Mostri.

di Alfred il sanguinario
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"Oh buon Gesù!" esclamò l'anziana signora Porta.
In quella nebbiosa mattinata di ottobre, l'ottantatreenne si era avvolta in un caldo cappotto, aveva indossato le sue calze collant e il suo berretto di lana ed era uscita dal suo appartamento nella periferia milanese per andare a fare la spesa nel centro della città; abitudine quasi totalmente inutile a cui non aveva rinunciato, nonostante la sua veneranda età. Dopo aver camminato per circa un quarto d'ora, protetta per mezzo del suo fidato ombrellino color bordeaux dalla fastidiosa pioggerellina, era scesa nella stazione della metropolitana. Si era, come tutte le mattine, accomodata su una panchina, dopo aver scrutato il tabellone di attesa. E proprio lì, proprio in quel momento, qualcosa aveva rotto la sua routine, e l'aveva fatta soprassedere, tanto che arrivò ad esprimere il suo orrore con l'espressione più sconveniente che conosceva.
Si trattava di un bambino, o almeno così le era sembrato. Aveva grandi occhi azzurri, fissi nel vuoto, e folti ricci castano chiari. Dalle labbra sottili, scendeva un rivolo di sangue, di un rosso intenso, in grottesco contrasto con la pelle diafana del giovane malcapitato.
Ovviamente la signora Porta allertò i soccorsi, estraendo l'arcaico cellulare. E nel frattempo accorsero altre persone, che tentarono invano, e alquanto maldestramente, di rianimare la povera vittima premendo con forza sul suo torace. Ma non c'era niente da fare. Il bambino era morto.
 
"Ci sono evidenti segni di strangolamento, ma non sembra manuale." disse Marta Lentini, medico patologo del RIS, accorsa sul luogo.
"C'è dell'altro?" chiese la detective a cui era stato appena assegnato il caso, Teresa Saffiotti.
"So chi è. In tasca aveva la sua tessera della metro; si chiama Mattia Torre, aveva dodici anni." rispose, porgendo alla detective il documento, che ritraeva un bambino tutto sorridente, con accanto scritti i suoi dati personali.
Sospirando, Teresa osservò quella fotografia. Nonostante i suoi quindici anni di esperienza nel RIS, affrontare casi riguardanti i minori non era mai facile. La più giovane investigatrice mai ammessa nella sezione di Parma, che godeva di una reputazione più che ottima.
"Chiedo scusa..." si udì alle sue spalle.
Teresa si voltò, pronta a ripetere a macchinetta che non le era concesso fornire informazioni. Davanti a lei si palesava un ragazzo giovane, non più di ventidue anni, basso e magrolino, dai capelli castani e mediamente corti e gli occhi verde chiaro.
"Saresti?" chiese con sguardo accigliato Teresa.
"Mi chiamo Luca Gatti, sono stato incaricato di affiancarla nelle indagini..." disse lui, con un filo di voce e un'espressione da cane bastonato.
L'esclamazione che balzò immediatamente nella testa di Teresa fu decisamente più sconveniente di quella della signora Porta.
"Bene. Inizia col rintracciare e avvisare i genitori di Mattia Torre che il loro figlio è morto." disse lei, porgendogli la fototessera della vittima.
"S-subito." balbettò lui.
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"Pronto?"
"Sono io. Ho il ragazzo, presentati al mercato abbandonato alle dieci di domani sera. Hai un bonus di cinque minuti di ritardo, poi l'affare sprofonda."
"Okay. Non sono uno sprovveduto, ci sono degli accordi. Se non sono rispettati, sarò io a far sprofondare l'affare. Sono stato chiaro?"
"Come l'acqua. A domani."
"A domani."

Chiedo anticipatamente scusa per il capitolo abbastanza scarno, prometto che dal prossimo intensificherò gli avvenimenti, e di conseguenza saranno più lunghi. Detto questo, confido che mi lasciate la vostra opinione, anche negativa, sono disposto a tutto. 

 




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