Anche tu fosti un uomo

di evelyn80
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Una volta, anche tu fosti un uomo. Avevi un nome, ma è passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che l’hai usato che nemmeno te ne rammenti.
Non hai più memoria nemmeno del tuo sembiante. Da troppo non lo vedi, celato sotto l’alto elmo puntuto. Soltanto la tua bocca è visibile, un orifizio orrendo e putrescente come le malvagità che ha pronunciato.
Eppure, in questo momento ti pare di ricordare che, un tempo, essa non era ridotta in quello stato.
Eri uno dei Dùnedain seguaci di Herumor. I Numenoreani Neri, vi chiamavano. Fedeli al Signore Oscuro, Sauron.
All’improvviso, un numero balza alla tua memoria: sessantotto.
Tanti sono gli anni che hai prestato al servizio del tuo padrone; tale è il tempo trascorso da quando entrasti, di tua spontanea volontà, nella torre di Barad-Dûr appena ricostruita, senza pensare a ciò che lasciavi dietro di te.
Durante quel periodo servisti così bene il tuo signore da innalzarti al suo cospetto, fino a diventare il suo primo luogotenente, la sua stessa Bocca.
E come tale ora ti sei presentato al cospetto dei Capitani dell’Ovest, mostrando il pegno come ti è stato ordinato.
Il tuo signore e padrone, Sauron, ti ha promesso gloria e ricchezze alla fine della guerra; ti ha riservato la torre di Isengard, che diverrà la tua nuova dimora non appena Egli avrà conquistato ciò che gli è sempre spettato di diritto.
Ma, quando hai guardato negli occhi quell’Uomo, tuo consanguineo, qualcosa dentro di te ha vacillato. Non sei più stato così sicuro della vittoria.
Il suo sguardo profondo ha richiamato dai recessi della tua memoria ciò che un tempo sei stato, ciò che eri prima di diventare ciò che sei adesso.
Un volto di donna, il sorriso di un bimbo, un focolare caldo ed accogliente. Il tuo cuore, o quel che ne è rimasto, si è stretto a quei ricordi.
Ed ora, mentre la tua testa rotola a terra spiccata dal corpo con un taglio netto, con l’ultimo barlume di coscienza capisci che l’ultimo mezzo secolo della tua vita è stato un terribile sbaglio.





Spazio autrice:
Salve gente! Questa è la prima storia che scrivo in seconda persona singolare: spero di non aver fatto pasticci grammaticali!
No, non sono impazzita. Lo so, ho scelto un ben strano personaggio come protagonista della mia nuova ff, ma dovete sapere che, mentre ero impegnata con la revisione della mia long-fic ho fatto alcune ricerche su di lui. Mi sono sentita coinvolta dalla sua storia, ed ho deciso di scrivere questi suoi ultimi pensieri. In fondo, anche lui era un uomo, o meglio lo era stato prima di entrare a Mordor. Avrà pure avuto una famiglia, prima, no? Magari non è questo il caso, cioè magari era solo ed  era pure contento di fare lo schiavo di Sauron, ma ho deciso comunque di farlo redimere, alla fine della sua esistenza; ho deciso di farlo, diciamo così, morire con dignità. Spero di esserci riuscita e di non aver mal presentato questo personaggio difficile. Se credete che sia opportuno, metterò l’annotazione OOC.
Ovviamente l’uomo che guarda negli occhi è Aragorn. Ho scritto la parola “consanguineo” perché anche l’erede di Isildur è un Dùnedain. Se non vi pare corretto vi prego di dirmelo, così come se ci fosse qualche altra cosa che non va.
Spero di leggere i vostri pareri!
Bacioni a tutti!
Evelyn




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