Non ci posso credere, sono
tornata dopo quanti anni? Ebbene sì sono ancora qui a
scrivere ma questa volta metto da aprte Harry Potter per presentarvi
una mia storia originale basata su una delle mie ship migliori
ultimamente. Troverete un sacco di errori, ma questa storia
è stata scritta di getto e ho deciso di mantenere
volutamente gli errori perché così come mi veniva
l'ho scritta, è genuina quindi i grammar-nazi non me ne
vogliano. Love -Amy-
Tre
erano le cose che si potevano dire con certezza di Mary: La prima era
che lei stessa si definiva una ragazza un po’ particolare, la
seconda era che tutto il resto delle persone che a scuola avevano avuto
a che fare con lei almeno una volta, la giudicavano un po’
inquietante e la terza era che chi la conosceva bene, la definiva come
una persona tranquilla e pacata, almeno che non venisse provocata. E
lì poi erano cazzi.
Bionda,
occhi verdi, aria tenebrosa e modi da fare spicci, Mary era davvero un
bel tipetto, di certo non la solita quindicenne presa a pensare solo ai
trucchi, ai ragazzi e alla moda, ma più una ragazzina
anticonformista e strafottente, sempre pronta a dire la sua, tanto per
dimostrare che fosse una che valeva e che non ci teneva a venir messa
in ombra dalle altre persone che la vedevano ancora come una bambina.
Il motivo per cui la maggior parte dei ragazzi la definivano
inquietante e strana, era primariamente per il modo in cui andava
vestita, non si poteva dire che avesse un abbigliamento tipicamente da
“dark”, semplicemente il suo campionario di colori
non andava oltre il blu scuro o al massimo un celeste, ma doveva essere
proprio di buon umore per indossare un colore così chiaro;
inoltre jeans, felpe, tute e t-shirt non erano propriamente definiti
abiti femminili ma lei li preferiva alle gonne e agli accessori
sacrificando, volentieri, la moda per la praticità.
Oltretutto quelle rare volte in cui Mary apriva la bocca, di certo non
ne uscivano delle rose, non che fosse eccessivamente sboccata e non che
tenesse sempre la bocca aperta, semplicemente succedeva che se per
sbaglio la si urtava, lei si faceva sentire senza alcun problema. Il
corollario di stranezze poi era anche più infinito,
conosceva a memoria ogni battuta del film Frankenstein Jr e nonostante
questo, riusciva a trovarlo lo stesso divertente ogni volta che lo
vedeva e non mancava di estrapolare qualche citazione qualora se ne
presentasse l’occasione; non faceva mistero del suo amore per
la musica rock e metal e per i film, horror o splatter che fossero,
l’importante era che venissero versati litri di sangue il
resto era irrilevante.
Dal
canto suo, Mary, riteneva che la normalità fosse un concetto
troppo sopravvalutato. Il mondo e la percezione che si poteva avere di
esso e delle persone, era tutto un fattore soggettivo: in sostanza,
ciò che alcuni definivano strano, per altri poteva essere la
normalità e viceversa e su questo principio Mary aveva
basato tutta la sua vita. Totalmente disinteressata dal parere che le
altre persone avevano di lei, a scuola e fuori, si era sempre
concentrata su ciò che voleva e su come ottenerlo ma non per
egocentrismo, semplicemente si riteneva libera di dire, fare e pensare
ciò che voleva e se agli altri questo non stava bene, non
erano problemi suoi; non le interessava se con le sue parole o con i
suoi modi di fare si attirasse delle antipatie, lei faceva sempre
quello che le diceva la testa e spesso le antipatie erano anche
ricambiate. Non tollerava la maggior parte delle persone in quella
scuola perché li vedeva come persone prive di senso, di
tanto in tanto capitava qualcuno con cui fare amicizia, ma per il resto
quel posto ospitava le classiche categorie di studenti tipiche di ogni
liceo: bulli, secchioni, sportivi, minoranze etniche, coloro che
vivevano solo per le attività extracurricolari e chi
più ne ha più ne metta. Mary passava la maggior
parte del tempo a guardarli tutti nelle loro patetiche vite, esprimendo
raramente un commento a riguardo, perché non era mai stata
una persona di molte parole; frequentava le lezioni e allontanava
qualsiasi attività extra come la peste. Questo suo modo di
fare, le permetteva di tenere a distanza persone felici e spensierate,
bulli, affiliati a qualsiasi dottrina religiosa e idealistica e in
generale tutti coloro che mal tolleravano il suo carattere lugubre e
dispotico, e di selezionarsi una piccola schiera di fidati amici con
cui sopravvivere insieme, agli anni terribili del liceo. Quando era
“costretta”, si divertiva a disgustare le ragazzine
della sua età descrivendo loro, con meticolosa cura, i
particolari più ributtanti nelle scene di trapianti, orrende
mutilazioni e amputazioni, abbondando sempre sulla quantità
di sangue che fuoriusciva dalle vene e dalle arterie dei corpi che
sgozzava personalmente. Se le malcapitate provavano a dubitare della
veridicità delle sue parole, prontamente tirava fuori dallo
zaino uno dei suoi libri preferiti che comprendeva migliaia di foto
sugli interventi chirurgici non riusciti, da cui altrettanto
prontamente tirava fuori foto di lei vicina a manichini ben attrezzati
da sembrare cadaveri veri e propri, debitamente dissezionati dalla
testa ai piedi. Gli sventurati, il più delle volte,
correvano quanto più lontano possibile da lei e
contribuivano ad aumentare le malelingue sul suo conto, che la vedevano
invischiata alla ricerca di fantomatici cadaveri in girò per
la città la notte di Halloween o le accreditavano il
possesso di un bisturi con cui dissezionava personalmente i cadaveri
con cui poi si faceva delle foto che mostrava tutta piena di orgoglio.
Mary non lo faceva per diletto, non le andava di essere definita una
bulla che tormentava gli altri ma, ovviamente, se le davano fastidio,
aveva appreso che questo era il metodo migliore per togliersi le
persone dalle scatole. Questa sua macabra passione era tutta colpa di
Alex.
Alex
era l’unica ragazza che Mary non era riuscita a far scappare
via, perché era ben noto a molti, che era tanto strana
quanto lei. L’aveva conosciuta dieci anni prima quando ancora
aveva i capelli biondo cenere e con la sua famiglia si era trasferita
nella casa di fronte a lei; la prima volta che la vide, Alex
sfidò Mary a pronunciare per tre volte il nome di Maria la
Sanguinaria davanti ad uno specchio: la legenda voleva che se il suo
nome venisse pronunciato per tre volte in una determinata ora della
notte, riflesso in uno specchio sarebbe apparso un fantasma che avrebbe
strappato gli occhi all’evocatore; per nulla disturbata dal
suo racconto, Mary chiese ad Alex di fare un tentativo quella stessa
notte e da lì, tra loro, crebbe un forte legame. Qualche
anno più tardi, Alex regalò a Mary una delle
tante edizioni del Frankenstein di Mary Shelley, i genitori non ne
furono molto contenti e tentarono di impedirle di leggere quel libro
non propriamente adatto a una bambina; Mary, dal canto suo, non
ammetteva che qualcosa potesse spaventarla o farla inorridire e
sgattaiolava segretamente la notte per leggersi qualche pagina di quel
libro “proibito”. Più che rimanere
affascinata dagli esperimenti condotti dal dottor Viktor Frankenstein,
Mary rimase colpita dalla parte anatomica della storia; dissezione e
assembramento delle parti di cadavere divennero un argomento
fondamentale delle sue future ricerche, con santa pace di Alex che
cominciò ad assecondare le passioni della sua nuova amica,
spesso fomentandole.
Adesso
che gli anni erano passati, e Alex sfoggiava con orgoglio i suoi
capelli neri con riflessi viola in pieno contrasto con la carnagione
chiara, si ritrovavano ancora insieme, a ridere delle proprie battute
macabre o a dividersi un hamburger nella mensa scolastica mentre
leggevano un libro o si scambiavano pareri circa l'inutile vita che le
circondava. A loro non interessava se in mezzo a quella moltitudine di
adolescenti qualcuno le avesse viste ridere perché, in un
certo senso, era bello mostrare agli altri che entrambe fossero dotate
di senso dell’umorismo e di qualsiasi altro sentimento comune
a un essere umano, semplicemente loro non dovevano ridere per
l’approvazione di nessuno, né per guadagnare la
stima di persone che in sostanza erano solo degli emeriti stupidi. Non
era raro che una delle due, irrompesse con una fragorosa risata
attirando su sé stessa le occhiate dubbiose degli altri
studenti, anzi quello si era rivelato il loro passatempo preferito
quando proprio si annoiavano durante le lezioni.
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