Le ragioni di Philippa Somerville
Philippa
Somerville era cinicamente cosciente dei propri difetti e allo stesso
tempo esibiva, come sua madre Kate, il fiero stendardo della propria
testarda determinazione.
Seduta sul letto
cercava, pur senza troppi risultati, di riordinare quella spenta massa
di capelli con la quale da ben quindici anni doveva convivere.
Finché,
inspirando pazientemente col naso, non decise di rimandare l'impresa a
momenti migliori appoggiando sulla cassapanca di legno il pettine,
monito di quanto in futuro avrebbe dovuto fare.
Poi si
rassettò la gonna di un triste grigio, gesto quasi
propiziatorio per prepararsi alla visita che, in un modo o nell'altro,
avrebbe probabilmente comportato un grande spreco di energie per
resistere alla tentazione di non odiare Francis Crawford di Lymond,
comte de Sevigny.
Era stata, strano a dirsi, sua madre a pretendere che Lymond prima di
intraprendere qualsiasi decisione, la quale avrebbe portato a
preoccupazioni non indifferenti, avesse l'occasione di perdere il suo
mirabile tempo per dialogare con lei.
Di cosa, Philippa era
all'oscuro.
Sapeva solo,
rifletté tenendo appoggiata la mano al muro grezzamente
intonacato, che in quel preciso istante Gabriel Graham Malett,
cavaliere dell'ordine di Malta votato ai suoi desideri di conquista
piuttosto che all'amore verso Dio, tesseva la sua rete in tutto il
Mediterraneo per controllare il pedone che gli avrebbe permesso di
rimanere vivo: il bambino di Francis.
La ragazzina,
pragmatica nelle sue decisioni e allo stesso tempo ostinata oppositrice
della vendetta, si morse un labbro solo in parte pentita: era
stata lei ad impedire, quando Lymond ne aveva l'occasione, che lui si
vendicasse.
E Gabriel, splendido
d'altezza e portamento, era fuggito.
La sua morte
equivaleva alla morte del piccolo bastardello generato dal biondo conte
e dalla donna che, a suo tempo, aveva amato: la fiera irlandese Oonagh
O'Dwyer
Sentiva le voci, di sua madre e di Francis, risuonare nella stanza con
il camino, la risata cristallina di lui attraversare quelle semplici
pareti.
Finché non
si decise e li raggiunse, rimanendo per qualche secondo immobile a
guardarli.
Kate era in piedi,
appoggiata al tavolo in legno, Lymond mollemente seduto di fronte con
un bicchiere di quella che risultò essere acqua.
Philippa fece una
smorfia... lui sapeva restare ebbro anche svuotando le cantine dei vini
migliori appartenenti al Re di Francia ma, quando non strettamente
necessario, evitava di cadere nella sublime tentazione di annegare tra
i piaceri del dio Bacco.
Lymond mosse un braccio, fissandola un istante con gli astuti occhi
azzurri, finché non commentò con un accenno di
sorriso pur risultando serio:
“Ecco la
roccaforte dei Somerville che si erge in tutto il suo monumentale
orgoglio. La femme qui
refuse l'amour pour amour de l'innocent.”
“E voi?
Quale sarà il vostro prossimo gesto?” chiese
Philippa con una certa intraprendenza desiderando arrivare dritta alla
questione.
Perché lei
ci sperava davvero.
Sperava che
l'arrogante, viziato, calcolatore Francis di Lymond partisse alla
ricerca del bambino. Non per fermare Malett, semplicemente per amore
paterno, un amore che però francamente risultava difficile
trovare in lui.
Kate accennò ad un sorriso, rimanendo però in
silenzio a fissare prima sua figlia poi il suo ospite che rispose:
“Mi giunge
nuovo questo accorato interesse nei confronti delle mie azioni. Ma,
ahimé, temo che per voi, giovane Somerville, risulteranno
comunque deludenti. Non aspettatevi che sventoli il vessillo della
pace.”
Netto, deciso, senza
troppi giri di parole.
Philippa strinse i
denti, sforzando di controllare quella dannata lacrima di rabbia e di
frustrazione che avrebbe compromesso ogni tentativo di mostrare quella
maturità che da anni era il suo vanto maggiore.
Ma ci sarebbe stato
poco da riflettere.
Il bambino non era
né tra gli interessi né tra le
priorità di Lymond.
“Non andrete
a cercarlo, quindi. Rimarrete rintanato in Scozia all'ombra del vostro
maggior nemico aspettando che...” si interruppe, dandosi
della stupida.
No, Lymond non era il
tipo da lasciar impunito chiunque osasse andare sulla sua strada. Era
infantilmente determinato a raggiungere i suoi obiettivi, quali che
fossero i rischi.
Non abbassò
lo sguardo.
Si corresse da sola,
ignorando l'espressione di divertito interesse che Francis le stava
riservando:
“No... certo
che no. Voi andrete in cerca di Graham Malett. E lo
ucciderete.”
Non le
sfuggì l'occhiata di comprensione che Kate stranamente aveva
rivolto a Lymond e non a lei, che pure ne avrebbe avuto bisogno, per
quanto difficile da ammettere.
Il quale non la
notò, o forse fece finta di non notarla, e improvvisamente
scoppiò a ridere.
Philippa si
indignò, irrigidendosi nella sua contrarietà.
La madre sospirò replicando:
“Ciò
che il signor Lymond intende fare o meno è affar suo.
Qualsiasi decisione è stata ponderata, al di là
di quanto possa sembrare indecorosa.”
Se anche fosse stata
sorpresa dall'atteggiamento di Kate, la quale sembrava avere a cuore
Francis più di quanto la ragazzina avesse realmente capito,
Philippa non lo diede a vedere.
Lymond si
alzò elegantemente in piedi rispondendo:
“Sagge
parole quelle della vostra fiera genitrice. Credetemi, per quanto vi
sarà difficile, ciò che ho deciso è
stato valutato con attenzione e... d'altra parte non vedo come la cosa
possa riguardarvi, in tutta onestà.”
Kate
sospirò mentre Philippa, pur non scomponendosi, trattenne il
fiato.
Perché
Lymond la stava provocando: sapeva, lo sapeva eccome, fino a che punto
per lei il bambino fosse importante.
Eppure si riservava il
diritto di giocare su quello che era il suo unico punto debole della
corazza che aveva eretto: amore e compassione per gli indifesi, i
deboli, le vittime.
Aiutare quel bambino,
lo sentiva, era la sua missione.
Ma Francis sembrava
non capire.
Così la ragazzina, cocciuta e fermamente intenzionata a
difendere le proprie posizioni, sibilò risultando
stranamente autoritaria:
“E' un
bambino indifeso quello che lascerete morire per le vostre stupide idee
di vendetta. Non è possibile che per orgoglio e amor proprio
voi siate disposto a sacrificare una creatura innocente!”
Lymond le si
portò davanti replicando quasi in un sibilo:
“Vendetta...
ostinata Philippa, credete che si tratti solo di questo?”
La guardò e
lei lo guardò a sua volta, come a sperare di poter carpire
una traccia del pensiero complesso e sfaccettato di Lymond.
Lei
ribatté: “E cos'altro se no? Voi avete la vostra
compagnia a St. Mary, Gabriel non può toccarvi direttamente
– fece una pausa, come cercando l'aria – solo che
io mi aspettavo...”
Non trovò
le parole.
Improvvisamente, contro ogni sua aspettativa, Lymond si rivolse a Kate
dicendole con fare cordiale:
“Sareste
così gentile da farmi parlare da solo con vostra figlia,
Kate? Richiamo le Muse affinché mi guidino con il dono della
parola per poter aprire una breccia nel muro di testardaggine eretto
dalla giovane Somerville.”
Kate, suo malgrado,
ridacchiò replicando con un'alzata di spalle:
“Come meglio
credete. Solo... raccomando un buon uso delle parole.”
Prima di andarsene
lanciò un'occhiata a sua figlia, senza che fosse possibile
decifrare cosa realmente significasse.
Tra i due
seguì un istante di silenzio.
Soli, in quella stanza
col fuoco acceso che crepitava.
Lo ammetteva, Philippa si sentiva in soggezione al ricordo di quello
che era stato il primo incontro con Lymond e di come nel corso del
tempo la sua opinione, molto scarsa inizialmente, nei confronti di
quell'uomo capace di errori, di tentazioni, di duelli all'ultimo
respiro ma anche di sacrificio per gli altri camuffato da un'ironia
pungente, che disarmava chiunque non fosse abituato alla sua lingua
agile, fosse mutata.
Ammirazione?
Forse. Anche se le era
difficile ammetterlo.
Ma di sicuro era
l'uomo più onesto e coraggioso che potesse camminare nelle
sue terre ricche di ideali e pretese. Sebbene lei e gli uomini fossero
distanti miglia e miglia.
“Ora sono qui. Ditemi.” disse infine.
Come per pregarlo di
essere il più sincero possibile, al di là di
ciò che quella testolina di ragazza pensasse.
“Vostra
madre sa ciò che voglio fare, conosce le mie intenzioni.
Sembra che voi Somerville abbiate un fastidioso istinto a guidarvi. E
mi ha pregato di tenervi fuori da tutto quello che nei prossimi mesi
capiterà.”
Philippa rimase in
silenzio. Poi lentamente sgranò gli occhi, sentendo il
sangue affiorarle in viso accompagnato dal leggero tremore della
speranza.
Percependo
perfettamente ciò che lei provava Lymond aggiunse, diretto,
senza preoccuparsi di risultare brusco:
“Cosa che ho
intenzione di fare. Quindi resterete qui, senza fare stupidaggini come
di vostra consuetudine, occupandovi di vostra madre e coltivando il
vostro odio verso chi non ha la stessa dura corazza
Somerville.”
Poi, senza che se lo aspettasse, le diede un buffetto sulla guancia. Un
contatto appena sfiorato, senza messaggi impliciti, che però
ebbe l'effetto di far avvampare Philippa la quale nascose l'imbarazzo
aprendo e chiudendo qualche secondo dopo la bocca, affrettandosi a dire
secca:
“Siete voi
che dovete occuparvi di voi stesso... molto spesso sembrate
dimenticarvene.”
Lymond
ribatté facendo per avvicinarsi all'uscita:
“Ho un
formidabile istinto di autoconservazione... ciò che
è accaduto in passato, anche a vostro discapito, dovrebbe
avervelo insegnato.”
Philippa
accennò ad un sorriso, non replicando, mentre Lymond
aprì la soglia della porta.
Lo vide di spalle, la testa bionda disordinata, la figura agile e
asciutta, i vestiti raffinati eppure senza troppi fronzoli...
provò l'impulso di fermarlo e farsi dire più
chiaramente cosa intendesse fare.
Ma, dentro di
sé, aveva già capito... e stava imparando,
faticosamente ma ogni volta con gioia sempre maggiore, a comprendere il
suo carattere.
Così, con
semplicità, aggiunse:
“...
grazie.”
“La nave va
con il suo capitano ma non sempre l'equipaggio va con il suo capitano
anche senza la nave.” rispose Lymond per poi uscire con passo
silenzioso.
Poco dopo rientrò anche la madre di Philippa, guardando sua
figlia un istante, limitandosi poi a commentare:
“So che
vorreste seguirlo... perché?”
Philippa
sospirò: “Non ti dirò nulla che tu non
sappia già Kate – la donna sorrise –
perché so che Francis è un uomo buono, solo
all'apparenza egoista. Perché sa sempre molte più
cose di quanto noi crediamo e dunque sono convinta che anche adesso
sappia esattamente cosa fare, dove andare e soprattutto
qual'è il vero motivo che lo spinge. E infine...
perché adesso è un padre e gli è
difficile dare amore.”
Kate non disse nulla,
così entrambe ripresero con la solita energia a mandare
avanti la fattoria a Flaw Valleys. Eppure dentro di sé
sperava che sua figlia non commettesse qualche sciocchezza guidata
dall'istinto.
Philippa a sua volta
sperava in Jerott Blyth... perché il cavaliere difficilmente
avrebbe evitato la ricerca di Lymond in lungo e in largo per le terre
d'Europa.
E lei, indipendente
dalle volontà del giovane dai capelli scuri, lo avrebbe
accompagnato.
Prima
di entrare nei bagni a Baden Jerott tirò un grande sospiro.
“Evidentemente
il nostro nobile signor Blyth non riusciva proprio a stare lontano da
me... quale onore ricevere tanto ardimentoso amore da parte vostra,
Jerott!”
Queste, sommariamente,
sarebbero state le sarcastiche e pungenti parole di Lymond una volta
che lo avesse visto.
Poi guardò Philippa, bruttina, determinata, di una
nobiltà d'animo e d'intenti che difficilmente in altre
persone avrebbe potuto trovare.
Non poteva mandarla
via e lui non poteva andarsene, non senza di Francis Crawford
nonostante le frecciate piccate con cui l'avrebbe sicuramente sminuito.
La ragazzina si
rivolse verso di lui e, sicura di sé, disse:
“Entriamo?”
Perché, ultima delle ragioni per cui Philippa Somerville
voleva essere accanto a Francis, era che lo ammirava e al suo fianco il
figlio che avrebbe trovato sarebbe stato felice.
Si morse un labbro...
no, quella ragione doveva restare assolutamente nascosta. Anche se
probabilmente Kate l'aveva già intuita.
Sproloqui
di una zucca
Questa one-shot
può considerarsi una sorta di particina aggiuntiva tra il
Torneo dei Cavalieri e Partita sul Corno d'Oro.
Non ha particolari
motivazioni d'esistere forse se non per pretesto mio personale di
capire quanti conoscano Le Cronache di Lymond e soprattutto poter dire
con orgoglio di aver scritto per prima su EFP qualcosa di questi
meravigliosi libri.
Insomma, con tanti
personaggi così carismatici e ben descritti,
come'è possibile che nessuno scriva fiction su di loro?
Spero comunque che sia
piaciuto quanto ho scritto, io adoro Lymond, Jerrott e Philippa...
spero di essere riuscita a farli almeno un po' IC... ditemi voi.
Bacione, grazie per
aver letto e, sì, questa volta lo vorrei in particolar modo,
commentate... ^_^
|