Iris
Cap. 1 – IRIS di
Vincent Van Gogh, 1890
British
Columbia(2) - Vancouver, sabato sera
Erano passate le venti e
Dominic non aveva ancora lasciato l'ufficio.
La personale di quel
pittore francese
semisconosciuto gli stava dando più grattacapi e
complicazioni
che se avesse organizzato la mostra Iris e Rose di Van Gogh al
Metropolitan di New York(3).
Non fosse stato che, un
mese prima,
quello che a lui sembrava solo un imbrattatele aveva piazzato un suo
quadro nella casa di vacanza dell'attuale amante del Ministro della
Cultura sudafricano(4), non sarebbe stato incastrato dal direttivo
della Fondazione della Galleria Blanchard in quell’assurda
situazione.
Quel Ministro, in
particolare,
cambiava amante alla stessa velocità con cui lui cambiava i
boxer e Nick si augurò che la prossima prediletta
avesse già provveduto ad arredare e decorare tutte le sue
proprietà, altrimenti avrebbe seriamente valutato la
possibilità di trasferirsi in Australia a fare il curatore
di
mostre su canguri in calore e surfisti in lotta con gli squali(5).
Sbuffando, chiuse
finalmente il
portatile, dopo aver controllato per l'ennesima volta che l'ordine per
l'allestimento floreale richiesto da Monsieur La Fleur -l'imbrattatele-,
fosse completo.
Si tolse gli occhiali,
posandoli
accanto al notebook e si pizzicò la radice del naso nel
tentativo di recuperare il minimo di concentrazione necessario per
terminare il programma di lavoro per il lunedì successivo.
Doveva ancora contattare
il servizio
di sorveglianza per gli ultimi accordi, ma un'occhiata all'orologio che
aveva al polso lo fece desistere. Alle venti e trenta di un sabato sera
nessuno sano di mente avrebbe risposto alla sua telefonata.
Per quella giornata,
dunque, non avrebbe combinato più nulla.
Si alzò dalla
scrivania per
approfittare del suo ben rifornito angolo bar, l’unico vezzo
che
si era concesso di aggiungere nell’ufficio, altrimenti molto
spartano, ereditato dal suo predecessore, il vecchio Miller, e si
versò una generosa dose di Porto Tawny(6).
Sam Miller era il suo
unico rimpianto.
Dopo aver conseguito il
Bachelor’s Honours(7) a Vancouver, Dominic si era trasferito
in
Italia, patria dell’arte, oltre che dei nonni materni, per
conseguire il master in Comunicazione e Didattica dell’Arte,
seguendo corsi di specializzazione presso le più quotate
sedi
universitarie italiane(8).
Sam era malato da tempo,
ma non gli
aveva detto nulla poiché temeva che Dominic mollasse tutto
per
tornare in Canada e restargli accanto. Era morto poco prima di vedere
il suo pupillo tornare a casa con una preparazione di tutto rispetto,
che gli aveva consentito di subentrare alla Blanchard nello stesso
ruolo del suo mentore.
Era morto da solo e lui
non aveva potuto dirgli addio come avrebbe voluto.
Doveva molto al vecchio
Miller.
La sua passione per il
Porto
invecchiato, anzitutto. Lo stesso che stava bevendo in quel momento,
degno compare dopo una giornata pesante come quella appena passata.
Dominic
l’aveva incontrato a tredici anni, appena trasferitosi con i
genitori dall’Inghilterra.
Suo padre era un
diplomatico ed in pochi anni Nick aveva cambiato nazione ben quattro
volte.
Si era ritrovato, suo
malgrado, in un paese sconosciuto, senza amici, in una nuova scuola in
cui lui era additato come “lo straniero”,
spesso detto in tono dispregiativo, dovuto anche alle sue origini
italiane.
[Come se i parenti facessero la
differenza…]
Sam era il loro vicino
di casa, un tipo a prima vista un po’ scorbutico e solitario,
senza moglie né figli.
Passare da lui per un
saluto, al
rientro da scuola, oppure lavorare part time alla Galleria durante
l’estate, aveva permesso ad entrambi di conoscersi e,
soprattutto, rispettarsi.
A Miller piaceva la
compagnia del ragazzo, lo faceva sentire giovane ed inoltre lo aiutava
nelle incombenze più faticose.
Per Dominic era il modo
più
semplice per avere qualche dollaro da spendere senza dover chiedere ai
suoi. Un modo onesto di essere economicamente indipendente.
Vancouver avrebbe dovuto
essere la
destinazione ultima per la famiglia Stevens, tuttavia a diciassette
anni, quando ormai il ragazzo si era definitivamente ambientato, a suo
padre venne comunicato un nuovo trasferimento e la notizia
creò
un attrito profondo tra Nick ed i genitori.
Essendo prossimo
all’ingresso
nella facoltà universitaria, dopo varie liti e discussioni,
Dominic si era trasferito da Sam, rifiutandosi categoricamente di
seguire il resto della famiglia nell’ennesimo trasloco.
Ormai vicino alla tanto
sospirata
pensione, Miller aveva accolto il nuovo inquilino come il nipote che
non aveva mai avuto. Sua moglie era morta molto giovane, in un
incidente stradale, prima che potesse dargli un figlio, e lui aveva
scelto di non risposarsi.
“Ah, il vero amore…
Vedrai Nick, quando lo avrai incontrato nessun’altra
potrà sostituirla” gli diceva quando
era in vena di confidenze, l’onnipresente bicchiere di porto
in mano.
Sempre al caro Sam
doveva l’amore per l’arte in tutte le sue forme.
Miller era
più che altro uno
storico, ma dopo diversi decenni di impiego alla Galleria Blanchard,
aveva unito le sue conoscenze storiche allo studio delle opere
d’arte, di cui curava mostre ed esposizioni.
“Ogni opera ha la sua storia”,
era il suo motto.
E pian piano aveva
avvicinato Dominic a quel mondo, ricco di fascino e bellezza.
Ora Nick aveva
trent’anni, una
casa di proprietà e un lavoro gratificante, escludendo le
pretese di alcuni imbrattatele che si credevano “arrivati”.
Alla Galleria si
occupava di tutto,
dall’organizzazione, alla scelta degli allestimenti, alla
pubblicità. Il lavoro era vario e ben remunerato, a contatto
con
artisti e persone famose, ricche ed altolocate. Sotto la sua direzione
la Blanchard era diventata, in poco tempo, l’unico punto di
riferimento per chiunque avesse a che fare, direttamente o
indirettamente, con l’arte, non solo in città, ma
in tutta
la zona ovest del Canada.
Questo successo, unito
all’aspetto fisico decisamente appetibile per ogni essere di
sesso femminile, e non solo, faceva di lui uno degli scapoli
più
ambiti di Vancouver.
Decise infine che la
serata era appena iniziata.
Lasciò quindi
l’ufficio
in West Mall, nel quartiere universitario della British Columbia, ed
imboccò la SW Marine Dr, diretto in Trafalgar Street, dove,
all’incrocio con la W38th Avenue(9), aveva acquistato da poco
una
costruzione a due piani senza capo né coda, che un
po’
alla volta stava ristrutturando.
Tempo di farsi una
doccia e di cambiarsi ed avrebbe raggiunto il suo migliore amico,
Damon, all’Irish Pub di Gastown(10).
Una buona birra, musica
ed una partita a biliardo era quello che ci voleva, di sabato sera.
Possibilmente senza
donne tra i
piedi, dato che dalla settimana seguente, tra lancio pubblicitario,
evento, party, conferenza stampa e tutto quello che corredava ogni
nuova esposizione, ne avrebbe viste parecchie.
E tutte, o quasi,
avrebbero sgomitato per avere la sua attenzione.
[Nemmeno fossi io il soggetto in
bella mostra!]
Angolino
di Queen e Lune:
Queen
– Un applauso
alla mia collega/compagna di malefatte Lunedì per questa
splendida introduzione; ammettetelo, il personaggio di Dominic attizza
anche voi... e preparatevi alla descrizione fisica!
Scrivere una
storia a quattro
mani è un'esperienza nuova per me, ma sono sicura che la
collaborazione fra me e Lunedì porterà a
risultati
interessanti, nonostante le numerose differenze che contraddistinguono
i nostri "modi di fare" quando si parla di scrittura (basti pensare
alla selva oscura di link... io che sono l'opposta di una nativa
digitale dovrò stare attenta a non postarvi cose improprie,
lol). Che dire, quando c'è feeling, c'è feeling!
Spero che anche
voi possiate
divertirvi oppure rattristarvi con noi e che questo progetto sia in
grado di entusiasmarvi almeno un quarto di quanto ha coinvolto le
(bellissime, purissime e levissime) autrici; e detto questo, mi
raccomando, vi aspettiamo al prossimo capitolo!
Lune –
Come ci è
venuta questa idea? Un caso. Ah! I casi della vita! Insomma, siamo qui,
questo è solo l’inizio. Magari ci scanneremo a
vicenda per
conquistare il cuore di un personaggio e ucciderne un altro, ma vedo,
prevedo e stravedo una buona collaborazione con la collega qui sopra.
Io puntigliosa
fino alla
nausea e lei “wall of words” (non dite nulla,
è lei
che si definisce così), non sappiamo cosa ne esce, ma
sappiamo
per certo che sarà una cosa GRANDIOSA!
Per
saperne di più:
(1) Abbiamo
deciso di identificare ogni capitolo con un’opera
d’arte. Il primo tocca a Iris, di Van Gogh, olio su tela,
dipinto nel 1890, alla vigilia della sua partenza dal manicomio di
Saint-Rémy e concepito come una serie.
Giunge al
Metropolitan Museum
in esposizione permanente nel 1958, donato da Adele R. Levy, dopo aver
fatto un po’ di passaggi e traslochi.
(2) British
Columbia è
l’università principale di Vancouver. Da qui viene
definito con lo stesso nome anche il quartiere universitario.
(3) Mostra che, in effetti,
è stata in programma al Metropolitan
di New York, dal 12 maggio al 16 agosto 2015.
Vincent
van Gogh (1853-1890) portò a termine il suo lavoro in
Provenza,
mazzi di fiori esuberanti -due di iris di primavera e due di
rose- in formati e colori contrastanti. Il gruppo
comprende
Iris e Rose del Metropolitan Museum e le loro controparti: Iris dal
Museo Van Gogh, Amsterdam, e Rose dalla Galleria Nazionale d'Arte,
Washington, DC. La mostra riunisce i
quattro dipinti per la prima volta dopo la morte dell'artista.
(4) Ok, vi
domanderete
“Cosa c’entra adesso il Sud Africa?”
C’entra
c’entra, fidatevi di noi. Inoltre, che ci crediate o meno, in
Canada non esiste il Ministero della Cultura.
(5) Fatto recente veramente accaduto a
Jeffreys Bay, in Sudafrica, al campione australiano Mick Fanning, per
fortuna senza conseguenze.
(6) Il Porto,
o vino di porto, è un vino liquoroso portoghese prodotto
esclusivamente da uve provenienti dalla regione del Douro, nel nord del
Portogallo, sita a circa 100 chilometri a est della città di
Porto.
Tawny
è una delle
sette varietà: prodotto con uve rosse, le stesse del ruby,
viene
fatto invecchiare in botti grandi solo per due-tre anni, dopo i quali
vengono travasati in piccole botti da circa 550 litri, nelle quali
invecchia anche fino a 40 anni, assumendo una tonalità
più chiara, ambrata, e sapore di frutta secca, tipo noci o
mandorle. Con l'invecchiamento, i tawny guadagnano ulteriormente in
complessità aromatica.
(7) Il Bachelor’s Degree
dura dai 3 ai 5 anni in Canada e corrisponde alla nostra Laurea
quinquennale. Gli studenti che desiderano conseguire un baccalaureato o
una laurea sono chiamati "undergraduate". L'ammissione a un corso di
laurea prevede solitamente il conseguimento di un diploma di scuola
secondaria superiore. Le lauree richiedono normalmente 3-4 anni di
studio a tempo pieno, a seconda della provincia e del tipo di corso
(specialistico o generico). Un Baccalaureato Honours indica di solito
una specializzazione nella materia e un più elevato livello
di
impegno accademico. In alcune università il conseguimento di
una
laurea Honours può richiedere un ulteriore anno di studio.
(8)
Questa specializzazione non esiste. Esiste un corso di 3+2 anni, in
diverse sedi, tra cui cito l’Accademia di Venezia, la Naba a
Milano e l’Accademia Santa Giulia a Brescia. Avevo
però necessità di un “grado”
di istruzione
che non fosse una semplice laurea quinquennale, mi sono concessa una
licenza poetica.
Dove si
può studiare arte al meglio se non in Italia?
(9)
Le vie citate sono realmente esistenti a Vancouver e sono nelle zone
indicate. Google Map e Street View sono a vostra disposizione se volete
dare un’occhiata. E’ ovvio, ma teniamo a
sottolinearlo, che
NON esiste una Galleria Blanchard e non sappiamo chi sia il vero
proprietario della casa all’indirizzo menzionato.
(10) Gastown
è considerato il quartiere storico di Vancouver.
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