Un nuovo alice

di Giulia77
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Mikan rimase scioccata alla rivelazione dell’alice di Maiko.
«ehm…ma, qual è quindi la funzione del tuo alice?» chiese Mikan fissando Natsume intensamente.
«vedi…il mio alice consiste nel…» la mano di Natsume toccò la mano di Maiko, questo le impedì di continuare. Lui fece tipo un cenno di “no”.
«uhm, forse è meglio che te lo dico un'altra volta» disse improvvisando della situazione. Mikan gli fece un lieve sorriso e subito abbracciò Natsume.
«Ho avuto tanta paura, credevo che stessi per morire…non spaventarmi mai più!» lo abbracciò talmente forte che ad un certo punto lui dovette dire “Mikan…mi stai soffocando…”. Maiko decise di togliere il disturbo. Uscì dalla camera.
«ahh, ma quindi è lei Mikan, la ragazza della lettera di buon compleanno. Ora si spiega tutto» detto questo uscì dall’ospedale. Vide di nuovo un bel po’ di gente in piazza e quel piccolo palco dove Narumi aveva fatto quel discorso che Maiko quando passò, non ascoltò nemmeno, perché stava andando da Natsume.
«Akira!» Maiko la vide in lontananza e alzò un braccio.
«Maiko! Che piacere!» camminò lentamente in mezzo alla folla per raggiungere la sua migliore amica dall’altra parte.
«ehi Akira, come mai tutta questa gente?» chiese guardandola.
«Narumi prima, ha detto che a Central Town ci saranno dei giochi e delle giostre nuove fatte esclusivamente dalle abilità tecniche, mi sembra…come sta Natsume?» disse Akira.
«mh grazie Akira J, ehm, diciamo che sta benone, ho fatto la mia manovra speciale. Ho legato la mia anima alla sua poco fa. Adesso può prendere da me quanta energia desidera, tanto io mi carico a sufficienza» fece un sorriso divertito. Akira afferrò la mano di Maiko, invitandola ad andare a Central town con le sue amiche.
«no scusa ma non mi va….» gli rispose. Le due si guardarono. La sua migliore amica fece spallucce e se ne andò portandosi a dietro il suo gruppetto di amichette.
Maiko fissò gli altri ragazzi rimasti nella piazza, tutti con un sorriso stampato in faccia. Che brutto vedere persone felici, quando si è triste. Maiko volse lo sguardo verso un albero, uno alto e imponente. Scorse un uomo in nero su di un ramo di quell’albero. Capito di chi si trattava, decise di andare a chiedere a lui stesso.
«Persona…c’è qualche problema?» chiese fissando l’alto, sperando di essere sentita o quanto meno guardata.
«Ho un compito per te Maiko» rispose una voce tuonante dall’alto. La ragazza rimase impietrita da quella frase. Si chiese “ma come? Senza Natsume, il mio assegnato?”
«mah…in che senso compito? Avete deciso di cambiarmi l’assegnato? No vi prego…» fece uno sguardo triste all’idea. Lei si era abbastanza affezionata al suo senpai Natsume e non si era innamorata, al contrario di altre.
«no, lui rimane il tuo assegnato, però oggi Ikuto dovrà fare un lavoretto extra. E’ mancato per più di un giorno, deve pagare le ore di assenza» Maiko confusa gli rispose subito.
«ma è stato assente per motivi di salute, mica perché non aveva voglia! Non è giusto che gli affidiate un compito extra. E poi, non c’è la sua assegnata Marta con lui?» Persona scese dal ramo in un battito di ciglia. Se lo ritrovò davanti a se. I suoi occhi, così freddi, così penetranti.
«Marta non è più la sua assegnata, l’abbiamo cambiata, ma è ancora inesperta. Queste sono le regole. Tu devi andare con loro due, prima che la novellina rovini i piani. Tra mezz’ora davanti al cancello, mi raccomando» detto questo con un balzo si volatilizzò. Maiko rimase perplessa, ma decise di seguire comunque le regole.
Be’, fatto questo, Maiko si incamminò per la sua strada a testa bassa, pensando a tutte le cose brutte che gli erano successe in un unico giorno. Natsume purtroppo era invalido, quindi non poteva andare con lei. Ikuto, si, gli stava simpatico, ma non c’era quel rapporto che lega due persone, come l’amore, l’amicizia o “L’amore per il proprio assegnato”. Insomma, Ikuto e Maiko erano solo conoscenti, neanche amici.
«non è possibile…! Sarebbe questo il modo per ringraziarmi di quello che ho fatto fino adesso?! L’ho aiutato, l’ho salvato nel momento del bisogno! Questa è ingiustizia pura! Tutto questo solo perché…perché…» neanche senza farlo apposta, la voce di una ragazza seccata e triste allo stesso momento si fece sentire. Seduta su un tronco in mezzo a dei cespugli, Marta lanciava sassolini al vento. Disperata della sua situazione.
«perché?» disse Maiko in tono lieve, come una ragazza arrivata con la bandierina bianca in segno di pace.
«mi stavi ascoltando pure tu? Cosa vuoi da me?» gli lanciò un piccolo sassolino addosso gridando di andarsene.
«non allarmarti, voglio solo aiutarti. Non mi muoverò da qui finché non mi dici cos’è successo»  disse l’amica sicura di se. Marta rimase li perplessa a guardarla. Sembrava che non avesse parole da esprimere talmente forte la sofferenza.
«forse so qualcosa, Persona prima mi ha accennato delle cose. Perché non sei più l’assegnata di Ikuto?» chiese Maiko continuando a fare una faccia seria sperando che parlasse.
«Maiko…mi sono innamorata di Ikuto. Appena il preside l’ha scoperto, mi ha diviso da lui. Adesso non sono più la sua assegnata, mai più» magari si potesse ridere, ma se Maiko lo facesse verrebbe sicuramente presa  pugni in faccia. Insomma, una regola c’è sempre “niente amore tra colleghi”.
«mi dispiace tanto Marta, non avrei mai creduto che per una cavolata simile ti avrebbero tolto….Ikuto. voglio dire, è normale no? Non ci trovo niente di strano» ribatté Maiko. L’abbracciò. Un tenero abbraccio per spezzare il ghiaccio. La ragazza si mise a piangere giurando di vendicarsi del preside e di quel “darkettone” di Persona. Ogni persona sa amare, quindi questo non è assolutamente strano. Insomma, prima o poi doveva per forza capitare, quando stai tanto con una persona non ti accorgi che piano piano quel sentimento chiamato amicizia diventa qualcos’altro, che magari può rendere le cose più difficili, ma ti fa sognare ad occhi aperti, un mondo che non avresti mai immaginato. Un modo accessibile a tutti, perché tutti possono amare. Tutti, anche il preside e Persona volendo.
«adesso calmati. Sai come si chiama la ragazza?» chiese Maiko. Ma poi si rese conto di aver chiesto una stupidata perché tra qualche minuto doveva incontrarla per andare insieme a lei e ad Ikuto in missione.
Maiko guardò l’orologio e disse tra se e se “come mollo qua Marta che devo andare???”
«oddio! Com’è tardi! Scusami Marta devo andare. Non ti preoccupare, ti si legge in faccia che vuoi che io chieda a Ikuto come sta e che tu lo saluti J ci penso io. Stammi bene!» detto questo corse come una forsennata davanti al cancello.
                                                        ***
Una macchina nera accostò proprio dopo qualche minuto. Una folata di vento gelida, scostò i capelli di una ragazza venente dalle spalle di Maiko.
«scusa…» gli appoggiò una mano sulla spalla. Maiko si girò di scatto spaventata. Davanti si trovò una ragazzina alquanto bassina e bionda. Difficile ammettere che era carina, con quegli occhi azzurri da vera bambola di porcellana; la rendevano ancora più pucciosa.
«ehi Maiko, come va?» ecco la voce che temeva di sentire. Ikuto in piedi con una fasciatura al braccio. Si limitò a salutarlo con la mano e facendo un sorrisetto.
«bene, allora ehm…tu chi saresti?» chiese Ikuto alla ragazza di porcellana.
«io….mi chiamo Shizuka» si presentò e poi guardò Maiko squadrandola dalla testa ai piedi. Aveva degli occhi maligni e faceva un sorrisetto maligno. Chissà che le passava per la testa, fatto sta che magari era solo un suo modo per dire “ciao”.
«vogliamo andare?» disse Persona abbassando il finestrino. Entrarono in macchina e da lì iniziò un interrogatorio.
«Ma, Persona, dove stiamo andando di preciso?» chiese Maiko frenetica. Si giro a destra e a sinistra continuamente, fissando il paesaggio fuori. Aveva una faccia bianca, sembrava spaventata.
«uhm, non ricordo bene, ma mi sembra un magazzino» “magazzino? Ma che magazzino??” pensò la protagonista. Incominciò a mangiarsi le unghie dal nervoso e si rannicchiò sotto al sedile.
«quanto manca??» chiese con voce febbrile. Ikuto la guardò e gli chiese se stesse bene. Ma soprattutto gli disse di darsi una calmata.
«forse ci siamo…» disse svoltando a destra. Si fermò in una zona oscurata. Un magazzino…enorme.
«un magazzino di surgelati. Bisogna solo prendere una cartelletta che ha il proprietario e poi basta» sembrava facile da questo punto di vista ma un magazzino sarà pur sorvegliato da qualcuno no?
«ho capito. Dobbiamo fare gli infiltrati quindi» era stata zitta per tutto il percorso, chiamandolo viaggio, ma proprio nel momento del lavoro, parla.
«andate e portatemi quella cartelletta» disse Persona sbattendoci fuori dall’auto.
Pensarono ad un piano dettagliato, quando Shizuka se ne venne fuori con un attacco furtivo, cioè far saltare un qualcosa all’interno per far allarmare le persone in un solo punto e poi prendere ciò che c’era da prendere. Così una volta attuato il piano di Shizuka, successe ciò che successe.
«e adesso che si fa?» disse Maiko. Erano accerchiati da uomini con divise verdi e fucili in mano. Avevano leggermente attirato l’attenzione correndo “furtivamente” verso l’entrata, come se stessero andando al supermercato.
«uhm, ecco noi…stiamo cercando il proprietario, ci ha chiesto personalmente di incontrarci, ma aveva paura che potessimo essere scoperti, così ci ha pregato che noi facessimo attenzione» sfilò Ikuto. Faccia seria e sguardo pietoso. Poteva farcela. Gli uomini in verde, lo guardarono con aria scettica e poi abbassarono le armi.
«voi, se dite il vero, lo scopriremo chiamando il boss» che linguaggio perspicace. I tre ragazzi annuirono e rimasero lì immobili, sorvegliati da una “guardia” in verde un poco più bassa delle altre.
«bella mossa Ikuto, ma io direi che possiamo anche passare all’attacco» disse Shizuka stringendo i pugni facendo mosse di karate al vento.
«no, non sarebbe prudente…» Maiko guardò in giro cercando di localizzare bene il posto, gli sembrava di averlo già visto.
«infatti, ho un idea. Aspettiamo l’arrivo del “boss” e poi inventeremo una scusa al momento. Ci penso io» a Maiko in fondo piaceva questa sfumatura di Ikuto, serio e collaborativo al massimo, ma soprattutto intelligente.
«sono loro capo, i bambini che dicevano di volerla vedere» un uomo abbastanza in forma con occhiali e giacca…grigia (fortunatamente non verde) pantaloni blu e scarpe marroni all’antica. Aveva un sorriso stampato in faccia. Ma non era maligno, era tranquillo.
«uhm…ehm…» Shizuka e Maiko balbettarono qualche parola, anche se non si riusciva a decifrare molto bene. Il capo li squadrò da testa a piedi.
«ahh, ho capito chi siete voi. Prego, vi stavo aspettando, venite forza» una reazione inaspettata da parte del “boss” che già dal nome sembrava un teppista alcolizzato.
Ikuto si ritrovava in viso un espressione esterrefatta. Maiko sorpresa e Shizuka molto irritata dalla falsa scenetta che ha messo in piedi.
                                                       ***
«tu, perché hai fatto finta di niente prima?! Perché non ci hai uccisi?» Shizuka si alzò dalla piccola sedia di legno che si trovava nel presunto ufficio del capo dei verdi.
«chiamami Paul, non “tu”. So chi siete miei cari, che cosa volete da me mocciosi?» chiese scazzato Paul, togliendosi gli occhiali.
«ecco noi siamo venuti qui perché possiedi una cosa che serve al  nostro capo» Ikuto mise una mano sulla bocca di Maiko troppo tardi, che spifferò praticamente lo scopo della missione, in un banale e stupido magazzino di surgelati.
«è così quindi…che cosa volete? Soldi? Pesce surgelato?» chiese sarcasticamente facendo roteare il paio di occhiali col dito.
«no signore, vogliamo un oggetto molto importante per noi, ma di certo non lo diremo a lei. Quindi se non vuole fare una brutta fine, le conviene spostarsi immediatamente dalla scrivania. Oppure useremo le maniere forti» Ikuto si alzò prendendo per mano Shizuka. Maiko rimase seduta a guardare i due in azione. Ed ecco che Ikuto spaventò con il suo alice il boss. Creò proprio di fianco a lui, un buco nero con una profondità infinita, indescrivibile.
«che cos’è…questo? Ma voi…» si spostò in un angolo e si coprì con una sedia di legno.
«forza, cerchiamo la cartelletta» Maiko si mise alla ricerca. Non trovandolo, gli urlò a  Paul dove fosse e lui disse che la teneva in una cassaforte dall’altra parte del magazzino. Ikuto decise di lasciare Maiko alle prese con Paul. Lui chiaramente sarebbe andato con Shizuka a cercare la cartelletta.
                                                      ***
Ikuto camminava davanti a Shizuka a testa alta e guardingo. Lei invece guardava solo lui. Mentre lo guardava commentava nei suoi pensieri il suo modo di ragione, di vestire, di pensare e di parlare. Insomma si era capito che lo trovava affascinante.
«questo posto è vecchio e ammuffito né Shizu-chan?» lei annuì soltanto, sperando che lui l’avrebbe vista.
«voi! Che c*** ci fate qui? Chi siete? Mascalzoni!» i due cominciarono a correre senza girarsi, nel dubbio che quell’uomo li stesse rincorrendo. Si trovarono faccia a faccia con un muro che sbarrava la strada. Alla loro destra c’era quello che una volta doveva essere un bagno. Si nascosero nel terzo bagno doveva c’era la turca. Un sistema “sofisticato” del bagno.
«Shizuka…non respiro, stammi un po’ lontano e sta attenta al buco sotto di te» disse Ikuto facendo un sorriso malizioso a Shizuka. Solo che lei non la prese bene, ma non perché aveva sbagliato lui, ma perché fare il cascamorto nel bagno con la puzza di muffa e piscio, non era il massimo del lusso. Poi rinchiusi nella turca, non era la vita.
«ehi…so che siete qui, uscite fuori» bisbigliò il maniaco. Dopo la sua spaventosa frase si sentì un fruscio quasi stridulante, come le unghie strusciate sulla lavagna, solo che pareva quasi uno struscio con una mannaia o un coltello, insomma, qualsiasi oggetto di ferro appuntito.
«ragazzi! Se uscite adesso, giuro di non far del male alla ragazza» disse fiero di se con voce maniacale. Che cosa stava a significare? Si chiese Shizuka un po’ di volte. Che volesse molestarla?
«mh»
«TROVATI!» gridò aprendo infine la porta. Un minimo rumore, bastò alla rovina. Un uomo mezzo nudo con una sciabola in mano rideva e gridava allo stesso tempo. Era grosso e alto, molti muscoli e poco cervello. Prese con due mani i due ragazzi e li scaraventò al suolo. E come in ogni telefilm, persero i sensi.
                                                           ***
«mi chiedo cosa stiano facendo gli altri…» Maiko era seduta sulla sedia di Paul con un braccio sulla scrivania, che manteneva la testa e con l’altro braccio mangiava un ghiacciolo al lampone.
«ti va di fare un gioco Paul?» chiese staccando un pezzo dal ghiacciolo.
«cioè?»
«dimmi le coordinate della cassaforte ed io ti darò qualcos’altro in cambio» disse guardandolo.
«si chiama baratto. Comunque ci sto, a patto che quello che voglio è un cartellino per l’entrata all’alice academy» sogghignò guardando la ragazza.
«ma io non posso, e poi come faccio a procurartelo? Non me lo darebbe mai Persona. Cambia meta Paul»
«eh va bene…allora facciamo che mi liberi. Queste corde sono così scomode» Maiko alzò un sopracciglio.
«prima le coordinate, poi ti libero» lui all’inizio negò, così lei fu costretta ad annullare tutto, ma poi, vedendo che Maiko non cercava di opporsi, decise di accettare e gli disse dove si trovava la cassaforte.
«la cassaforte si trova sotto la camera di un certo Gregor, una specie di scimmia gigante impazzita. E’ un uomo un po’ alto e serio che se ne va in giro con una cosa. Tu vai, ma non farti vedere, può essere un problema per te. Maniacale» lei lo liberò e scappò subito, evitando che lui la prendesse e la legasse al posto suo.
_spazietto della sottoscritta_
Vi è piaciuto questo capitolo Minna? Gomen se è un po’ lungo, ma si può leggere dai. So che sembra strano, ma volevo cambiare un po’ l’aspetto dei fatti e avevo proprio voglia di intromettere un maniaco nella storia XD sono pazza pardon moi. Premetto che non metto mica scene non adatte ai minori :’) farò scappare i miei protagonisti, anche se qualcuno verrà si torturato [spoiler]. 




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