incontra…(stesso discorso di prima), per poi finire
a…(idem con patate).
Bene, dopo questa dettagliata presentazione, volevo precisare una cosa.
Credo che molte, spero, dopo essere arrivate al fulcro della storia,
capiranno di che tratta la fic. Mi sono ispirata a Julia Robert,
un’attrice che secondo me è un mito. Io e il mio babbo ci
siamo sparati tutti i suoi film e l’abbiamo soprannominata
“la mitica”, proprio perché a noi piace un casino,
soprattutto quando interpreta ruoli come quello che ho affidato a
Kagome.
Se permettete, prima di passare al capitolo iniziale, vorrei
ringraziare chi ha commentato l’ultimo capitolo di “Cambia
la tua vita con un click”.
Mary_loveloveManga: hai
ragione…ti confesso che anch’io in realtà pensavo
di riuscire a fare più capitoli, ma mi sono stupita veramente
quando ho visto che al dodicesimo ho messo la parola fine. Pensavo di
aver scritto un papiro di storia e invece quando è venuto il
momento di suddividerla in capitoli ci sono rimasta male. Mi son detta
“Ma…così pochi?” Beh,
dai…pazienza…comunque sono contenta che la storia ti sia
piaciuta e non ti preoccupare per il ritardo, capita a tutti (me in
primis).
Per quanto riguarda Kagome, ti rispondo subito. Ricordi quando nel
capitolo “The wedding date” Kagome è in camera sua?
Proprio li lei ha detto “Mi sono già trovata il
lavoro…” ecco, io intendevo proprio quello. Alcune
lettrici mi hanno chiesto un continuo della storia e possa mai
succedere che vedremo una Kagome in età adulta fare proprio
questo lavoro. Insomma…visto il matrimonio di Rin e Sesshomaru,
per non parlare di quello dei suoi genitori, le carte in regola le ha,
no? E poi Rin, non so perché, ma me la immagino sempre con il
pancione. È un’idea che mi è nata dentro, anche se
non so da dove posso aver preso questa pazza convinzione.
Inuyasha invece, dopo aver perso tutta la sua sicurezza in fatto di
donne (nel senso che dopo aver visto il cambiamento di Kagome, anche
lui è cambiato nei confronti del genere femminile. Non prende
più in giro nessuna ragazza, vista la figuraccia fatta con
Kagome…) ha cominciato a vedersi un po’ meno sicuro sulle
cose e il fatto di chiedere a Kagome di sposarlo me lo ha fatto
dipingere un po’ balbuziente. Spero non ti spiaccia.
Per quanto riguarda la mia scrittura, sono felice che ti sia piaciuta.
Non è facile mettere su carta le emozioni anche perché a
volte io le ho bene in mente, ma quando si tratta di descriverle vado
in panico perché mi mancano le parole. E la cosa mi irrita
assai. Ti faccio di nuovo i complimenti perché, nonostante la
storia sia FINITA (muoviti a scriverne un’altra altrimenti ti
spedisco il clinica…con tanto di pc, ovviamente), è stata
davvero avvincente. Grazie per esserti dichiarata mia fan, è una
cosa che mi ha fatto venire i brillucciconi agli occhi.
Tantissimissimissimissimissimissi besitones!
Monick: io bedda ti ringrazio
un casinissimo! Comunque, vedi di respirare, ne? Sia mai che mi mettano
in prigione per aver causato la morte ad una scrittrice brava e bedda
come te! Sono contenta che ti sia piaciuta, anche se il finale
personalmente non è che mi abbia convinta del tutto. Forse sono
stata troppo magnanima e troppo scontata, ma che ce devo fa? Odio i
finali strappalacrime…sono contenta che hai aggiornato, ho letto
il capitolo tutto d’un fiato, non vedendo di arrivare alla fine
di esso per vedere cosa avresti scritto. Ti mando un abbracciotto
anch’io, sperando che arrivi. Non ti travolgo altrimenti rischio
veramente di ucciderti e poi non potrei più leggere la tua
storia beddissima! Magari ti travolgo quando l’hai finita, ok?
Besitones e grazie ancora!
Mikamey: un’altra bedda
beddissima alla riscossa! Come tu stare? Sono felice di aver letto il
tuo nome anche nell’ultimo capitolo e sono contenta di aver visto
che il matrimonio tra Rin e Sesshyno ti sia piaciuto. Purtroppo si,
è finita, ma non ti preoccupare…sto intasando il sito di
storie mie e spero di poter vedere il tuo nome tra i commentatori. Mi
farebbe veramente piacere…
Non vedo l’ora di leggere la tua prossima storia. Non so come
mai, ma forse è il periodo medievale che mi stimola a fare quei
lunghi, lunghi…lunghi, lunghi…lunghi, lunghi commenti. E
mi cambi anche la coppia? Nooooo…mi ero abituata tanto bene a
leggere di Ayame e Koga…beh, io credo comunque che verrà
fuori una bella storia, come del resto sai fare tu. Mi
raccomando…tu posta tutto, ok?
Besitones!
Kagome19: purtroppo
si…ma dato che hai in mente un sequel, perché non mi dai
qualche idea su come vorresti che proseguisse? Perché io a dire
la verità ci avrei anche pensato su…magari con Kikyo che
torna alla riscossa per vendicarsi, oppure Kagome e Inu-chan che si
lasciano…no, meglio di no…dato che mi hai dato
l’idea, dimmi cosa ti piacerebbe leggere, magari la tua idea mi
ispira e mi metto a fare il seguito.
Intanto, nell’attesa, guarda e dimmi se questa ti piace.
Besitones!
Ryanforever: troppo bedda e troppo gentilissima! Anche tu vorresti ci
fosse un seguito? Se ti fa piacere, mandami qualche idea su come lo
vorresti, magari trovo lo spunto per proseguirla.
Sono contenta che il mio sms ti sia arrivato. Io ci credo fermamente in
questa cosa, anche perché non mi sembra giusto giudicare
qualcuno solo perché ha qualche kilo di troppo e poi,
ultimamente…agli uomini piacciono le donne in
carne…almeno hanno qualcosa da toccare! Ti immagini toccare le
ossa di una donna! Bleah!
Ti mano tanti bacioni e a presto!
Vale728: bon, perfetto. Sono
contenta che ti sia piaciuto. Come sono contenta che il mio messaggio
ti sia arrivato. Mi fa piacere che altre persone la pensino come me su
questioni, che io reputo importanti, come questa. Questa storia mi ha
fatto ricordare alcuni momenti spiacevoli/piacevoli che ho vissuto. In
tanti mi prendevano in giro per il mio aspetto fisico o mi
rimproveravano dato che adesso, purtroppo, lavoro, per la mia
sbadataggine. Non che faccia le cose con i piedi, ma ci sono certe
giornate in cui non riesco a connettere e allora mi capita di cannare
alla grande. Comunque…quelle persone che mi hanno mortificata
tanto, alla fine se la sono presa in quel posto dieci volte tanto e ti
giuro che non esiste soddisfazione più grande. Non che io sia
per la vendetta anche se, ammettiamolo, qualche volta non guasta.
Così come io ho ottenuto la mia vendetta, anche Kagome ha
ottenuto la sua con Inuyasha. Il ragazzo ha voluto prenderla in giro,
lasciando che i suggerimenti di Miroku andassero a vuoto? Bene. Kagome
gliel’ha restituita dieci volte tanto.
Con questo, ti lascio alla lettura di questa nuova ficcy che spero
possa piacerti come e, spero, un po’ più dell’altra.
Besitos e fammi sapere che ne pensi, ne?
IO E IL MIO CAPO PRESENTAZIONI UFFICIALI
Kagome Higurashi ha venticinque anni. È una bella ragazza e ne
è consapevole; la natura l’ha provvista di occhi da
cerbiatta, sorriso perfetto, capelli neri come la notte lunghi fin
sopra il sedere, e fisico mozza fiato. Le piacciono i vestiti, come
tutte le cose all’ultima moda, fare shopping e uscire con le
amiche.
Oggi è il suo primo giorno di lavoro.
L’azienda presso la quale lavorava fino a qualche mese fa
è andata in fallimento per mala gestione e si era ritrovata
senza lavoro e con il mutuo della casa da pagare. Durante
quell’anno aveva però lavorato saltuariamente: di sera
come cameriera nel bar sotto casa e di giorno come baby sitter ai
bambini delle sue migliori amiche, aveva lavorato anche come
cassiera in un supermercato e come centralinista in un call center.
Aveva scelto tutti lavori che la portassero ad avere un contatto con le
persone, risultando essere un’ottima collaboratrice.
Abita in un trilocale nel centro di Tokyo, con un giardino
relativamente grande e una mansarda molto romantica. Nella cucina,
molto soleggiata, aveva un camino in maiolica bianca con screziature
rosate, un enorme divano a tre posti con tanto di penisola e un tavolo
per dieci persone. Al piano superiore si trovava la sua camera da letto
matrimoniale che condivideva con Koga, il suo eterno fidanzato. Era una
camera molto spaziosa, composta dal letto matrimoniale, un armadio a
quattro ante, un comò, due comodini e una stufa a pellet. La
camera vicina, per gli ospiti, era composta da un letto a castello e un
letto singolo, con un’enorme porta finestra che dava su un bel
balcone spazioso.
La mansarda era la stanza che Kagome preferiva di più. Non vi
era un arredamento particolare, ma solamente un tappeto molto morbido,
una tv e una piccola stufa a pellet anche li. La ragazza vi andava di
rado, ma quando ci andava voleva rimanere li per sempre.
Essendo oggi un giorno speciale, Kagome si era alzata abbastanza presto
per prepararsi. Avrebbe preso impiego presso lo studio di avvocati
più importante della città: la NoTaisho & Partners.
Lei non aveva una laurea in legge, ma non le creava problemi. Per
iniziare avrebbe solamente dovuto rispondere al telefono, spedire i
fascicoli ad altri studi associati, portare le carte durante le
riunioni, chiamare i clienti per confermare o disdire eventuali
appuntamenti. Ed erano tutte cose che lei sapeva fare perfettamente,
soprattutto quella di relazionarsi con il pubblico.
Era in bagno e si stava facendo la doccia, quando ad un tratto
sentì due forti mani massaggiarle sensualmente i fianchi. Rise
divertita.
“Chissà chi è…” – si chiese,
fingendo di non riconoscere il tocco del suo fidanzato. Koga rise,
iniziando una tortura del suo collo, bagnato dall’acqua.
Ma si…aveva ancora un po’ di tempo prima di andare al lavoro…
I due uscirono dalla doccia dopo un quarto d’ora. Kagome si
avvolse nell’accappatoio, mentre Koga nell’asciugamano.
Come abbigliamento per quel primo giorno, Kagome aveva optato per un
top bianco a fascia, un copri spalle a manica a tre quarti bianco,
pantaloni bianchi di quelli che sembravano una gonna da tanto larghi
che erano e ai piedi, un paio di scarpe con tacco 7,5…bianche.
Erano le sette e quarantacinque del mattino di quel lunedì e
Kagome aveva tutto il tempo per truccarsi, dato che l’ufficio
apriva alle nove. Si diresse in cucina dove preparò la colazione
per lei e Koga composta da brioches alla crema, cappuccino, succo
d’arancia e fette biscottate con marmellata varia. Per andare in
ufficio le serviva solo un quarto d’ora di macchina. Ogni tanto
lanciava occhiate all’orologio per evitare ritardi proprio il
primo giorno. Lo sguardo poi si posò su Koga, che stava
mescolando il suo cappuccino da almeno un quarto d’ora, facendolo
così evaporare.
“Ehi…c’è qualcosa che non va?” – chiese Kagome. Koga alzò lo sguardo sorpreso.
“Come? Oh no…nulla…tranquilla…” – Kagome non era molto convinta delle sue parole.
“Sicuro? Ti vedo strano ultimamente…” – Koga cercò di rassicurarla.
“Tranquilla…ehi…è ora che ti prepari!”
– disse il demone cambiando discorso. Kagome sorrise, ma aveva
capito perfettamente il suo tentativo di sviare il discorso.
“Hai ragione…” – la ragazza si diresse in bagno per lavarsi i denti.
Allora oggi finalmente ti levi dalle scatole!” –
affermò Koga tutto contento. Kagome lo trucidò con lo
sguardo.
“Ma bà a pel paebe!” – disse Kagome con la bocca piena di dentifricio.
“Ma dai che scherzo, amore mio. Ti fermi fuori a pranzo?” – Kagome si sciacquò la bocca.
“Si…non mi va di pranzare da sola.” – la
conversazione continuò in camera da letto dove lei aveva
iniziato a cambiarsi. – “Vediamo che mi fanno fare
oggi…”
“Sarai bravissima come al tuo solito…” – le
disse Koga, tirando fuori da uno dei cassetti dell’armadio un
paio di boxer. Kagome si soffermò a guardarlo un secondo. Aveva
come la sensazione che Koga non fosse più lo stesso.
Scrollò le spalle per scacciare quella sensazione e concentrarsi
meglio su quel nuovo giorno.
Otto e quaranta. Era in perfetto orario.
“Io vado! Ci vediamo stasera!” – disse Kagome
salutandolo mentre usciva dalla porta. Aprì il cancelletto di
casa e si diresse verso la sua macchina, un’Audi A3 nuova di
zecca. Mise in moto e partì verso la sua nuova avventura.
“Assolutamente in orario…” – disse Kagome a
sé stessa, complimentandosi per la puntualità.
Citofonò all’interno, sperando che ci fosse già
qualcuno.
“Chi è?” – chiese una voce femminile.
“Kagome Higurashi, signora…” – un click
avvisò la nostra amica che poteva salire. Kagome salì le
scale, notando la finezza dell’arredamento. Le scale erano in
marmo pregiato e il corrimano era sicuramente in argento. Alle pareti
vi erano appesi vari quadri di artisti sconosciuti. Passò in
rassegna tutte le porte, ma nessuna di quelle era l’interessata.
Praticamente dovette farsi sei rampe di scale per arrivare
all’ultimo piano. Ora si trovava di fronte ad una porta di legno
massiccio con sopra una targhetta che indicava: NoTaisho &
Partners. Bussò e una donna venne ad aprirle.
“Buon giorno…sono Kagome Higurashi. Inizio oggi a lavorare
presso questo studio.” – la ragazza che aveva aperto la
porta squadrò Kagome da capo a piedi.
“Prego…” – disse con aria di sufficienza.
Kagome entrò, ammirando lo spettacolo che le si presentava di
fronte: l’interno era molto spazioso, composto da numerose
scrivanie, tutte in legno d’ebano, computer portatili dotati
processori molto potenti e memorie esterne, per quello che aveva
intravisto Kagome e al centro della sala spiccava una fontanella che
spruzzava acqua.
“Mi segua…” – disse la ragazza, distogliendo Kagome dalla sua contemplazione.
“Si…”
=Mi sa che a questa sto già sulle palle…= pensò,
mentre seguiva la ragazza in quel dedalo di scrivanie. La fece
accomodare a quello che da oggi in avanti sarebbe stata la sua
postazione lavorativa.
“Allora…l’avvocato NoTaisho mi ha dato istruzioni per lei…”
“Non credi che ci potremmo dare del tu?” –
azzardò Kagome, notando che era stata messa proprio vicino a
quella ragazza. La ragazza sembrò non volerle dare molta
confidenza, però…
“Si, certo…io sono Kikyo Yamamoto. Piacere.” – disse stringendo con fare sbrigativo la mano di Kagome.
“Piacere…” – disse Kagome che non si era mai
trovata di fronte ad un tipo di persona come quella ragazza.
“Allora…come ti dicevo…per oggi inizierai a
registrare questi dati a computer con questo programma…”
– Kikyo le aprì il programma e le mostrò
velocemente come si usava. Kagome osservava tutto con estrema
attenzione anche perché aveva la strana sensazione che quella
ragazza le avrebbe spiegato le cose solo una volta. –
“…dopo di che dovrai passare ad archiviare le cartellette
in questo armadio.” – disse Kikyo, mostrando
l’armadio dietro di lei.
“A-ha…” – disse Kagome.
“Puoi iniziare.” – le disse Kikyo, trasferendo dalla
sua scrivania un plico di cartellette di carta contenenti mille
documenti, che posate a terra la superavano in altezza. Kagome
guardò quelle carte con occhi sgranati.
“Tu-tutte?” – chiese Kagome, cercando di mantenere un
certo contegno. Anche se era girata, la nostra amica avrebbe giurato di
sentire una risata di sfottimento da parte della sua collega.
“Si, tutte.” – disse Kikyo sottolineando quel
“tutte”. Kagome assottigliò gli occhi, segno che
quella Kikyo avrebbe dovuto mangiar polvere per un bel po’ di
tempo. Prese un bel respiro e si creò un po’ di spazio
sulla scrivania per poter lavorare meglio. Avrebbe iniziato mettendo in
ordine alfabetico tutte le cartellette e poi, mano a mano che le
terminava, le avrebbe archiviate nell’armadio dietro di lei.
L’ordinazione alfabetica le portò via circa due ore di
tempo. Fortunatamente alcune cartellette non erano molto ricche di
documentazione così aveva fatto più in fretta. Stava per
iniziare a registrare la prima cartelletta quando due mani le coprirono
lo schermo del computer.
“Ehi, ma…” – Kagome alzò lo sguardo per
trovarsi davanti due ragazze. – “Si?” – chiese
la ragazza con un sorriso.
“Tu sei quella nuova, vero?” – chiese una.
“Si, mi chiamo Kagome. Voi siete?”
“Oh, io sono Eri, mentre lei è Yumi. Tanto piacere.”
“Piacere mio.”
“Pensavamo ti facesse piacere prendere un caffè con noi, così…ci conosciamo un po’.”
“Ma molto volentieri!” – esclamò Kagome che si
stava alzando dalla sedia, ma qualcuno ebbe qualcosa da obiettare.
“Devi registrare i dati di quelle cartellette.” – le disse Kikyo, guardandola con cipiglio severo.
“Oh Kikyo! Abbottonati il becco una volta ogni tanto!”
– disse Yumi con sdegno. Possibile che per quella era importante
solo il lavoro? Kikyo la guardò indignata per il modo in cui la
sua collega si era rivolta a lei mentre Kagome era in preda
all’imbarazzo totale.
=Che posto di lavoro tranquillo e sereno…= pensò sarcastica la ragazza, che però non sapeva che fare.
“Vieni?” – chiese Eri.
“Un caffè mi ci vuole proprio…Kikyo, vieni anche
tu?” – chiese Kagome per correttezza, ma la risposta secca
della ragazza fece si che Kagome non insistesse più di tanto.
“No.”
“Ok…” – Kagome prese dal portafoglio un paio
di monetine e tutte e tre si avviarono verso la macchinetta del
caffè.
“Eri, perché non le prendi una chiavetta? Così
almeno non viaggerà sempre con le monetine!” – disse
Yumi.
“Vado e torno!” – disse Eri.
“Allora? Come sta andando con la mummia?” – chiese
Yumi a Kagome che sgranò gli occhi nel sentire
quell’appellativo.
“Mummia?”
“Oh si…già…Kikyo è la mummia.” – spiegò Yumi saccente.
“Ecco Kagome. Questa è la tua chiavetta.” – le disse Eri arrivata in quel momento.
“Grazie mille…” – Kagome infilò la
chiavetta, le monetine e si prese una bella cioccolata calda. –
“…comunque con la mummia non ci ho avuto tanti rapporti.
Mi ha detto subito quello che dovevo fare e mi ci sono messa
dietro.” – Yumi e Eri si guardarono sconsolate.
“Sempre la solita. Ha fatto lo stesso anche con noi.” – disse Eri.
“Ma di cosa vi occupate voi?” – chiese Kagome che non
aveva voglia di sprecare la sua pausa a parlare di Kikyo, ops, la
mummia…
“Io mi occupo della consulenza…” – disse Eri.
– “…mentre Yumi tiene i rapporti con gli altri
studi.”
“Vi piace questo lavoro?”
“Si, molto. Ma mai come il suo titolare…” – disse Eri con lo sguardo famelico.
“Eri!” – disse Yumi, sorridendo indignata per la sfacciataggine dell’amica.
“Perché?” – chiese Kagome incuriosita.
“Perché è uno strafigo da paura!” – ammise Yumi, sconcertando Eri.
“E per fortuna che poi la ramanzina la fai a me…”
– disse Eri. – “Comunque…lo vedrai oggi
pomeriggio. È tornato stamattina dalla Scozia per un viaggio
d’affari.” – Kagome bevette il suo ultimo sorso di
cioccolata e gettò il bicchiere nel cestino.
“Adesso devo andare, ma mi ha fatto piacere conoscervi. Avete impegni per il pranzo?” – chiese Kagome.
“No.”
“Avete voglia di pranzare con me?” – chiese, sperando di non apparire troppo invadente.
“Volentieri! Ci vediamo a mezzo giorno, allora!” – disse Eri, salutando Kagome.
Era passato solo un quarto d’ora dalla pausa caffè e
Kagome si era messa d’impegno nel registrare i dati in computer.
La sveltezza con la quale batteva sulla tastiera dei numeri, aveva
lasciato Kikyo e tutte le colleghe vicine allibite, alle quali scappava
anche un sorrisetto isterico per la velocità. Chiuse la pratica
dopo dieci minuti che l’aveva presa in mano con decisione e
l’archiviò nell’armadio.
“Ma…hai già finito?” – chiese Kikyo
allibita. Kagome la guardò e annuì timidamente.
“Si. Perché?” – chiese Kagome non capendo.
“Ma…l’hai cominciata solo dieci minuti fa!”
“E allora?” – richiese la ragazza che capì dove voleva andare a parare la sua collega.
“Allora non è possibile che tu abbia già registrato
tutto!” – Kagome mise una mano sul fianco e si
appoggiò su una gamba, segno che quello che le aveva detto la
collega l’aveva infastidita parecchio.
“Preferisci controllare?” – chiese Kagome, sperando
in una risposta negativa. Non aveva molta voglia di perdere tempo.
“Si!” – esclamò Kikyo, lasciandola basita. Alla faccia della fiducia…
Kagome si girò scocciata verso l’armadio e riprese in mano
la cartelletta e la sbattè sulla scrivania di Kikyo in malo
modo, incrociando le braccia al petto. La ragazza iniziò a
passare in rassegna tutte le varie comunicazioni e, dopo mezz’ora
di lavoro, dovette ammettere che Kagome aveva registrato tutto
correttamente.
“Contenta?”
“Senti…non ti permettere di parlarmi così!
Chiaro?” – tuonò Kikyo, livida per la figuraccia.
“Adesso sentimi tu. Questo non è il mio primo giorno di
lavoro! Ho già lavorato da altre parti, che credi?”
– chiese Kagome offesa. Prese con violenza la cartelletta dalle
mani di Kikyo e la rimise al suo posto. – “Mi hai fatto
perdere mezz’ora!” – Kagome si sedette sulla sedia e
riprese il suo lavoro.
Lavorare come commessa alla cassa di un supermercato aveva i suoi lati
positivi. Per non far aspettare troppo i clienti, aveva dovuto imparare
alla svelta a schiacciare i tasti esatti in poco tempo e quella
manualità le era rimasta. Quello scambio di battute aveva
già fatto il giro dell’ufficio e in molti si alzavano
dalle proprie sedie con circospezione per vedere la nuova arrivata che
aveva tenuto testa alla mummia.
Erano le undici e quarantacinque e Kagome era a tre quarti
dell’opera. Le mancavano una cinquantina di cartellette ma erano
tutte, per fortuna, molto scarse per via di documenti e pensava di
riuscire a sistemarle per il pomeriggio. Prese una cartelletta e
registrò i dati finchè non vide i primi colleghi
allontanarsi. Guardò l’orologio del suo computer e vide
che erano le dodici e cinque minuti. Eri e Yumi erano
all’ingresso che la stavano aspettando, ma Kikyo la
obbligò a passare li la sua pausa pranzo.
“Cosa dovrei fare io?” – chiese Kagome allibita.
“Rimani qui e finisci il lavoro.” – disse Kikyo, che stava raccattando le sue cose per uscire a pranzo.
“Guarda che anch’io ho il tuo stesso diritto di mangiare,
sai? E poi scusa…in un’ora avrò finito tutto e non
mi resterà nulla da fare per il pomeriggio!” – disse
Kagome.
“Tranquilla, per il pomeriggio ho già altro lavoro per te.
Ci vediamo più tardi.” – disse la mummia,
lasciandola li a boccheggiare.
“Ma…” – cercò di ribattere Kagome ma
Kikyo era già sparita dietro l’angolo. –
“…questa non è normale!” –
esclamò Kagome sedendosi sulla sua sedia.
Salutò ancora allibita le sue colleghe, con le quali doveva
andare a pranzo, e si guardò sconsolata intorno finchè lo
sguardo non le cadde sulle cartellette rimanenti. Con malagrazia ne
prese una e ricominciò a registrare. Come previsto, alle una
aveva già finito e lo studio riapriva soltanto alle tre. Non
poteva nemmeno uscire perché non aveva le chiavi per chiudere,
quindi doveva rimanere li e aspettare. Si guardò attorno,
cercando qualcosa da fare per distrarsi. Avendo programmato un pranzo
decente non si era portata via niente da poter sgranocchiare e la
prospettiva di riempirsi di merendine o patatine delle macchinette non
l’allettava per niente. Decise di farsi un giro per lo studio,
per vedere com’era fatto. Scoprì dov’erano i
servizi, le fotocopiatrici, le tre sale riunioni…il tutto
arredato con i materiali più pregiati. Decise di tornarsene
indietro e ingannando l’attesa, giocando al solitario, quando una
voce la fece trasalire.
“E lei chi è?” – Kagome fece un salto per lo
spavento, ma quando si girò pensò veramente di morire.
Davanti a lei c’era il ragazzo più bello che avesse mai
visto in tutta la sua vita. Persino Koga passava in secondo piano. Si
pentì subito per quel pensiero. Quel ragazzo era vestito con un
semplice jeans slavato sulle gambe, una camicia bianca aperta nei primi
tre bottoni, rivelando un petto sul quale Kagome avrebbe voluto
metterci le mani. Occhi di un profondo oro colato e capelli che
emanavano riflessi argentati. Ciliegina sulla torta: due orecchiette
canine tenerissime che si muovevano in cerca di qualsiasi suono.
– “Beh? Il gatto le ha morso la lingua?” –
richiese il ragazzo ancora fermo. Kagome si destò dalle sue
fantasie e gli andò incontro per presentarsi.
“Oh…m-mi scusi…sono Kagome Higurashi. Prendo
servizio oggi presso questo studio.” – il ragazzo
alzò un sopracciglio. Ora che ce l’aveva davanti poteva
apprezzare meglio la ragazza. In due parole: uno sballo. Sorrise
enigmatico, poggiando a terra la sua valigia da viaggio che Kagome
notò subito.
=Non ditemi che lui è…= si chiese la ragazza con il cuore in tumulto.
“Inuyasha NoTaisho, molto piacere.” – Kagome gli
strinse la mano, scoprendola forte e calda e cercò di
immaginarsi come poteva essere toccata da quelle mani.
Allora…il primo capitolo è andato.
Cosa ve ne è parso? Passabile?
Sarà una storia da dieci capitoli al massimo, quindi non
aspettatevi un poema epico cavalleresco. È una storia che tratta
un tema abbastanza importante, come vedrete con il proseguo della
storia. Io spero che questo primo inizio vi sia piaciuto, e che
ovviamente vi abbia incuriosito, così come spero che se
continuerete a leggere vi piaccia anche la storia.
Bene. Quello che avevo da dire l’ho detto. Aspetto come al solito i vostri (spero numerosi) commenti.
Grazie a tutte
Besitos, callistas
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