Airone

di LammermoorLace
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Dì all’autunno che m’artiglia il cuore
che ogni giorno passato è passato con dolore
e che sulla terra a gambe salde e mente muta
nella mia veste di foglie
mi sembra d’esser nuda
 
Passeggio lungo i fossi dove acqua più non scorre
E non mi meraviglio più del tempo
Che senz’anima corre
E’ un solo movimento d’abbandono
Piegarsi senza orgoglio al tuo richiamo senza suono
 
Un giorno caro amico ti saprò guardare
Senza questi occhi lucidi, e queste dolci chiare
Braccia che si sbracciano
Alla fedele nave
Che vuol partir dal molo – molto non dovrà aspettare
 
Baciami, airone dalle ali stanche
Baciami, mia vita dalle dita bianche
Ascoltami, autunno che mi chiami e ridi
Che mi strappi a forza
Da questi solitari nidi
 
Qui ho parlato all’acque antiche del torrente
Qui ho voluto vivere o morire - e niente
Mi fermerà adesso, la cenere
Non ha corpo
E non ha occhi Venere
per questo mondo morto
 
Andiamo, Airone, senza più aspettare;
i frutti dell’arancio spandono profumo
e tu te ne voli alto, oracolo d’addio
per me che ti saluto…
ah, quanto volentieri
avrei ancora bevuto
alle fresche acque del mio fiume…
 
ma non n’è più rimasta
una goccia, un pegno amaro
Piove: ma senza empirmi
il cavo della mano.




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