Com'è difficile crescere! - Nuovo compagno
Com'è difficile crescere!
Caro D,
Avere tredici anni...è un periodo un po' triste...problemi,
ragazzi, cambiamenti...si piange spesso e volentieri, ci si arrabbia
troppo spesso, ci si innamora...Quello che è successo a
me...Innamorata del ragazzo più bello della scuola, e cosa
più importante...ricambiata.
Perchè te lo racconto?
Perchè lo trovo strano anche io: il ragazzo più carino e
la ragazza più anonima della scuola. Se non sapessi che è
successo davvero, direi che non è possibile.
Eppure è così, Danilo amava proprio me! Se ci ripenso, sorrido e piango.
Un anno, un magico ultimo anno di scuola media. Un anno breve, brevissimo, e intenso.
Capitolo 1. Nuovo compagno
Settembre '99
Che barba! Il mio ultimo "primo giorno di scuola", era cominciato come
al solito. Sveglia alle 6, colazione di corsa, e via in macchina verso
la scuola media.
La macchina di mamma era una vecchissima Renault 4 rossa. Un mostro di
macchina: ci potevi tranquillamente andare in montagna. Un vero
portento. Problema: piccolo (mica tanto) buco nella carrozzeria. In
pratica un sistema di ventilazione supplementare. Un freddo!!
Ancora intontita dal sonno, ascolto svogliata le solite tiritere di mia
madre sull'andare bene a scuola, studiare, fare la brava...Che noia!! A
tredici anni ancora a sorbirsi ste storie...
Per fortuna, a scuola i genitori non posso entrare. Meno male!
"Ciao ma!"
"Fai la brava!"
Solita mattina, soliti giri. Il cancello grigio si apre per farci
entrare. Aspettando che aprisse, becco le mie compagne e amiche. Terza
media, ossia ultimo anno, ossia i più grandi, in tutti i sensi.
"Ciao Ila! Ciao Ste"
"Ciao Ste!" in coro, salutandomi con la mano.
"Oh ma avete visto che microbi i primini, quest'anno?" -Ila-
"Oh ma vero, che roba! Non mi ricordo che noi alla loro età fossimo così piccini..." -Ste-
"Ragionissima..."
Ci raggiungono anche alcuni nostri compagni.
"Ciao Alby, ciao Andre, ciao Lu!" salutandoli.
Solita mattina: in chiesa a pregare. Bah, che noia...
Perchè se vai alla scuola privata, che nove su dieci è
gestita da religiosi, la mattina alle 7-50 devi essere in chiesa per la
preghiera.
Finita la preghiera, in fila fuori nel cortile, in ordine di altezza,
per vedere se ci sono tutti. Io, come sempre, sono la prima. Sono
bassa, che ci posso fare? Ho preso tutto da papà. Quasi tutto:
gli occhi sono del nonno materno, occhi color nocciola. Ma il resto
è di papà....anche il fisico, ahimè...Come si
dice, "piccola e tracagnotta" (NdA: credo sia piemontese, ma non ci giurerei...). Ahimè perchè sto ingrassando, accidenti!
Finita la conta, sempre in fila, ci portiamo in classe. Portiamo
è il termine giusto, perchè la voglia sta proprio sotto i
piedi.
Prima ora, Italiano. Doh!!
Il professore è un prete, è severo e pretende molto, però perlomeno ti prepara come si deve.
Entra con tutta la calma dei suoi, credo, settant'anni. Altra
preghiera. Ma basta!!! Fa l'appello. Ci siamo tutti. Interroga. Scorre
la punta della sua penna (notate: la penna ha due punte, uno blu e una
rossa, per risparmiare. Ha un astuccio pienissimo di penne blu e rosse,
cui toglie l'anima e sostituisce quella della sua amata penna stramba
quando finisce l'inchiostro) e chiama. Quando c'è
interrogazione, tremiamo. È severissimo: se sai, bene. Se non
sai, so cazzi amari!
"Numeri 3 e 11, venite un po'.."
Fiu. Io sono il numero 1...Siccome in classe siamo in 24, e molti con nomi uguali, ci chiama per numeri.
I due malcapitati, Giuseppe e Alberto, salgono alla cattedra.
Probabilmente li torturerà tutta l'ora, risparmiando agli altri
lo stesso trattamento.
Io sono seduta al terzo posto della quarta colonna. Venticinque banchi,
cinque per cinque. Accanto a me, Alberto (un altro), un mio compagno
delle elementari. Non è l'unico. Ci sono anche Valentina e
Andrea. Lei è in prima fila, sapete facendo la cretina la
mettono sempre lì. Lui è seduto in terza colonna, quarta
fila. Era dalla prima elementare che mi veniva dietro, e crescendo non
è migliorata la cosa, anzi è diventata sempre peggio.
L'anno prima, un pomeriggio che ero da lui per aiutarlo in geografia
(sì, anche io andavo bene in qualcosa..), ci mancò un
pelo che non mi saltasse addosso. Da allora, i nostri rapporti sono
rimasti sul vago/freddo.
"Bene, allora signor..." ma non riesce nemmeno a finire di parlare.
Bussano alla porta. E' il vice preside. Ci leviamo tutti in piedi quasi
contemporaneamente. Non sembra, ma ci tengono in riga peggio che in
caserma. Per lo meno in classe. Poi fuori...No comment.
"Seduti ragazzi. Professore, mi duole interrompere la sua lezione, ma
è arrivato un nuovo alunno. Vieni avanti" diretto a qualcuno
fuori dalla porta.
Vedo Valentina già tirarsi su. Nuovo compagno vuol dire nuova
carne fresca. Anche se eravamo state amiche per parecchio tempo, era
cambiata moltissimo negli ultimi due anni, e io avevo rotto la nostra
amicizia. Ora non riuscivo proprio a sopportare il suo modo di fare.
Tredici anni e sembrare una di quelle signorine che passeggiano sui
viali la sera. Insomma, mi avete capito.
Quel qualcuno fuori dalla porta entrò e io rimasi a bocca
aperta, così come anche Ila e Ste. Ci guardammo tutte e tre
per un momento. Intuivo che pensavano la stessa cosa mia.
Che figo!!! Ebbene sì, a tredici anni si può essere già fighi da paura!
Alto, slanciato, occhi chiari, bel viso.
"Bene, vi lascio a conoscervi. Buona lezione!" disse il vicepreside, andandosene.
"Benvenuto in questa classe. Tu, spostati un banco indietro. Si sieda
lì, nel banco vuoto. Presto, presto. E ora torniamo alla nostra
interrogazione. Allora..." ma poi persi interesse per le domande. Ero
più interessata al mio nuovo vicino di banco.
Alberto mi sarebbe mancato: ci facevamo certe risate insieme. Ma
dopotutto era solo un banco indietro. Mi voltai, e lui mi sorrise,
dispiaciuto. Io feci spallucce, non si potevano discutere le decisioni
dei professori, men che meno quelle di quello di Italiano.
Per un po' fissai nel vuoto, non osando girarmi verso la mia sinistra.
Non ne ebbi bisogno.
"Ciao!" Incredibile, mi sta salutando!! Cuore mio, rallenta!!
"Ciao..." bisbigliai, timida. Sicuramente ero diventata rossa come un peperone.
"Io sono Danilo, e tu?"
"Stefania, ma tutti mi chiamano Ste..." risposi sottovoce.
"Piacere di conoscerti, Ste" rispose gentile. Notai meglio i suoi occhi.
Mio Dio! Erano di un azzurro scuro, quasi blu. Bellissimi.
"Cosa state facendo?"
"Siamo a Leopardi..."
"Oh...lo già fatto...ma non mi ricordo niente..."
"Già fatto?"
"Ho quattordici anni, sono stato bocciato.." rispose semplice, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Annuii.
"Vuoi dare un'occhiata?" Come mi era venuto in mente di proporre io qualcosa! Oddio!!
"Grazie, sei gentile..." prendendo il mio libro di letteratura dal banco.
"Signorina, lì al terzo banco, che stiamo facendo?!" mi richiamò il professore. Doh!!! Cacchio!!
"Mi scusi professore, colpa mia. Le chiedevo un momento cosa stavate
studiando. Mi perdoni, non capiterà più" rispose lui, al
posto mio.
"Uhmf..." replicò sbuffando il professore, tornando alla sua interrogazione.
"Grazie..." gli sussurrai pianissimo.
"E di che, è la verità...Grazie a te, per il libro" restituendomelo.
Arrossii e sorrisi leggermente.
Per fortuna la campanella suonò poco dopo. Anche quella volta
l'avevamo scampata. Mi tirai indietro, svaccandomi sulla seggiola.
Danilo si alzò, andando verso il professore.
"Ste...cavolo che culo, ce l'hai proprio accanto....Com'è?" venni subissata di domande a raffica da Ila e Ste.
"E' gentile...e ha due occhi blu da panico! Hai presente gli zaffiri, ecco uguali..." risposi, sorridendo di più.
"E come si chiama?"
Ripensando al modo in cui aveva detto il proprio nome, sorrisi ancora di più. Tenerissimo.
"Danilo....si chiama Danilo.."
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