Il Dio della velocità

di lapoetastra
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Corre, ed è sicuro di vincere.
D’altronde non c’è altra possibilità, se sei Niki Lauda e sei nel pieno delle forze.
Questa gara è probabilmente una delle più importanti a cui l’austriaco abbia mai partecipato, e se solo arrivasse primo sarebbe ad un brevissimo passo da diventare campione del mondo di Formula uno, ma soprattutto riuscirebbe a spegnere quel sorrisetto strafottente dalle labbra di James Hunt, il suo acerrimo nemico e più agguerrito rivale.
La velocità accarezza la tuta di Lauda come le dita tenere e sapienti di un’ amante, e le gocce imperterrite di pioggia si posano senza sosta sul suo casco, oscurandogli per un attimo la vita, subito però rapite e portate lontane dal vento impetuoso.
L’auto è davvero perfetta, oggi, e Niki è in ottima forma.
La vittoria è lì, a portata di mano, e l’austriaco sa che essa lo sta aspettando, e le è sempre più vicino, mano a mano che macina chilometri su chilometri.
Lauda è solo: nessuno lo insegue, tutti sono lontani, indietro, troppo lenti per raggiungerlo, lui che è il Dio della velocità, lui che è inarrivabile.
Niki è consapevole del fatto che ogni volta che sale su quella fiammeggiante Ferrari che è per lui ormai come una figlia, corre il 20% di rischio di non uscirne più. Non tutto intero, almeno.
E sa che ora la percentuale di probabilità di lasciarci la pelle è notevolmente aumentata, a causa del circuito sul quale sta correndo come un folle, chiamato Nurburgring ma soprannominato “Il cimitero”.
Piove, per di più, e l’asfalto è bagnato, e le gomme continuano a sdrucciolare.
Niki non pensa a questo, non adesso, non ora che è ad un passo dalla vittoria.
Sente dentro di sé che tutto andrà bene, che non succederà nulla di male, non a lui, che è vicinissimo al traguardo e riesce già a vederlo.
Sta bene, in fondo, ed è sicuro di non correre alcun pericolo.
Ne è pienamente convinto.
Ma poi la Ferrari, la sua auto, sbanda.
Si schianta.
Ed il fuoco cancella ogni altro pensiero nella mente del Dio della velocità.




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