Arriva la cavalleria (ma non ce n’è davvero
bisogno)
«Ehi,
ciao!»
Oh,
eccone un altro. Già non le bastava quel cretino che le si
era seduto accanto e cercava qualsiasi ragione per metterle una mano
sulla gamba: ora arrivava il secondo maniaco e chissà cosa
avrebbe cercato di farle. Scacciando le dita pericolose di quello
sconosciuto che aveva tentato diverse volte di offrirle un drink, Bibi
si rivolse a chi le aveva rivolto la parola, mostrandosi estremamente
seccata.
«Tu,
senti,» disse questo nuovo arrivato, rivolto al tizio che la
stava importunando, «puoi anche andartene. Non vorrei doverti
portare via con la forza dalla mia migliore amica.»
Questa
della migliore
amica era
una storia che Bibi non aveva ancora sentito. Cogliendo la palla al
balzo, sorrise al suo “migliore amico” nel modo
più convincente possibile.
L’altro
li squadrò dall’alto in basso. Scrollò
le spalle con l’aria di chi non aveva voglia di una rissa ma
non voleva lasciar andare la propria preda. «Migliore amica,
eh? Perché non mi lasci conoscerla meglio?»
«Perché
lei non mi sembra affatto convinta,» rispose quello.
«Se l’eremita non va alla montagna, la montagna va
dall’eremita.» Disse poi. Offrì una mano
a Bibi, che in mancanza di altri aiuti si affrettò a
stringergli il polso per scendere giù dal sedile da bar.
L’altro uomo li lasciò andare e non si
voltò due volte a guardare Bibi. Poco male: se con lei non
era andata, ci avrebbe provato con un’altra.
I
due rimasero in piedi accanto all’uscita del locale.
«Grazie.»
Disse Bibi. «Non potevo andarmene da sola, o quello
lì mi avrebbe di sicuro seguito. Stavo aspettando che
Kosa—un mio amico venisse a prendermi.»
«Di
niente. Chi lascia una signorina in difficoltà,
dopotutto?»
«Non
ero in difficoltà. Stavo pazientemente sopportando un male
minore di quello che mi sarebbe potuto succedere se me ne fossi andata
da sola.»
Il
suo “migliore amico” le fece l’occhiolino
e sorrise. «Giusto. Scusa. Mi chiamo Sabo.»
«Bibi.»
Si
strinsero la mano destra.
«Be’,
se ti rivedo da sola da queste parti, potrò almeno dire il
tuo nome, la prossima volta. Non è semplice inventarsi
qualcosa sul momento.»
Bibi
gli sorrise, annuendo. Il telefonino le squillò e chi la
chiamava era Kosa, lì fuori.
«Vado.
Piacere di averti conosciuto, Sabo!»
«Ciao,
Bibi.» Il biondino la salutò agitando una mano
fino a quando non la vide scomparire dietro la porta del locale. Non
c’erano più principesse in difficoltà,
di quei tempi! I cavalieri come lui si sarebbero ritrovati disoccupati
nel giro di una generazione.
Quando
la incontrò di nuovo in quel locale, sembrava che Bibi lo
stesse aspettando. Aveva appena detto a un altro personaggio poco
amichevole che «Se deve stare a guardarmi e a rendermi un
oggetto sessuale e a divertirsi con il mio silenzio, può
mettersi a guardare il muro, o faccio chiamare il simpatico signor
buttafuori per buttarla fuori»: suddetto personaggio poco
amichevole se n’era andato, impallidito, dopo quella sfuriata
calmissima.
Bibi
era seduta di nuovo al bancone, su uno di quei sedili alti. Quando vide
Sabo, indicò la seggiolina accanto a lei: Sabo colse
l’occasione e le si avvicinò, levandosi il
cappello blu.
«Sai,
pensavo che davvero non c’è più bisogno
di cavalieri, ormai.»
«Cavalieri
magari no,» rispose Bibi, sorridendogli, «ma di
gentiluomini non ce n’è mai abbastanza. Tu, che
sei un gentiluomo, faresti compagnia a una principessa?»
«Non
vedo perché no,» rispose Sabo.
Bibi
non si mostrò in imbarazzo – o meglio, nascose
l’imbarazzo dietro un sorso del suo drink e un movimento
rapido della sua coda di cavallo.
Parlarono
a lungo, bevendo poco: lavoro, politica, amici – magari
avevano amici comuni di cui chiacchierare, no?
Sabo
era di piacevole compagnia; aveva un bel sorriso e dei modi educati.
Aveva una bella voce ed era divertente, a modo suo; raccontava storie
assurde di sè e dei propri fratelli – e dovevano
essere un trio piuttosto affiatato, da quanto Bibi aveva capito.
«Sai,»
disse Bibi, prima di scendere dalla seggiola e tornare a casa,
«direi che noi due potremmo diventare proprio migliori
amici.»
Sabo
le sorrise, annuì, l’accompagnò fino
all’uscita del locale per controllare che Bibi fosse al
sicuro, anche se non ce n’era davvero bisogno –
Bibi era capace di badare a se stessa perfettamente.
Lui,
piuttosto: lui non era capace di stare lontano dai guai.
Il
guaio in cui era finito era Bibi stessa. Non poteva evitarla e non
voleva farlo: però ogni tanto, quando Bibi gli sorrideva
dopo una pessima battuta, Sabo pensava che avrebbe dovuto fermarsi
lì, prima di cascarci completamente.
«Ehi,
invece di chiamare a casa,» disse Sabo, una sera,
«se vuoi facciamo la strada insieme. Dove abiti?»
«In
via Alubarna.»
«Proprio—proprio
vicino a casa mia!»
«È
una bugia grossa come un coccodrillo!» Bibi rise.
«Ma dieci punti per il tentativo. Grazie lo
stesso.» Disse, scendendo dal seggiolino per tornare a casa.
«Su Alubarna ci sono diversi ristoranti. Se vuoi, una sera
possiamo andare là, così ti faccio vedere
com’è casa mia, almeno da fuori. Va
bene?»
«Sì,
Bibi. Ora vai, o Kosa mi uccide.»
Miglior
amico era il massimo a cui avrebbe potuto puntare, con lei.
Così s’era presentato, così era
diventato, così sarebbe rimasto.
Certo,
finché Bibi non l’aveva invitato a casa sua per
una sorta di festa e l’aveva trascinato a ballare nel mezzo
della pista (senza prima avergli dato lezioni di danza): allora Bibi
gli aveva detto che essere solo amici sarebbe stato difficile,
perchè—
Sabo
le aveva dato un bacio sulla guancia e le aveva detto che ci avrebbero
pensato più tardi, perché quel ballo gli toglieva
tutto il fiato che avrebbe voluto usare per parlarle. Bibi sorrise,
tranquillizzata, e cominciò a bacchettarlo su tutti i passi
di danza che Sabo sbagliava.
Note
Autrice:
I
have no giustificazioni (lol), è una cosa nata a caso da un
prompt. Tutta colpa di tumblr, mannaggia. Il prompt era il seguente:
‘I’m
pretending to be your best friend because you looked very uncomfortable
with that person at the bar hitting on you’ AU.
Sabo/Bibi
è crack ma loro son tanto belli, quindi non mi interessa,
lol. Sabo è scemo, Bibi è adorabilmente epica.
Quello
che mi preme sottolineare qua è che Bibi non è
debole: ha solo valutato la situazione in cui si trova e si
è comportata come ritiene giusto. Sabo invece è
uno che non sa stare al proprio posto e quindi interviene. Ma Bibi se
la sarebbe cavata benissimo da sola, con un cretino del genere.
Una
cosa un po’ off topic: non siate mai spaventati da gente
così. Me lo ripeto sempre quando ci sono cretini in giro
– che non necessariamente hanno fatto queste cose, e non
necessariamente a me, in realtà (ma sapete, bulletti in
metropolitana che fanno la voce grossa ci sono sempre, e sono una
vergogna). Siate attenti. Non lasciatevi spaventare: certa gente ci
marcia, sulla paura che avete. A certa gente piace la vostra paura. Non
dico di rompergli la faccia, per carità. Reagite in maniera
chiara. Me lo ripeto di continuo. Poi magari non ci riesco sempre,
ma—prima o poi, con un po’ di forza, ci
riuscirò sempre. Fine off topic.
Spero
che vi sia piaciuta. Mi diverte rendere Sabo un po’ come un
gentiluomo – è tutta colpa del suo modo di
vestire, tipo l’ho visto e ho pensato Quest’uomo
emana steampunk da tutte le fibre del suo cappello e pace, amo lo steampunk. Poi
Bibi è bellissima e non ci si può fare altro.
Grazie
a Eneri_Mess, cola23 e i
love ace 30
che riguardo a Bibi e Sabo hanno scritto prima di me
(l’hyperlink porta alle loro storie). Se qualcun altro ha
scritto di loro, è probabile che io non me ne sia accorta.
Bisogna popolare questo fandom di Sabo/Bibi! C:
Grazie
per aver letto, e spero che vi sia piaciuta.
Alla
prossima! C:
claws_Jo
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
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