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Tragodìa
Alla mia Manu. Per dirti che credo in te e che ti voglio bene, sempre e
comunque.
Συν σοι. Μονος. [Con Te. Da Solo.]
Un alito di denso fumo grigio sfiorò Aphrodite.
“Non puoi proprio farne a meno?” chiese il cavaliere dei pesci,
sollevando la bionda testa ricciuta.
Death Mask non rispose. Guardava dritto dinanzi a sé, tenendo la
sigaretta accesa tra le dita.
Aphrodite abbassò lo sguardo.
Calò il silenzio.
Certo, adesso la spegnerà, si alzerà, si rimetterà i vestiti. E se
ne andrà. In quest’ordine.
Death Mask allungò il braccio fino al posacenere poggiato sul comodino
accanto al letto. Quello che Aphrodite aveva messo lì, appositamente per le sue
visite.
E lui non se ne era neanche accorto.
Spense il mozzicone con un gesto perentorio, deciso. Era così, il
cavaliere del cancro. Era irruento, mai delicato. Mai.
Eccolo, il segno rivelatore. Fine della sigaretta, fine della
permanenza.
Istintivamente, Aphrodite si strinse di più a Death Mask, appoggiando
il capo sul suo abbronzato torace scolpito. Lo sfiorò con le bianche dita
affusolate. Neve di Scandinavia sulla terra di Sicilia. Neve candida, fredda.
Terra bruna, baciata dal sole.
Death Mask fece per alzarsi. Aphrodite non voleva permetterglielo.
Cercò disperatamente qualcosa da dire, qualunque cosa, purchè fosse utile a
farlo restare. Qualsiasi cosa…
“Ancora un po’… -sussurrò- resta ancora un po’…” le uniche parole cui
aveva saputo pensare.
Death Mask gli rivolse un’occhiata fugace, fuggevole. Furtiva.
Aphrodite gli avvolse le braccia intorno alla vita, incoraggiato dal
suo silenzio. Sollevò la testa, sporgendosi verso di lui. Voleva solo sentire le
sue labbra sotto le proprie. Voleva solo un bacio…
Death Mask lo allontanò, divincolandosi dalla sua stretta leggera con
un movimento che non ammetteva alcuna obiezione. “Devo andare” disse mettendosi
a sedere.
Duramente.
Glielo disse duramente.
Il cavaliere dei pesci allungò un braccio. Gli sfiorò la schiena nuda.
“Ti ho detto che me ne devo andare” questa volta era quasi un ringhio.
Death Mask scattò in piedi, come se a toccarlo non fosse stata la
tiepida mano di Aphrodite, bensì un tizzone arroventato.
Indossò in fretta l’armatura del cancro ed uscì dalla stanza.
Aphrodite lo seguì con lo sguardo, incredulo. Ferito.
Si riscosse solo quando Death Mask ebbe varcato la soglia della camera.
Si riscosse soltanto dopo essere rimasto solo.
Si alzò, avvolgendosi il lenzuolo intorno alla vita. Lo raggiunse. Gli
afferrò un braccio, con stizza. “Non mi saluti neanche?” gli disse, rabbioso.
Death Mask si voltò a guardarlo. Il suo bel viso olivastro tradiva una
certa meraviglia.
Aphrodite allentò la presa, e i suoi lineamenti delicati si distesero,
aprendosi in un mezzo sorriso. “Solo…non capisco perché…” mormorò.
“Devo tornare alla quarta casa, non posso lasciarla incustodita. Non
per te”
Eccola, tutta la cattiveria di cui Death Mask era capace.
Sei un povero stolto, avresti dovuto aspettartelo.
Era un povero stolto, avrebbe dovuto aspettarselo. Perché, quando era
costretto a difendersi, il cavaliere del cancro diventava meschino. O,
semplicemente, dava libera espressione alla propria meschinità. Ma…proteggersi
da quale minaccia? Da lui?
Aphrodite ritirò il braccio. “Va bene”
Doveva nasconderla, la stupida amarezza che non avrebbe dovuto provare.
Non avrebbe dovuto, no, perché ne era consapevole. Sapeva con chi aveva a che
fare, lo sapeva fin dall’inizio. E ancora si illudeva che non sarebbe stato così
difficile. E doloroso, anche.
Death Mask lo guardò per un istante, prima di volgergli le spalle e
allontanarsi da lui. L’altro lo osservò varcare la soglia del dodicesimo tempio.
Di nuovo, lo vide andar via. Non si riscosse questa volta, neppure quando l’eco
di quei passi risoluti si fu spenta. Nemmeno quando si avvide di essere rimasto
da solo.
Δακρυον
στρατιωτου [Le Lacrime Del Guerriero]
Death Mask fissava il cielo, seduto sul limitare del tempio di cancer.
In fondo non amava tutta quella solitudine. E non capiva perché non riuscisse a
farne a meno. Per quanto ancora quella mano amica gli sarebbe stata tesa? Non
avrebbe deciso, alla fine, di abbandonare un uomo come lui?
Nella sua vita, Death Mask non aveva mai dato nulla. Aveva preso, molte
volte. Ma mai, mai aveva donato qualcosa in cambio.
Ed era quello il motivo per cui adesso sedeva lì da solo, le stelle
uniche testimoni dei suoi pensieri.
Scosse la testa. No, non era quella la ragione.
Perché, adesso, qualcuno lo amava anche senza ricevere nulla in
risposta.
Lo sai cosa ho pensato quando ti ho visto per la prima volta?
E questo, questo sarebbe un cavaliere di Atena?
Non ho notato, no, la tua bellezza. Non aveva importanza, per me.
A me importava il tuo valore. E quello, sai, non lo vedevo.
Quale può essere la virtù di un guerriero che si nasconde dietro ai
petali di una rosa?
A me piace combattere a viso aperto, mi piace guardare negli occhi le
mie vittime. Mi fa sentire forte, mi fa sentire grande, mi fa sentire bene.
Ed è strano che sia io ad usare questa parola, non credi?
Bellezza, bontà…che cosa ne so, io? Avevi ragione. Ogni singola volta
in cui me lo hai fatto notare, la verità era dalla tua parte.
Che cosa può saperne un cavaliere come me. Che cosa ho da spartire, io,
con la delicata avvenenza di un fiore?
Un alito di vento gli scompigliò i capelli. Death Mask sollevò la
testa.
Una goccia di pioggia si posò sulla sua guancia abbronzata. Il
cavaliere del cancro sorrise.
Queste lacrime, queste lacrime che io non so versare, queste lacrime
del cielo saranno la mia risposta al tuo amore.
Ηχω
βουλης [Il Suono Della Determinazione]
Aphrodite appoggiò la schiena ad una fredda colonna del tempio dei
pesci. Quale atavica vecchiaia esalava da quel marmo bianco. Da quanti anni
quelle mura ascoltavano i passi silenziosi di cavalieri come lui?
Non sapeva distinguerli, Aphrodite, quei passi severi. Tutti uguali,
non sapeva dire quale tra i cavalieri d’oro stesse transitando di volta in volta
nella casa da lui custodita. No, non ne era capace.
Soltanto i passi di Death Mask. Quelli, li riconosceva subito. E non
perché ci fosse maggiormente avvezzo, ma perché, inconfondibili, lo erano
veramente.
Quei passi, in fondo, risuonavano simili ai suoi.
Lo sai cosa ho pensato quando ti ho visto per la prima volta?
La sua determinazione, risplende come la più luminosa delle
costellazioni.
Non vedevo l’alone di oscura luce che ti avvolgeva.
Perché, in fondo, era lo stesso bagliore che avviluppava anche me.
Non sentivo, no, le urla delle tue vittime.
Lo sai, sì, lo sai. Odio avvertire il dolore. Odio la sofferenza che
altera i lineamenti.
Lo strazio da te tanto bramato mi mette i brividi.
Per questo amo nascondermi dietro l’illusoria bellezza di una
falsamente innocua rosa.
Dopo tutto, sono come te.
Forse, anche peggiore.
Sussultò. Li aveva sentiti. Di nuovo. Non poteva credere che Death Mask
sarebbe andato da lui.
Voltò la testa.
E invece, si sbagliava.
Συν σοι.
Παλιν. [Con Te. Di Nuovo.]
“Sei stato
informato di ciò che succederà?”
Death Mask si passò un braccio dietro la testa, sollevandola dal
cuscino. Con l’altro cinse la vita del cavaliere dei pesci. Con noncuranza. Come
se fosse il gesto più comune, il più semplice da compiere.
Aphroditè
sussultò impercettibilmente. Non era l’azione che si aspettava da lui. Sorrise.
“Sì, sono
stato informato. Ma non fa alcuna differenza. Non per me, almeno. Quei ragazzini
verranno qui. E allora? Che cosa sperano di ottenere?”
Aphrodite
sollevò lo sguardo su di lui. “Non lo so. So soltanto che sfidare Arles è una
follia”
“Sarà
peggio per loro”
Il cavaliere della dodicesima casa avvertì un brivido improvviso. Che
cos’era quel fremito che gli attraversava la schiena? “Sì- mormorò- Sarà peggio
per loro, sì”
Death Mask gli rivolse un’occhiata. E la vide. Vide l’ombra sul volto
dell’uomo che teneva tra le braccia. “Che cosa c’è?”
Aphrodite si riscosse. Aveva davvero notato il suo turbamento? Death
Mask lo aveva sorpreso nuovamente. “Niente” sospirò debolmente.
Il cavaliere del cancro fece correre lo sguardo su quei lineamenti
delicati. Non amava vederli alterati da quella strana angoscia.
“Resterai?”
La domanda giunse inattesa.
“Cosa?”
Una risposta che non era tale.
“Rimarrai un po’ più a lungo?”
Era quasi un sussurro.
“Per quale motivo?”
Aphrodite sorrise. Death Mask stava prendendo tempo. E allora, perché
non dirgli la verità?
“Non hai mai pensato che potrebbe essere l’ultima volta?”
Semplice. Diretto.
“No”
Altrettanto semplice. Altrettanto diretto.
“Io ci ho pensato”
Death Mask sorrise. “Sei uno stupido”
“Sì, probabilmente sì”
Che cosa c’era di diverso dal solito? Il fatto che lo avesse tenuto
stretto a sé per qualche istante? Quei pochi momenti di vera intimità che
avevano avuto? Oh, com’erano stati impalpabili, com’erano stati fugaci. Eppure,
Aphrodite sapeva che non li avrebbe dimenticati. E non perché credeva che
sarebbero stati gli ultimi. No.
L’aveva sentito, Aphrodite. Aveva sentito il cuore di Death Mask
battere al ritmo del proprio.
E
allora, lascialo andare. Solo…vorrei solo…
“Non mi dai
un bacio?”
Death Mask
si voltò, in piedi sulla soglia della dodicesima casa.
Regalamelo. Ti prego, regalamelo…
“Sì”
Aphrodite
sorrise.
“Te lo
darò, un bacio. Te lo darò…”
Il
cavaliere dei pesci abbassò lo sguardo. Un’illusione durata così poco.
“E’ una
promessa?”
“Io non
mantengo mai le mie promesse”
“Lo so”
Death Mask
annuì. Gli voltò le spalle. Si allontanò.
“Te lo
prometto”
Επιλογος
[Conclusione]
Battaglia
nella casa del cancro.
Shiryu il
dragone stava affrontando Death Mask.
Era
trascorsa quasi un’ora.
Aphrodite fissava la meridiana dello zodiaco senza timore.
Senza timore.
E con il cuore colmo di inquietudine.
Mi fido di te. Io, dopo tutto, mi fido di te.
E poi.
E poi più nulla.
Un lampo attraversò la mente del cavaliere dei pesci.
Continuava a fissare la meridiana.
Ma non la vedeva.
Cercava il cosmo di Death Mask.
Ma non lo sentiva.
Estinto.
Come l’ultimo battito del suo cuore.
Lo senti, il dolore? Non ancora, no, ma lo sentirai presto.
Tentò, disperatamente tentò di aggrapparsi a quell’immagine ancora viva
nella sua mente.
Se non lo lascio andar via…
E invece, dover fronteggiare la morte.
Aphrodite si passò una mano sul viso. Ah, le lacrime erano come rugiada
primaverile sulle sue morbide rose assassine.
Non arrivava ancora, il dolore.
Un sussulto.
Eccolo…
Sei un sadico. Un pazzo, un assassino. Un mostro spietato. E un
bugiardo.
Sì. Eri un bugiardo.
Tu…
Me lo avevi promesso.
***
Allora, devo chiedere umilmente perdono. Le mie più sentite scuse a:
Marti, per le palate di angst che ci sono in questa fan fiction, quando invece
tutto ciò che vogliamo è solo un lieto fine! Accidenti a me e al mio pessimismo
cosmico! Ma lo avremo, ne sono sicura...un giorno avremo il nostro happy ending!
*canti di giubilo, cori d'angeli e stelle filanti*
Shaka, perchè non ho scritto una fan fiction su di lui! Perdono tesoro! XD
La
mia prof di greco del liceo, nella speranza di non aver bistrattato troppo
quella meravigliosa lingua che è il greco antico (sapevo che avrei dovuto
studiare lettere classiche T___T )
Manu,
perchè non sono sicura che sia contenta di essersi vista dedicare una fan
fiction yaoi, ma tant'è...il greco mi ricorda tanto la nostra immortale amicizia
nata tra i banchi di un liceo classico! :*
Tutti i fantastici autori/autrici di questo fandom, perchè non sono troppo
sicura della riuscita di questa fiction, ma purtroppo quando ho un'ispirazione
devo metterla per iscritto, è più forte di me! T___T
Ecco, credo di aver ricordato tutti...vi ringrazio in anticipo se vi andrà di
recensire, consigli e critiche costruttive sono sempre molto ben accetti!
Un'ultima cosa...ora che ci penso, questa è la mia prima fan fiction yaoi! E
quindi un ringraziamento doveroso a Martina, per avermi fatto da mentore in
questo mondo per me in precedenza sconosciuto; questa storia ti deve tutto,
Marti! E perchè, come dice sempre lei, "Slash is love"! :D
Un
saluto a tutti! *Ilaria*
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