IL PRINCIPE, LA VOLPE E LA
MIETITREBBIA
Di solito,
Clarisse era sempre la prima ad arrivare al campo degli allenamenti. A
volte c’era già suo fratello Sherman, ma quella
notte suo fratello Sherman era sgattaiolato fuori dalla finestra
pensando che non se ne sarebbe accorto nessuno, e quando Clarisse era
uscita dormiva ancora, con dei tagli sul braccio e
un’espressione serena sulla faccia. Mark si stava consultando
con gli altri fratelli su quale canzone metal sparargli a palla nelle
orecchie per svegliarlo, ma Clarisse non era rimasta ad assistere.
Voleva menare qualche colpo in santa pace.
E invece
c’era Will Solace.
Will Solace si
svegliava sempre col canto del gallo (se si fossero stati galli,
ovviamente), ma di solito non andava al campo degli allenamenti.
Clarisse notò che aveva una tecnica schifosa, ma era
artistico da vedere. Sembrava quei guerrieri che vengono dipinti nei
quadri, che nella realtà verrebbero affettati in cinque
secondi, ma in posa plastica.
-Bravo, Will,
per una foto sei splendido. Se invece vuoi uccidere qualche mostro,
tieni presente che la spada non si sventola, si usa per colpire.
Lui la
fissò. Era l’unica persona che Clarisse conoscesse
che, anche se sudava, sembrava solo più bello. A parte
Chris, ovviamente. Ma in un senso diverso.
-Non la sto
sventolando.
-Invece
sì, fai un sacco di movimenti inutili. Vedi?-. Gli si era
avvicinata e l’aveva disarmato, quasi pigramente.
Will non era
uno che si arrabbiava. Era uno sempre calmo, abituato a prendere il
meglio dalle situazioni. Così si era limitato ad assumere
un’espressione concentrata e allenarsi con lei, cercando di
applicare i suoi consigli. Alla fine le aveva anche detto grazie.
-Come mai
questa improvvisa voglia di combattere?
Will si
strinse nelle spalle. –Avevo bisogno di sfogarmi e pensare
meno.
-Pensare meno
a cosa?
-A Nico.
Clarisse si
meravigliava sempre di come fosse schietto e tranquillo Will. Lei non
aveva mai ammesso di pensare a Chris, nemmeno a Silena, anzi, nemmeno a
se stessa. Lui non si faceva problemi a dirlo così;
semplicemente, rispondeva a una domanda.
-Vi vedo
spesso insieme, però. Siete una roba tipo luce e ombra.
Will sorrise.
–Un po’devo controllarlo, con la sua salute
è peggio di te, fa tutto quello che non deve fare. Poi tende
a isolarsi troppo e non va bene, se non lo staniamo io o Jason Grace se
ne sta da solo in silenzio per ore. E poi mi sto facendo insegnare
l’italiano.
-Ah. Non lo
avrei detto uno che ha la pazienza di insegnare qualcosa a qualcuno.
-Infatti, mi
dice una frase ogni tanto e basta. L’importante è
ricordarsele.
-E tu lo
ascolti perché ti interessa imparare le lingue, giusto?
-Ovviamente.
Al giorno d’oggi le lingue sono fondamentali. Che
è poi il motivo per cui tu ti fai parlare in spagnolo da
Chris, suppongo.
-Certo. Ho
imparato a dire hijo
de puta, pendejo, vete a la verga…
-E anche te
quiero.
-E anche
“vuoi le botte, maricòn?”.
-Sempre a
risolverla in violenza. Comunque, ecco… penso di piacergli,
a Nico. Solo che lui è tipo congelato. Penso che questa cosa
gli faccia paurissima.
-E a te secca,
perché ti piace molto.
Will sorrise.
Clarisse gli invidiava quell’aplomb, lei ancora adesso aveva
difficoltà se doveva dire a voce alta quanto le piaceva
Chris, lui non diventava nemmeno rosso.
-Si vede
così tanto?
-Tra quelli di
Hermes e quelli di Afrodite c’è un giro di
scommesse che Las Vegas al confronto è un asilo. Direi che
si vede.
Lui rise di
nuovo. Come
fa a non imbarazzarsi, maledetto, come fa, pensò di
nuovo Clarisse.
-Potrei sempre
barare: mi metto d’accordo con Connor e Travis, dividiamo, e
divento ricco.
-È
una buona idea, almeno ricaveresti qualcosa da tutta questa storia.
Will si
strinse nelle spalle. -È che lui non sa che pesci pigliare,
Clarisse. È nato nell’Italia fascista degli anni
’30, e adesso è in un mondo in cui sente dire
“ehi, amico, ti piacciono i ragazzi, e allora? Che
c’è di male?” e non ci capisce
più niente.
Lei
sbuffò. –Che casino. Non dev’essere
stato facile per lui, no? In Italia non c’era Mussolini?
-Sì,
esatto. Comunque Nico era un bambino, non è che abbia
vissuto dei drammi, non lo sapeva nemmeno, di essere omosessuale.
È solo che per quel che ne sa
l’omosessualità è una roba da
gondolieri che si prostituiscono per i ricchi stranieri pederasti. Me
l’ha raccontato lui.
-Non sono
sicura di che cazzo voglia dire pederasti, ma…
-Ma cosa pensi
che voglia dire, Clarisse? Mi turba il fatto che tu sappia Mussolini e
non il significato della parola “pederastia”,
comunque. O guerra o ignoranza.
-Occhio, Will,
che le prendi. Immaginavo una cosa del genere, comunque-.
Sospirò. –Non so cosa dirti, ci vorrebbe Silena.
Lei avrebbe saputo cosa fare.
Rimasero in
silenzio, senza guardarsi in faccia. Avevano paura di scoppiare in
lacrime, se si fossero guardati in faccia. Silena era sempre un
argomento che apriva voragini: arrivava sempre assieme a Michael, Lee,
Charlie e un sacco di altri fantasmi.
Fu lei a
rompere il silenzio per prima. –Potresti fare come la volpe-,
disse.
-Come la
volpe… cosa intendi?
-Cioè,
se tu devi cacciare una volpe, no, è difficile,
perché lei scappa e si nasconde. Allora studi le sue
abitudini, ti avvicini sottovento, intercetti i suoi percorsi, e piazzi
le trappole. Ed è fatta.
-…E
io che pensavo stessi per citarmi “Il piccolo
principe”.
-Che principe?
-Lascia stare.
Comunque la volpe non si caccia sguinzagliandole dietro una muta di
cani e seguendo i cani a cavallo, suonando trombette? Almeno, in Mary
Poppins fanno così.
-Ma che ne so.
Mai cacciate volpi. Comunque, se preferisci così, monta
Blackjack e insegui Nico con la Signora O’Leary suonando
trombette, vedrai che lo conquisti.
Will rise.
-È una scena bellissima. Ma mi convince di più la
tua versione. Molta pazienza, e avvicinarsi sottovento.
-Soprattutto
se ti è crollata l’ascella.
-Ha ha ha.
Guarda che io sono californiano e figlio di Apollo, a noi le ascelle
non crollano perché abbiamo il sole dentro. Mica come voi di
Ares che puzzate di bestia.
-Che cazzata.
E comunque noi odoriamo di virilità. Siete voi che
siete…
Will
completò la frase con lei. –Tutti froci-, dissero
in coro. Poi scoppiarono a ridere.
-Grazie,
Clarisse-. Will le accarezzò una guancia. –Magari
Silena la volpe me l’avrebbe messa giù col Piccolo
Principe, ma è un buon consiglio.
Lei
arrossì, sbuffò, e scrollò le spalle.
Bofonchiò qualcosa, poi venne salvata in corner.
-Guarda, parli
del diavolo…
Nico si stava
dirigendo verso di loro, con la sua solita camminata un
po’ingobbita e le mani in tasca. Sollevò una mano
per salutarli, e Will agitò il braccio e gli fece segno di
avvicinarsi.
-Datti un
contegno, Will, fai luce!-, gli sibilò Clarisse. Per tutta
risposta, lui sorrise ancora di più.
Clarisse e
Nico non si erano mai presi più di tanto. A lei inquietava
uno capace di trasformare gente in spettro, e a lui impauriva la
minaccia di prendersi un treno di botte. Così di solito si
fiutavano da lontano, tipo i gatti.
-Ciao
‘more, come semo?
Persino
Clarisse si accorse che la pronuncia di Will era terrificante. Nico
fece un lieve sorriso.
-Semo
ben.
Interrompo qualcosa?
Nico aveva il
tono di voce basso e un po’roco, che innervosiva Clarisse. Che
motivo c’è di bisbigliare sempre, diceva. Will gli
rivolse il suo sorriso diretto, così, senza filtro solare.
-Niente di importante, parlavamo di principi e volpi.
Nico li
guardò un po’perplesso. –Che volpi?
Clarisse
alzò gli occhi al cielo. –Volpi figurate. Hai mica
visto Chris? Sai, Chris Rodriguez, il mio ragazzo.
Lui la
fissò di sotto in su, le sopracciglia corrugate.
–So chi è Chris. Era vicino al campo da basket.
Parlavano di tatuaggi.
-Allora vado a
cercarlo, prima che i suoi fratelli lo convincano che il cuore con la
scritta “perdoname
madre por mi vida loca” sia una buona idea.
Ci si vede in giro!
Salutò
Will con una pacca sul braccio, e si allontanò.
-Si
può sapere perché urla sempre?
A Will venne
da ridere. –Perché devono sentirla quando da gli
ordini. Lei è da prima linea, mica come noi che siamo dei
fenomeni nello stealth.
-Tu non sei un
fenomeno nello stealth. Sei troppo biondo.
-Oh, e dai.
Nel campo romano…
-C’era
Lou Ellen. Lei è stealth.
-E va bene,
come dici tu.
Nico
corrugò le sopracciglia. –Mi stai dando la ragione?
Will
scoppiò a ridere. –Sì, lo sto
facendo!-. Anche Nico fece una mezza risata. Ogni volta sembrava che
dovesse ricordarsi come si faceva.
-Senti, per le
mie lezioni di italiano…
-Non ti sto
dando lezioni di italiano. Non sono mica un maestro.
-È
lo stesso. Mi tradurresti una frase?
Nico fece un
mezzo sorriso. –la cosa buffa è che tu poi te le
ricordi sul serio, le frasi che ti dico.
-Allora, la
frase è… sei pronto?
-Devo tradurre
“sei pronto”, o è una domanda?
-È
una domanda.
-Ok, sono
pronto.
-Sabato
andiamo a prendere un gelato sul lungomare?
-Sabo
andemo a torse… Eh?
-O al
McDonald, se ti va di più il McDonald. Come preferisci.
Nico
arrossì. Fece saettare le pupille di qua e di là,
come a cercare una via di fuga. Will rimase rilassato.
-È
solo un gelato. O un McDonald. E basta. È che ho davvero
bisogno di staccare un po’dall’infermeria.
-Ah, se
è per quello, va bene. Magari un giretto veloce.
Aveva
affondato le mani nelle tasche e si era stretto nelle spalle. Will fece
un sorriso smagliante.
-Certo,
veloce, sicuro. Allora è fatta.
-Fatta.
-Grazie. Ti
devo un favore.
-Uh…
ok, non c’è di che. Figurati. Allora ci si vede.
Will non lo
trattenne. Aspettò di non vederlo più, poi si
fiondò da Clarisse.
La
trovò che rideva come una matta mentre Chris le descriveva
un ipotetico tatuaggio che doveva coprirgli tutta la schiena, una cosa
che comprendeva mariachi, madonne di Guadalupe e teschi di coyote.
-Ehi, Will! Vuoi sentire come mi faccio il tatuaggio?
-No guarda, mi
fido, sono certo che sarà veramente bello. Ti posso rubare
la ragazza?
-Sicuro, da
adesso la ragazza è la tua. Però mi sento di
doverti mettere in guardia: lei quando è in imbarazzo, per
non sbagliare, picchia.
Come per non
contraddirlo, Clarisse gli mollò un cazzotto sul braccio.
Però non troppo forte. –Vai avanti, Chris, ti
raggiungo tra poco.
Poi si
girò verso Will. –Beh?
-Trappola per
le volpi piazzata. Avvicinato sottovento. Tagliola scattata. Sabato
usciamo.
-E vai! Guarda
chi lo doveva dire, che sarei diventata una consulente per le faccende
di cuore!
-Oddio, in
realtà non è che usciamo… mi
fa il favore
di accompagnarmi a fare una passeggiata, dato che sai, devo
proprio staccare dall’infermeria…
-Questa è una
cazzo di strategia militare. Bravo Will. Sono fiera di te.
Gli
battè il cinque.
-Lo sai cosa
succede nel Piccolo Principe?
-Ma
che… No. Non lo sopportavo, quel cazzo di libro.
-Succede che
il Principe addomestica la volpe. E il principe ha i capelli biondi
come il grano, e la volpe amerà il rumore del vento nel
grano…
-E Clarisse
vomita nel grano.
-Avrei detto
che sarebbe passata con la mietitrebbia.
-Quello dopo
aver vomitato.
Will
ridacchiò, poi si fece serio. –Comunque mi sa che
sarà una faccenda lunga. Non che la cosa mi spaventi, eh.
Avrò più soddisfazione dopo.
-Lo sai come
dice il proverbio: con tanta pazienza e tanta vaselina,
l’elefante si incula la sua formichina.
-Sei pessima.
-Ma se ti sto
incoraggiando!
-Tu mi
incoraggi esistendo, Clarisse.
-In che senso?
-Beh, che se
Chris c’è riuscito con te, niente è
impossibile!
-Ha ha.
-Pensare che
io avevo scommesso su Michael Yew…
-Ma che cazzo
avevate tutti con Michael Yew? Non era evidente che non ci potevamo
sopportare?
-Era per
quello. E poi volevo bene a entrambi, sarebbe stato bello.
Clarisse
cercò di rispondere qualcosa, ma non ci riuscì.
Le veniva in mente solo come
fa a dire queste cose così apertamente, come fa. Fece una specie di
grugnito.
-Adesso vado a
scommettere su Jason Grace, così impari. Che è
anche lui biondo con gli occhi azzurri, quindi è il suo
tipo. Mica come…
Non
finì la frase. A Clarisse faceva troppo ridere quella cosa.
Annabeth le aveva raccontato la scena con le lacrime agli occhi, e
Clarisse avrebbe ucciso per vedere la faccia di Percy in quel momento.
-Jason Grace
è etero. Percy anche. Peccato, hai già perso in
partenza.
-Come fai a
dirlo. Magari è indeciso. Grace, dico.
-Non
è indeciso, ho il radar, come la zia Bree.
-La zia Bree?
-Lascia stare,
un amico di mia mamma.
Clarisse lo
fissò. –Perché gli amici di mia mamma
fanno i motociclisti o i tatuatori e gli amici della tua si fanno
chiamare “zia Bree”?
-Deve avere
qualcosa a che vedere col fatto che tua madre è piaciuta ad
Ares e la mia ad Apollo, sai. Comunque la zia Bree è un cecchino, è stato lui a presentare Apollo a mia madre.
-Raccontalo a
Nico di Angelo. Magari si sente più tranquillo, a uscire con
uno che chiama “zia” un uomo.
-Dici?
-…No.
Meglio se taci, in effetti.
-Vedrò
come comportarmi momento per momento. Non sarà facile, ma ho
fiducia.
-Ok, bravo.
Adesso non ti aspettare che ti incoraggi troppo, abbiamo parlato
abbastanza di cazzate, per oggi. Quando vuoi fare due tiri con la
spada, fischia. Non in quel modo fastidioso, se non vuoi che ti annodi
la lingua.
-Grazie
dell’offerta.
Lei si
voltò verso la direzione in cui era andato Chris.
-In bocca al
lupo per sabato, eh.
-Non fare
troppa pubblicità alla cosa, che mi spaventi la volpe.
-Sarò
muta come una tomba. Che parlando del figlio di Ade…
Risero.
-Arriverà
il momento in cui Nico non avrà più problemi con
quello che è, e allora lo sapranno tutti.- Will fece un
sorriso. –Anca
el can del strassaro.
Note: La PJShipWeeksITALIA
è
finita, ma non potevo non scrivere anche una Nico/Will, e
così ho scritto delle mie tre coppie preferite della saga.
Poi ci si è infilata Clarisse di prepotenza
perché ormai non so più come arginarla, vuole
apparire e sgomita, e se la voglio fermare mi picchia.
Spiegazioni sparse:
non so se sia canon che Will si alza presto, ma nelle storie di kuma_cla lo fa e ormai è
così anche per me (consiglio di lettura: leggete le sue
storie). Invece è canon che non sia un fenomeno con
l’arco, quindi deduco che non lo sia nemmeno nel corpo a
corpo, anche se non è che sia scarsissimo, è
Clarisse ad essere una macchina da guerra. Headcanon che nessuno mi
toglierà mai dalla testa: Nico non parla italiano. Non
propriamente italiano. A Venezia parlano dialetto ancora oggi, Anno del
Signore 2015, ricchi, poveri, ignoranti e professori: figuriamoci se
con la mamma e la sorella sto fio parlava italiàn. Lo
studiava a scuola, sicuramente lo capisce, ma se parla, parla
venessian. Quindi Will è tutto convinto di imparare
l’italiano, e invece sta imparando il dialetto, in pratica.
Significato delle frasi: “ciao ‘more, come
semo?” “Semo ben”: “Ciao amore,
come siamo (come stai)?” “Siamo bene (tutto
bene)”. Sì, gente, i veneziani si chiamano
“amore” l’un l’altro.
Sì, anche tra maschi etero, vecchi e giovani. Non
è bellissima, questa cosa? “Anca el can del
strassaro”: “anche il cane dello
straccivendolo”, ossia proprio chiunque. Avviso: abito a
Venezia, ma non sono veneziana. Per cui, se qualche veneziano passa da
qui e nota errori nelle frasi, me le corregga pure e mi dica anche dove
ci vediamo, che avansa spriss. Altro headcanon a metà, che
nei libri è una cosa che un po’lascia intendere:
nel Campo Mezzosangue shippano la gente. E se nella realtà
c’è la Jason/Nico, vuoi che non ci sia anche
lì? La
zia Bree
è un personaggio rubato a vannagio (che mi ha anche betata e che
ringrazio perché si è sciroppata tutta la prima
saga solo per sfinimento); qui l’ho infilato ("e infilato
è proprio la parola giusta", direbbe lui) perché
nei libri Will sembra molto a proprio agio con la sua
sessualità, pur essendo giovane, quindi (ennesimo headcanon)
per me è cresciuto in un ambiente molto gay friendly,
nessuna delle persone a lui care l’ha mai fatto sentire
diverso, sbagliato o non accettato.
Ma ora passiamo alle
cose importanti: non siete tutti interessatissimi alle vicende notturne
di Sherman?
Grazie a tutti quelli
che leggono!
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