Il Dio dei Ladri

di __aris__
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L’agente Holter osservò attentamente il ladro da dietro il vetro a specchio: un ragazzo, poco più che un adolescente, con corti capelli biondi scompigliati ed un velo di barba. Stava stravaccato sulla sedia e, anche se nella stanza interrogatori c’erano solo un tavolo e due sedie, i suoi occhi azzurri guizzavano ininterrottamente da un punto all’altro. Indossava semplici jeans ed una t-shirt da grande distribuzione. Di lui non sapevano nulla: nome, nazionalità o tantomeno l’età. Solo la sigla Hg con cui firmava i suoi furti: oggetti di grande valore che sparivano nel nulla.
Karen lo osservò ancora giocando con il ciondolo che portava sempre al collo, un piccolo rubino che era passato di madre in figlia per più generazioni di quante sua nonna potesse ricordare. Cercava quei piccoli segnali di impazienza, d’ansia, che dimostrano tutti dopo quattro ore nella stanza interrogatori. Ma quel ragazzo sembrava più sereno di lei: sorrideva mentre lei aggrottava la fronte. Scrollò la testa sbuffando: lo aveva inseguito per quattro anni, distrarsi non era un opzione.
Appena la vide entrare il ragazzo sorrise allargando le braccia: “Agente Holter! È bello rivederci in circostanze meno concitate.” La sua voce era sorprendentemente profonda, sembrava quella di un uomo maturo. “Non l’avevo mai vista con i capelli sciolti. Le donano molto; dovrebbe portarli più spesso.” Disse osservandola attentamente: Karen Holter era una bella donna in un grigio completo da ufficio. Di solito portava i capelli castani raccolti con la riga molto spostata a destra, quel giorno invece le ricadevano sulle spalle incorniciando l’ovale perfetto del volto. Gli occhi erano castani e penetranti; provavano a scrutarlo come se fosse un comune ladro con un punto debole da trovare. Le labbra immobili nell’espressione seria dell’agente capace di vincere ogni interrogatorio.
Peccato che io non ti abbia mai visto in faccia.” Rispose dura.
Lei sembra sempre troppo impegnata a rincorrermi! Dovrebbe prestare più attenzione a cos’ha davanti.”
Se pensi che non abbia notato il tuo cappello, sbagli.”
So che lo ha fatto.” Lui inclinò leggermente la testa continuando a sorridere “Bella pietra, ricordo di famiglia?
Karen lo fulminò con lo sguardo: “Sono io che faccio le domande.”
Come vuole.”
Ti piace la chimica?
L’atro fece spallucce “Ho interessi variegati, ma la mia materia preferita era la storia. Specie quell’antica.
Lei si protese sul tavolo: “Quindi, se indovino, Hg non indica l’elemento chimico ma il dio dei ladri. Non ti sembra presuntuoso?
No. È il mio nome.”
Ormai la tua mancanza di modestia non dovrebbe stupirmi.” Disse l’agente con una certa rassegnazione.
Se io non riuscissi a stupirla ogni volta, cercare di arrestarmi non sarebbe così stimolante!
Peccato che tu non sia qui per merito mio.”
Non vuole chiedermi perché mi sono consegnato, agente. Mi chieda ciò che vuole sapere davvero.”
Cosa fai degli oggetti rubati?
Io non rubo niente. Restituisco delle cose a chi le ha perse.” Perché poche creature sono più distratte delle divinità e non c’è volta in cui, scendendo sulla Terra, non dimentichino qualcosa.
Ne sei sicuro?
Lo sono.”
E le persone che hai derubato?
Possedere una cosa non significa averla. Prenda la pietra che porta al collo: anche se adesso è attorno al suo collo in passato era di qualcun altro e magari questo qualcun vorrebbe riaverla.”
È un gioiello di famiglia. Nemmeno mia nonna sapeva quante antenate lo avevano prima di lei.”
Secondo lei, dal 1738 quante possono essere state? Ma si è mai chiesta di chi fosse prima?
Onestamente no. Ed anche se lo avessi fatto probabilmente sono morti.”
Ne è sicura?
Nel mondo reale non esistono creature immortali.”
Il ladro sembrava particolarmente divertito da quell’affermazione. “Forse ne ha una davanti proprio in questo momento e non lo sa.”
Karen gli puntò contro l’indice “Senti M...” qualcosa le impedì di pronunciare quel nome facendola rimanere a bocca aperta. Qualcosa che nell'addestramento a Quantico nessuno le aveva mai insegnato come gestire. Era solo un nome, uno pseudonimo probabilmente, che la sua mente ripeteva come un mantra ma nonostante tutti i suoi sforzi rimaneva inchiodato in gola.
Dillo Karen! So che vuoi farlo, che il mio nome ti prude sulla punta della lingua. Posso sentirlo.” Sussurrò il dio avvicinandosi con il busto.
A che gioco stai giocando? Perché ti sei fatto arrestare?” l’agente sapeva di essersi lasciata coinvolgere troppo ma doveva mantenere la calma. O almeno provarci.
Sei sicura di volerlo sapere? Non mi crederai.”
Mettimi alla prova.”
Tra pochi secondi andrà via la corrente ed io ti ruberò la collana, così potrò ridarla a Ade. È solo un piccolo rubino ma molti secoli fa, quando né tu né la tua piccola e corrotta organizzazione eravate nei piani del Destino, faceva parte di una sontuosa collana composta da tante pietre simili che il Signore degli Inferi donò alla sua sposa.”
Sfiorata del suo respiro Karen rabbrividì. “Sei in un edificio federale, davvero credi di riuscire a scappare?
Ho le ali ai piedi!” rispose sorridente mostrando le sneakers bianche con il disegno stilizzato di un’ala dorata. “Non dirmi che non le avevi notate?
Non ci riuscirai!” Si era fatta raggirare per tutto il tempo: quel ladro le aveva fatto credere di condurre il gioco mentre in realtà la stava portando esattamente dove voleva lui. Se ne era accorta troppo tardi! Ma per quanto fosse bravo non sarebbe mai riuscito ad uscire da un palazzo pieno di agenti. Non poteva riuscirci!
Scommettiamo?
 
 
 
 
 
Dopo dieci minuti Mercurio uscì dall’edificio dirigendosi al bar dietro l’angolo dove un’altra divinità lo aspettava seduta a un tavolo fingendo di leggere un giornale. “Ho la pietra. È l’ultima?” disse sedendosi davanti a lui.
Il dio ripiegò il quotidiano e lo posò sul sedile accanto “No. L’ultima è sullo scettro della Regina d’Inghilterra.” Rispose Ade.
 




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