Nickname su EFP: Hera Padfoot
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Hera Padfoot
Titolo della storia:
Merry Christmas, Mr. Weasley
Fan Art:
Scorpius/Rose, 33
Avvertimenti:
Nessuno
Note: Nessuna
Coppie:
Scorpius/Rose
Rating: Verde
Introduzione: «Ehi,
bell’imbusto, ricordati che lei è la mia bambina,
perciò vedi di trattarla bene»
«PAPÀ!»
Quale momento migliore
di Natale per presentare alla propria famiglia il ragazzo che per tanto
a lungo si è creduto di detestare? E se lui fosse un Malfoy?
NdA: Ho poco da
aggiungere, ma mi preme chiarire i motivi del ravvedimento di Ron. Come
sappiamo anche dai libri, Ronald è un tipetto un
po’ impulsivo, caratteristica che mantiene anche in questa
storia, soprattutto nel frangente della scenata davanti a tutta la
famiglia. Ma, un po’ per gli avvertimenti della moglie, un
po’ perché è un uomo adulto che si
prende la responsabilità derivata dai propri errori,
riflette sulle parole di Scorpius, ne apprezza il coraggio, si accorge
di aver esagerato e di non avere di fronte una copia di Draco e dei
suoi famigliari. Il cambiamento può apparire piuttosto
repentino, ma è una semplice ammissione di colpa, Ron ancora
non si fida ciecamente del giovane Malfoy, gli servirà tempo
per conoscerlo ed accettarlo completamente.
Mi auguro vi piaccia e
che vorrete farmi sapere che ne pensate!
Merry
Christmas, Mr. Weasley
Londra, 25 dicembre 2024
Il vento invernale,
freddo e pungente, gli si infiltrava sotto il bavero del cappotto. Le
strade di Londra erano popolate di personaggi vestiti di tutto punto ed
armati di pacchi regalo di ogni misura, le luminarie natalizie
addobbavano la città a festa e regalavano
un’atmosfera gradevole.
Come fosse stata un
regalo natalizio perfettamente pianificato, la neve cadeva a piccoli
fiocchi, imbiancando i camini e i tetti delle case e donando ai bambini
il pretesto per uscire a giocare nei giardini.
«Sei preoccupato?» chiese una voce dolce e
premurosa.
Scorpius si
spazzolò la spalla coperta di fiocchi di neve e
abbozzò un sorriso ironico.
«Mentirei, se lo negassi».
Il suono della
risatina di Rose risuonò melodioso. «Oh, Scorpius,
non essere sciocco! Sono simpatici in fondo».
«Sarà» sospirò lui, poi
spostò lo sguardo sull’orologio da polso ed
aggiunse: «Conviene andare, o arriveremo in
ritardo».
Rose annuì,
appoggiò la mano sull’avambraccio di Scorpius ed
insieme si smaterializzarono. Un attimo dopo all’orizzonte si
stagliava l’imponente sagoma imbiancata della Tana.
I muscoli del collo di
Scorpius s’irrigidirono spontaneamente all’idea di
fare la prima comparsa presso la famiglia della fidanzata e Rose parve
cogliere al volo la sua irrequietezza, tanto che intrecciò
le dita alle sue e lo fissò con i grandi occhi celesti.
Quando furono di
fronte alla porta d’entrata, Rose gli poggiò una
mano sulla schiena, sospingendolo in avanti, come ad invitarlo a farsi
avanti senza remore.
«Andrà tutto bene, vedrai» gli
sussurrò all’orecchio, posandogli un lieve bacio
sulla guancia sinistra.
Scorpius
espirò e si decise, infine, a suonare il campanello di casa
Weasley.
Dei passi si sentirono
risuonare dall’interno; la porta si spalancò e un
uomo di stazza robusta, dai capelli rosso fuoco e dagli occhi della
medesima sfumatura azzurra di quelli di Rose, apparve sulla soglia.
Il giovane
sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, cercando di apparire
il più spontaneo e sereno possibile.
«Buon Natale, signor−»
Ma, sotto lo sguardo
impotente di Scorpius e Rose, la porta si richiuse sbattendo
violentemente.
«PAPÀ!»
gridò indignata Rose, che cominciò a suonare il
campanello e a bussare ad intervalli regolari.
«È andata molto bene, direi»
considerò Scorpius e stava già voltando le spalle
per andarsene, quando Rose lo bloccò con il braccio e lo
fulminò con lo sguardo. Scorpius sapeva che, qualunque fosse
il motivo, a quelle occhiate era meglio non opporre resistenza.
«Papà, apri questa porta, ORA!»
L’uscio si
spalancò di nuovo, ma questa volta fu una donna a comparire.
Aveva l’aria mortificata, i capelli ricci e ribelli di Rose,
ma color nocciola – come gli occhi –, il corpo
esile e la postura composta.
«Mamma, grazie al Cielo…»
sospirò Rose, portandosi una mano alla fronte e
massaggiandola con insistenza.
«Devi
scusare mio marito, a volte ha delle reazioni… eccessive e
fuori luogo» disse la donna, rivolta a Scorpius «Tu
devi essere Scorpius, vero? Io sono Hermione, la mamma di Rose»
aggiunse tendendogli la mano cortesemente.
Scorpius si
sentì rincuorato dalla garbatezza della donna e la prese
presto in simpatia.
«È un piacere, signora Weasley. E buon
Natale» replicò, stringendole la mano.
«Buon Natale anche a te, Scorpius» Hermione sorrise
e li invitò ad accomodarsi all’interno.
Il salotto era
completamente addobbato: di fronte alla finestra, spiccava un grande
abete ornato di decorazioni e palline di Natale, con una stella cometa
scintillante sulla punta. Un lungo tavolo di legno, che occupava quasi
l’intero perimetro della stanza, era apparecchiato
abbondantemente con pietanze e squisitezze di ogni genere. Ad occhio e
croce dovevano esserci circa venti posti… venti persone?
Scorpius rabbrividì al solo pensiero.
Le sue considerazioni
sembravano essersi fatte realtà non appena si udì
uno scricchiolio sonoro proveniente dalle scale ed un certo numero di
teste rosse – e qualcuna corvina – fece la propria silenziosa comparsa
nel salotto.
«Rose!» squittì la voce di una ragazzina
esile, che Scorpius riconobbe come Lily, la cugina e migliore amica
della ragazza.
Lily le si
gettò tra le braccia e la strinse affettuosamente,
salutò Scorpius con un mezzo, buffo inchino e poi
inghiottì l’amica in un vortice di confidenze e
novità provenienti da Hogwarts.
Quando le due
scomparvero dalla sua visuale, Scorpius notò la presenza di
un ragazzo dalla chioma scarmigliata e nerissima, che lo fissava con
perplessità con i suoi penetranti occhi verdi.
«Potter junior» pronunciò Scorpius
freddamente.
«Malfoy» replicò Albus, caustico.
Poi un sorriso
affiorò prima sulle sue labbra, poi su quelle di Scorpius.
«Benvenuto a casa Weasley-Potter, amico» gli disse,
raggiungendolo e battendogli il cinque.
I muscoli di Scorpius
si rilassarono alla vista di qualche presenza amica –
infatti, benché nessuno dei due potesse neppure immaginarlo,
dopo che Albus scoprì della tresca tra lui e la cugina,
cominciò a guardarlo con meno sospetto e in poco tempo tra
loro nacque una solida amicizia.
«E LUI CHE CI FA QUI?»
«Oh, no» sospirò Albus.
Il grido proveniva
dalle scale, che James Potter stava scendendo con passo scattante,
scuro in volto come se il suo acerrimo nemico avesse corrotto, con la
sua irruzione, la serenità famigliare proprio nel giorno di
Natale.
«Jamie, ricordi quando Rosie ci disse che avrebbe portato una
sorpresa a Natale?» intervenne Al, pacato «Ecco,
è lui» concluse indicando uno Scorpius piuttosto
alterato.
«Che cosa? ROSIE!»
urlò James, visibilmente risentito, avvicinandosi tanto ad
essere ad un palmo dal naso del giovane rampollo dei Malfoy
«Le hai dato un filtro, non è
così?»
«Come osi solo insinuarlo, Potter?»
sputò l’altro.
Si fissavano con gli
occhi ridotti a fessure, senza badare minimamente ai famigliari che li
osservavano sgomenti.
«Oso, Malfoy» controbatté James,
scandendo ogni singola parola con marcata enfasi.
«Okay, ora basta» intervenne Albus, cercando di
frapporsi tra i due litiganti «Non siamo mica su un
ring!» allontanò il fratello, posandogli i palmi
sul petto, mentre molti tra i presenti si domandavano invano cosa fosse
mai un ‘ring’.
«Sei solo
una testa calda, James Potter!» il grido della cugina
echeggiò tra le pareti della Tana ed un minuto dopo si stava
dirigendo a grandi passi nella zona dello scontro per prendere le
difese del fidanzato.
«Non
è certo colpa mia se non sai sceglierti i
fidanzati» ribatté James, sistemandosi gli
occhiali tondi sul naso.
Il volto di Rose si
era fatto del medesimo rosso dei propri capelli, ogni molecola del suo
corpo fremeva di rabbia per l’ottusità dei parenti. Stava per ribattere in modo
tagliente, quando intervenne una voce alle sue spalle a sedare la
tensione.
«Ora basta! Il fidanzato di vostra cugina
è venuto a festeggiare con noi il Natale e noi lo faremo
sentire a suo agio» sentenziò Ginny, con una
teglia di pasticcio fumante tra le mani «James, serve una
mano in cucina».
L’espressione
della madre era così perentoria, che neppure James
osò respingere l’offerta e la seguì,
non prima però di aver rivolto l’ennesima occhiata
di sfida a Scorpius.
I Natali a casa Malfoy avevano un sapore completamente diverso: la
mattina del 25 dicembre Draco e Astoria si svegliavano di buonora,
nella nervosa attesa dell’arrivo dei nonni di Scorpius,
Lucius e Narcissa.
L’atmosfera si faceva piuttosto tesa, a tratti gelida, quando
a tavola, i due si informavano e, subito dopo, rammaricavano
dell’educazione troppo morbida che i genitori avevano
impartito all’erede di una delle più note famiglie
Purosangue del mondo magico. Scorpius ricordava con dovizia di
particolari l’anno in cui Draco aveva interrotto il pranzo ed
abbandonato la sala da pranzo, dopo che Lucius l’aveva
biasimato di aver rinnegato le proprie origini, al pari di ‘quella feccia di
traditori del loro sangue a cui piace tanto maritarsi i
Sanguesporco’.
A poco più
che dieci anni, Scorpius non aveva idea di quale fosse il significato
di ‘Sanguesporco’, termine che, in casa, mai aveva
udito pronunciare. Quando sua madre e suo padre gli spiegarono che cosa
significasse quella parola e le idee che erano state trasmesse al padre
fin da piccolo, Scorpius non poté fare a meno di avvertire
un certo fastidio nei confronti dei nonni paterni.
Così, per
molti versi, non rammaricava affatto essere sfuggito ai festeggiamenti
di casa Malfoy, ma lo sguardo insistentemente abbassato sul piatto e le
orecchie arrossate del signor Weasley non promettevano ugualmente un
pranzo tranquillo.
Scorpius si sporse
verso Rose, che gli sedeva accanto al lungo tavolo da pranzo.
«Simpatici, eh?» le mormorò
all’orecchio, esibendo un sorrisetto sarcastico.
Rose lo
guardò di sottecchi. «Mi dispiace davvero per la
reazione di James e papà, hanno esagerato. Ma ti assicuro
che adesso andrà per il meglio, fidati di me»
dichiarò, allacciando le dita alle sue sotto il tavolo.
Scorpius la
osservò con l’attenzione che prima non si era
concesso, nervoso com’era al cospetto di tutta quella
parentela. Aveva raccolto i capelli in una crocchia sopra la testa, da
cui era sfuggito qualche riccio ribelle, che le incorniciava il viso
donandogli maggior grazia, ed indossava un tubino a scacchi rosso e
nero, che risaltava forme e colori del suo corpo. Per un momento,
dimentico di dove si trovava, si sentì irresistibilmente
attratto dalla sua bella Rosie, così brillante e sagace.
«Farò questo sforzo» rispose infine,
ammiccando in maniera tanto sfacciata che per poco non ricevette in
risposta una gomitata ben piazzata nello sterno.
«Rose cara, volete altre
lasagne?» chiese poco dopo Molly Weasley, rivolgendo ad
entrambi un sorriso gentile.
Nonna Weasley era
molto invecchiata negli ultimi anni, così come Arthur: la
sofferenza li aveva molto provati, imbiancando in fretta i loro capelli
e scolorendo le iridi dei loro occhi.
Erano rimasti sopresi
alla vista di Scorpius, ma si erano da subito mostrati rispettosi e
premurosi nei suoi riguardi, nonostante i trascorsi turbolenti con i di
lui famigliari.
«Solo un po’, nonna, grazie» rispose
Rose, prendendo la teglia che Molly le porgeva.
«Ma Bill, Fleur, Teddy e gli altri dove sono? Non li ho
ancora visti» domandò poi.
«Ron non te
l’ha detto, cara? Sono partiti tutti e sei per la Francia,
quest’anno passeranno le feste con i signori
Delacour» la informò la nonna.
Oh,
quindi erano anche meno del previsto… che fortuna sfacciata!
Il chiacchiericcio che
giungeva dai vari angoli della tavola era indistinto e nel punto in cui
sedevano Rose e Scorpius, di fronte ai signori Weasley, il silenzio
gravava pesante come un mattone.
«Allora, Scorpius, che progetti hai, ora che hai concluso gli
studi ad Hogwarts?» fu Hermione a rompere il ghiaccio.
Progettavo
di andare a vivere con sua figlia, signora… uhm, ma magari
questo è meglio tralasciarlo per il momento.
«Sto frequentando dei corsi per poter lavorare
all’interno del Ministero, signora» rispose.
«Oh, come Rose. E avresti preferenze per qualche
ufficio?» domandò Hermione, incuriosita.
«Mi piacerebbe occuparmi di cooperazione internazionale
magica».
«Un campo davvero interessante, non trovi, Ron?»
osservò la signora Weasley, entusiasta. Il signor Weasley,
dal canto suo, borbottò qualcosa di incomprensibile,
addentando un’altra forchettata di lasagne.
«Come ti trovi nell’appartamento,
tesoro?» domandò Hermione poi alla figlia
«Sai, Hugo è geloso, vorrebbe andare anche lui a
vivere da solo».
«È daffero ingiusfto!»
biascicò Hugo, seduto due posti più in
là, mentre masticava con voracità un succulento
cosciotto di pollo.
Rose scosse la testa
con disapprovazione, mai poi le labbra s’incresparono in un
sorriso. «Oh, sì. È stata dura
all’inizio farci l’abitudine, ma poi con un
po’ di organizzazione è andata molto
meglio» dichiarò, poi lanciò
un’occhiata affettuosa al suo ragazzo ed aggiunse:
«Comunque tra poco ne dovrò cercare uno
più grande».
Il viso di Scorpius
perdette gradualmente ogni minima sfumatura di colore, la mano strinse
con forza quella della fidanzata a mo’ d'avvertimento, ma lei
lo ignorò bellamente.
No,
Rose, che pensi di fare? Di firmare la mia condanna a morte, forse?
Il capo del signor
Weasley scattò improvvisamente in alto e il suo sguardo si
fece attento e ricettivo – ecco, appunto…
«Io e Scorpius abbiamo deciso di vivere insieme. Stiamo
insieme da quasi due anni e ci sentiamo pronti a spingerci verso questo
traguardo» concluse Rose, sorridente.
Esplosione
tra 3, 2, 1…
Gli occhi della
signora Weasley si sgranarono all’istante, gli suardi di
tutti furono puntati immediatamente su di loro e il silenzio
calò gravoso nella stanza, interrotto solo dai colpi di
tosse del signor Weasley, che aveva rischiato di soffocarsi con un
sorso di burrobirra, bevuta per allentare la tensione.
«Ron! Tesoro, stai bene?» chiese preoccupata la
moglie, dandogli dei piccoli colpetti sulla schiena. Quello si riscosse
a poco a poco, controllando il respiro e riacquistando il colorito
consueto.
«Non vi sembra una decisione affrettata?»
probabilmente avrebbe voluto suonare controllato, ma la domanda
suonò più come un’accusa
«Siete solo dei ragazzini! State insieme da troppo poco tempo
e poi che sappiamo di lui, se non che è un
Malfoy?» aggiunse, puntando minacciosamente un dito contro
Scorpius.
«Papà…» tentò di
intervenire Hugo, che sembrava turbato anche per
l’espressione di sconforto assunta dalla sorella maggiore.
«Ronald, ti prego».
«No, Hermione, conosciamo questo ragazzino per la prima volta
oggi e già ci dicono vogliono andare a convivere!»
«Ronald, non essere sciocco, vorrei ricordarti che anche noi
siamo andati a vivere insieme solo due anni dopo esserci messi
insieme» gli ricordò Hermione.
Ron sbuffò,
chiudendosi nelle spalle. «Beh, ma era diverso. Non
è vero, Harry?»
Harry alzò
un sopracciglio, sbigottito dal sentirsi chiamato in causa in una
discussione che, infondo, non lo toccava minimamente.
«Ehm…
effettivamente» cominciò, ma, colto il
cipiglio della moglie, rettificò: «Veramente non
mi pare poi tanto diverso».
«Signor Weasley» intervenne Scorpius, composto e
deciso «Capisco che lei, come molti di voi in questa stanza,
possa aver avuto in passato dei buoni motivi per non apprezzare la mia
famiglia – ne sono al corrente –, ma ho accettato
di mia spontanea volontà di venire qui oggi, per dimostrarle
che sono ben intenzionato ed amo e rispetto sua figlia» a
questo punto si udì lo sbuffo di disapprovazione di James
«È la sua unica figlia – e capisco anche
questo –, però abbiamo riflettuto a lungo e siamo
sicuri di ciò che desideriamo».
«Oh, Scorpius, non abbiamo alcun problema con te e i
tuoi genitori, non più. La guerra ci ha insegnato a
crescere, a distinguere ciò che è racchiuso nel
cuore di ognuno e chi ha scelto di cambiare strada. Desideriamo
soltanto che le vostre scelte siano prese consapevolmente e non siano
affrettate» dichiarò Hermione con comprensione.
«Come mi hai sempre insegnato, ho considerato ogni
eventualità, non è affatto una decisione dettata
dall’impulso delle circostanze. Perciò, se tutto
va bene, nel giro di un anno vivremo assieme» la
rassicurò la figlia maggiore.
Hermione
annuì.
Il signor Weasley,
invece, tacque, congiunse le mani all’altezza del mento, con
lo sguardo assorto in chi sa quali riflessioni. La moglie gli
sfiorò l’avambraccio e, con lo sguardo, lo
invitò ad intervenire sulla questione.
Egli si
alzò all’improvviso, aggirò il tavolo e
spuntò al fianco di Scorpius, il quale si alzò a
sua volta e si scoprì alto quanto lui.
«Ti devo le mie scuse, riconosco di aver sbagliato a
giudicarti senza neppure conoscerti. E, se mia figlia si fida di te, lo
farò anch’io» disse Ron, porgendogli la
mano.
«La ringrazio, signor Weasley».
«Beninteso, ci impiegherò un po’ ad
abituarmi al fatto che vivrai con la mia Rosie, ma non sarò
io a mettervi i bastoni tra le ruote».
Acclamazioni e fischi
di approvazione si levarono dalla tavolata dei Weasley-Potter
– anche James, per quanto sforzatamente, si concesse un paio
di applausi smorzati.
«Tutto è bene quel che finisce bene»
esordì Arthur Weasley «E ora per festeggiare, il
dolce!» con un movimento impercettibile della bacchetta una
torta a due piani di panna e cioccolato fece la sua entrata plateale
nella sala.
Scorpius
sentì il cuore improvvisamente leggero, svuotato di ogni
preoccupazione. Il signor Weasley ora gli accennava dei sorrisi di
tanto in tanto e Rose scherzava amabilmente con cugini e parenti e gli
stringeva la mano sopra il tavolo – non c’era
più bisogno di nascondersi ed era una bella sensazione.
Ebbero anche
l’ardire di scambiarsi un bacio sulle labbra, mentre i
famigliari scartavano i regali di Natale con l’entusiasmo di
bambini.
«Ehi, bell’imbusto, ricordati che lei è
la mia bambina, perciò vedi di trattarla bene».
«PAPÀ!»
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