Maternità/Paternità
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Alexander
e Gen (con Adam)
Gen era contento. Una serata tra uomini ogni tanto era
necessaria.
Passare del tempo con Makoto era grandioso, ma ora
più
che mai lei aveva in mente solo l'organizzazione del loro matrimonio.
Lui contribuiva volentieri con un'opinione, quando richiesta, ma
discorsi su decorazioni, tovaglie, fiori e pizzi gli stavano uscendo
dalle orecchie. Makoto aveva detto di voler passare
quella
domenica sera tra ragazze. Gen aveva nascosto a stento
il sollievo: avrebbe potuto guardare la gara del motomondiale
in pace.
Aveva progettato di andare in un locale, per non stare tra i piedi di
Makoto e le sue amiche, ma Alexander gli aveva proposto di gustarsi la
corsa a casa sua.
Perfetto. Birra, amici e sport in tv. Quanto ne
aveva bisogno.
Suonò il campanello di casa Foster. Era un
peccato che Yuichiro non fosse venuto, ma si era fatto
convincere a tenere la bambina per quella sera, quindi non poteva
muoversi di casa.
La porta si aprì. «Ciao!»
Gen sollevò nella mano il sacchetto con le due
bottiglie che
aveva comprato. «Per la serata.»
Alexander gli fece spazio. «Entra.»
Per fortuna, pensò Gen, Alexander era
stato
più
fortunato con suo figlio Adam. Con un ragazzino di meno di un anno in
casa sarebbe stato difficile concentrarsi sulla gara.
Entrando in
salotto, si fermò di colpo.
Adam Foster era seduto sul tappeto del salotto, circondato dai
suoi giochi.
Gen cercò di essere diplomatico. «Come
mai lui è qui?»
Alexander era tranquillo. «Ami è andata
da Makoto, no?»
E non si era portata dietro il bambino?
«Adam non farà storie. Tra
poco va a dormire.» Alexander sparì in cucina.
Lasciato solo, Gen appoggiò le bottiglie sul
tavolino più vicino. Il bambino girava la testa nella sua
direzione, seguendo silenziosamente ogni suo movimento.
«Ciao» lo salutò Gen.
Adam mise in bocca un pupazzo, masticandolo.
Gen riteneva di essere simpatico ai ragazzini, ma li preferiva
quando erano in compagnie delle loro madri. I pianti spacca-orecchie
erano sempre in agguato.
Alexander tornò indietro con due bicchieri. La tv
era già sintonizzata sulla gara, le moto schierate in
pista assieme a giornalisti, addetti ai lavori e ragazze che reggevano
ombrelli. Il Gran Premio del Mugello, tappa italiana del motomondiale,
stava per iniziare.
Gen si vide passare un apribottiglie. Gli venne un
dubbio. «Tu puoi bere?»
«Hm?»
Gen indicò Adam.
Alexander sorrise. «Un bicchiere non mi
farà niente. Anzi, vuoi vedere una cosa? Apri e
versa la birra.»
Incuriosito, Gen lo fece mentre Alexander si inginocchiava sul
tappeto, vicino a suo figlio. Gli passò il bicchiere pieno.
Alexander lo mise sotto il naso del bambino.
Sul punto di protestare, Gen si zittì: Adam Foster
si era sporto in avanti, attaccando la bocca al bordo in vetro.
«Questo vuole già bere.»
Alexander rideva. «È uno spasso,
vero?» Allontanò l'alcol dalla portata di suo
figlio e lo prese in braccio. «Lo fa col vino, con le bibite
gassate... con tutto quanto. È curioso.»
Strofinò la faccia contro il naso del piccolo, che
subì con una smorfia perplessa.
Gen si divertì. «Se continui, inizia a
piangere.»
«Nahh!» Alexander lo sistemò
con fare esperto sulle ginocchia, sostenendogli la schiena con l'incavo
del braccio. «Lui fa i versi. Piange solo quando ha fame, ma
ormai ha i suoi orari. Ah, e naturalmente piange quando gli fa male
qualcosa. Un paio di settimane fa per esempio non ha smesso per un'ora.
Pensavamo
fossero coliche, ma massaggiarlo sulla pancia non funzionava. Era un
problema digestivo, ma ne abbiamo avuto la certezza solo quando l'ha
fatta nel pannolino, perché la consistenza era completamente
diversa dal solito. Voglio dire...» Cercò le
parole per descrivere.
Gen fece una smorfia. «Non ho bisogno di
saperlo.»
Alexander rise. «Giusto!»
Prese il telecomando e alzò il volume.
«Guardiamoci la gara.» Direzionò
l'attenzione al televisore, mentre con l'altra mano prendeva un mazzo
di
chiavi giocattolo e la muoveva davanti ad Adam.
Gen continuò a sentirsi in un asilo nido, ma fece
finta di niente. Finché il ragazzino non piangeva...
«Ho chiesto a Yuichiro di venire» riprese
Alexander. «Ma muoversi con Iria è
complicato.»
Già. Quell'esserino era un monito divino per
chiunque volesse avere figli. Pensaci prima due volte.
La voce di Iria Kumada era come un'unghia che scivolava dolorosamente
su una lavagna.
Alexander si alzò. «Devo scaldare il
latte.» Appoggiò suo figlio sul divano, tra due
grossi cuscini. «Attento a che non cada.»
Ecco, era stato ridotto a babysitter.
Gen offrì un cin-cin al bambino. «Te la
cavi da solo, giusto?»
Adam distolse l'attenzione dalle sue chiavi giocattolo e lo
fissò. Il suo piccolo sguardo - una copia di quello di Ami
Mizuno - si fece penetrante. Sorridendo tra sé, Gen mantenne
il contatto visivo. Caparbio, Adam Foster non smise di guardarlo per
altri cinque
secondi buoni. «Uah!» protestò infine. Come hai osato?
Gen gettò la testa all'indietro in una risata.
Alexander lo udì dalla cucina. «Che
c'è?!»
«È un grande!»
Gen mise una mano sulla testa del bambino, scompigliandogli i
capelli
azzurri. «Goldie» lo soprannominò. Degno
figlio di Golden Boy.
Adam si era sporto in avanti, a gattoni.
Avanzò verso di lui, muovendosi senza cura lungo il bordo
del divano. Gen allungò una gamba per fargli da barriera col
vuoto. «Sono le nove. Non è ora di
dormire?»
Adam aveva raggiunto il braciolo. Faticava a scavalcarlo.
«Coraggio. Un uomo affronta le
difficoltà.»
Alexander tornò di nuovo indietro, un biberon in
mano. «Hai visto che non dà
fastidio?»
Gen percepì il suo tono fiero.
«Sì. Ora lo metti a dormire?»
«Aspettiamo l'inizio della gara. Partono tra un paio
di minuti.»
Gen bevve un sorso di birra. «E Chiba?»
«Al lavoro.»
Di domenica sera. Brutta la vita in politica.
«Volevi che fosse qui?»
Uno in più non faceva mai male, specie se era un
fan delle corse in moto. Ma a parte quello... «A te e a
Yuichiro ho spiegato cos'è successo con Makoto. Non sono
ancora riuscito a parlare con Chiba. Lui è suo amico. La
conosce da tanto.»
«Hm.» Alexander comprese il suo
dilemma. Portò alla bocca qualcosa da bere e si
ritrovò la tettarella del biberon sulle labbra.
Scoppiarono a ridere.
«Che complessi hai?!»
«L'ho confuso per birra!»
«AhH-ah!» Il bambino batteva le mani sul
braciolo del divano,
entusiasta.
Gen abbassò lo sguardo. «Allora ride!
Bravo Goldie!»
«'Goldie'?»
«È figlio tuo, no?»
«He's
no Goldie. È un nome da cane.»
Alexander lo riportò vicino a sé, massaggiandogli
le spalle. «Lui è... un super-eroe!» Gli
sollevò un braccio, facendolo roteare in aria.
Gen ebbe una nuova comprensione della loro relazione.
«È il tuo giocattolo.»
«È questo il bello. Li curi, ma puoi
fargli fare tutto quello che vuoi finché sono
piccoli.»
Un giorno il piccolo Foster si sarebbe vendicato.
«Per ora è tranquillo, ma gli piace già
la birra. A diciotto anni organizzerà party selvaggi che ti
distruggerano la casa.»
Alexander aprì la bocca per rispondere, poi
guardò pensieroso suo figlio.
Gen lanciò un'occhiata al televisore.
«Ehi! La bandiera rossa!»
Tesi, lui e Alexander guardarono in trepidante
attesa.
«Peccato che non hai visto le altre.»
«Eh?»
«Ho seguito le gare della 125 e 250. Quegli italiani
lì, Biaggi, Capirossi, e quello nuovo, Rossi... quando
arriveranno in 500 sarà una grande sfida!»
Okay, ma la 500 stava iniziando! «Lasciami vedere
cosa fa Okada!»
Semafori rossi... Partenza!
Le moto scattarono in avanti, facendo saltare Gen sul divano.
«È andato in testa!»
«Noo! Ma Doohan che fa?!»
Gen sfoderò il pugno. «Perde! Grande
Okada!»
Nel salotto risuonò un pianto infantile.
Ridendo, Alexander prese in braccio
Adam. «Noo, va tutto bene! Era solo la
partenza, nessuno è arrabbiato!» Fece saltellare
il bambino. «Guarda zio Gen! Non fa paura, no?»
«Yeeh» offrì Gen senza
entusiasmo, mimando un saluto con la mano, cercando di tornare a
guardare la gara. Ora era diventato pure zio.
Anche se aveva ancora le lacrime agli occhi, Adam si stava
già calmando. Suo padre gli afferrò la mano nel
pugno. «Tifiamo insieme Doohan, okay?»
«Perderà. Forza Honda.»
Alexander continuava a parlare a suo figlio. «Gli
faremo mangiare la polvere.»
Sorridendo, Gen non disse più nulla.
Finché Adam non si addormentò,
guardarono tutti e tre insieme la gara.
FINE
NdA: Non sto rileggendo perché tra poco mi arriva
in casa un uragano di due anni e mezzo. Godetevi la lettura e ditemi
che ne pensate :)
P.S. - A proposito, durante quella gara Okada si
ritirò e Doohan recuperò finendo primo ;P
Elle
P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie
storie: Sailor
Moon, Verso l'alba e oltre...