«Quando ci siamo conosciuti volavano scintille, ma
nonostante ciò, quello che ha fatto battere il mio cuore sono stati i tuoi
occhi.»
Dean ripeté quelle parole ancora una volta fissando il soffitto
della sua stanza; la schiena aderente al letto e prese un grosso respiro. Aveva
smesso di combattere quella lotta interna scatenata dalla rivelazione avuta.
Aveva rinunciato al trovare una risposta.
Era arrivato alla conclusione che quella mattina si era
svegliato con quel pensiero in testa e che lì sarebbe rimasto per il resto
della giornata.
Non era il pensiero in sé che lo disturbava, e nemmeno
l’assoluta certezza che Sam sapesse che c’era qualcosa che non andava in lui,
era il fatto che non riusciva a smettere di chiedersi perché.
Perché ora? Perché
oggi?
C’era qualcosa che continuava a sfuggirgli eppure non
riusciva a capire cosa.
Lui e Sam non avevano notizie di Cas
da un po’, e questo non era affatto
ok, ma chi era lui per lamentarsi? Non è che l’altro gli dovesse qualcosa,
giusto? E ovviamente poteva andarsene quando e dove voleva…Dean comunque non
avrebbe avuto il coraggio di chiedergli di restare quindi….
Si alzò in piedi trascinandosi intorno per il bunker alla
ricerca di qualcosa per tenersi occupato.
Dio, dove erano i
mostri quando avevi bisogno di loro?!
«Hai chiamato Cas, oggi?» Sam
sollevò leggermente lo sguardo dal libro che stava leggendo non appena lo sentì
entrare in biblioteca.
«No, perché avrei dovuto? L’hai chiamato tu?» Rispose Dean
forse un po’ troppo affrettato.
«Ѐ il vostro anniversario, non certo il nostro.» Sam
replicò senza degnarlo di uno sguardo.
«Cosa?» La voce di Dean non era così acuta come poteva
sembrare. «Che…Cos…Di cosa diavolo stai parlando?» Chiese cercando di sembrare
calmo. Invano.
«Vi siete conosciuti oggi, sette anni fa.» Sam chiuse il
libro guardando suo fratello maggiore con un sorriso divertito stampato in
volto. «Te ne sei dimenticato?» Lo prese in giro.
«Io…Ovvio che no!» Dean incrociò le braccia al petto. «E
comunque non sono affari tuoi!»
«Vado a farmi una doccia.» Mormorò l’altro alzandosi dal suo
posto e avviandosi verso il bagno. Sapeva benissimo che era inutile ragionare
con suo fratello, l’unica cosa che poteva fare era colpirlo sul vivo.
«Però dovresti chiamarlo, fai già abbastanza schifo come
ragazzo.» Disse con un tono noncurante.
«Tu…Tu…Tu fai schifo come ragazzo.» Dean alzò la voce per
raggiungere, nel corridoio, le orecchie di quel traditore di suo fratello, che
sghignazzò divertito.
Il maggiore dei fratelli Winchester si mosse con fare
circospetto per la stanza, raggiungendo la porta e sbirciando Sam chiudersi in
bagno.
Non appena fu sicuro di essere solo, lontano da sguardi
divertiti e orecchie pronte all’ascolto, tirò velocemente il cellulare fuori
dalla tasca dei pantaloni.
Non pensò a cosa dire, e fu probabilmente un errore, ma non
gli importò molto non appena sentì la voce di Cas
dall’altro lato del telefono.
«Ciao, Dean.» Il cacciatore ringraziò Dio del fatto che
nessuno lo potesse vedere in quel preciso istante, mentre si torturava i
capelli e sorrideva come un’adolescente alla sua prima cotta. «C’è qualcosa che
non va?»
«No, affatto.» Si affrettò a rispondere. «Come stai, amico?»
«Sto bene…» Il tono di Castiel
sembrava confuso. «Sei sicuro che vada tutto bene?» Insistette.
«Sì, certo. Non è che ti telefono solo quando c’è qualcosa
che non va…» Iniziò Dean, mordendosi la lingua per la nascosta verità di quelle
parole.
«Beh…» Cominciò a rispondere Castiel
e Dean ringraziò di nuovo la sua buona stella, quando sentì una voce parlare
con il ragazzo dall’altra parte del telefono, distraendolo dalla, praticamente
certa, discussione che sarebbe scaturita.
Dean ascoltò Cas annunciare “ci vorranno solo due minuti” e poi una
serie di rumori soffusi che non riuscì ad identificare.
Non riuscì a trattenersi.
«Ti sto forse disturbando, Cas?»
Chiese, maledicendosi subito dopo.
«No…Ѐ solo…» All’orecchio di Dean giunse il rumore di una
porta che si chiudeva e poi Castiel riprese a
parlare. «Sono da Jody.»
«Da Jody?!» Dean rimase per un attimo spiazzato, quasi
offeso per non essere stato invitato. «Avresti potuto avvertirci, scommetto che
Sam sarebbe stato felice di venire.»
«Sono qui per Claire.» Aggiunse Cas,
come per spiegarsi.
«Sta bene?» Non
era apprensione quella che provava, ok?
Era semplicemente pura curiosità.
«Sì, sembra essere in salute.» Rispose Cas
e Dean se lo immaginò aggrottare la fronte. «Solo che Jody voleva che le
parlassi, riguardo ai suoi genitori, ma credo che adesso sia ok.»
«Bene.»
Il silenzio li avvolse per qualche istante, ma Dean non si
sentiva affatto a disagio, ormai era abituato a questi momenti con Castiel, ma nonostante ciò si schiari la voce. «Sai a cosa
stavo pensando prima?» O meglio, da metà
giornata…
«Non sono più un angelo, non potrei proprio saperlo, Dean.»
Rispose l’altro e Dean fece di tutto per non sghignazzare.
«Era una domanda ret…Lascia
perdere.» Rinunciò prima ancora di spiegarsi e cercò di raggruppare tutto il
coraggio per ammettere quello che voleva dire. «Stavo pensando alla prima volta
che ci siamo incontrati.»
«Quando mi hai pugnalato?» Domandò l’altro con un tono
vagamente divertito che Dean notò subito.
«Sebbene quello sia un ricordo molto importante per me…»
Iniziò continuando a scherzare e sentendo l’altro sospirare dall’altra parte
del telefono. «…Stavo pensando a tutte quelle scintille che volavano in quel
povero fienile.»
«Sì, è stato un bello spettacolo.» Castiel
annuì, sorridendo al ricordo.
«L’hai fatto apposta?» Dean chiese sorpreso e Cas rise.
«Non lo saprai mai.»
Il leggero bussare alla porta della stanza in cui si era
rifugiato Castiel interruppe l’atmosfera rilassata
che si era creata. «Arrivo.» Rispose l’ex-angelo, riportando poi la sua
attenzione a Dean. «Dovrei riattaccare, adesso.»
Dean non avrebbe voluto farlo, in realtà non avrebbe voluto
nemmeno avere queste conversazioni al telefono. Avrebbe voluto solo averlo lì con lui.
«Ok, sì. Va bene.» Rispose nascondendo la delusione di dover
chiudere la telefonata, proprio ora che erano riusciti ad eliminare la
tensione.
Da quando si era reso conto di quel che provava era sempre
la stessa storia: iniziavano a parlare, arrivavano con fatica a scacciare la
tensione, ad essere rilassati, tanto che a volte Dean aveva pensato che magari
anche Cas provava quello che provava lui, ma accadeva
qualcosa.
Sam li raggiungeva sul divano e si sedeva in mezzo a loro;
spuntava un caso, bussavano ad una porta, succedeva sempre qualcosa che li
riportava indietro, alla linea di partenza.
Dean odiava quando fosse frustrante...Avrebbe riattaccato e
poi scagliato il cellulare contro il muro davanti a lui, lo sapeva benissimo.
«Dean?» Castiel richiamò la sua
attenzione al telefono.
«Sì, Cas?»
«Claire mi ha detto che dopo sette anni una persona ha decisamente passato il momento in cui è
accettabile chiedere di uscire insieme, ma…Io credo che si sbagli, tu che ne
pensi?»
Ѐ usanza comune dire che, quando si riceve una notizia in
cui si spera, il cuore si fermi per un breve istante, ma Dean era assolutamente
certo di non averlo mai sentito battere così forte. Era come se il suo cuore
non avesse mai battuto prima di allora e avrebbe voluto dire talmente tante
cose, ma le parole continuavano ad inciampare e a non raggiungere la sua bocca,
impedendogli di parlare.
«Sei ancora lì?» La voce di Castiel
era diventata quasi un sussurro.
«S..Sì. Sono qui.» Riuscì a
rispondere, la voce leggermente più roca del solito. «Credo che lei sia solo
una ragazzina e che non capisca.» Aggiunse parlando lentamente, cercando di
calmarsi.
«Quindi…Abbiamo un incontro per festeggiare?» Dal tono di
voce di Cas, Dean capì che stava sorridendo.
«No, abbiamo un appuntamento.» Rispose assaporando la
sensazione di benessere che gli dava anche semplicemente il pensiero di poter
dire una cosa del genere. «E non ti azzardare a farmi aspettare il giorno del
settimo anniversario del nostro incontro o dirò a Sam che sei tu il pessimo
ragazzo.» Aggiunse tutto d’un fiato per darsi un minimo di contegno.
«Ok…» Cas rispose incerto, avrebbe
chiesto quella sera cosa diavolo era quel discorso su Sam. «Ci vediamo là,
allora.» Aggiunse con un tono compiaciuto che Dean già sapeva non si sarebbe
mai stancato di ascoltare.
«Ci vediamo a casa, Cas.»
Ciao a tutti,
era da una vita che non scrivevo e
torno con una fic Destiel! Yeeaaah.
Idea nata per celebrare il Destiel
Day (infatti ho pubblicato giorni fa in inglese, ma
ho deciso di tradurre e buttare anche qui su EFP, giusto per infestare una
sezione in più con la mia presenza).
Ok, sì questi due tirano fuori il peggio fluff e il peggio angst dalla sottoscritta, quindi per ora consideratevi
fortunati per aver avuto questa ff sdolcinata fino al
midollo…Chissà se tornerò con qualcosa di angstoso o fluffoso, chissà…
Ok, lascio stare. Sono parecchio su di giri perché sono
riuscita a scrivere questa storia dopo mesi che non scrivevo e anche se è la
prima volta che scrivo in questa sezione del sito per me è importantissimo
sapere che son riuscita a tornare a pubblicare! Quindi perdonate se non vi
parlo troppo di questa ff, ma mi dilungo qui.
Ok, passo e chiudo.
Un abbraccio e grazie a chiunque leggerà. J
Cos