Avevo detto che avrei postato il
secondo capitolo domenica ma niente, pare che la storia sia un
così tale successo che mi hanno richiesto subito il secondo
capitolo. Sono stata manchevole la scorsa volta perché ho
dimenticato un sacco di persone a cui devo tanto per questo racconto:
voglio ringraziare Laura perché senza il suo Gabriele,
bhè Mary sarebbe sicuramente felice in una vita priva di
senso... bruciarsi fa male ma lei è forte. Voglio
ringraziare Elena (benedetta sia tu e il Replace) e voglio ringraziare
Valentino (Mi hai tirato fuori da una situazione difficile e mi hai
fatto conoscere tante bellissime persone... grazie infinitamente).
Gabriel era il ragazzo più odiato e il più amato
della scuola.
Essendo di
costituzione mingherlina, le poche volte che Mary lo aveva incrociato,
aveva pensato che fosse buono solo come scopa per pulire, se non fosse
stato per il fatto che portava sempre i capelli rasati e per questo la
pelle del cranio gli si sarebbe staccata immediatamente dallo scalpo;
nient’altro in Gabriel le ispirava particolari pensieri e
Mary sperava di non averci mai a che fare. Per quello che ne
sapeva, e per quello che le interessava, Gabriel era un ragazzo che
aveva passato più ore tra le gambe delle ragazze che a
lezione a scuola, una specie di Dio del sesso sceso in terra con uno
stuolo di ragazze pronte a cadergli ai piedi con una fantastica media
di voti e per questo, sempre lodato da tutti i professori. Questa sua
condizione gli aveva donato la certa convinzione di essere un superuomo
e per questo si metteva costantemente alla prova così da
dimostrare la propria superiorità su tutti gli altri ragazzi
e non contava se per riuscirci doveva arrivare primo in una gara
sportiva o portarsi a letto quante più ragazze potesse,
l’importante per lui era eccellere in tutto. La fama che si era
costruito, da una parte mostrava un ragazzo pieno di sé ed
esibizionista, che predicava l’esaltazione dei sensi e
l’importanza dell’erotismo, rivelando la sua anima
da libertino che prediligeva solo le più belle, le
più sensuali e le più intriganti; non
c’era ragazzo che non tentasse di imitarlo per il successo
che riscuoteva e non c’era ragazza che, sobria o meno, non
avesse passato una notte con lui o non fosse caduto tra le
“dolci” parole che riservava alle sue conquiste.
Dall’altra invece mostrava un semplice studente che si poteva
trovare sdraiato nel giardino antistante alla scuola, in muta
contemplazione della natura con la sigaretta tra le labbra mentre
cercava di darsi un contegno serio; altre lo si trovava a far baldoria
a qualche festa o evento sportivo con gli altri ragazzi della sua
età dopo aver sostituito la sigaretta con un bicchiere
ricolmo di qualche, non meglio nota, bevanda alcolica e delle volte lo
si vedeva anche studiare come se fosse la più anonima tra le
persone in mezzo a tutti quei ragazzi. Qualsiasi psichiatra degno di
questo nome, avrebbe ricamato trattati interi sull’evidente
disturbo dissociativo dell'identità di cui soffriva,
perché era evidente che a livello psichico, Gabriel avesse
seri problemi. Mary, tuttavia, non si
era mai soffermata a pensare al ragazzo, perché lui faceva
parte di quella grande fetta di studenti di cui non le fregava un
emerito cazzo. Quello che sapeva, l’era giunto,
disgraziatamente alle orecchie, grazie alla miriade di ragazze che
puntualmente rimanevano a bocca aperta ogni volta che lui passava
vicino e rivolgeva loro un sorriso. I commenti post-sorriso si
sprecavano e Mary pregava intensamente qualche forza o
entità che la facesse diventare improvvisamente sorda.
Sembrava che ovunque lui andasse, un coro di “Ohhh, quanto
è sexy” lo seguisse come l’aria che lo
circondava; quelle poche volte che Mary si era trovata vicino a quel
coro di svenevoli attenzioni, aveva desiderato ardentemente che un
meteorite improvvisamente gli cadesse addosso riducendo a un cumulo di
cenere quell’ammasso di fascino ed egocentrismo. Si poteva
pensare che Gabriel fosse stato preso di mira, ma la realtà
era ben diversa perché Mary riservava quel tipo di pensiero,
ad almeno il 90% degli studenti della sua scuola e spesso anche per
motivi più futili. Un giorno poi avvenne la monogamia.
La
valle di lacrime che sopraggiunse alla notizia, era qualcosa di
così stomachevole che Mary non toccò cibo per
tutto il giorno. Sembrava che le attenzioni di Gabriel, avessero smesso
di sciamare dietro tutte le ragazze che appestavano la scuola, e
fossero tutte focalizzate per una certa Marie, una ragazza bionda e
poco più piccola di lui che, a quanto ne sapeva, era la
creatura più mite al mondo e con quel cazzone non aveva
niente a che farci. La povera sventurata, era passata
dall’essere un nessuno a ragazza più odiata di
tutto il liceo e, quello che era ancora più incomprensibile,
era il suo sguardo così pieno di amore? Gratitudine?
Bontà? Alex sperava che quella ragazza fosse più
furba di quanto sembrasse e che avesse messo su tutto quel teatrino
solo per dare una lezione al suo orgoglio, ma lei sembrava seriamente
presa dalla sua relazione; e se fosse stato il contrario? E se Marie
fosse stata solo una scommessa persa e quindi un ingombrante pegno da
pagare? Le malelingue si sprecavano a riguardo perché quello
della secchiona anonima che accalappia il bello e irraggiungibile, era
un cliché grosso tanto quanto la stupidità umana.
Nessuno sapeva quanto le voci fossero fondate, ma si pensava che lei
non ci stesse tanto con la testa e Gabriel avesse fatto solo un gesto
carino per darle l’illusione del momento; pur volendo evitare
le chiacchiere, di boiate se ne sparavano tantissime. I più
dicevano che lo sguardo e il carattere dolce di lei erano riusciti a
far breccia nell’egocentrismo di Gabriel, discostandolo
momentaneamente dalla sua continua e deleteria venerazione di se
stesso; nonostante tutto lui era fermo nell’uscire con
compagnie alquanto discutibili che comprendevano amiche che potevano
essere tranquillamente definite, dalla dubbia natura sessuale.
All’interno di queste cosiddette amicizie, c’era
Sarah che poteva essere tranquillamente definita una di quelle ragazze,
così tanto tranquillamente, che in un momento di pura
cattiveria, Alex aveva riferito a Mary alcune dicerie che vociferavano
che la ragazza, avesse preso più schizzi di uno scoglio di
mare; Mary non conosceva la natura di quel paragone, ma non fece
domande perché ben immaginava da sé che di certo,
quello non fosse un complimento. Il divario
che c’era tra Marie e Sarah era alquanto evidente e bisognava
essere veramente ottusi per non rendersene conto: i caratteri e i modi
di fare di entrambe erano diversi, perché la calma e
l’ingenuità di Marie cozzavano con la spigliatezza
di Sarah e la tendenza di quest’ultima al melodramma, al suo
desiderio di mettersi in mostra e alla sua capacità di
mantenere costante su di sé l’attenzione altrui,
attraverso la sua personalità prorompente. Questo non faceva
che aumentare la convinzione che in Gabriel ci fossero due
personalità contrastanti le quali, a loro volta, preferivano
la compagnia di una donna piuttosto che dell’altra; una
specie di bisogno di calma e agitazione a livelli alterni e povera chi
doveva stargli appresso. Che Sarah non fosse interessata a niente oltre
a del sesso occasionale con lui era palese, ma un po’ le
dispiaceva per Marie che sembrava sinceramente presa da quel rapporto,
così a suo agio con quel ragazzo dalla doppia
personalità.
Da quando era entrata
in quella scuola, Mary non aveva mai avuto a che fare con Gabriel e,
sinceramente, non moriva dalla voglia di trovarsi attorno uno che
l’unica cosa che avesse nella scatola cranica di grigio, era
il fumo; non aveva mai interferito con le vite altrui e non avrebbe
cominciato in questo momento, alla fine il dolore di una batosta, era
una costante della vita, ed era fermamente convinta che Marie avesse
bisogno di imparare qualcosina su come andavano le cose, al di fuori
del suo piccolo mondo perfetto fatto di unicorni e marshmellows, a sue
spese.
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