M come Mihael
"Mihael"
Solo questo – Mihael
– sussurra Matt, vedendolo.
Mi-ha-el. Punto.
Non gli chiede come stai,
non gli grida contro qualcosa – qualunque cosa
– per fargli anche solo
intuire la sua rabbia, la sua delusione ed il suo sollievo
nel vederlo – non pronuncia nemmeno qualche stupida frase di
circostanza – solo: Mihael.
E poi rimane lì, fermo, guardandolo come si guarda un
quadro, o una statua.
Mihael.
E basta.
E Mello rimane così, senza sapere bene cosa fare, le braccia
lungo i fianchi, rilassate.
Lo sente, Mello, sente che quel nome – il suo nome
– ha un suono strano, né più dolce,
né più aspro, solo strano.
E Matt continua a rimanere in silenzio, quasi stesse ascoltando
qualcosa – Ma
cosa? Forse gli echi di quel nome?
Mihael.
C'è qualcosa di sacro, o quasi, in quel suono.
Matt non l'aveva mai chiamato per nome: sempre e solo Mello, o al massimo
Mel.
Ed ora, invece... Mihael.
E' una cosa strana da pensare, ora che Matt – Matt –
è lì davanti a lui, è strano pensare
che lui, il suo nome, l'aveva quasi dimenticato.
O meglio: non c'aveva più pensato, tutto qui.
Dopotutto a cosa serve un nome?
Mello bastava.
Un nome è
solo un insieme di lettere, una manciata di suoni, che servono soltanto
a distinguere una persona dall'altra, tutto qui.
Tanto più che, con Kira in possesso del Quaderno, il nome
non era solo inutile, ma anche pericoloso:
se conosci il nome di una persona puoi rubarle la vita.
Meglio dimenticarselo.
Eppure, ora che Matt l'ha pronunciato a voce alta, Mello si sente quasi
esposto, nudo.
Rabbrividisce.
E' solo un nome, solo
un nome.
Ricorda che anni fa
– nemmeno lui saprebbe dire esattamente quanti –
l'aveva regalato a Matt, il suo nome.
Era stato poco più di un sussurro, le labbra vicine
all'orecchio dell'altro.
“Mihael Keehl”. Aveva detto, le sopracciglie appena
aggrottate. “E' un segreto”. Aveva aggiunto.
Lo sai tenere
un segreto, vero? Ma non c'era stato bisogno di chiederlo.
Matt aveva sorriso, uno di quei sorrisi che solo i bambini sono capaci
di fare.
“Mail. Mail Jeevas”. Aveva risposto. Era il suo nome, quello.
Mello aveva annuito, semplicemente.
Mihael.
E' strano, per Mello, sentire il proprio nome pronunciato a voce alta:
è sempre stato solo un pensiero, un segreto; ma ora che ha
attraversato l'aria, vibrando, ha paura che qualcuno possa rubarlo.
Ma c'è solo Matt lì, solo Matt –
Matt che lo guarda come si guarda una scultura. Matt.
Matt.
Mello capisce che non c'è solo l'eco del suo nome, in quella
stanza; c'è ne un altro, di nome, che aspetta di essere
pronunciato. Non
potrebbe essere altrimenti.
“Mail”.
Il tono è tranquillo.
Ed è come se il tempo, intorno a loro, riprendesse a
scorrere: Matt sorride appena e gli si avvicina a grandi passi, e Mello
rimane fermo, senza sapere bene cosa fare.
“Ce ne hai messo di tempo, eh, Matt?”
“E che diavolo, Mel! Non sai che cazzo ho dovuto fare per
trovarti! Ci ho messo anni, ci ho messo! Che tu sia
maledetto!”
E Matt non sa ancora bene se abbracciarlo forte, Mello, o
picchiarlo, magari, per tutto quello che gli ha fatto passare; quando
l'altro, improvvisamente, decide al posto suo.
Lo abbraccia, quasi con delicatezza, Mello – Matt non avrebbe
mai immaginato di poter associare il nome di Mello alla parola delicatezza
– come se avesse paura di spezzarlo, come se temesse che
potesse essere solo un'illusione – ma non lo è.
E non è un pensiero né logico, né
razionale, ma a Mello viene da pensare che ora andrà tutto bene.
Tutto.
Andrà tutto bene, ora che Matt è tornato e Mello
ha ricordato il suo nome.
[Il nome di Matt,
però, non l'aveva di certo scordato]
{Mello non lo
sa – non
può certo saperlo – ma L il suo nome
l'aveva dimenticato tanto tempo fa.
E non c'è mai stato nessuno – nessuno –
capace di ricordarglielo.
Ma non ha
più importanza.}
Fine
Ringrazio chi ha commentato la L, ovvero: strana90, MellosbarOfChocolate,
beat e
_pEaCh_.
[E anche chi ha messo questa raccolta tra i preferiti: siete ben 30 persone!]
Grazie a tutte; ci vediamo alla N.
<3
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