The fault in our stars

di Aule
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The fault in our stars
 
 
 
 
 
 
 
You can get addicted to a certain kind of sadness
Like resignation to the end
Always the end

 
 
 
 
 
 
 
 
Guarda la schiena di sua sorella mentre si riveste, abituato a mantenersi come un funambulo sulla sottile linea di demarcazione tra realtà e sogno.
Un confine sempre più flebile, che va sfumando da quando per la prima volta sua sorella lo aveva convinto che fare quelle cose tra loro era giusto ed aveva guidato la sua mano tra le sue gambe.
Una risata amara tenta di uscire dalle sue labbra -ironico il fatto ogni notte in più passata con lei lo faccia sentire sbagliato; avrebbe accarezzato l’idea di cambiare, se la schiena di Cersei non fosse sempre così bella, così bianca, così familiare e confortante, se senza di lei il mondo non fosse buio e vuoto e solitario.
Si limita allora ad osservarla, con un pigro sorriso dipinto in volto: i suoi riccioli biondi che scendono morbidi sulle spalle, i modi precisi ed aggraziati, gli occhi che brillano nella penombra, il sorriso affrettato che luccica nella stanza prima di lasciarlo da solo e si dice che quello che ha se lo farà bastare, che è troppo tardi per fare qualsiasi cosa.
Si dice che a certi tipi di dolce tristezza ci si può abituare.
Lei è convinta che sia stato il destino ad unirli, dal grembo alla tomba, non sposati ma anime gemelle; lui vuole crederci davvero, vuole credere che se tutto crollerà saranno polvere insieme –vuole credere che sia tutta colpa delle stelle.
(E quel malessere, quel dolore, lo seppellisce nei suoi seni e nella polvere dei tornei).
 




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