Autrice: Kei_saiyu
Titolo: A
revenge of woman
Introduzione: Yamata
osservò attonito la scena; troppo scioccato per capire che sua moglie stava
bruciando.
Si voltò inconsciamente verso Kyuubi che, a
contrasto con le urla di dolore, stava ridendo. Di una risata beffarda.
E, in quel riso freddo e crudele, poche parole:
«Una sposa così tenera e dolce… proprio come la
carne dei tuoi figli.»
Pairing/Personaggi: Kyuubi
no Youko; altri.
Rating: Arancione
Mito: [Seneca] Medea,
innamorata di Giasone, decide di seguirlo nel suo viaggio alla ricerca del
Vello d’oro per riprendersi il territorio usurpato. Il padre proibisce a Medea
di seguire il suo amore ed ella, per fuggire, uccide il fratello e lo fa in
pezzi, spargendone i pezzi in mare cosicché il padre fosse costretto a fermarsi
per raccogliere le parti.
Medea e Giasone viaggiano insieme ed hanno dei figli
ma lui, dopo aver riconquistato la sua terra, sposa un’altra donna.
Piena di rancore e di odio, Medea uccide i figli e
li fa mangiare a Giasone. Alla moglie di lui regala un abito che, appena lo
indossa, prende fuoco. Alla fine Giasone impazzisce e Medea si suicida.
Note: Non mi piace e
nonostante il mito, a mio parere, sia molto bello, non sono riuscita a renderlo
come volevo. Vuoi mancanza di tempo causa studio, vuoi accidia, non mi piace
neanche un po’.
Probabilmente prima o poi la riprenderò in mano e la
scriverò decentemente ù_ù.
La figura di Giasone l’ho un po’ modificata per via
della trama, la ricerca del Vello d’oro, invece, è divenuta la ricerca di combattenti
XD.
Umh, non mi andava nemmeno di fare l’anteprima,
quindi, amen ù_ù. Il perché Kyuubi sia poi diventata demone, sta nel fatto che,
per via dell’odio e delle brutte cose che ha fatto (XD), le divinità
l’hanno fatta rinascere volpe e da lì c’è poi la leggenda giapponese.
Ringrazio Lalani Per il bellissimo contest e per
avermi dato il primo posto per mezzo punto, seguita poi da rekichan (alla
faccia tua koi >O<).
Ringrazio infinitamente anche rekichan - a cui
dedico la fic - che si è subita le mie sclerate e che mi ha raccontato il mito
XD grazie koi, per questo e per altro tipo: “non mi va di continuare a scrivere…falla
te!” *occhioni sbrilluccicosi* “…” * =_=’’*
Finisco di rompere e vi mando a leggere la fan
fiction e a vedere il bellissimo bannerino che mi ha fatto Lalani *O*. Contest
mitologia
A
revenge of woman
Era capitato così, quasi per caso che Naruto
Uzumaki, ragazzino fin troppo vivace e rumoroso per i suoi gusti, chiedesse
proprio a lei, il demone più potente dell’universo, Kyuubi no Youko, quale
fosse la sua storia.
E se all’inizio era rimasta sorpresa dalla richiesta
di raccontare il suo passato, in seguito ne rimase sconcertata.
Non tanto dal fatto che glielo chiedesse, poteva
comprendere la curiosità del cucciolo umano, ma ciò che la colpì, fu che si ricordava
chi era stata.
E non le piaceva. Nemmeno un po’.
Aveva passato secoli nel tentativo di cancellare il
suo passato, riuscendo solo a non pensarci più e ora, a causa di un’insana
curiosità del suo contenitore, tutto le tornava alla mente.
Con un basso ringhio, avvisò il suo molto poco
sensibile cucciolo umano, di non fare domande stupide, ma il dado era stato
tratta e la sua memoria correva veloce a quei ricordi tanto a lungo rilegati in
un cantuccio della sua mente.
E mentre Naruto riprendeva il suo sempiterno
allenamento, non senza maledire quella “maledetta volpaccia” che era Kyuubi,
lei non poté fare a meno di ricordare quell’unico, grande, errore che l’aveva
resa ciò che era.
Kyuubi era una bella ragazza dai lunghi
capelli rossi e dai grandi occhi ambrati. Dalle labbra di rosa e dalla pelle di
pesca. Di buona famiglia e dalle movenze agili ed eleganti.
Un connubio di pregi che molti giovani
apprezzavano in una donna, rendendola meta ambita dei rampolli delle più
altolocate famiglie dell’epoca.
Ma Kyuubi aveva anche un difetto tanto
grande da renderla poco appetibile: era ribelle.
Troppo.
Non sottostava alle regole e rifiutava
qualunque matrimonio combinato.
Poco importava se il pretendente fosse
piacente e di buona stirpe, non ne voleva sapere e chiunque le presentassero i
suoi genitori, riusciva, in un modo o nell’altro, a liberarsene con relativa
facilità.
Fino a che non venne uno straniero.
Alto, bello, intelligente, forte e con
grandi e limpidi occhi azzurri; così rari nel loro paese!
Lo vide un giorno per caso, mentre, con
un grosso mantello marrone sulle spalle, girovagava alla ricerca di un alloggio
per la notte.
E ne rimase colpita.
Non dalla sua bellezza, non era poi
granché, ma dagli occhi che la fissavano dolcemente mentre, un po’ timido ed
impacciato, le chiedeva se conoscesse un posto dove poteva stare.
Senza stare molto a riflettere, lo portò
in una locanda che aveva qualche stanza in più per le evenienze come quelle.
Quando si voltò per ringraziarla, Kyuubi
notò il suo sorriso. E se ne innamorò.
Le Terre del Fuoco erano accoglienti e
la popolazione viveva serena, ma nessuno era capace di sorridere sia con gli
occhi e con le labbra.
Nessuno sapeva riscaldarle il cuore con
una semplice occhiata e così, decise che quello sarebbe stato l’uomo che voleva
al suo fianco.
I giorni trascorrevano veloci come mai,
mentre i due ragazzi parlavano e si conoscevano, finendo per innamorarsi sempre
un po’ di più.
In quel lasso di tempo trascorso
assieme, Kyuubi scoprì che Yamata, era il figlio del vecchio imperatore. Troppo
giovane per ereditare il regno, il trono era caduto nelle grinfie dello zio e,
adesso, il giovane era intenzionato a riprenderlo.
Girovagava, quindi, di paese in paese
per radunare un esercito, muovere guerra all’usurpatore e riprendersi il trono
che gli spettava per eredità e per nascita. Motivo per cui doveva partire a
breve.
La notizia non la sconvolse molto, non
quanto ci si sarebbe aspettato almeno, ma sorgeva così un problema: stare
insieme.
Il padre, che più volte le aveva
proibito di frequentarsi con uno straniero, non sarebbe mai stato d’accordo sul
lasciarla partire.
Ingenuamente, pensò che lo scoprire che
Yamata fosse un imperatore avrebbe rabbonito l’uomo, ma così non fu.
Anzi!
Una notte, poco prima di uscire per fare
visita a Yamata, udì i genitori discutere su come bloccare la passione della
figlia ed arrivarono ad una sola conclusione: rinchiuderla fino alla partenza
dello straniero.
A quella scoperta, il cuore di Kyuubi
sobbalzò come mai e fu lì che iniziò la sua rovina.
Presa dal panico e dalla rabbia, fece
ciò che mai si sarebbe aspettata di dover fare.
Kyuubi no Yokou aveva un fratellino di
otto anni, piccolo e di animo gentile, ma estremamente cagionevole di salute.
La maggior parte dell’anno doveva rimanere
in casa per via di una qualche influenza ed in pochi lo conoscevano, ma quei
pochi l’amavano.
Sempre sorridente e gentile con tutti.
E Kyuubi lo amava. Tanto.
Ma non abbastanza da proibirle di
compiere quell’atto estremo.
Quella stessa notte, con il pugnale del
padre, Kyuubi lo uccise e lo fece in pezzi.
Pianse tanto la ragazza, ma non poteva
fare altrimenti. Se il padre non la lasciava andare, allora doveva scappare e
se doveva scappare senza essere rincorsa, doveva fermarlo in qualche modo.
Lasciando solamente un bigliettino e la
testa del fratellino sul futon, Kyuubi se ne andò, gettando resti del cadavere
nel mare poco lontano, costringendo così il genitore a fermarsi per raccogliere
i pezzi di quel figlio così amato, lasciando libera la primogenita.
Yamata non seppe mai come Kyuubi era
riuscita a scappare, ma non se ne curò molto, nemmeno negli anni a venire.
Sapeva solo che prima di lasciare la
propria abitazione, la sua donna aveva portato con sé alcuni oggetti di valore
e tre sacchetti pieni di monete, così da avere sempre i soldi necessari per gli
alloggi e per il cibo.
Erano sereni, innamorati, con due
splendidi bambini e con un esercito grande abbastanza da garantire la vittoria
a Yamata e poter così vivere per sempre felici e contenti.
Almeno questo era quello che credeva
lei.
E si sarebbe accorta presto che non era
così.
Che la vita tutta rosa e fiori non
esisteva e che lei aveva commesso l’errore più grande della sua vita.
Quando finalmente il loro viaggio ebbe
termine, Kyuubi si aspettava di poter vivere serenamente assieme all’uomo che
amava ed i loro figli.
Ma non fu così.
Riconquistata la terra e diventatone
imperatore, Yamata distrusse i fanciulleschi sogni della donna con poche e
semplici parole:
«Il padre del clan più nobile del paese
mi ha dato in moglie sua figlia. Ci sposiamo oggi.»
Fu così che Kyuubi no Youko scoprì che i
sogni erano destinati a rimanere tali.
I primi giorni in cui aveva ricevuto la
notizia, aveva meditato il suicidio, troppo piena di vergogna per tornare a
casa o per fare qualsiasi altra cosa, poi, aveva accarezzato l’idea di
vendicarsi.
Le dita fini ed agili si muovevano con
sicurezza sul telaio, tessendo con cura ogni lembo del nuovo vestito che stava
creando.
Forgiato dall’odio e dal desiderio di
vendetta, stava creando l’abito maledetto.
Gli occhi rossi, resi tali
dall’eccessivo pianto, brillavano di una luce maligna mentre, con un ghigno
sulle labbra, alzava il pugnale scintillante sui corpi dei piccoli fanciulli
placidamente addormentati.
Due mesi dopo le nozze dell’uomo che
amava, Kyuubi era pronta.
Con fra le mani la sua vendetta
racchiusa in due ceste carminio, entrò a palazzo, mostrando alle guardie i
“doni” che aveva portato all’imperatore e all’imperatrice.
Nel vederla, Yamata ebbe un attimo di
esitazione, ma venne prontamente rassicurato da un sorriso di Kyuubi e dalla
vista della cesta colma di cibo.
I sovrani mangiarono a sazietà ogni tipo
di pietanza, a base di carne, offertogli dalla donna che, con occhi scintillanti,
iniziava a pregustare la sua tanto agognata vendetta.
Finito il banchetto, Kyuubi porse
l’ultimo dono alla ragazza: uno splendido kimono bianco con un grande salice
piangente sulla schiena.
La giovane imperatrice lo indossò più
che lieta, ringraziando per lo splendido regalo e si accorse troppo tardi del
ghigno ferino che incorniciò le labbra truccate di rosso della donna ed un urlo
si propagò dalla sua gola che, come Kyuubi aveva desiderato, stava ardendo divorata
dalle fiamme del suo odio.
Yamata osservò attonito la scena; troppo
scioccato per capire che sua moglie stava bruciando.
Si voltò inconsciamente verso Kyuubi
che, a contrasto con le urla di dolore, stava ridendo. Di una risata beffarda.
E, in quel riso freddo e crudele, poche
parole:
«Una sposa così tenera e dolce… proprio
come la carne dei tuoi figli.»
Owary
Sperando che sia piaciuta, prego di
lasciare commentino ù_ù
I Classificata “A revenge of
woman” di Key_Sayu
da 0 a 5 per la correttezza grammaticale= 4,5/5
Non ti ho dato il punteggio pieno non per errori grammaticali, ma per lo stile
della storia: infatti l’ho trovato un po’ scheletrico, privo di approfondimenti
che avrebbero caratterizzato meglio un personaggio controverso come Medea.
Nonostante la semplicità del lessico, la storia fila. Non ho rilevato gravi
errori grammaticali, anche se non mi convince molto la suddetta virgola “avvisò
il suo molto poco sensibile cucciolo umano, di non fare domande stupide”.
da 0 a 5 per l'attinenza al tema e quindi la correttezza del mito= 5/5
Ho deciso di premiare soprattutto il tuo ottimo collegamento tra mito e il
mondo di Naruto: non ci sono forzature o interferenza con la storia
originale(hai avuto il buon senso di non ingarbugliare le già complicate
vicende della storia Narutesca con il mito, e hai strutturato il racconto in un
passato senza tempo). Kyuubi inoltre è l’unico personaggio femminile in grado
di competere con Medea, e non mi è dispiaciuto affatto il velato accenno alla
mitologia giapponese. Brava!
da 0 a 5 per la caratterizzazione personaggi= 5/5
Come ho già detto, Kyuubi è l’unica a poter interpretare questa parte: la sua
crudeltà e follia sono presenti persino nella sua ex-forma umana. Mi è piaciuto
questo nuovo lato, una donna che comunque può amare e odiare. Ma che non cede
alla tentazione di rivelare il suo dolore a Naruto, che è invece limpido e
cristallino come al solito. E un po’ curioso.
da 0 a 5 per l'originalità= 4,5/5
Il mito di Medea è uno dei più controversi e conosciuti, ma tu gli hai dato una
buona interpretazione Narutesca: l’uso di Kyuubi, che è usata solo come mostro
e spesso è sottovalutata e banalizzata, è apprezzabile.
Punteggio: 19/20