Indice di fuoco
Altar girls, altered girls
They’re the things
that love destroys
I loved her with a love
thirsty and desperate.
I felt that we two might
commit some act so atrocious
That the world, seeing us,
would find it irresistible
L’odio e
l’adoro. Perché ciò faccia, se forse mi
chiedi,
io, nol so: ben so tutta la
pena che n’ho.
Esser (vorrei) un solo
viaggiatore e scegliere entrambe le strade presso un bivio
When there’s a Will
there’s a Way
(But there’s no
Will, there are just Graces)
Non
serve porsi la questione Amore
o attrazione? o Lei
ricambierà? quando le persone coinvolte si
trovano in due fazioni opposte. Non serve neanche chiedersi se una
eventualità del genere potrà mai finire come Leo e Sherrietta,
perché, per carità, quello è teatro,
non la vita reale. Certe storie sono degne di essere raccontate
soltanto quando non appartengono alla realtà dei fatti
– capite cosa s’intende? L’opera Leo e Sherrietta
appartiene realmente a un altro piano di esistenza: compare nel nostro
universo solo come una storia da rappresentare in uno spettacolo.
Da
un certo punto di vista sì, Cacciatrice Bianca e Pugno di
Fuoco appartenevano a famiglie nemiche. C’era di stabilire
chi, tra le due, fosse Leo e chi Sherrietta, ma era solo uno stimolo
per l’immaginazione. Non sarebbe diventato nulla di concreto.
Ma
sapete cosa davvero avrebbe impedito a Leo e Sherrietta di amarsi?
L’amore per le loro famiglie. Se Leo avesse potuto amare la
propria famiglia più di Sherrietta, allora nessuna storia
d’amore tragica si sarebbe consumata; se Sherrietta avesse
potuto confidare di più nei propri genitori e nei propri
parenti, nessuno sarebbe morto.
Certo,
se la tragedia non fosse stata scritta, nessuno avrebbe mai usato le
parole di Leo nei confronti di Sherrietta per rivolgersi al proprio
grande amore; generazione dopo generazione, nessuno avrebbe dato nomi
diversi alle rose (che, nonostante il tempo, hanno mantenuto il loro
profumo); nessuno avrebbe dato lavoro né agli attori
itineranti né a quelli che invece esercitano la loro arte su
un’isoletta monotona. Nessuno si sarebbe mai emozionato per
la fine tragica di due giovani.
E
nessuno avrebbe paragonato la propria storia a quella di quei due
ragazzi morti per amore, nessuno avrebbe proposto diverse soluzioni per
quel finale in altre canzoni o in altri romanzi.
Invece,
invece: Smoker amava troppo la propria famiglia per abbandonarla in
favore di un amore che amore poteva non essere.
A
questa famiglia appartenevano Tashigi, che Smoker considerava come una
figlia, e Hina, quella che più si avvicinava a
un’amica. É vero anche che questa famiglia era
molto più ampia: era il suo lavoro. Smoker amava il proprio
lavoro in Marina come niente altro – esclusi forse i suoi
sigari. Era una sfida continua, un continuo opporsi alle idiozie che i
piani alti sparavano sulla Giustizia Assoluta: era camminare contro la
marea della folla, dando spallate a tutti quelli che cercavano di
buttarla giù dal ponte della nave, in pasto alle bestie del
sudario marino.
Non
c’era nulla di più stimolante del lavoro in Marina.
Non
c’era niente di più liberatorio di una vita da
pirata.
Anne
aveva una famiglia gigantesca, eccentrica e variegata; aveva un Babbo
che era una forza della natura; un migliore amico che riusciva ad
ascoltarla e a capire perfino com’era il calore del fuoco
nelle vene; aveva un compito che le avrebbe permesso di rimanere da
sola quando le serviva e di amministrare la giustizia – la
Giustizia, non quella spazzatura sbandierata ai quattro venti e sui
sette mari dalla Marina.
Non
poteva sperare in un ambiente migliore per cauterizzare le proprie
ferite; non c’era nessun altro posto al mondo in cui si
sarebbe voluta trovare quando un traditore uccise uno dei suoi
più grandi amici. Nonostante i dolori, nonostante le
difficoltà, la sua famiglia sosteneva ogni fratello e ogni
sorella, senza differenze, senza esclusioni.
C’era
Rufy, lontano. Ma lui non era un fratello: era oltre.
L’equipaggio di cui Anne faceva parte era la sua famiglia;
Rufy era un fratello di cuore, di spirito, di anima. Se ce ne
sarà la possibilità, dopo la morte Rufy
andrà a prendere lei e Sabo e loro tre rivivranno una vita
più felice di quella in cui si sono lasciati prematuramente.
E
pensare a Sabo portava a Thatch – portava al compito che si
era prefissata: la sua famiglia, prima di tutto, prima di qualsiasi
altra cosa, prima di se stessa.
Il
risultato era scontato. Se due anime così indipendenti si
fossero scontrate, ognuna avrebbe poi ripreso la propria strada, senza
un ripensamento: come due rette incidenti che, recuperatesi dalla
lotta, proseguono punto per punto, nessuno sguardo indietro, nessun
cambio di rotta.
Si
erano effettivamente scontrate, nella realtà. Come predetto
– come era prevedibile, a dire il vero – i loro
itinerari, che prima divergevano, si toccarono in un crocevia e poi
sfrecciarono lontano, ognuna con la propria famiglia in testa e la
propria missione da svolgere, anche se il fumo segue sempre al fuoco,
anche se avrebbero
potuto capirsi, anche se, anche se—
Non
si incontrarono mai più. Una non fu che un fastidio per
l’altra e viceversa; un ostacolo, forse un combattimento
divertente. Una possibilità remota di raccontare la loro
storia c’era, ma era un’eventualità
microscopica. Chi scrisse Leo e Sherrietta non trovò nulla
di interessante da raccontare in queste due personalità
difficili.
Quando
due donne amano le loro famiglie e il loro credo più di ogni
altra cosa al mondo, come si può raccontare del loro amore
– visto che amore tra loro non c’è?
In
un universo parallelo, Leo e Sherrietta si sono guardati e non si sono
capiti; in un altro ancora, Pugno di Fuoco e Cacciatrice Bianca si sono
scontrate e incontrate.
«Due
correnti divergevano in un tratto di mare, e io presi la rotta meno
frequentata e questo—questo ha fatto tutta la
differenza.»
Generazione
dopo generazione, forse il fumo ha un odore diverso quando si solleva
da gradini (in fiamme) rosso fuoco?
Note
Autrice:
Ehilà!
Qualcuno è sopravvissuto a tutto questo? Qualche coraggioso?
Qualche incosciente?
Questa
è una raccolta di one shots SmoAce in versione genderswap.
Già la SmoAce non ha molto seguito, per di più
sono entrambe due donne, qui. É un po’ una sfida
anche per i lettori, lol. Però ho visto questa
challenge e non ho potuto fare a meno di scriverci su quelle venti
shots richieste. Che poi non hanno ancora ufficializzato la mia
iscrizione, ma io non ho potuto resistere: al limite sarà
una raccolta ispirata a questa challenge. Pace.
Gli
aggiornamenti saranno regolari, uno alla settimana, stesso giorno,
stessa spiaggia e stesso mare. Son già tutte scritte,
rivedute e corrette, nonché ordinate per tirar
giù una sorta di storia della loro relazione, a parte
qualche eccezione.
Spieghiamo
un po’ di cose. Il prompt di questo capitolo (che risulta,
alla fin fine, un capitolo introduttivo) era Amore Impossibile.
Titolo
della storia: si capirà meglio tra qualche settimana. In
semiotica, comunque, un indice è un segno naturale, non
intenzionale. L’esempio più comune che si fa
è quello, indovinate?, tra fumo e fuoco. Il fumo indica (o
può indicare) la presenza di un falò, ad esempio:
non perché la correlazione sia una convenzione, ma
perché è un fenomeno fisico. Alla fine
l’ho spiegato lo stesso, lol.
Sottotitoli
al titolo della storia: citazione alterata da American Beauty / American Psycho
dei Fall Out Boy; citazione da The
Shadow of the Torturer di Gene Wolfe; carme LXXXV di
Catullo tradotto da Pascoli secondo la metrica barbara, lo si trova in Traduzioni e Riduzioni.
Il
titolo della shot è una parafrasi estremamente libera di
alcuni versi della poesia Road
Not Taken di Frost. La prima riga del sottotitolo viene da
Between The Acts,
ultimo libro scritto da Virginia Woolf: significa “quando
c’è la volontà di far qualcosa, si
trova un modo”, in sostanza. Ma Will (volontà)
è anche il soprannome di William. A qualcuno viene in mente
Shakespeare? Bravi, ottima deduzione, Leo e Sherrietta è una
versione molto alternativa di Romeo e Giulietta. La seconda riga
è una mia aggiunta. Non c’è Will, in
questa storia: ci sono soltanto Graces. Grace è un nome
inglese, Grazia
in italiano. Will & Grace era una serie televisiva, credo, e mi
piaceva il gioco di parole, perché in questa raccolta non ci
sono uomini, non ci sono Will, ci sono soltanto donne, soltanto Grace.
Spero si capisca almeno un pochino, ehm. I FOB non mi fanno
male, nooo...
Riprendo
una frase dal testo: Certe
storie sono degne di essere raccontate soltanto quando non appartengono
alla realtà dei fatti. Atteniamoci alla
realtà come a quella dell’opera One Piece
originale: io vi racconterò un’altra storia, che
– essendo non vera – può essere
raccontata anche in maniera diversa, possibilmente più
stupida, se sono io a scriverla, lol. Vorrei far notare che non intendo
scrivere un neo Romeo e
Giulietta: Will, per favore, non rivoltarti nella tomba,
non ce n’è bisogno.
Questa
era la shot più stramba della ventina, perlomeno dal mio
punto di vista. Spero non vi abbia spaventato. Si parla dei vari motivi
per cui un amore del genere non è stato possibile. Eh, dalla
prossima shot si cambia umore, almeno un po’.
Ho
giocato molto coi prompt, per cui non aspettatevi cose normali. Il
rating rimarrà arancione perché anche in prompt
come Eros
credo di essere rimasta in termini tali per cui il rosso non
è richiesto. Quando ci arriveremo, se qualcuno
sentirà che forse è il caso di alzarlo ancora,
avrà tutto il diritto di dirmelo. A me non sembra
necessario, ecco.
C’è
qualcuno che aspetterà il seguito? Mah. Il prompt del
prossimo capitolo sarà Colpo
di Fulmine. Se vi va, fatevi vivi. (Allitterazioni per
far rinsavire quelli che non ce l’hanno fatta e sono svenuti
per l’orrore.)
Puff,
puff, ho finito. Spero che a qualcuno sia piaciuta!
Alla
prossima,
claws_Jo
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
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