Marziani

di polymerase3
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Mikhail e io stiamo attraversando un periodo di tensione; prima il padre ed il polpo che gioca a fare la mamma, poi la coppietta in piena crisi matrimoniale. Addio equilibrio di convivenza.

Quando ritorno è di poche parole; non parla né si siede a tavola con me. Qualche volta si limita a passarmi il sale, senza però specificare che preferirebbe se lo chiamassi cloruro di sodio.

A dire il vero, mi mancano un po’ le sue considerazioni pungenti, perché non si avvia più il meccanismo del sarcasmo.

Quando finisco di mangiare prende il piatto in vinile e lo porta al lavello automatico, senza fiatare.

Forse è in grado di leggermi nel pensiero, perché sembra aver capito il mio bisogno di istigarlo ed è da due giorni che copre i suoi tentacoli con sacchetti di gommapiuma, per non lasciare aloni.

Orgoglioso, arguto Mikhail.

Abbiamo sempre più lavoro da fare, sempre più richieste di nascita guidata.

Sono reduce da una giornata in cui ho dovuto lavorare su quattro fecondazioni assistite, tre maschi e una femmina.

Il protocollo richiedeva esplicitamente tre maschi alti e robusti, due biondi e con gli occhi azzurri, l’altro che rispecchiasse la fisionomia terrestre catalogata come “mediterranea”. La femmina doveva essere magra e slanciata, poco più bassa di un metro e settanta centimetri. Un lavoraccio.

Il sol seguente, ora sesta, rompo lo sciopero del silenzio con Mikhail per pura necessità.

-Stasera non tornerò per cena.

Il polpo fluttua nel bel mezzo della sua stanza circolare; ha sospeso la gravità nella sua camera per rilassarsi. -Come mai?- risponde, dopo un minuto d’incerto silenzio.

-Ho una festa.





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