nial
Angolo dell'autrice
inesperta:
Desidero
precisare alcune cose:
- è la
prima votla che scrivo una storia sugli One Direction, sia nella
realtà che pubblicata
- Questa fic
è già stata pubblicata su Wattpad, non ho
controllato se qualcuno l'avesse messa anche su EFP, ma in ogni caso
è mia
- Su wattpad mi
chiamo Staroftheeast
- Appunto per le
future storie: non so se qua si nota molto, ma né in questa,
né nelle altre, Zayn sarà presente, ormai non fa
più parte della band e tutto lo devono accettare come in
molti hanno fatto.
Buona lettura
/! La foto mi appartiene, se la desiderate, chiedete /!
"Goodbye Forever"
24/09...
Mancavano ancora tre mesi a quella data. A quella data che tutti
consideravano la "Vigilia di Natale", anche per lei lo era, ma
significava anche altro.
Dalla scorsa Vigilia teneva il conto e da quando aveva iniziato la
nuova scuola, aveva preso a scriversi sul polso quella data, quel 24/12.
Quei quattro numeri e quella barra che ne divideva due dagli altri due,
per lei erano ovunque.
La password della sua valigia, il pin per sbloccare il cellullare, la
scritta sul suo bracciale preferito...
Era da tempo che non lo vedeva.
Non vedeva più i suoi occhi azzurri, il suo sorriso e non
sentiva più la sua risata contagiosa.
Alla vigilia dell'anno che andava a cocludersi sarebbero stati tre
anni. Tre anni che non lo vedeva.
"Tornerò al
tuo compleanno e a
ogni data importante per te. Mi farò sentire, una lettera,
un
messaggio. Avrai sempre notizie su di me..."
Ecco come l'aveva illusa.
Da quando era partito, l'unica cosa che le restava erano i giornali con
le sue foto, i numerosi sold out che faceva, le canzoni che cantava.
Quanto gli mancava.
Il tempo passava, un altro mese si era susseguito e ne mancavano due
alla Vigilia, ormai era divenuta per lei una routine quella vita.
Alzarsi alle sei, lavarsi, fare colazione. Salutare sua mamma e suo
papà. Controllare la cartella, prendere l'abbonamento,
cuffie e
telefono. Indossare una felpa un pò troppo larga per lei e
andare alla fermata del bus.
Salire. Attaccarsi, per non cadere, e far partire la musica. Pazientare
ogni fermata e chiacchierare con gli ormai ex compagni delle medie.
Arrivare a destinazione. Scendere dal bus e andare a scuola. Presentare
i compiti e passare sei ore. Passare per il sottopassaggio. Attendere
mezz'ora il pullman e tornare a casa. Fare i compiti. Mangiare e andare
a dormire.
Era una routine noiosa, ma lei si ricordava sempre di lui. Quella felpa
troppo larga che lui le aveva lasciato
"Me la ridarai quando ci
vedremo, visto che ti è piaciuta particolarmente."
Sorrideva mentre le sussurava quelle parole.
La canzone che lei ascoltava, era stata una delle sue prime cover
"Quando inizierai a
prendere il
pullman, indossa queste cuffie, spingitele nelle orecchie e ascolta la
mia voce, ti tranquilizzerà"
Aveva fatto effetto il primo anno, in cui lui
l'accompagnata alla fermata e restava lì con lei, come fosse
un padre.
Poi era diventata la sua rovina. Da quando lui era partito, erano tre
anni che lei si cacciava quelle cuffie nelle orecchie. Faceva partire a
massimo volume quella canzone e l'ascoltava. Si mordeva le labbra.
Sembrava una masochista, ma non lo era. Non era depressa, non era
autolesionista, non fumava e non beveva per dimenticarsi di lui.
Aveva a malapena diciotto anni. Era al quarto anno della scuola
superiore ormai.
Lui ne avrebbe compiuti a breve ventiquattro. Erano solo sei anni di
differenza, cosa voleva che fossero?!
Il tempo si susseguiva, mancava poco tempo alla Vigilia. Lei era in
giro con le sue amiche. Doveva comprare alcuni regali per i suoi
compagni più affezionati.
Aveva lasciato gli auricolari a casa. Non voleva risentire la sua voce.
La sua felpa però le fasciava ancora il corpo.
Era stata in giro diverse ore.
Prese il pullman, tornò a casa. Salutò le sue
amiche. Il
buio aveva investito la città prima del previsto. Stava per
giungere al cancello della sua casa, quando vide qualcuno fermo davanti
ad esso che osservava la casa.
Si bloccò, aveva il telefono pronto per chiamare aiuto in
caso
fosse stato un pazzo. Lui si voltò a fissarla, lei rimase
ferma,
punto la luce del cellullare verso di lui e poi comprese di chi si
trattasse.
Gli corse incontro, buttandosi tra le sue braccia. Lui la prese al volo:
"Niall!"
"Ehy piccola! Quanto è passato da quando non ci vediamo?!"
Anche lui era partito insieme all'ormai prossimo ventiquattrenne,
però le aveva scritto, si era preoccupato della sua scuola,
si
sentivano spesso, così come con gli altri due membri del
gruppo:
"Sono così felice di rivederti biondino"
"Non chiamarmi così dai!"
"Ti voglio bene, mi sei mancato!"
E lo strinse tanto a sé, respirando quel buon profumo che lo
caratterizzava.
Lo fece entrare e lo fissò:
"Hai sistemato i denti?! Sei ancora più bello
così!"
"Prima non lo ero?!"
"Scemotto ahahaha."
Gli era mancato moltissimo:
"Ho una cosa da dirti..."
Si fece serio e cupo. Lo fissai dubbiosa:
"Beh..."
E le disse ciò per cui era venuto.
Sbarrò gli occhi, lei, sentendo che stava per piangere.
Lui la comprese e la strinse a sé, permettendole di piangere
sulla sua spalla.
Non era possibile, lei lo aveva atteso invano per quei tre anni.
Si era scritta la sua data di compleanno, si era disegnata di tatuaggi
sul corpo per ricordarlo e lui? Lui le aveva bellatamente voltato le
spalle, dimenticandola:
"Ormai è da mesi che va avanti questa storia, ho deciso di
non
dirtelo subito, perchè niente era sicuro e lo speravo per te
che
ciò con avvenisse."
Lui sapeva, lui lo sapeva che lei era sempre stata invaghita del suo
amico, del più "anziano della band", del veterano...
Quella notizia sperava di non dirgliela mai, si sarebbe fatta del male,
l'avrebbe completamente distrutta:
"Da quanto tempo?"
"Diversi mesi."
"Non riuscirò a sopportare la cosa. Non c'è
l'avrò
con la ragazza, né tantomeno con il bambino, anzi se mai lo
dovessi vedere, lo amerò come fosse mio, perchè
amo i
bambini, ma c'è l'avrò per sempre con lui."
Iniziò a singhiozzare:
"Me lo aveva promesso, sarebbe tornato da me, gli avrei ridato la sua
felpa, gli avrei mostrato che ero migliorata e sapevo cantare, me lo
aveva promesso."
Dicevano fosse destino, destino che loro due si sarebbero rincontrati,
si sarebbero abbracciati e baciati, sarebbero divenuti fidanzati e poi
sposi, avrebbero dato luce ad un bambino.
Tutti già immaginavo le urla isteriche della ragazza, che
rimproverava il marito per una svista verso il piccolo.
O il ragazzo, che con cura aiutava la moglie e il figlio e li
stringeva a sè in modo possessivo, osservandosi bene intorno.
"Erano tutte illusioni."
Ed era vero.
Niall la stringeva a sé con fare possessivo, come
l'altro componente della band dagli occhi azzurri non era stato in
grado di fare. Il biondo sapeva bene delle promesse dei due. Sapeva
che lui le aveva detto che sarebbero stati per sempre insieme, era
stata illusa:
"Non possiamo più fare nulla noi..."
Lei alzò la testa dalla spalla del ragazzo quando senti
quelle
parole. Si asciugò le lacrime e tentò di
sorridere:
"Voi non dovete
fare nulla.
Anzi, dovete essere felice per lui e anche per lei, voler bene al
bambino, come ne volete a Lux, perchè nessuno ha colpa in
questa
storia."
Lui la fissò quasi stupito della sua reazione:
"Se lui ne è felice, io lo sono, è giusto
così."
Loro dovevano stargli accanto, erano come fratelli per lui.
Si allontanò da lui e fece scendere lo zip della felpa,
togliendosela, la ripiegò con cura e se la porto alle
narici,
respirandone un'altra volta l'odore, l'odore dell'ultimo abbraccio,
l'odore del "Ritornerò
e staremo insieme per sempre", l'odore di una tremenda
bugia, l'odore di un'illusione durata troppo tempo.
Appoggiò il capo sul mobile vicino a lei e andò
in bagno,
fece scorrere l'acqua sul polso eliminando quella data, quel maledetto
"24/12".
Tornò da Niall:
"Non so quando ripartirai, ma ti prego, portargli questa."
Gli offrì la felpa e lui la osservò
titubante:
"Ma te l'ha regalata..."
"Sì, insieme a una stupida illusione."
Continuò a torturarsi le labbra per non piangere.
Niall prese la felpa e la strinse.
Lei sospirò e abbozzò un sorriso malinconico:
"Tutto finisce Niall... è inutile illudersi per qualcuno che
è lontano. Ho avuto te, Harry e Liam, in questi mesi di
solitudine, siete stati fantastici, ma sapete bene che nessuno
saprà sostituire..."
E le venne difficile pronunciare il suo nome, le sue corde vocali si
rifiutavano di tradurre l'aria che stava per uscire in quel nome, ma ci
riuscii:
"Louis..."
E pianse di nuovo. Si coprii gli occhi piangendo sulle mani e Niall
l'abbracciò di nuovo.
In quel momento le venne in mente la frase di una canzone che ascoltava
molto:
"Tutto finisce, non
è l'amore, ma il fatto che stiamo entrambi male che ci
unisce..."
E forse era vero. Doveva accettare il suo ricordo.
Salutò Niall invitandolo a tornare l'indomani e passare i
giorni
prima della Vigilia, e quindi della sua partenza, con lei.
Chiuse la porta e si preparò a impacchettare i regali.
Preparò quello per le sue amiche, per i suoi amici e per i
parenti.
Poi prese quel regalo. Lo osservò stringendolo tra le mani.
Dopo
quello ve ne erano ancora tre, impacchettò prima quelli.
Tornò su quello lo osservò e lo mise sopra la
carta. La chiuse e ci mise un piccolo fiocco.
Prese un biglietto d'augurio e la penna e ci scrisse sopra:
"Goodbye forever, Louis
William Tomlinson"
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