PERSONAL
SPACE: Rieccomi a infestare questa sezione XD Questa volta ho
introdotto il personaggio di Elektra, in questa ff che ha un
collegamento con Fever (che
però non è necessario leggere, in quanto sono due one shot che parlano
di cose diametralmente diverse... diciamo che sono legate, ma non così
tanto, questa FF sta in piedi anche da sola), altra mia One Shot
ambientata al college.
E niente. Non serve aver letto i
fumetti, ecco, è una mia totale interpretazione. BUONA LETTURA!!
E ricordate: Non mordo chi
recensisce, magari quelli che non lo fanno sì pero' :)
DON'T
GO AWAY.
-Matthew Murdock, è ufficiale. Devi assolutamente spiegarmi come
cavolo fai-
Matt alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, non che fosse
veramente necessario o che potesse davvero vederlo, ma aveva imparato
che se teneva bassa la testa era meno inquietante per gli altri vederlo
leggere. Foggy aveva appena cambiato numero di telefono per via di una
sottospecie di pazza scatenata che aveva iniziato a tormentarlo e stava
sostituendo i contatti in modo che fosse sempre raggiungibile.
-Che c’è?-
-Come cavolo è possibile che anche da svenuto riesci a rimorchiare?-
-Prego?-
-Quella tipa che mi ha chiamato, Elektra. Evidentemente ha anche
trovato il tempo di lasciarti il suo numero in memoria.-
Matt era davvero sorpreso dalla cosa. Anche se la ragazza l’aveva
salutato un paio di volte in aula e si era presentata alla loro porta
un paio di giorni dopo il suo svenimento al corso di spagnolo, i due
non avevano mai interagito oltre i convenevoli, e da parte sua non
c’era stata (almeno per una volta) nessun tentativo di attirare la sua
attenzione. Ormai era passato un mese, e solo ora, per un fortuito
caso, scopriva la cosa. Il cieco non usava spesso il cellulare: non
aveva una famiglia da chiamare, anche se ogni tanto telefonava a una
delle suore dell’orfanotrofio dove era cresciuto, e lui e Foggy
passavano tre quarti del loro tempo insieme; se a questo si aggiungeva
che essendo cieco non poteva giocarci o utilizzarlo per andare su
internet, praticamente il suo utilizzo si riduceva a zero. A volte lo
prestava al suo coinquilino quando la sua batteria moriva a metà
giornata per chiamare la madre o la sorella; probabilmente Elektra non
ci aveva pensavo al momento, ma sarebbero potute passare ere prima di
accorgersene.
Scrollò le spalle con un sorriso timido, non sapendo bene come prendere
la notizia.
-Amico, quella è gnocca, davvero. Chiamala-
Avrebbe dovuto? Nemmeno la conosceva! Per dirle cosa, poi? Ciao, sono
quello cieco che è svenuto a spagnolo, ti va di uscire con me? Naaa.
***
Foggy iniziava a essere seriamente preoccupato per Matt.
Ok, l’aveva spinto lui a richiamare quella ragazza, Elektra che, tra
l’altro (giusto perchè Matt Murdock non sbagliava un colpo quando si
trattava di rimorchiare) era anche la figlia di un qualche diplomatico
e quindi godeva di una serie di benefits non indifferenti, però ora la
cosa gli stava sfuggendo di mano.
All’inizio era stato felice per lui, davvero. Elektra sembrava avere
qualcosa in più rispetto alle altre, un qualcosa che stava facendo
durare quella relazione ben più del solito, ma che, soprattutto aveva
trasformato Matt.
In meglio. In molto meglio, o almeno era quello che Foggy aveva pensato
all'inizio, e per i primi tre mesi.
Ok, in effetti fino agli esami di metà semestre.
Ora il suo coinquilino sembrava un'altra persona, trascinato
completamente nel vortice di quella ragazza greca. Il lato positivo era
che sempre più spesso era sorridente, felice persino, come se quella
profonda tristezza che lo aveva accompagnato finora fosse sparita tutta
d'un tratto, il che era un bene, perchè dopo tutto quello che aveva
passato nella sua vita, Foggy era convinto che si meritasse un po' di
serenità, e con Elektra sembrava averla trovata.
Finalmente, l'unico interesse di Matt non era più lo studio: usciva più
spesso, e lui si sentiva meno in colpa quando accettava di bersi una
birra con altri ragazzi, principalmente perchè Matt non rifiutava più
per stare su quei dannati libri ma per uscire con qualcun'altra.
Poi aveva cominciato a saltare le lezioni e da lì le cose erano
degenerate.
Foggy capiva che probabilmente per la ragazza gli esami erano l'ultimo
dei problemi, se anche li avesse falliti, era possibile che la scuola
avrebbe fatto un'eccezione perchè alla fine essere la figlia di un
diplomatico qualche vantaggio lo dá; tuttavia, era certo che la stessa
regola non sarebbe stata applicata per il suo migliore amico, che per
di più frequentava grazie a una borsa di studio che si era guadagnato a
suon di meriti, ma che rischiava di perdere con estrema facilitá se non
si rimetteva in riga.
Il problema non era tanto il non frequentare le lezioni, Foggy era il
primo.a riconoscere l'inutilitá di alcuni professori che si limitavano
a leggere i libri di testo o le dispense, quanto il fatto che non aveva
visto Matt aprire un libro da ere ormai, e dubitava che studiasse
quando era con Elektra, a meno che non si fossero iscritti a medicina
senza dirgli nulla.
E il tempo gli aveva dato ragione.
Matt non aveva passato nemmeno un parziale, e Foggy aveva sperato, per
un attimo, che quello sarebbe bastato a farlo rinsavire: così non era
stato, anzi Matt sembrava prendere la cosa sul ridere, totalmente
ubriaco di quella droga che era la greca.
-Matt, dannazione!- imprecò Foggy quella mattina, quando il suo amico
gli comunicò che, nonostante i fallimenti agli esami, non avrebbe
ricominciato a frequentare -Lo sai che odio fare il secchione
responsabile, ma amico, se vai avanti così perderai la borsa di studio!-
-Elektra e io abbiamo in programma una gita in barca sull’Hudson, oggi,
Foggy. Perchè non vieni anche tu con Alice?-
Alice era la ragazza con cui stava iniziando a uscire da qualche
settimana, una graziosa biondina che frequentava medicina e che aveva
incontrato a una festa il mese prima.
-Perchè anche se non ho una borsa di studio ci tengo a fare bene gli
esami, Murdock! Ma che ti passa per la testa? Non ti riconosco più!-
-Perchè non ammetti una buona volta che sei geloso, Foggy?!- Matt
sembrò finalmente esplodere -Per una volta sono io che mi diverto più
di te, dove sta il problema?! Elektra è fantastica, e con lei posso
essere me stesso, finalmente!-
Questo era troppo. C’erano cose che nemmeno una persona paziente come
lui poteva sopportare. Era questo il risultato delle sue
preoccupazioni, del suo rispettare i confini tracciati meticolosamente
dal suo compagno di stanza? Venire accusato di essere geloso la prima
volta che esprimeva delle legittime preoccupazioni? A tutto c’era un
limite, e anche se quelli di Foggy erano più larghi di quelli di
qualunque altra persona, Matt li aveva ampiamente superati questa volta.
-Stammi a sentire pezzo di stronzo. Fai come vuoi. Divertiti con
Elektra e perdi pure la borsa di studio. Ci vedremo sul lavoro prima o
poi.-
E prima di dire qualcos’altro che avrebbe peggiorato ulteriormente il
suo umore, nonchè la loro situazione, uscì dalla stanza sbattendo la
porta.
***
-Che succede, Matt?- Elektra era seduta accanto a lui su uno dei
tetti del campus della Columbia.
Era passata quasi una settimana, e lui stava impazzendo. La tensione
nella loro stanza era insopportabile, ora che Foggy gli parlava a
malapena, e lui non sapeva che fare.
Non era propriamente pentito di quello che gli aveva detto, ma una
qualche parte dentro di lui, quella che non si era lasciata influenzare
dal vulcano di nome Elektra, gli suggeriva che quello che era arrivato
a considerare un amico non aveva poi tutti i torti.
Era la stessa parte che gli faceva sentire un nodo allo stomaco ogni
volta che decideva deliberatamente di ignorare i libri e le lezioni per
stare con la ragazza.
Era anche una parte che era molto facile da ignorare, però. Bastava che
si ricordasse che lei conosceva il suo segreto, che non lo trattava
come un disabile e non stava con lui solo per un istinto da
crocerossina.
Per la prima volta non doveva fingere di essere qualcuno che non fosse;
doveva essere soltanto Matt, con tutto il suo bagaglio di super sensi e
addestramento ninja; e aveva ben presto scoperto che anche Elektra non
era una ragazza qualunque: era cintura nera in svariate arti marziali,
e condivideva la sua passione per le corse sui tetti. Da quando la
conosceva, la sua vita era radicalmente cambiata, in meglio, e ok,
forse si era lasciato un po’ trascinare, ma credeva di meritarselo dopo
tutto quello che aveva passato.
-Foggy non mi parla da una settimana… - spiegò mentre la stringeva a sè
-Forse ho esagerato a dirgli quelle cose, però…-
-Però ti meriti di essere felice, Matt. Finora hai sempre fatto quello
che ci si aspettava da te. Tuo padre voleva che studiassi e diventassi
qualcuno di importante, le suore che fossi un bravo cristiano e un
bambino obbediente, e ora Foggy che passi le tue giornate a studiare…
Magari non vuoi nemmeno davvero diventare avvocato!-
-Voglio difendere gli innocenti, Elektra. Voglio aiutare le persone che
non possono permettersi un avvocato…-
-E non hai mai pensato che potresti farlo sfruttando gli altri tuoi
talenti?-
-Che intendi?-
-Sai… potresti usare il tuo addestramento…-
-No… no. Non è la soluzione- Matt scosse la testa, poi si alzò in
piedi: cominciava a fare freddo, così riportò la ragazza nella sua
stanza prima di infilarsi a letto.
Il sonno però non voleva proprio arrivare. Continuava a ripensare alle
parole di Foggy, così come a quelle di Elektra, e si sentiva diviso in
due, senza contare che, anche se non voleva ammetterlo, in fondo Foggy
iniziava a mancargli.
-Foggy? Sei sveglio?- chiamò a bassa voce, sapendo per certo di aver
involontariamente svegliato il proprio coinquilino quando era
rientrato, tuttavia non aggiunse niente, lasciando a lui la scelta di
rispondergli o fingere di dormire.
-Che vuoi, Matt?-
Che voleva? Era una domanda da un milione di dollari, e rimase zitto un
po’ troppo a lungo, ovvero per il tempo sufficiente a spazientire un
assonnato Foggy, che sbottò -Ok. Buonanotte, Matt-
Il mattino dopo fu molto strano. Matt non era riuscito a chiudere
occhio, tormentato dai dubbi e da quel senso di colpa che non lo
lasciava un attimo. Alla fine non ne potè più. Lui e quello che fino a
pochi giorni prima era stato il suo unico amico si giravano intorno
senza parlarsi.
-Mi dispiace, Foggy- riuscì a dire alla fine - Avevi ragione. Sto
esagerando, e non volevo dirti quelle cose…-
Avvertì Foggy smettere di preparare la colazione e puntare lo sguardo
verso di lui. Sentì il cuore del ragazzo accelerare mentre faceva un
respiro profondo.
-Pensi che delle scuse basteranno?- gli chiese -Io mi preoccupo che tu
stia mandando a puttane i tuoi obiettivi per una ragazza e tu sai solo
accusarmi di essere geloso?-
-Lo so, Foggy. Lo so. Sono stato uno stronzo… non so cosa mi è preso…-
-Matt. Matt. Lo capisco, sai? E ti meriti tutta la felicità di questo
mondo, davvero. E so che probabilmente vivi nel terrore che tutto
questo finisca da un momento all’altro e vuoi godertelo però… c’è il
tuo futuro in ballo, e sono preoccupato per te-
E ora si sentiva ufficialmente una merda.
-Mi dispiace. Davvero.- ripetè, anche se sapeva che probabilmente non
sarebbe servito. Quasi sussultò quando sentì la mano dell’amico
sfiorargli il braccio e fece un enorme sforzo per non balzare via.
-Adesso rimetterai la testa a posto?-
Esitò una frazione di secondo, prima di annuire. Non stava facendo
quello che qualcuno si aspettava da lui. Voleva diventare un avvocato.
L’aveva scelto lui, e nessun altro. Voleva aiutare le persone, e non
l’avrebbe fatto sfruttando l’addestramento di Stick. -Allora siamo a
posto.- dichiarò Foggy, sorprendendolo per la milionesima volta. Gli
strinse brevemente l’avambraccio prima di tornare a preparare la
colazione, e Matt lo sentì aprire il frigo e aggiungere delle uova e
del bacon.
-Grazie, Fog…-
-Però torni a lezione. E a studiare. Promettimelo.-
-Promesso-
-Bene. Perchè questa è per te- Foggy gli piazzò in mano quelle che
sembravano essere delle schede SD. Lo guardò interrogativo -Le lezioni
che ti sei perso. Sapevo che prima o poi avresti riacceso il cervello e
siccome non puoi leggere i miei appunti…-
-Foggy…- Matt era quasi commosso dalle premure del suo amico, ma decise
di buttarla sul ridere. -Non potrei leggere i tuoi appunti nemmeno se
ci vedessi. Scrivi da schifo-
-Obiezione: congetture-
-Respinta. Nemmeno tu riesci a leggerla-
Foggy gli tirò una pallina di carta che era uscita da non si sapeva
dove e pochi minuti dopo stavano entrambi ridendo.
***
-Esci con Elektra stasera?-
-No.-
Matt era steso sul letto, con il volto nascosto nel cuscino. Era molto
strano. Era ormai una settimana che, a quanto ne sapeva Foggy, i due
non si vedevano, quando fino a pochi giorni prima Foggy al di là delle
lezioni e delle sessioni di studio in biblioteca, lo vedeva a malapena
poichè passava il resto del tempo con la ragazza.
-E’ successo qualcosa?-
-No.- Era una risposta o un singhiozzo?
-Matt? Che è successo?-
-Niente-
Foggy conosceva una causa persa quando ne vedeva una, ed era evidente
che Matt non aveva voglia di parlare, o alzarsi o fare qualunque cosa
tranne, forse, piangere.
-Va bene. Esco a prendere la cena. Pizza ok?-
In risposta ottenne solo un cenno con la testa, che prese per un sì.
Lui stesso non era particolarmente in vena di pizza, avrebbe preferito
preparare qualcosa nella loro piccola cucinetta, ma capiva che l’amico
aveva probabilmente bisogno di un po’ di solitudine, e la pizzeria era
il posto più lontano tra quelli che frequentavano abitualmente.
Foggy l’aveva lasciato solo, finalmente, e Matt non sapeva se
essergliene grato o meno. Elektra era sparita una settimana prima,
praticamente nel nulla.
Un giorno era andato a prenderla per portarla a fare colazione e aveva
trovato solo un biglietto scritto in braille, in cui lo ringraziava per
tutto e gli diceva addio. Aveva provato a chiamarla, ma il numero era
stato disattivato, e nessuno sembrava sapere dove fosse andata.
Da allora aveva cercato di tenere duro, ignorando la cosa e
concentrandosi sullo studio, con la scusa di dover riparare alle
insufficienze prese durante i test di metà semestre per giustificare le
mancate uscite serali.
Ma questa sera non ce l’aveva fatta. Sentiva un vuoto incolmabile
dentro, e aveva perfino saltato le lezioni del pomeriggio per starsene
rintanato a letto, dove Foggy lo aveva trovato.
E adesso gli era grato, perchè aveva sentito il cuore del suo amico
cambiare ritmo quando le risposte gli erano uscite soffocate da un
singhiozzo, e immediatamente dopo aveva trovato un’ottima scusa per
lasciarlo solo.
Il pianto che aveva trattenuto troppo a lungo era finalmente uscito, e
si era sentito libero di sfogare il proprio dolore.
Decise perfino di rinunciare a cercare di ricomporsi quando sentì i
passi di Foggy in fondo al corridoio, accompagnati dal profumo di pizza
al salame piccante, la sua preferita.
Grazie, Foggy. Non glielo diceva mai abbastanza.
Come previsto, il biondo si dimenticò della cena nell’istante in cui lo
vide. Se il bruciore agli occhi e il calore alle guance che sentiva
erano un indice di come doveva apparire, era davvero messo male.
***
Foggy aveva immaginato che Matt si sarebbe sfogato, ma quando
tornò in camera e vide il suo stato, quasi gli prese un colpo.
Aveva i capelli arruffati e gli occhi rossi ancora lucidi, il viso non
meno scarlatto e rigato ancora di lacrime. Appoggiò per pura fortuna la
pizza sulla scrivania, perchè non stava assolutamente guardando altro
se non l’aria sconvolta del suo amico. Rimase per un secondo indeciso,
finora non erano mai passati attraverso una delusione amorosa (non che
non avessero avuto delle storie, ma per entrambi la cosa non era mai
andata oltre un po’ di sano sesso occasionale) e non aveva idea di
quali fossero i confini di Matt a riguardo.
Alla fine decise che non gli importava, e si sedette sul letto accanto
a lui.
-Matt... -
-Se ne è andata, Foggy- sussurrò Matt, stranamente calmo nonostante il
proprio aspetto.
-Vi siete lasciati?-
-No… no. Se ne è andata. Di… punto in bianco.-
-Oh mio Dio, Matt… mi… mi dispiace… Se c’è qualcosa che posso fare per
te…-
E tra tutte le risposte che poteva immaginarsi, quella che ricevette fu
di sicuro la più spiazzante.
-Non… andartene, Foggy. Non… andartene, ti prego-
Riuscì solo ad abbracciarlo forte.
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