Covers.
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# 15. Catch me
# 22. Let the flower of death bloom in me
# 25. Overcome the mind control
1. Dawn
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Le stelle cedettero il posto alla foschia, la luna ad
un’impercettibile brezza e la notte al giorno incombente.
Caldo. Dannatamente caldo.
Una nuova mattina aveva appena fatto il proprio, esaltante ingresso
nelle vie ancora assopite di Miohy, sorprendendo nel sonno la gran
parte degli ignari abitanti.
Nelle vie deserte risuonava unicamente il richiamo di un vento
smorzato, chiamato con ogni probabilità ad annunciare una
quasi imminente tempesta.
Non importava cosa gli altri ne potessero pensare; lui certe cose le sapeva
forse ancor prima che Madre Natura avesse modo di pianificarle e
mostrarle nella propria potenza. E la tempesta prossima a
quell’alba avrebbe lasciato ben poche imbarcazioni intatte.
Sapere anche questo rientrava fra le sue doti.
Strinse al petto la sottile busta di carta e, sorridendo beffardo alla
brezza, rallentò ulteriormente la propria andatura. Seppur
apparentemente incomprensibile, quello era il suo modo di sfidare
ancora una volta la fatale l’imprevedibilità del
Grande Blu.
Quando le pareti spoglie del rifugio si chiusero attorno alle sue
spalle, allentò la presa lasciandosi sfuggire un ghigno
sottile. Così abilmente nascosto fra gli zigomi alti e le
profonde rughe della pelle, era ben più che certo che
nessuno sarebbe mai stato poi così accorto da farci caso.
- Sempre di buon umore, eh Garp? - nessuno, eccetto lei ovviamente.
- Se la giornata mi da un buon incentivo per esserlo, non capisco
perché negarle questa opportunità. – fu
la sua laconica risposta.
Sorrise nuovamente e prese posto su una delle tante poltrone di velluto
che circondavano un tavolo decisamente fin troppo avaro in quanto a
suppellettili.
- Vada per il farsi attendere, ma questa volta il tuo proverbiale
ritardo ha decisamente superato i limiti consentiti.
– un’ombra snella lo raggiunse con poche
falcate, sedendosi a capo del gruppo e chiudendo così le
righe di un’assemblea indetta con pochissime ore di
preavviso. Lasciar correre su un ritardo di qualche minuto sarebbe
stato il minimo richiesto.
Sempre a patto che tre ore potessero considerarsi un semplice ritardo e
non dimenticanza, e che la proverbiale “ Giustizia Assoluta "
di Sengoku non contribuisse a farle apparire come una mancanza degna
dei più indicibili castighi. Garp si limitò a far
spallucce, sfoderando uno dei suoi sorrisi più innocenti.
- Se avete avuto la pazienza di aspettarmi così a lungo,
sono certo che riuscirete a sorvolare anche su questo, Signore.
– la pacatezza con cui accentuò
quell’ultima parola contribuì a far ribollire il
sangue nelle vene del grande ammiraglio.
Se non fosse dipeso dal fatto che il tratto prossimo alla
città di Water Seven fosse ancora un baluardo sicuro per la
marina unicamente per merito suo, probabilmente adesso il
Viceammiraglio sarebbe stato ben lontano da quella tavolata, segregato
in qualche base dispersa chi lo sa dove sulla rotta della Grand Line.
Sengoku strinse i pugni e, facendo appello al proprio autocontrollo, si
sforzò di ignorare quell’ultima affermazione.
- Per lo meno, da quanto posso notare, sei stato informato del
progetto. Me ne compiaccio. -
- Progetto? Che progetto? – il viso smarrito
dell’anziano lo fece quasi sorridere. Tutto questo ovviamente
prima che avesse modo di realizzare che avrebbe dovuto perdere altro
tempo per illustrargli i dettagli di una missione per cui probabilmente
sarebbe stato incaricato come unico intermediario.
- Quello che ti è stato spedito ieri sera, e che tuttora ti
ostini e tenere stretto in braccio. – si limitò a
risponder, piatto.
Fu solo in quell’istante che Garp si rese conto di non aver
ancora lasciato la busta, ormai poco più spessa di un plico
di fogli a causa della pressione esercitata dalla sua stretta. La
poggiò sul tavolo dove, aprendola lentamente, estrasse una
ciambella sotto lo sguardo di un attonito di Sengoku e di una divertita
Tsuru. Poi le diede un primo morso.
- Sarebbe stato uno spreco lasciarle a marcire sulla nave. –
esclamò con la bocca ancora impastata di caramello.
- E’ alla crema pasticcera – aggiunse, come se
specificare la composizione del dolce avesse potuto in qualche modo
placare l’ira del proprio superiore.
E fu unicamente in quel preciso istante, pochi istanti prima che le
labbra di Sengoku avessero modo di aprirsi per lasciar trapelare parole
decisamente non proprie ad un uomo del suo livello, che
l’intervento dell’anziana donna riuscì a
riportare una parvenza di ordine fra le righe della marina.
Con la freddezza e la lucidità tipiche di chi detiene i
vertici del comando richiamò rapidamente
l’attenzione di Garp su alcuni fascicoli abbandonati ai bordi
del legno finemente intarsiato del tavolo.
- Da dopo gli eventi di Enies Lobby abbiamo ritenuto fermarli come una
delle massime priorità.
Quelli che ora stai leggendo sono i progetti di un piano di
contrattacco chiamato non unicamente ad indebolirli, ma come potrai ben
notare – aggiunse lanciando un’occhiata piatta al
viceammiraglio – ad incrementare notevolmente la potenza
nelle nostre schiere. -
Sull’espressione severa di Garp si dipinse una smorfia di
disgusto mentre, porgendo il plico di fogli all’Ammiraglio,
tornava ad inchiodare con lo sguardo il volto imperscrutabile di Tsuru.
- Non credevo che ci saremmo mai potuti abbassare a tanto -
sussurrò amaramente.
- Siamo in guerra, Garp. Aperta. –
- Cosa volete da me? – tagliò corto, probabilmente
sperando che dalla durata di quella conversazione sarebbe anche dipeso
l’esito della missione. Era evidente che il proprio canone di
giustizia non si rispecchiasse nel modo di vedere il mondo da parte di
chi lo avrebbe dovuto governare e che, a dispetto di tutti gli sforzi
compiuti fino a quel momento, ancora non fosse riuscito ad accettare i
fatti per come stavano.
- Unicamente identificare il soggetto più idoneo
allo scopo, nient’altro. –
Il sole sorse, ed un’alba di ghiaccio prese forma
nell’impercettibile nevischio.
Prolungata fino oltre la linea immaginaria dell’orizzonte e
pungente di un gelo sottile e secco.
Il giorno arrivò così, repentino come un
cacciatore affamato e pronto ad affondare nuovamente i propri artigli
nel corpo inerme della preda. Dalla coffa un ragazzo socchiuse gli
occhi, come a voler così dare il proprio tacito assenso
all’addio della sempre più impercettibile
oscurità.
E mentre nell’aria l’odore forte del tabacco si
univa alla prima brezza del mattino, dalla cucina una voce acuta
chiamava implorante il suo nome.
- Arrivo. -
Una nuova alba, nessun cambiamento.
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