S like Sarada, Shikadai, Sharingan and Scape di Heyale (/viewuser.php?uid=491600)
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Sarada 04
Riassunto del capitolo precedente:
al Villaggio della Foglia si accorgono che anche Inojin, Boruto e
Shikadai sono fuggiti per andare dietro a Sarada, e così
l'Hokage tre squadre formate da almeno cinque jonin capitanate
rispettivamente da Shikamaru e Ino, Sakura e Sai, Sasuke e Hinata. Nel
fattempo, Sarada racconta a Daichi e Aki cosa l'ha spinta a scappare, e
la mattina dopo iniziano ad allenarsi tutti e tre insieme. Inizialmente
combattono solo Sarada e Aki, ma quando quest'ultimo calca troppo la
mano, Daichi salva Sarada in uno scatto e allora viene svelato che in
realtà Daichi è più forte di Aki, ma che
preferisce semplicemente non dimostrarlo. Proprio mentre si stanno
allenando avvertono dei rumori e si nascondono, e alla fine scoprono
che erano Inojin, Boruto e Shikadai che sono arrivati al covo di
Orochimaru. Sarada ascolta la conversazione in cui constatano che non
è lì e che devono cercarla, ma non guarda la scena e
preferisce guardare dall'altra parte, è solo Daichi a notare che
la sua unica reazione è un fremito sulle labbra e lo sguardo
impassibile perso nel vuoto.
04
Finalmente anticipo i tuoi sguardi e provo come un sentimento nuovo
Sarada fissava le fronde degli alberi davanti a lei, scrutava le
venature di ogni foglia sperando di smaltire quel peso che aveva nello
stomaco dopo quello che aveva sentito. Shikadai era stato lì due
secondi prima, lei avrebbe potuto scendere e dirgli tutto con calma ma
non l'aveva fatto. Era rimasta lì ad ascoltare la sua voce, ad
ascoltare che Inojin doveva chiarire delle cose, ad ascoltare che
Boruto doveva riportarla a casa. Eppure, non si era girata a guardarli
mentre la sua possibilità di abbracciarli l'ultima volta stava
sfumando. Sarebbe bastato anche solo chiamarli, ma non l'aveva fatto.
Dopotutto, però, si sentiva veramente una stupida.
"Sarada, ehi..." Aki saltò sul loro ramo, ma in tutta risposta
lei lo guardò senza dire una parola, troppo arrabbiata per
formulare un pensiero razionale.
"Se vuoi parlarci di qualcosa, sai che siamo qui." concluse Daichi, posando una mano sulla sua spalla.
"Lo so, grazie." rispose lei, ferma col tono della voce. "Credo che andrò a fare una passeggiata. Non so quando torno."
E così dicendo la chunin saltò giù dal ramo,
toccando terra con un tonfo leggero. Si incamminò velocemente,
recuperando la katana infilata nel cespuglio. Non le importava nulla in
quel momento, doveva solo andare via anche da lì, giusto per
riprendere fiato.
"Non puoi scappare sempre!" gridò Aki, e Sarada sentì
anche il rimprovero che gli fece Daichi subito dopo. Oh sì,
aveva toccato decisamente un nervo scoperto.
L'Uchiha si girò verso di loro, che erano arrivati a terra, e si
rivolse verso Aki: "Non sto scappando, accidenti a te! Sto solo andando
via per un attimo!"
"Stai scappando." ripeté l'altro, caricandosi la spada sulla schiena. "Ammettilo e starai meglio anche con te stessa!"
"Con me stessa sto bene anche senza i tuoi consigli nei momenti meno
opportuni" sbottò lei, stringendo i pugni lungo i fianchi,
doveva solo mantenere la calma.
"Stai dicendo solo bugie!"
"Non credo tu sia in grado di dirmi se sto sbagliando o meno" Sarada
fece una risatina forzata. "Per favore, Aki, lasciami andare.
Tornerò."
"Hai detto così anche ai tuoi amici, vero?" l'Hozuki prese un
respiro, e alzò la voce. "Eppure non hai nemmeno avuto il
coraggio di parlare con loro. Il tuo migliore amico era quello con i
capelli neri, no? Shikadai? Se tu sapessi veramente le tue intenzioni
saresti andata lì, gli avresti parlato e lo avresti lasciato
andare, dicendogli che stai facendo tutto questo per migliorarti, non
per stare distante da lui. Ma cosa vuoi tu, veramente? Hai paura dei
tuoi amici, ora?"
L'Uchiha alzò gli occhi, furente: "Cosa puoi insegnarmi
sull'amicizia? Credo che sia battaglia persa in partenza per te, non
metterti contro di me."
Daichi guardò entrambi i suoi amici spaventato. appoggiò
una mano sulla spalla di Aki per calmarlo ma lui la cacciò via,
espirando profondamente: "Dici così ora perché non sai
che cazzo voglia dire essere
costretti a non avere amici. Ma tu mica sei stata costretta ad
abbandonare i tuoi e lasciarli soffrire senza una motivazione logica."
Sarada non ci vide più, sbatté il piede a
terra, strinse gli occhi e gridò con tutte le sue forze: "Sai
solo la mia storia, accidenti, chiudi quella maledetta bocca!"
Quando riaprì gli occhi, le zolle di terra davanti a lei erano
state ribaltate come se qualcuno le avesse tolte e poi buttate
dall'alto, alcuni rami erano a terra e le armi che prima erano nel
cespuglio ora erano attorno ai suoi piedi. Aki e Daichi la fissavano
sbalorditi, forse leggermente spaventati, ma solo Daichi ebbe il
coraggio di togliere le braccia dalla posizione di difesa e avvicinarsi
a lei.
"Come stai?" fu l'unica domanda che le pose, e lei in tutta risposta
girò lentamente la testa verso di lui con la cera di un
fantasma.
Stava per rispondere, ma riuscì solo a perdere l'equilibrio e
cadere all'indietro, venendo presa però da Aki, arrivato
lì in uno scatto. Quest'ultimo, dopo essersi tolto le bende dal
braccio destro, appoggiò le mani sul petto di Sarada dopo aver
composto un segno e fece defluire il suo chakra lì, creando una
strana luce verde. Sarada era parecchio intorpidita, ma stava
combattendo per non perdere i sensi, cosa che solo grazie alle cure
istantanee di Aki riuscì a fare. Quando riuscì ad aprire
di nuovo gli occhi restando lucida e vigile, la prima cosa che
notò fu che Aki stava coprendo un segno strano mentre rimetteva
le bende sul braccio. Avrebbe voluto chiedergli di più, ma in quel momento
non ne aveva le forze. Era già un miracolo che fosse rimasta
sveglia.
"Adesso basta Sharingan" Daichi le sorrise, ma mentre stava per
caricarsela sulle spalle, Aki lo precedette e la prese in braccio,
informandolo solo che l'avrebbe portata dentro. Una volta raggiunto
l'interno l'adagiò sul suo letto a due piazze, decisamente
più comodo rispetto in cui le aveva dormito la notte prima. Le
porse anche una sua maglietta e le sfilò il coprifronte
sperando che si riprendesse più in fretta. Lasciò solo la
luce bassa, spense quella del lampadario e si sedette sul letto accanto
a lei. La guardò, e guardandola constatò di essere stato
veramente stupido per averla fatta arrabbiare così. In fondo lei
aveva ragione, cosa ne sapeva lui della sua vita? Poteva solo provare ad
immaginare come fosse vivere in un villaggio, ma lui non era mai
cresciuto in compagnia di altri bambini, non capiva cosa voleva dire
essere accerchiato da tante persone. Non gli piaceva assomigliare a suo
padre, lui lo odiava, ma era in quei momenti che si rendeva conto di
essere come lui. Arrogante e strafottente, sempre così. E i
risultati erano sempre quelli.
"Sono una stupida..." mormorò appena Sarada, girandosi verso
Aki. "Li ho lasciati andare. Io non voglio tornare, ma voglio solo
parlare."
"Abbiamo qualcosa in comune" le fece notare il ragazzo, riferendosi
all'essere stupidi. "Ma non devi fare questi discorsi con me,
perché io voglio che tu resti. Non sono parziale."
"Perché vuoi che io resti?"
Giusta domanda. Ma lui non lo sapeva, lo voleva e basta. Per una volta voleva aiutare qualcuno invece di causare solo disastri.
"Perché di sì. Siamo il team Sadaki, no? E in più ti ho promesso che non ti abbandono...mi dispiace, Sarada."
La mora alzo appena le sopracciglia, confusa: "Per cosa?"
"Per averti fatta arrabbiare. Non volevo farti attivare lo
Sharingan...io sono così abituato a pensare solo per me stesso
che non riesco a capire che tu sei una ragazza che è appena
scappata dal proprio villaggio. Dammi solo il tempo di abituarmi e ti
prometto che diventerò un angioletto."
Sarada ridacchiò appena: "Tranquillo, io prometto che
imparerò a contenermi." e poi tirò fuori dalle coperte la
mano, porgendo il mignolo ad Aki. "Prometti che mi impedirai di
andarmene?"
Il ragazzo osservò il dito dell'Uchiha, stranito, ma poi lo strinse con il suo, sorridendo: "Prometto."
Quando Sarada riaprì gli occhi, sentì due voci nuove
provenire dalla cucina insieme a quelle dei suoi compagni di team. Non
le aveva mai sentite prima, quindi escluse che si trattasse di qualcuno
in cerca di lei. Riuscì ad alzarsi dal letto velocemente, e si
appiattì addosso alla parete della sua camera in modo da
riuscire a sentire ciò che stavano dicendo. Stavano parlando di
viaggi, sentiva Aki inveire alquanto animatamente contro il rientro di
queste persone fin troppo in anticipo, quindi immaginò che si
trattasse di Karin e Suigetsu, i loro genitori. Forse, pensò la
ragazza, potevano essere loro la chiave di tutte le risposte che
cercava. Del resto, avevano vissuto con Sasuke per un bel po' di tempo,
non potevano non sapere nulla. Oltre alla grida di Aki sentiva anche
Daichi riconfermare il pensiero dell'amico, rimproverando sua madre di
essere rientrata troppo presto. E poi sentì la domanda che la
donna fece a suo figlio: "Chi c'è in camera? Avverto un flusso
di chakra molto potente."
"Un'amica" rispose lui, usando un tono parecchio duro.
Purtroppo la donna non cedette, e proprio quando le domande si facevano
più intense, la porta della sua camera venne aperta di scatto e
Aki la guardò confuso, vedendola attaccata alla parete come
un'idiota. Come il suo solito poi scoppiò a ridere e le diede
una sonora pacca sulla spalla: "Sono arrivati quei miserabili dei
nostri genitori, penso tu lo abbia già capito. Vieni, ti
presentiamo."
"Eh?" sbottò Sarada, tirandosi indietro. "Io...non sono pronta!"
"Senti, non fare complimenti. Tu ora sei sotto la protezione mia e di
Daichi, quei due non ti possono toccare nemmeno se vogliono. Chiaro? Tu
fai solo domande e rispondi a ciò che ti chiedono, al resto ci
pensiamo noi."
"La fai semplice tu!" Sarada si ritrovò a piagnucolare come
un'idiota mentre si dava una sistemata ai capelli. "Mi vergogno."
"Dopo questa mi metto a ridere" la rimproverò il ragazzo,
prendendole il polso ed avvicinandola a lei. "Senti, piccola Uchiha
lunatica, tu vai lì e ti presenti come la strafiga figlia di
Sasuke, okay?"
"Così mi offendi" borbottò scherzosamente Sarada, ma alla
fine si ritrovò a percorrere il corridoio al fianco di Aki. Anzi,
più precisamente, dietro ad Aki. Quando arrivarono in cucina si
fece improvvisamente silenzio, e la ragazza si perse nell'osservare i
due adulti davanti a lei. Si rese conto che Aki era veramente simile a
suo padre, nel colore dei capelli e degli occhi, pure nella forma del
fisico e, a quanto vedeva, anche nell'abilità di spadaccino,
dato che anche Suigetsu portava una spada sulla schiena. L'unica
differenza era che Aki riusciva ad avere anche un aspetto rassicurante,
mentre Suigetsu sembrava essere una persona fredda e disinteressata.
Poi passò a Karin, e constatò che Daichi aveva preso
dalla donna solo il colore dei capelli, nulla di più. Per
fortuna non aveva preso da lei gli occhi o quant'altro, perché
ispiravano tutt'altro che fiducia. Sarada però non poteva non
notare che, tra tutti i ninja che lei avesse mai visto, solo lei
indossava gli occhiali.
"Decisamente un'Uchiha" sorrise Suigetsu, squadrandola da capo a piedi. "Sei identica a tuo padre."
"Non lo prendo come un complimento" confessò la ragazza, schiarendosi la gola. "Sono Sarada Uchiha, piacere."
La donna di fronte a lei indicò prima se stessa e poi il suo
compagno: "Io sono Karin e lui è Suigetsu, credo che loro due ti
abbiano parlato di noi."
Non troppo bene, pensò
Sarada, ma tenne il pensiero dentro di sé, uscendosene con un
sorrisetto che poteva fare invidia perfino ad Aki: "Certo che
sì."
"E come mai sei qui?" Suigetsu si sedette su una sedia, appoggiando la
spada vicino a lui. "Insomma, da quanto mi ricordo il nostro Sasuke
vive al Villaggio della Foglia con sua moglie e sua figlia, appunto.
Però tu sei qui."
"Sì, ecco...me ne sono andata. Ho bisogno di sapere cosa
è in grado di fare il mio Sharingan, e nessuno mi rispondeva
mai. Quindi ho deciso che avrei trovato le risposte da sola."
"E hai trovato loro due" concluse Karin, sistemandosi gli occhiali sul
naso aquilino. "Quali sono i tuoi piani, ora? Vuoi metterli in
pericolo?"
"Mamma" sibilò Daichi,
guardando la donna con cattiveria. "Sarada è con noi
perché siamo stati noi a chiederglielo, lei non vuole fare
proprio nulla. Chiaro?"
La rossa annuì, divertita, e lasciò la parola a Suigetsu.
Lui guardò prima Sarada e poi suo figlio: "E tu che mi dici,
Akito? Hai qualche novità?"
"Preferirei che tu rispondessi alle sue domande piuttosto che porle a
me" brontolò il ragazzo, mettendosi di fianco a Sarada. "Avanti."
L'attenzione dei due adulti allora si concentrò su Sarada, che
in quel momento si sentì piccola piccola. Però si doveva
fare forza, se voleva delle risposte doveva per forza iniziare da
qualche parte. Del resto, con lei c'erano comunque Aki e Daichi.
"Cosa sapeva fare mio papà?" Sarada fece la prima domanda, puntando più su Suigetsu.
Infatti fu lui a ridacchiare e a rispondere: "Sapeva fare tante cose.
Lui ha il potere eterno degli occhi di tuo zio Itachi grazie ad un
intervento voluto proprio da Itachi, sa evocare Susanoo e anche
Amaterasu. In più aveva tutte la carte in regola per battere
Orochimaru, quindi era uno dei ninja più temibili in assoluto.
Ora non so come sia, francamente."
Di tutte le cose che aveva sentito, Sarada riconobbe solo il nome di
suo zio, che tra l'altro per lei non era altro che un semplice nome
collegato ad una fotografia. Sasuke sapeva fare tutto quel casino
però non le aveva mai detto nulla. A quel punto, ai suoi occhi
era solo una persona che non serviva assolutamente a nulla.
"Senti, Sarada, io non credo che questo potrà esserti utile"
Karin le appoggiò una mano sulla spalla, e Daichi mosse un passo
verso di lei. Inutile dire che aveva con Karin lo stesso rapporto che
Sarada aveva con Sasuke e Aki con Suigetsu. La fiducia non era per
nulla di casa. "Fidati, questo genere di risposte non ti servono a
niente."
"Cosa vuoi dire?" le chiese allora Sarada, fissandola negli occhi. "Dovrò pur cominciare da qualche parte."
"Non dico che tu non debba iniziare" Karin la parlò con estrema
naturalezza, guardando Sarada con una nota di premura. Daichi non
riusciva a capirne il motivo. "Dico solo che tu debba iniziare a
lavorare lo Sharingan su di te, le storie del passato non ti possono
condizionare, anzi, potrebbero metterti in pericolo. Tieni conto che
evocare Amaterasu e Susanoo ha quasi reso cieco tuo padre, è
meglio che tu non venga a conoscenza di quel genere di abilità.
Avremo tempo di parlare di chi era Sasuke quando sarai pronta a
saperlo."
Sarada si ritrasse leggermente, confusa, ma qualcosa le diceva che
Karin stava parlando seriamente. Più che altro si chiedeva
com'era possibile che fosse passata da un tono così ostile ad un
tono dolce e premuroso. Daichi era ormai a fianco della ragazza, la sua
mano era pronta a scattare per portare via Sarada nel caso sua madre
stesse tramando qualcosa. Non aveva mai parlato così nemmeno a
lui.
"Non capisco...cos'ha fatto mio padre per avere questa fama dappertutto?"
"Vedi, Sarada, i ninja quando sono giovani e hanno poco più
della vostra età commettono degli sbagli di cui non vanno fieri,
e non vogliono raccontarli ai loro figli, ma è normale. Sono
verità che solo altre persone sanno, e magari chi dovrebbe
saperle di diritto, non ha idea di cosa siano. Tutta la tua attuale famiglia è un mistero, ma te lo potremo svelare solo quando sarai pronta. Non ora."
"Ora basta, accidenti" Daichi afferrò saldamente il polso di
Sarada, allontanandola da sua madre. "Volevamo chiarire delle cose, non
creare più confusione. Perché gliel'hai detto
così? Quando le dirai, o direte, tutte queste grandi
verità?"
"Quando lei sarà pronta e grande abbastanza per tornare nel suo
villaggio e guardare le persone che l'hanno cresciuta per quelle che
sono." rispose Suigetsu. "Ora non è nemmeno immaginabile che lei
ci riesca. Deve crescere in ogni senso possibile. Ora ha una
motivazione in più."
"Motivazione?" ridacchiò Aki, raggiungendo finalmente i due
ragazzi. "Scherzi, vero? E' venuta qui fin troppo motivata, ora cosa
dobbiamo fare noi?"
"Dovete aiutarla ad aprire gli occhi" rispose suo padre, caricando la
spada sulla schiena. "Portatela in giro per i villaggi, fatele vedere
tutto quanto. E' una fuga? Bene, non si fugge rimanendo nascosti
sottoterra, ragazzini. Probabilmente scoprirà tutto prima che glielo potremo dire noi. Ma tanto meglio."
"Ora basta" sbottò Aki, sbattendo il palmo a terra ed aprendo le scale, facendo entrare più luce. "Andatevene."
"Volentieri, figliolo" Suigestu ripeté lo stesso sorriso che Aki
era solito a fare, e salì le scale facendo un cenno ironicamente
cordiale a Sarada. Karin invece non disse nulla, strinse solo un'ultima
volta la spalla di Sarada e poi sparì alle spalle di Suigetsu,
mentre Aki chiudeva il sigillo più in fretta possibile.
"Che giornata di merda" mormorò solo la ragazza, passandosi una
mano tra i capelli neri, esasperata. "Prima di sera mi ritroverete con
una corda appesa al collo."
"Niente stronzate, ninja della Foglia," sghignazzò Aki,
decisamente più felice. "Ci siamo in tre in questa situazione.
Non puoi lasciarmi di nuovo da solo con questo qui!" disse indicando
Daichi, che non ci mise molto a mollargli un sonoro pungo sulla spalla.
Tutti e tre scoppiarono poi a ridere, ma nessuno in cuor suo era del
tutto tranquillo.
Inojin se ne stava seduto su un ramo con le gambe a penzoloni, stava
giocherellando con le punte dei suoi capelli giusto per ammazzare il
tempo. Di fame non ne aveva nemmeno un po', la delusione di poco prima
era bastata per fargli passare l'appetito. Era quasi arrabbiato, ma
non sapeva se era perché non riuscivano a trovarla o se era
perché sapeva che la goccia che aveva fatto traboccare il vaso
era stato proprio lui. Si malediceva costantemente per essersi lasciato
abbindolare, ma la situazione era stata così strana che lui non
poteva immaginare che sarebbe successa una cosa del genere: stava
parlando proprio di Sarada quando la ninja del Suono si era avvicinata
a lui. Si sentiva fin troppo stupido, avrebbe voluto vedere Sarada per
dirle tutto quanto: che gli dispiaceva, che voleva riaverla a casa, che
gli piaceva da anni. A quel punto, in mezzo a tutta la confusione, non
sapeva nemmeno se le piaceva perché le piaceva o per abitudine.
Era talmente assuefatto a pensare a lei come la ragazza di cui era
innamorato che aveva tralasciato qualsiasi altro tipo di rapporto che
poteva avere con lei.
"Inojin!"
"Sarada!" il biondo si girò, e strinse la ragazza in un abbraccio. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Puoi dirlo, finalmente chunin!"
I due ripresero fiato, dopo tutta
quell'agitazione quasi quasi avevano dimenticato di respirare. Erano
passati quasi tutti, solo Boruto, Yutaka e Chouchou avrebbero riprovato
l'anno successivo. A quel punto potevano iniziare ad andare in
missione, e di certo non aspettavano altro.
"Possiamo considerarci veri ninja ora."
"Lo eravamo già prima, dai!"
Sarada ridacchiò sistemandosi il coprifronte, orgogliosa di
poterlo finalmente indossare. "Cosa farai oggi?"
"In realtà dovevo decidere con Shikadai ma poi ci siamo dimenticati, quindi...non saprei, veramente. Tu?"
"Nessun programma" la ragazza fece un
sorriso, prendendo Inojin per la manica della giacca. "Allora andiamo
noi due da qualche parte, no? Raggiungeremo Shikadai nel pomeriggio."
Il biondo sentì il suo cuore
fare un salto, e non poté fare altro che sorridere come
un idiota e spostare la sua mano attorno a quella di Sarada,
trascinandola poi in giro per il villaggio.
Inojin sorrise a quel ricordo, consapevole di non poterlo più
ripetere ancora per parecchio tempo. Gli faceva male sapere di aver
sprecato così tante occasioni, magari se avesse detto a Sarada
ciò che provava forse lei sarebbe stata ancora al villaggio, e
tutto quel casino non sarebbe mai successo.
"Inojin, dai, andiamo!" Shikadai lo chiamò, e lui fece finta di essersi perso con lo sguardo.
Infatti ridacchiò e portò la mano dietro la nuca: "Scusate, mi ero incantato."
"Forza, Inojin-rincretinito, dobbiamo andare" Boruto alzò il pollice in aria. "Dobbiamo ancora trovarla, se ti ricordi."
"Me lo ricordo, tranquillo" sorrise il biondo scendendo dall'albero, pronto per ricominciare la caccia al fantasma.
Le squadre di jonin proseguivano la ricerca senza alcun genere di
progressi. Purtroppo il clan Inuzuka non aveva potuto prendere parte
alla spedizione, lasciando quindi i ninja senza tracce sicure. Era un
po' una ricerca ad occhi chiusi: sapevano bene chi cercare ma non sapevano dove
cercare. Ino e Shikamaru stavano perlustrando tutta la zona est di
Konoha, Sakura e Sai quella ad ovest mentre Sasuke e Hinata erano
già usciti da Konoha, e si stavano dedicando al perimetro di
Suna. Grazie alle ricetrasmittenti si tenevano tutti quanti in contatto
con Naruto, così l'Hokage riusciva ad avere sempre tutte le loro
posizioni.
"Sembra che non abbiano ancora trovato nulla" mormorò Naruto, sbuffando.
"Devi avere pazienza, Settimo" Temari appoggiò una mano sulla sua spalla. "Vedrai che li troveranno."
"Non sono preoccupato per Shikadai, Sarada o Inojin...loro sono ninja
in gamba, già formati e con la testa sulle spalle. Bolt,
invece...ah, quel guastafeste è capace solo di farsi male."
"Devi avere più fiducia in lui" Temari si sedette sulla sedia
davanti alla scrivania. "Se ha passato gli esami per diventare chunin
vuol dire che ha tutte le carte in regola. E poi non è da solo,
ricorda che è in una squadra che gli può guardare le
spalle."
"Sembra che tu non sia nemmeno preoccupata per tuo figlio."
La donna sorrise, e poi sospirò: "Per quanto Shikadai sia
sfaticato come suo padre, ci mette il cuore nelle cose che fa, e se
vuole può raggiungere qualsiasi obbiettivo. E' ovvio che io sia
preoccupata per lui, ma allo stesso tempo sono felice che abbia fatto
questo, perché significa che lui tiene veramente all'amicizia
che ha con Sarada. Vuol dire che in fondo è più grande di
quanto io pensassi."
Naruto ci pensò un po' su, e concluse che Temari aveva
pienamente ragione. Restava solo che sperare che avesse preso la
prudenza di Hinata e non la sua.
"Okay, ora dobbiamo chiarire un po' di cose" Sarada portò le
mani ai fianchi, seria più che mai. "Mi dovete spiegare che fine
ha fatto il quarto membro del team Taka, ovvero Juugo, chi è
Fuyuko e gli altri due che ha nominato quando ero con Aki" poi
indicò l'Hozuki. "Perché hai le bende sul braccio destro
che ti sei tolto per medicarmi e perché dovrei concentrarmi
sullo sviluppo dell'abilità prima di conoscere le risposte che
cerco."
"Poi sarà anche il nostro turno, vero?" Daichi imitò la
postura di Sarada. "Allora, non sappiamo più nulla di Juugo, non
che i nostri genitori ce ne parlino più di molto. Sappiamo solo
che è sparito. Fuyuko è una nostra nemica, e
insieme a Ryoichi e Tatsuya formano un trio parecchio rompicoglioni.
Purtroppo loro sanno dove stiamo nascosti, ma solo io e Aki sappiamo
sbloccare il sigillo, fortunatamente. Fatto sta che però siamo
entrati in conflitto anni fa, e ci scontriamo quasi regolarmente.
Finalmente combatteremo alla pari con te in squadra, la prossima volta."
"Chi vi dice che voglio combattere?"
Aki appoggiò scherzosamente il mento sulla testa di Sarada,
ghignando: "Ce lo dice il fatto che siamo il team Sadaki, cara mia. E
volente o nolente comunque ci finirai in mezzo, poi deciderai tu se
buttarti nella mischia o meno."
L'Uchiha scivolò via dalla sua presa, fulminandolo con lo
sguardo: "E perché mi avevi detto che era una storia lunga?"
"Perché è una storia lunga, solo che al momento non avevo voglia di raccontartela."
"Che simpatico" brontolò Sarada, incrociando le braccia. "E che mi dici di te? La questione delle bende?"
"Altra storia lunga" sibilò Aki tra i denti, ma Sarada
riuscì a prendere il lembo della maglietta prima che si
allontanasse.
"Io ti ho detto tutto, ora tocca a te!" sbottò lei, incrociando le braccia. "Chi è che scappa sempre, ora?"
Aki fece un sorrisetto: "Non citare le mie frasi, ninja della Foglia. Hanno il copyright."
Daichi scosse la testa portandosi una mano alla fronte, esasperato.
Sarada invece si limitò a fissarlo, un po' scocciata ma un po'
divertita. Così Aki dovette prendere un respiro, sedersi sul
tavolo e iniziare a raccontare una storia che solo Daichi sapeva:
"Quando sono nato c'era una specie di piccola guerra in corso tra il
Villaggio del Suono e quello della Nebbia, dove mia madre mi stava
dando alla luce. Mio padre la difendeva, combatteva chiunque le andasse
vicino. Non che lei avesse fatto qualcosa di male, ma sai, erano ninja
stronzi e non volevano che il Villaggio della Nebbia crescesse sempre
di più" il sorriso di Aki andava via via spegnendosi.
"Così appena sono nato mio papà mi ha portato via da
lì, lasciando per un attimo mia mamma senza copertura. Mi ha
nascosto da qualche parte, è tornato sul campo di battaglia ma
lei era quasi già morta. Così mio padre non ha nemmeno fatto in tempo a girarsi che
avevano preso anche me, stavano per ammazzarmi ma lui li ha
scaraventati via e ha trasferito il chakra della mamma dentro di me,
sigillandolo col simbolo che ho sulla spalla. Lei era un ninja medico,
così le sua abilità curative ora le ho io, solo che
preferisco usarle solo se ce n'è necessità. Preferisco
essere un ninja che combatte, piuttosto che ciò che era mia
mamma."
Sarada rimase a bocca aperta, non aspettandosi nulla di tutto
ciò. Aki la guardava negli occhi con lo sguardo perso in qualche
ricordo, ma la domanda che lei gli doveva fare le venne spontanea, e la
disse senza nemmeno pensare.
"Se tu avevi poco più che qualche minuto, come fai a ricordarti tutto?"
"I ricordi sono nel chakra di mia mamma, da solo non potrei sapere
niente di tutto ciò" il ragazzo si strinse nelle spalle. "Se il
sigillo è coperto non può fare nulla, ecco perché
tengo le bende."
"Io vi lascio parlare" sorrise Daichi. "Ho diverse cose da finire. Preparate voi il pranzo, eh?"
I due annuirono, e il rosso si dileguò, chiudendosi dentro il
suo studio. Chissà per quale motivo alla fine Daichi non aveva
mai segreti e invece Aki doveva esserne coperto.
"Perché mi hai detto che ti aveva abbandonato?" domandò Sarada, sedendosi sul tavolo accanto a lui.
"Perché è una storia che non mi diverto a raccontare. Mi dispiace."
L'Uchiha si strinse nelle spalle, e poi sorridere: "Guarda che non vale
che solo io devo romperti i coglioni con le mie fisse mentali. Puoi
farlo anche tu."
Aki scosse la testa, divertito, e poi girò il viso verso Sarada: "Ci sto, ninja della Foglia."
"Un'ultima domanda" disse la ragazza, confusa. "Perché non indossi il coprifronte mentre Daichi sì?"
"Perché quelli del Suono si ricordano di me e di mio padre, se
vedessero il coprifronte sarebbe battaglia persa in partenza per noi.
Lo metto solo in caso di combattimenti seri."
"Quindi è per questo che Fuyuko è tanto arrabbiata? Lei sa chi sei?"
"Eccome se lo sa!" Aki scese dal tavolo, sgranchendosi le braccia.
"Purtroppo sì. Ma finora io e Daichi abbiamo sempre avuto la quasi
meglio."
Sarada sorrise, scendendo dal tavolo per raggiungere Aki. Non parlarono
più dell'argomento, anzi, cambiarono totalmente discorso. Per la
prima volta Sarada si mise a cucinare, e non avendolo mai fatto prima,
Aki trovava ogni pretesto buono per prenderla in giro e insegnarle come
andava fatto correttamente. Ridevano per ogni cosa, specialmente quando
Sarada buttò metà del sacchetto di riso in testa al
ragazzo, che ormai esasperato non fece altro che ridere. Si misero
anche a ballare il valzer aspettando che il riso cuocesse, sebbene
nessuno dei due sapesse bene i passi. Ma era una cosa fatta tanto per,
tanto a loro bastava divertirsi. Daichi li osservava dal suo studio in
fondo al corridoio, e sorrideva pensando che finalmente Aki aveva
trovato un'amica che lo aiutasse a fare i conti con tutta la sua storia.
Sasuke era salito sul punto più alto dell'albero più
vicino per riuscire a parlare con Naruto senza che la linea venisse
costantemente interrotta. Hinata stava perlustrando la zona con il
Byakugan, allora lui ne aveva approfittato per riposarsi un attimo.
Sentiva la stanchezza del viaggio precedente gravargli sulle spalle, ma
non era comunque più pesante della consapevolezza che Sarada
fosse chissà dove.
"Sasuke, ehi, mi senti?"
Lo shinobi portò la mano sull'auricolare, avviando il contatto: "Forte e chiaro."
"A che punto siete?"
"Siamo a metà del perimetro di Suna, penso che dopo passeremo al
Villaggio della Terra. Lì come vanno le cose? Novità?"
Naruto girò sulla sedia, fermandosi poi con i piedi addosso alla scrivania: "Purtroppo no. Come sta Hinata? E' stanca?"
"E' più in forze di me" brontolò Sasuke, appoggiando la schiena al tronco.
"Mi è venuta un'idea" Naruto appoggiò i gomiti alla
scrivania. "Perché non provi con Susanoo? La troverebbe subito."
"Non ho chakra a sufficienza. Per chiamare Susanoo mi servirebbe almeno il quadruplo di chakra."
Il Settimo sbuffò: "Capisco, certo, hai ragione. Meglio non fare cazzate. Hai notizie dalle altre squadre?"
"Ino e Shikamaru hanno trovato tracce di un gruppo di tre ninja, ma non
possiamo sapere se sono loro. Sakura e Sai invece ancora nulla."
"Va bene, del resto siete partiti solo da qualche ora. Ci sentiamo più tardi, teme."
"A dopo, dobe."
Eccoci qui.
Mi scuso
per il ritardo, ma alla fine ho più voglia di scrivere che di
pubblicare, perciò in questo periodo mi sto dedicando solo alla
stesura dei capitoli, tant'è che sono al capitolo dieci :')
Comunque,
le scuole sono iniziate e i ritmi si fanno difficili per tutti quanti,
quindi innanzitutto volevo fare gli auguri a tutti per un buon inizio e
per chi ha gli esami a fine anno, auguro ancora più fortuna.
Passiamo al capitolo, che dite?
Insomma, sono un po' tutti in giro, come finiranno le questioni lasciate in sospeso?
Stay tuned!
Ale xx
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