I giorni passati a vederli finire

di asyoudid
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1.

 

Siamo come il finale di un libro mai concluso. O forse siamo i compiti per casa che oggi ho ignorato, per colpa della voglia o per fare altre cose che già faccio da giorni interi.

E' inutile negare che non sono rimasto lo stesso, dai mesi passati dal concerto in cui l'ho vista, dalle mostre d'arte in centro città fino a quella volta che ci siamo incontrati in corridoio.

Son sempre lo stesso, io.

E innegabilmente siamo rimasti gli stessi, noi.

Tutto l'interesse mostrato tempo fa, è svanito con l'estate e con la speranza in un Autunno senza se e senza ma.

Si torna alla noia di sempre!

"Non sono questi i risultati che mi aspetto da te, Gabriele"

Risultati, risultati, risultati! Qual'è lo scopo dei risultati ? Noi non siamo un numero,

la cultura non è un calcolo algebrico ed il libro che sto leggendo sul Buddhismo non è ancora nel programma scolastico!

 

(Come l'intera cultura asiatica)

 

Passano i giorni e li lascio scorrere come goccie d'acqua sulla finestra della classe in quella grigia mattinata di pioggia, un

anonimo e dimenticabile venerdì di novembre dove ancora provavo ad ascoltare annoiato la lezione di chimica.

Come al solito l'autobus era in ritardo e con gli altri ragazzi aspettavamo sotto il tetto della nostra scuola mentre la pioggia incessante non voleva lasciarci in pace.

Mi correggo, non voleva lasciarli in pace, perché io la pioggia l'amavo, amavo mettere le cuffiette e camminare fino alla parte opposta della città, ascoltando album anni '70 o malinconiche avanguardie elettroniche post-2000.

Fino a quando ho incrociato uno sguardo insolito:

La solita ragazzina di prima che mi fissava curiosamente, probabilmente perché sono il più grande qua dentro, l'unico sfigatello a non avere ancora un mezzo per spostarsi autonomamente senza prendere un (puah) plebeo autobus.

Ecco, io con le ragazze più piccole non ci andrei mai. Ho sofferto troppi problemini adolescenziali con ragazze coetanee che sono scappate dal ventenne di turno. Io non ci sto, chiamatemi idiota, chiamatemi generoso, ma non vado dalle ragazzine di tredici anni per avere la cosiddetta “carne fresca” ad un tempo più che conveniente.

(Anche se con questo ragionamento sono diventato forse più casto di un Papa-Gesuita.)

Sull'autobus continua a fissarmi e mi reca fastidio, abituato come sono all'essere visibile a pochi eletti, i miei poveri amici, che di pussy, neanche l'ombra. Eccola che scende.. mmh beh insomma non è sto granché di ragazza anche se magari ascolta bella musica.

Scivolo passivo fuori dalla fermata e mi dirigo verso casa, soliti dieci minuti a piedi, solita pasta al sugo, solita dormita e solito pomeriggio.

Lasciarsi travolgere dagli eventi non è mai stato così facile.

 

Lasciarsi travolgere dai desideri invece è sempre una presa in giro.

 

 





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