Paura Di Perderti

di Seira95
(/viewuser.php?uid=478449)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Paura Di Perderti

Prologo
 

Quanto potevano stancare gli esami finali?
In quei tre anni di università non aveva mai provato stanchezza, anzi, quasi si annoiava nel seguire le lezioni in facoltà. Anche dare gli esami non era mai stato complicato.
Pensava di poter superare gli esami finali con estrema facilità, come aveva superato quelli precedenti, data la sua spiccata intelligenza, non aveva mai messo in dubbio la facilità dell'università.
Quanto si sbagliava!
Era vero che aveva superato quei tre anni con estrema facilità, forse perché in quel periodo non si era stressato più del normale.
Perché si sa, quando si è stressati si peggiora notevolmente la concentrazione nello studio. Concentrazione che lui non aveva mai perso, perché aveva un ottimo metodo per sfogare lo stress accumulato.
Doveva ringraziare colei che da cinque anni a quella parte gli illuminava le giornata. Doveva ringraziare colei che lo aveva perdonato e accolto dal suo ritorno.
Colei che poteva mettere invidia persino a una santa, perché la sua forza di volontà superava ogni limite.
Colei che le aveva facilitato il proseguimento dell'università; in quel periodo degli esami finali, lo stava, al contrario di quello che faceva sempre, mettendo in difficoltà.
Era stressato e, quindi, non riusciva a concentrarsi nello studio.
Da quando erano iniziati gli esami finali, circa tre settimane, erano stati impegnati con lo studio e con le lezioni in facoltà, non avendo tempo per loro due. Stavano insieme solo per mangiare e per dormire, la sera, quando entrambi erano stanchi di quella faticosa giornata, dormivano abbracciati.
Lei sembrava che non accusasse quella lontananza tra loro, studiava tranquillamente, senza distrazioni.
Gli sembrava di impazzire, voleva sentirla, voleva toccarla, ma ogni qual volta ci provava, lei era troppo tesa per lasciarsi andare, doveva studiare e non aveva altri pensieri.
In questo momento, colei che le procurava tanta distrazione da non poter studiare, era seduta a terra con i libri sul tavolino basso davanti a lui, seduto sul divano, che mordicchiava il tappo della sua penna.
Non credeva che un tappo mordicchiato potesse ottenere su di lui un effetto così sconvolgente, cercò di non pensarci e di rimettere gli occhi sul libro. Ma inevitabilmente non ci riuscì, trovando molto più interessante, ovviamente, quei occhi blu attenti a leggere un argomento e quella bocca che torturava quel povero tappo di penna.
Sentendosi osservata, Ran alzò gli occhi verso di lui, riconoscendo quello sguardo di desiderio che la destabilizzava ogni volta. Per non perdere del tutto il controllo gli sorrise e riprese a studiare la lezione.
Subito dopo sentì uno sbuffo e un tonfo provocato dalla caduta del libro di Shinichi per terra.
Si girò di nuovo verso di lui e lo vide sprofondato di schiena sullo schienale del divano con la testa appoggiata ad esso e le mani a coprirgli il volto.
Ran sorrise, comprendendo il motivo. “Che succede, Shin?” Con lui era meglio fare l'indifferente.
Shinichi fece un sorriso incredulo soffocato dalle mani sul suo viso. “Non riesco a concentrarmi, non riesco ad assimilare quello che leggo. Penso ad altro.”
Le venne la tentazione di chiedergli, cosa stesse pensando, ma aveva paura che la sua risposta l'avrebbe scombussolata ancor di più.
Si alzò da dove era seduta, stanca anche lei.
“Vuoi qualcosa?” Gli chiese con la speranza di aiutarlo in qualche modo,
Shinichi non accennò a togliere le mani dal suo splendido viso.
“Vuoi veramente che ti dica cosa voglio?” La sua voce era sarcastica, aveva raggiunto il limite.
Ran sbuffò. “Intendevo da bere, Shin. Magari che ti aiuta a concentrarti di più.”
Lui scosse la testa. “No grazie, mi ci vuole ben altro.”
Continuava imperterrito, come se la causa della loro mancanza di intimità fosse solo sua, quando anche lui la sera era stanco, dopo le lezioni all'università.
E non era di certo colpa sua se, in quelle tre settimane, gli esami stavano assorbendo entrambi. Quello che lui voleva in quel momento, lei non poteva darglielo.
Domani avrebbe avuto l'esame e non si sentiva affatto pronta, anche lei era stressata non solo lui.
Però un momento di pace per entrambi, solo pochi minuti, non sarebbe stato male, l'unico problema era Shin. Sapeva che voleva molto di più, non voleva poco, voleva tutto.
Era indecisa, aveva bisogno di un contatto con lui, non ce la faceva più neanche lei.
Decise.
Ran lo sorprese mettendosi a cavalcioni su di lui, stando attenta ad non entrare in contatto con quella parte di lui tanto sensibile ai loro contatti.
“Ehi Shin.”Sussurrò dolce Ran. “Non fare così, pensa che dopo questi esami, andremo in vacanza in un bellissimo Albergo. Solo io e tu.”
Shinichi rimase immobile, sapeva che Ran non voleva quello che voleva lui, non doveva muovere le mani da sopra il suo viso, non doveva illudersi, perché Ran si sarebbe allontanata subito e questo lui non lo voleva.
Era un sollievo sentirla sopra di lui, quel calore, quella vicinanza, che desiderava da troppo tempo, ma ne voleva ancora, ma non poteva averla ora.
Sospirò. “Non vedo l'ora che finiscano questi esami, non ne posso più.”
Ran sorrise un po' triste, voleva vedere i suoi occhi, eppure li teneva nascosti, per paura di perdere l'autocontrollo che lei stava mettendo a dura prova.
Peccato che infondo al suo cuore voleva che perdesse l'autocontrollo, voleva sentirlo anche lei.
Posò le mani su quelle Shinichi e cercò di spostarle in vano, riuscì a liberare solo la bocca.
Lei senza esitare lo baciò a fior di labbra.
Shinichi sospirò, gli atteggiamenti e i cambi di umore della sua ragazza, ormai aveva rinunciato a capirli.
“Ran, per favore.” Supplica che non era supplica, che in realtà le chiedeva di continuare ancora.
Ran sorrise da quel suono, l'attirava non poteva farci niente, dipendeva da lui e in quel momento lo voleva assolutamente.
Sapeva di non poter togliere quelle mani da sopra il suo viso con la forza, perciò cambiò tattica.
Con un movimento studiato accarezzò le mani di Shinichi con le proprie spostandole lentamente verso il basso.
Gli accarezzò il collo e lo sentì sospirare, però non si oppose la lasciò fare.
Arrivò alla sua meta, dietro la nuca di Shinichi e cominciò ad accarezzargli i capelli corvini, così tanto morbidi.
Posò di nuovo le labbra su quelle di Shinichi, ma questa volta lui non la lasciò andare, ricambiò quel bacio in maniera molto delicata, cauta.
Spostò, finalmente, le mani da sopra il suo viso e le depositò sui fianchi di Ran, spingendola di più verso di se.
Ran lo strinse di rimando, sorrise sulle sue labbra. “Finalmente vedo i tuoi occhi.”
Sorrise anche lui accarezzando tutta la schiena, dal basso verso l'alto e viceversa.
“Dio, Ran.” Non resistette, voleva sentire quelle labbra, per lui erano come una droga, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Ran non si sorprese dalla foga di quel bacio, anzi lo ricambiò con la stessa foga.
Lui la strinse di più a se e alzò il busto per sentirla meglio.
Lei si strinse di rimando a lui, voleva sentirlo, era travolta da quella ondata di elettricità che c'era.
Il bacino di Ran si mosse istintivamente verso il basso e quello di Shinichi si mosse anche lui istintivamente verso l'alto.
Entrambi ebbero una scarica di piacere a quel contatto così intimo, nessuno dei due si mosse, si guardavano negli occhi intensamente.
Tutte e due volevano la stessa cosa.
Ran sorrise con il respiro corto, in cerca di riprendere fiato, gli accarezzò una guancia incolta, che a lei piaceva molto, aveva un effetto eccitante su di lei, un po' troppo.
Gli baciò l'angolo della bocca. “Scusami Shin, ho esagerato.”
Fece per alzarsi da sopra di lui, ma Shinichi non le permise di muoversi di un sol millimetro da quella posizione, tenendo la presa salda su i suoi fianchi.
“Resta...” Sussurrò lui appoggiando la fronte sulla spalla di Ran. “Ancora un po'.”
Ran si limitò ad annuire depositando una mano sulla nuca di lui, incominciando ad accarezzarla.
Lui respirò profondamente l'odore di lei, alzando leggermente la testa, depositando un leggero bacio nell'incavo del suo collo.
Bacio che fece, inevitabilmente, rabbrividire Ran.
Si perse nella scia di baci che Shinichi le stava lasciando sul suo collo, inclinandolo, per dargli libero accesso. Sentiva le mani calde di lui, risalire per tutta la sua schiena.
I baci di Shinichi scesero fino allo sterno.
I battiti di Ran accelerarono, quasi si sorprese che il suo cuore non stesse scoppiando. Strinse la sua presa ai capelli di Shinichi, non potevano continuare, non dovevano, però sembrava inevitabile, però lo studio...
Perse il pensiero quando una mano di Shinichi si allontanò dalla sua schiena, posandosi sul suo seno stringendolo con possessività, ma senza farle male anzi, le tolse il respiro.
“Shin...” Lo chiamò, come per fargli ritornare la regione che lei aveva perso.
Ma non ci riuscì, perché con movimenti studiati, palpava ancora il suo seno e nel frattempo sbottonava la camicetta che aveva addosso.
La desiderava e si capiva da ogni suo gesto, da ogni suo respiro, da ogni suo bacio e da ogni suo sguardo.
Finì di sbottonare la camicia, ma lei gli mise una mano sulla spalla, facendo alzare il suo viso. “Non possiamo...” Dovevano studiare.
Vide i suoi occhi colmi di eccitazione e le dispiacque interrompere quelle emozioni e sensazioni che provava anche lei.
“Devo studiare...” Continuò Ran.
Shinichi sorrise amaro, era sicuro che finiva in quel modo.
Spostò la mano, che aveva depositato sul seno morbido di Ran, sul suo fianco.
Lei fece per rialzarsi, ma lui la bloccò una seconda volta.
“Ran, senti...” La spostò verso di se, sopra di lui, spingendola con le mani sui fianchi.
Dal sospiro che fece, capì che aveva capito la situazione.
“Non puoi lasciarmi così...” Implorò Shinichi cercando di convincerla.
Ran sorrise colpevole gli accarezzò la guancia ruvida. “Più tardi, devo studiare. Scusami Shin...”
Shinichi sospirò stringendola ancor di più, senza farle male. Depositò un bacio sotto il suo orecchio, facendola rabbrividire. “Ho avuto la conferma. Tu, per qualche motivo, mi odi. Ne sono più che sicuro.”
Ran sorrise allontanandosi quel poco per guardarlo negli occhi. “Shin, non credere che tu sia l'unico ad essere in questa situazione.”
Sorrise sulle sue labbra. “Allora perché stiamo ancora parlando?”
Era troppo vicino per resistergli. No, era impossibile resistergli e basta. Era stanca di essere razionale, tre settimane erano state troppe.
Ora voleva solo sentirlo e sentirsi libera.
Lo baciò con trasporto allacciando le braccia attorno al suo collo, finendo per il contraccolpo sullo schienale del divano.
Shinichi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo mentre le sue mani viaggiavano bramose ma sempre delicate sulla schiena liscia di Ran, trovando il gancetto del reggiseno, con esperienza lo slacciò subito.
Le sue labbra lasciarono la bocca di Ran per scendere lungo la mascella nel frattempo liberò Ran dalla sua camicetta, ormai di troppo, e abbassò le bretelle del reggiseno liberando una volta per tutte quel seno tanto prosperoso da farlo impazzire.
Ran si accese di eccitazione sentendo la lingua di Shinichi massaggiarle un capezzolo, strinse ancor di più i capelli di Shinichi tra le sue dita e lo spinse ancor di più verso il suo seno.
Shinichi fece per spingerla giù sdraiata lungo il divano, ma Ran lo trattenne.
Shinichi la guardò, forse ci aveva ripensato e lo stava rifiutando.
Ran capì cosa stesse pensando Shinichi, sorrise spingendolo per l'ennesima volta sullo schienale.
Non potrei mai rifiutarti, impossibile...
E ritornò su quelle labbra così bramose, ma non si trattenne su di esse, depositò una serie di baci lungo la sua mascella ruvida fino ad arrivare al suo orecchio.
“Dato che mi hai annullato un importante pomeriggio di studio, lasciami condurre.” Sussurrò Ran con la voce carica di eccitazione.
Shinichi sorrise, immerse una mano nei capelli di Ran.
“Non desidero altro.” Rivelò con voce rauca.
Si persero nel modo migliore in cui potessero fare, entrambi si persero nell'altro, scambiandosi emozioni reciproche, sensazioni immense, tocchi caldi, respiri affannati, baci infuocati, dove ogni bacio voleva di più, desiderava di più.
Unione che mancava da ben tre settimane, troppo tempo, per due ragazzi che impazzivano totalmente per il proprio compagno. Unione desiderata, voluta e ottenuta.
Lei accolse lui, prese lui in tutto e per tutto. Le era mancato averlo suo, e dopo quelle tre settimane di supplizio l'aveva ottenuto, forse era il momento meno adatto, ma non poteva ancora resistere neanche un sol secondo lontana da lui.


“Dimmi che pensi...”
Erano sdraiati sul divano ricoperti da un lenzuolo, lasciato lì per qualunque evenienza, Shinichi dietro di lei che disegnava con il suo indice forme astratte sul braccio di Ran.
“Che dovremmo rinviare la nostra vacanza...” Sospirò Ran accoccolandosi di più sul petto caldo di Shinichi.
Lui fece scendere la sua mano lungo il fianco di Ran e la portò sul ventre piatto di lei, accarezzando anche esso. “Perché dovremmo farlo?”
“Perché domani mi bocceranno all'esame.” Rispose Ran staccandosi da lui.
Lui la riprese e la strinse ancor di più a se con un braccio sotto il suo seno scoperto, parlò nel suo orecchio. “Smettila di farti questi complessi, Ran. Studi da giorni, ormai lo sai anche a memoria.”
“Ti ho già detto che non ero sicura e tu te ne sei fregato!” Ran cercò di allontanarsi ancora una volta da lui, ma la trattene con una presa ferma.
“Io dico che ce la farai, e poi non dirmi che non lo desideravi anche tu...” Sussurrò rauco, disegnando lievi cerchi sul suo collo con il suo respiro.
Lei rabbrividì non solo per la sua voce. “Non ho detto questo.”
Shinichi la strinse ancor di più, facendo aderire completamente il suo torace alla schiena di Ran.
“Ma non era il momento.” Riprese Ran.
Lui depositò un lieve bacio a fior di labbra dietro il suo orecchio. “Non credevo che ci fosse un momento adatto per farlo. Di solito quando si prova un desiderio così forte bisogna colmarlo.”
“Mi hanno insegnato che prima c'è il dovere e poi... il piacere.” Ribatté Ran, ma non riuscendo a convincere neanche se stessa, soprattutto se lui le regalava scariche così intense.
“Dopo tre intere settimane di dovere, era giusto considerare il piacere, soprattutto se è così intenso.”
Era incredibile come Shinichi fosse più bravo di lei, forse perché in realtà aveva ragione lui, in tutti i sensi.
“Non ho detto di non essermene pentita...” Rispose allusiva lei.
Lui sorrise. “N'ero sicuro...”
Ran si girò verso di lui con la testa e prese a baciarlo.
Ma prima che potessero di nuovo chiudersi nella loro bolla di passione, prese a squillare un cellulare.
Shinichi sbuffò sonoramente, mentre Ran sorrise per la sua faccia e si allungò sul tavolino di fronte il divano per prendere il suo cellulare sopra d'esso.
“Pronto?” Rispose mettendosi seduta sul divano. “Ciao mamma, dimmi?”
Shinichi sbuffò di nuovo. “Suocere...”
“No, no. Non disturbi.” Rispose Ran dando un piccolo colpo sullo stomaco di lui.
“Quando partiamo? Tra due settimane, perché?” Annuì un paio di volte. “Sì, non ti preoccupare.”
Annoiato il detective prese ad accarezzare la schiena nuda della sua fidanzata, lei afferrò subito la sua mano stringendosela alla sua. “Scusami mamma, ma ora devo studiare che domani devo dare l'esame.” Aspettò la risposta, poi dopo un frettoloso -ciao mamma- chiuse la conversazione, posò il cellulare e si voltò a guardare il suo ragazzo sdraiato. “Stavo parlando al telefono!”
“Non ho fatto nulla!”Si difese impettito Shinichi. “Ma perché hai detto ai tuoi della nostra vacanza?”
“Perché non avrei dovuto? Non credo che sia una cosa da nascondere.” Rispose lei.
“Sì invece! Se lo viene a sapere mia madre, non so cosa ci possa combinare!” Ribatté subito lui.
Lei lo guardò confusa. “Shin, smettila di pensare male di tutto. I nostri genitori non combineranno nulla.”
Lui alzò un sopracciglio. “Non conosci mia madre.”
Ran sbuffò posando il cellulare di nuovo sul tavolino e si sdraiò tra le braccia di lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. “E' la nostra vacanza Shin, smettila di preoccuparti. Non vedo l'ora che queste due settimane passino in fretta.”
Lui sorrise baciandole la fronte. “Anch'io.”
L'unico pensiero che gli permetteva di sopravvivere in quegli ultimi esami era il pensiero che dopo di essi avrebbe trascorso un intera settimana di vacanza con la sua Ran, solo loro due, il mare, la spiaggia e la loro camera.



Intanto in una chiamata da un continente all'altro...
-Allora? Tutto organizzato?-
-Ancora non del tutto, abbiamo altre due settimane per farlo-
-Perfetto, io, se tutto va bene, sarò sull'aereo diretto per Tokyo-
-Bene allora ci vediamo tra due settimane.-
-Ci sarà da divertirsi!-
-Se saremmo state solo noi due forse si, ma con quegli altri due credo che impazziremo-
-Appunto perché ci saranno loro sarà bellissimo-
-Se lo dici tu... -
-Allora ci vediamo tra due settimane!-
-Ti aspetto-
Chiusero la chiamata, una non per niente convinta del loro piano, l'altra che sprizzava gioia e non vedeva l'ora di attuarlo.



 





Note autrice:
Ciao a tutti! Eccomi qui in questa nuova pazza avventura!
Come vi è sembrato il prologo? Vi sembra una storia interessante da continuare a leggere?
Beh, ne vedrete delle belle :D
Fatemi sapere se la mia idea è solo una pazzia che deve stare solo racchiusa nel mio computer o meno :'D
Un grazie a chi ha dedicato un po' del suo tempo a leggerla.
Aspetto una vostra recensione,
Un bacio,
Seira.



 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3306039