Ubald Mereer

di cincinnatasgame
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'Nulla di simile mi era mai accaduto. Ne ho viste di cose strane, ma questa proprio le supera tutte' si ritrovò a pensare il sig. Ubald Meerer mentre sorseggiava il suo tè fresco.
Era una giornata estiva estremamente calda e alcuni pedoni, che si erano riuniti in cerchio e allungavano il collo per vedere cosa fosse successo, si asciugavano il sudore con un fazzoletto o si sventagliavano con qualche biglietto pubblicitario di fortuna.
Altri, invece, erano troppo scioccati per pensare al caldo.
Il corpo di un uomo era disteso per terra con le mani lungo i fianchi, gli occhi sbarrati e il foro di un proiettile sulla fronte.
Nessuno aveva sentito uno sparo, nessuno aveva visto l'assassino. C'era solo quell'uomo disteso per terra, apparso dal nulla, già morto.
Raccapricciante.
Il piccolo ometto dagli occhiali spessissimi, che ancora non aveva finito la sua bevanda, guardava incuriosito quell'individuo.
Sembrava sulla trentina, abbastanza giovane, e indossava un bermuda con una ridicola camicia hawaiana abbottonata malissimo.
L'espressione sul suo viso era una sorta di ritratto del terrore, come se la morte fosse sopraggiunta proprio nel momento in cui lui si era reso conto che non ce l'avrebbe fatta.
Però non fu quel particolare a far aggrottare le sopracciglia ad Ubald, ma il suo orologio.
Un Rolex submariner scintillava orgoglioso al polso della vittima, completamente fuori posto in quel contesto da pescatore in pensione.
'Davvero strano' pensò ancora una volta.
Dopo una ventina di minuti, quando finalmente arrivò l'ambulanza con una volante della polizia, la situazione si calmò un pò.
Il cadavere fu rimosso dall'asfalto e i passanti furono pregati dai poliziotti di sgomberare la via.
Il piccolo ometto, che ancora sorseggiava tranquillo il suo tè, fu distratto da una mano poggiata vigorosamente sulla sua spalla.
-Ubald, mio caro amico! Capitate proprio a fagiolo!-
Il signore si voltò, la cannuccia ancora stretta tra le labbra.
Il commissario di polizia Benedict Prosper, nonché suo amico d’infanzia, lo guardava raggiante.
'È finita la pacchia' pensò tristemente il piccolo ometto.
Infatti, ne fu certo subito dopo quello che Prosper gli disse.
-A quanto pare abbiamo un nuovo caso. Ti aspetto in centrale tra venti minuti.
Mi mancava vederti all'opera, vecchio mio.-
Già, peccato che a lui non mancava per niente.
 




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