Il profumo delle
camelie
Questa
è la mia vita, e lo sarà per sempre. Non esiste
altro: solo noi e la macchina,
e nell'oscurità il pubblico che guarda in silenzio. Eccomi,
De Mille, sono
pronta per il mio primo piano.
(Il
Viale del tramonto)
10
dicembre 1997, Borgo di Commisso*, Italia
Cucinando la
minestra
che mi riempirà la pancia per cena, mi rendo conto di quanto
faccia freddo oggi.
La neve, fuori, mi arrivava quasi alle ginocchia e le finestre di casa
sono
tutte appannate e riempite di fiocchi di ghiaccio.
Sulla poltrona
mi
aspetta una bella coperta di lana, soffice e calda. Ricordo che me la
regalò
mia nonna per il mio sesto compleanno. Ma prima devo mangiare. Oggi ho
passato
quasi tutto il tempo alla centrale, e nessuno potrebbe immaginare la
stanchezza
e il freddo che mi pervadeva le ossa quando sono rientrato.
Prima di
spegnere il
fuoco, decido di accendere un po’ la tv. In questo stupido
paese non succede
mai nulla di interessante o che comunque possa accendere
l’interesse di uno che
fa il mio lavoro. E’ per questo che non mi sintonizzo mai su
canali locali, ma
mi soffermo sempre a guardare tg nazionali. Mi affascinano troppo i
casi di
cronaca nera o quelli dove c’è un giallo da
svelare. Non che sia un sadico,
attenzione. Utilizzando l’espressione “mi
affascinano” chissà che idea ho dato
di me. E’
solo che sono un poliziotto e
amo il mio lavoro.
Dopo che riempio
il mio
piatto della mia buona minestra, mi siedo al tavolo a mangiare. Ne ho
preparata
poca, come al solito . D’altronde non sono uno che ha mai
amato sprecare il
cibo.
“Donna
ritrovata
strangolata e derubata sulle sponde del Tevere” fa il
giornalista del Tg1.
Penso tra me che vorrei trovarmi a Roma, adesso, solo per poter aiutare
a
risolvere quel caso. Io, invece, sono costretto ad andare in centrale
solo per
firmare carte e scartoffie burocratiche di
un’inutilità più unica che rara. Mi
chiedo ancora cosa ci stia a fare una centrale di polizia a Borgo
Commisso, se
neanche i supermercati vengono derubati!
Poi, dopo cena,
mi
concedo un film, avvolto dalla famosa coperta di mia nonna. Domani mi
aspetta
un’altra noiosissima giornata e vorrei rilassarmi almeno per
questa sera.
***
11 Dicembre, ore
7:00
Oddio, quanto
odio la mia sveglia! Il suo “Ding
ding, dong dong” non fa altro che martellarmi in testa.
Dovrei cambiare quella
maledetta suoneria, ma mi dimentico sempre di farlo.
La spengo
dandole un pugno e dopo una doccia e
un’accurata spazzolata ai denti, ciabatto di fronte al mio
armadio per vestirmi.
Sono un bell’uomo in fin dei conti, e ci tengo ad essere
sempre ben vestito ed
ordinato.
Quando finisco,
vado in cucina. Dopo aver messo la
caffettiera sul fuoco, però, torno in stanza con
l’intenzione di rifarmi il
letto. Ma non ho la possibilità di farlo, perché
il telefono di casa prende a
suonare.
-Pronto?- faccio
in tono calmo.
-Falchi, sono
Romita. L’ispettore Palazzi ha detto
di sbrigarti…c’è un fatto interessante
che ti aspetta.
Non so spiegarmi
neanch’io bene il motivo, ma a
quelle parole sento il mio cuore battere più forte.
“C’è un fatto interessante”
ma…cosa potrebbe mai essere?
-Arrivo subito.-
rispondo in fretta e poi riattacco.
Torno di fretta
in cucina per spegnere il fuoco. Al
diavolo il caffè questa mattina!
Poi, dopo
essermi imbacuccato come si deve con la
sciarpa e i guanti, monto sulla mia Ford Anglia e volo in centrale.
Poso le mie cose
nel mio ufficio, e dopo corro a
bussare alla porta dell’ispettore Palazzi.
-Avanti.
Entro e mi
accomodo sulla sedia di fronte alla sua.
Noto però di non essere solo. Vicino all’ispettore
c’è un uomo di mezz’età.
E’
vestito in modo un po’ trasandato e ha una zazzera di capelli
grigi in testa.
-Allora Falchi,
andrò dritto al sodo. Non so se
questa mattina hai visto il telegiornale trasmesso su Rete
Commisso…- lascia la
frase in sospeso, come ad aspettare una mia risposta.
-No signore!
Guardo il telegiornale solo su rete
nazionale.- ammetto un po’ imbarazzato.
-Capisco! Da
oggi in poi ti consiglio di informarti
anche su quello che accade nel nostro paese, se non ti dispiace.-
conclude in
modo aspro.- in ogni caso questa mattina un personaggio di un certo
lustro si è
rivolto a noi per sporgere una denuncia.
Un personaggio
di un certo lustro? Aggrotto la
fronte.
-E’
un’attrice famosa o meglio lo era negli anni ‘50.
Il suo nome è Ginevra Mori e
questa mattina ha chiamato in centrale con il desiderio di parlare
personalmente
con me. Dice di essere stata derubata di un prezioso cimelio. Una
collana di
diamanti, per la precisione, il cui nome è “ il
gioiello di Sissi”. Questa è la
foto.- ci mostra una fotografia che mostra una collana con fiorellini
di
diamanti. Molto elegante.- Le fu regalata dal famoso regista Federico
Fellini,
in persona.- conclude, arricciandosi i baffi bianchi.
-Oh…-
non so che altro dire.
Porca vacca!
Fino a poche ore prima mi lamentavo
della laconicità della mia vita e ore mi si presenta un caso
del genere davanti
agli occhi. Che qualche angelo mi abbia sentito? Nah, non credo. Nessun
angelo
vorrebbe che una donna venisse derubata.
-Voglio che sia
tu ad occuparti dell’accaduto, ma
non sarai solo. E’ un caso delicato che se non risolto entro
la mezzanotte di
oggi potrebbe essere trasmesso anche su reti nazionali. La signora non
vuole
ancora che la faccenda si sappia su scala
nazionale…sai…vuole stare lontana dai
riflettori dopo tutti questi anni di isolamento dal cinema. Il tuo
compagno di
viaggio sarà l’investigatore Marcello Visconti.
Il tizio con la
zazzera di capelli si alza in piedi
e mi si avvicina porgendomi la mano. A quel punto mi alzo
anch’io,
stringendogliela.
-Sarà
un onore per me, lavorare con lei signor
Falchi.- mi dice guardandomi dritto negli occhi.
-La ringrazio.
Che la fortuna e la dea della
giustizia siano con noi. - gli rispondo con tono sicuro.
-Bene!
L’indirizzo della signora Mori è questo.
L’ho
già, ovviamente, informata che quest’oggi le
farete visita.- ci porge un
biglietto da visita l’ispettore.- Procedete con calma e
cautela, e non
mettetela sotto pressione. E’ una donna di quasi
settant’anni e quindi…- si
ferma, non aggiungendo altro.
-Ma abbiamo
tempo fino alla mezzanotte di oggi per
risolverlo?- chiedo ricordando le precedenti parole di Palazzi.
-Sarebbe
preferibile che per quell’ora di oggi voi
lo risolviate, sì, per evitare alla signora che anche i tg
nazionali le mettano
pressione.
-Va bene.-
rispondo.
Pochi minuti
dopo io e Visconti ci troviamo davanti
alla macchinetta del caffè per abbozzare un piano.
-Allora finito
il caffè andiamo con la mia macchina
dalla signora?- propongo.
-D’accordo.
***
Una ventina di
minuti
dopo ci ritroviamo di fronte ad una villa in mattoni. E’
circondata da un
piccolo giardinetto ben curato. Mi sembra strano, però, che
in delle giornate
così fredde i fiori continuino ad avere
quell’aspetto così vivace e sano.
Avvicinandomi noto persino delle camelie, ricordo che erano il fiore
preferito
di mia madre.
Io e Visconti ci
avviamo verso la porta. L’investigatore bussa,
poiché un biglietto di carta
affianco alla porta ci avvisa che il campanello è guasto.
Un uomo vestito
da
pinguino- mi diverto a pensare tra me- viene subito ad aprirci.
E’ anziano ed
ha pochi capelli bianchi.
-I signori
desiderano?-
dice affacciandosi alla porta.
-Sono il
poliziotto
Falchi e lui è l’investigatore Visconti.- gli
mostriamo i nostri distintivi.
-Oh prego,
signori,
accomodatevi pure. Vi scorto subito dalla signora.- ci invita ad
entrare.
La casa
all’interno è
davvero meravigliosa e come presumibile anche abbastanza lussuosa. Noto
anche
che ci sono due cameriere, molto giovani, che mi guardano con una
strana
espressione in volto. Ed io che pensavo di piacere alle donne!
-Oh cari, che
piacere avervi qui.- ci saluta una donna . -Sono
Ginevra Mori.- si presenta.
La prima
cosa che noto è che, indossa una vestaglia di seta verde,
che le svolazza
attorno appena fa un minimo movimento.
Visconti si
sporge
subito per farle il bacia mano, cosa che mi precipito a fare
anch’io. La donna
avrà pure quasi settant’anni ma è
davvero bella ed ha un eleganza più unica che
rara. Porta i capelli color neve raccolti in alto, ed al collo ha una
collanina
di perle davvero deliziosa. Non mi meraviglio che un suo gioiello sia
stato
rubato.
-Siamo
l’investigatore
Visconti e il poliziotto Falchi, per servirla.- fa quello che per
questo caso
sarà il mio collega.
-Prego
accomodatevi,
mie cari. Sabrina, Clara portateci della cioccolata con dei biscotti,
ve ne
prego.- ordina alle domestiche, scortandoci in un salottino.
Io e Visconti ci
sediamo su un divano in velluto rosso, mentre la Mori si accomoda su
una
poltrona.
-Oh non potete
immaginare quanto sia triste in questo momento, cari signori.- tira
fuori un
fazzoletto di stoffa dalla tasca della sua vestaglia. Poi si asciuga
gli angoli
degli occhi.- Quella collana mi era stata regalata da Federico Fellini,
ve ne
capacitate?- poi inizia a singhiozzare lievemente.
-Signora, la
prego, si
calmi. Le va di raccontarci cos’è successo?-
propongo usando il tono più gentile
che conosca.
-Oh
sì, certo!- si
sfiora il naso con il fazzoletto.- Beh vedete…io sono una
donna di un certo
livello, amo l’eleganza e l’alta classe e amo
passare del tempo con i miei
amici. L’altra sera ho
deciso di
organizzare una cena in onore dell’anniversario
dell’uscita in teatro del mio
primo spettacolo. Per l’occasione avevo scelto di indossare
il mio abito più
bello e il gioiello di Sissi…sapete la collana che mi fu
fatta in dono.
Vedo Visconti
scrivere
freneticamente su un blocchetto di carta.
Annuisco con il
capo.
-Era una collana
meravigliosa. Formata da tanti piccoli fiori fatti in diamanti che
circondavano
il mio collo
splendidamente. Sapete,- fa
un piccolo singhiozzo,- io amo i fiori, in particolare le
camelie…vi piace il
profumo delle camelie?- ci domanda.
A non darci il
tempo di
rispondere, però, è una delle cameriere che ho
visto all’inizio. Ci porge una
tazzina di cioccolata e dopo aver posato il piattino dei biscotti al
centro di
un tavolino tra le poltrone, si congeda con un piccolo inchino nei
confronti
della vecchia attrice.
-Oh ve ne prego,
mangiate qualcosa.
Io e
l’investigatore
facciamo ciò che ci ha detto.
-Stavamo
dicendo…oh sì
dei fiori.- riprende la Mori dopo aver sorseggiato un po’
della sua cioccolata.
Guardandola meglio noto che mentre parla gesticola molto. Deve essere
un vezzo
da attrice, penso.- Beh dovete sapere che questa collana era conservata
in un
posto solo da e da mio marito, buon’anima, conosciuto.
Pensate che ero così
affezionata a questo vecchio cimelio che, attorno vi ponevo sempre
delle
camelie, in modo tale che quando la indossassi il meraviglioso profumo
di
questi fiori mi circondasse.- conclude, posando la sua tazzina sul
tavolino.
Dopo aver bevuto
un po’
di cioccolata, poso anch’io la mia tazza. Poi guardo negli
occhi la signora.
-Capisco. Ma
quindi…quando è stato l’esatto momento
in cui lei ha capito che la collana le
era stata rubata?- domando.
-Quando, ieri
sera,
dopo cena, non l’ho più ritrovata. Vedete, seppur
bellissimo, il gioiello di
Sissi era un po’ pesante da portare al collo.
Immaginate…tutti quei diamanti.-
continua a gesticolare.- Per questo motivo, prima di far versare il
caffè, ero
salita in camera a posare la mia collana sul comò di fronte
al mio letto
matrimoniale. Ero convinta che a fine serata l’avrei
ritrovata lì e invece…-
riprende a singhiozzare.
Mi schiarisco la
voce e
guardo Visconti.
-Quando se la
sente,
continui pure.- continua il mio collega.
-Oh
sì…scusatemi!- si
asciuga gli occhi.- Dicevo che…a fine serata appena sono
risalita in camera non
l’ho più ritrovata. Inizialmente non mi sono
preoccupata, perché pensavo che
fossi io a ricordare male, così mi ero messa a controllare
il mio posto
segreto…quello dove nascondevo il mio gioiello. Ma anche
lì…non ho trovato
nulla.- fa un sospiro.
-Mhm…e
alla sua camera,
ieri sera, chi avrebbe potuto fare accesso?- chiede, adesso, Visconti.
-Nessuno!
E’ questo il
problema. Dopo aver lasciato la collana sul comò, ho chiuso
la porta della mia
stanza a chiave e poi ho riposto quest’ultima nella tasca del
mio abito.
Il caso si stava
facendo interessante.
-E il suo
rapporto con
i domestici? Lei si fida di tutti coloro che sono qui dentro?- faccio
adesso.
-Certo!
Assolutamente
sì.- risponde l’attrice.- il caro Walter
è il maggiordomo migliore che ci sia.
E Clara e Sabrina sono due fidate cameriere. Pensate che Clara
è persino la
figlia di una delle mie più care amiche, ex attrice
anch’essa.
-D’accordo,
signora. E
dei suoi ospiti? Ce n’era qualcuno con cui magari lei non ha
un buon rapporto?
-Oh no,
assolutamente! C’era anche la mamma di Clara, la mia
migliore amica, contenta che sua figlia lavori per me,- sorride.- Ero
circondata solo da amici…figurarsi se avessi fatto sedere
alla mia tavola
persone a me sgradite. Anche se...- fa un sospiro.
-Anche se?-
faccio io.
-In
realtà
non vorrei...dirlo...nel senso che non mi sembra il caso ma...ieri sera
tra i
miei ospiti c'era anche un mio cugino.
Io e Visconti ci
guardiamo.
-E quindi?
-Beh
sapete...io e lui non siamo mai stati in buoni rapporti. E' un uomo
scapolo,
burbero e inacidito dalla vecchiaia. L'altra sera, però, ho
deciso che, visto
la ricorrenza, sarebbe stato opportuno che gli andassi a fare una
visita e che
lo invitassi a cena. E' uno dei pochi parenti che mi rimangono, e mi
era
sembrato carino come gesto.
Annuisco.
-Contrariamente
alle mie aspettative, Matteo, questo è il suo nome, ha
accettato il mio invito.
Ieri sera, infatti, si è presentato a cena. Sempre con il
suo fare burbero,
eh...però è venuto.
Non
capisco dove voglia andare a parare.
-Ha dei
sospetti su quest'uomo?- le chiede Visconti.
-Non
saprei...il fatto è che ieri, era seduto accanto a me a
tavola e dopo il caffè ha
chiesto di andare in bagno. Potete chiedere conferma a Walter. Tra me
lui non
c’è stato un buon rapporto e…- abbassa
gli occhi. Sembra afflitta e
dispiaciuta.
-Quindi,
secondo lei, quest'uomo potrebbe averle sfilato la chiave mentre
eravate a
tavola, e con la scusa del bagno, potrebbe essersi intrufolato in
camera sua.-
concludo.
-Esatto.
Sapete, penso che si fosse anche accorto che nel momento del
caffè, non avevo
più la mia collana, e approfittando del fatto che tutti
eravamo impegnati con
la cena, abbia tentato la sorte provando a vedere se trovava la mia
collana in
camera mia.
-Ma, mi
scusi la domanda, perché secondo lei avrebbe voluto farle un
torto simile? Alla
fine, seppur il vostro rapporto fosse in cattive acque, ha accettato il
suo
invito.- dice Marcello.
-Questo
sì...pensavo anch'io che avesse accettato il mio "gesto di
pace"
ma...non saprei...magari la sua era solo finzione. Non mi ha mai potuto
soffrire, purtroppo.- sospira.
Sembra
realmente dispiaciuta.
-Poi
potrebbero anche essere dei pensieri infondati. La mia è
solo un'ipotesi.-
continua.
-Certo!
Ma, se posso chiedere, perché tra lei e Matteo non
c'è mai stato un bel
rapporto?
-Invidia...suppongo.
Ha sempre vissuto di rendita e non ha mai concluso nulla nella su
vita.- ci
guarda fisso negli occhi.
-D'accordo
signora. Allora …direi che per il momento è
tutto, se il mio collega non ha altre domande…- lascio la
frase in sospeso
guardando Marcello, che prontamente fa un cenno di negazione con la
testa.
-Potremmo solo
dare
un’occhiata alla sua camera? Sa…vorrei provare a
vedere se trovo eventuali indizi.-
dice.
-Ma certo miei
cari.
Walter!- grida il nome del maggiordomo.
Qualche attimo
dopo
l’uomo arriva.
-Mi dica signora.
-Accompagna
questi due
giovanotti nella mia camera, te ne prego.
Il modo di
parlare di
questa signora mi fa ridacchiare. E’ come se fosse ancora su
un palcoscenico a
recitare.
Salita una rampa
di
scale, Walter ci apre una porta. Poi, ci fa un leggero inchino e se ne
va.
-Io direi di
iniziare a
controllare il comò.- propone Marcello.
Annuisco
guardandolo.
Noto che dalla tasca del suo soprabito esce un piccola scatoletta. La
apre
estraendo da essa una piccola
lente di
ingrandimento, un paio di guanti sterilizzati, una boccettina con della
polvere
e un pennello.
-Wow…tutta
quella roba
in una valigetta così piccola?- domando meravigliato.
-Bisogna sapersi
adattare, amico mio.- mi guarda sorridendo.
Poi si mette
subito a
lavoro. Anch’io inizio a dare un’occhiata in giro.
Sembra tutto in
ordine
e la stanza profuma di camelie. Deve proprio impazzire per questi
fiori, la
signora. Noto il letto ben ordinato, i comodini ai lati del letto ben
lucidati
e il grande armadio. Quanto avrei voluto che anche la mia stanza fosse
stata così
in ordine! Do un’altra occhiata in giro, notando le foto
dell’attrice da
ragazza: in una c’è persino il famoso Fellini che
le cinge le spalle con un
braccio. Non posso fare a meno di pensare che da signorina, era proprio
una
bella donna la Mori. Certo io non ho mai visto neanche un suo
film…deve essersi
ritirata dalle scene molto giovane!
Poi decido di
controllare la serratura della porta. Non noto
nessun segno di scasso, segno che il ladro deve aver avuto la chiave
per
entrare: quindi l'opzione che il colpevole sia il cugino Matteo,
potrebbe essere
corretta.
-Okay, ho preso
tutte le impronte digitali. Ora, proporrei
di andare a fare qualche domandina ai domestici e di farci, poi, dare
l’indirizzo degli ospiti presenti ieri sera a cena, compreso
il tal Matteo.Ma
prima di passare dai vari convitati, proporrei di andare prima in
centrale per
prendere degli atti di ispezione. – dice Visconti,
guardandomi negli occhi.
-Sono
d’accordo.
***
Quando entriamo
in
cucina , a darci il benvenuto c’è solo una
cameriera, che di dice di chiamarsi
Sabrina. Ci chiede se può offrirci qualcosa ma noi facciamo
di no con la testa.
-Senta Sabrina,
possiamo rubarle solo qualche minuto? Sa…a proposito del
furto che è stato
commesso ieri sera in questa casa.- faccio in tono tranquillo.
Vedo la donna
guardarmi
con serenità. La fisso negli occhi che mi scrutano con
sicurezza e fermezza.
-Certo signori.-
dice
subito. Poi si siede ad una sedia del tavolo.
Anch’io
e Marcello ci
accomodiamo.
-Dunque…ieri
sera cosa
ha fatto di preciso?- le domando, mantenendo il mio sguardo nel suo.
-Ho lavorato.
Ieri
sera, infatti, alle sette e mezza ho apparecchiato la tavola in salotto
per
ordine della signora, poi ho tagliato le carote e ho messo a bollire il
riso
per l’insalata e mentre Clara preparava gli antipasti, io
sono andata fuori a
stendere i panni.
-Stendere i
panni la
sera?- chiedo.
-Sì…perché
ad una certa
ora il vento si fa più freddo e i panni asciugano prima.-
spiega.
Mi sembra
sincera. Non
gesticola né guarda mai il pavimento, infatti.
Poco dopo ci
descrive
minuziosamente le mansioni che ha fatto, per ordine della signora, fino
al
momento in cui è andata a letto.
-Ma…mi
dica un po’…la
signora quando l’ha avvisata che la collana era stata
smarrita?- domanda, ora,
Visconti.
-Alle tre di
questa
mattina…se non ricordo male.- ci risponde, dopo averci
pensato un po’.
-E a che ora la
signora
ha chiamato Rete Commisso per raccontarle dell’accaduto?
- Alle sei di
questa
mattina. Sapete, la signora ha cercato disperatamente la sua collana,
per tutta
la casa per molte ore. Credo non abbia proprio riposato, questa notte.
-Va bene
Sabrina…grazie! Puoi dirci dove possiamo trovare Clara e
Walter?
La domestica ci
risponde, poi ci saluta e infine riprende a lavorare.
Dopo circa
un’ora il
taccuino di Marcello è pieno delle risposte degli altri due
domestici e abbiamo
tutte le impronte digitali. Alla fine tutti sono risultati abbastanza
sicuri e
sinceri. Hanno dato anche risposte
piuttosto
simili tra di loro, tutte attinenti al fatto che hanno lavorato in
cucina per
gran parte della serata.
Poi, decidiamo
di
andare a salutare la Mori e di chiederle gli indirizzi dei suoi ospiti.
Il
maggiordomo ci dice che è andata fuori a dar da bere ai suoi
fiori.
Messi i cappotti
e le sciarpe, però, mi fermo davanti alla
porta di ingresso. Voglio controllare se sono presenti dei segni di
scasso. Non
vi trovo nulla, però.
Dopodiché
usciamo e troviamo la Mori di fronte alle sue
camelie. Ha dei guanti di gomma colorati sporchi di terreno e sembra
concentrata in quello che sta facendo.
-Signora , noi
andiamo allora! Abbiamo raccolto abbastanza
informazioni per il momento. Potremmo, però,
prima di andarcene, chiederle l’indirizzo dei
suoi invitati e di suo
cugino?
La Mori ci
guarda per un attimo stranita e quasi spaventata.
Che le sarà preso?
-L’indirizzo
dei miei ospiti e di Matteo? E quale sarebbe il
motivo?- ci chiede.
Deve essere un
po' scossa la signora. Che razza di domande
ci fa?
-Vorremmo porre
delle domande ai suoi amici. E poi a suo
cugino, perché da quel che ci dice, è l'indiziato
numero uno.- rispondo io.
-Se proprio
insistete. Rientriamo dunque…vi scriverò i
diversi indirizzi su un foglietto di carta.
Se proprio
insistiamo...! Voleva o no che il caso fosse
risolto?
***
-Okay quindi
questa
è…la casa della signora Lombardi?- mi chiede
l’investigatore.
-Sì…la
prima dei nostri
indiziati.- parcheggio di fronte ad una piccola villa.
Scendiamo dalla
mia Ford Anglia, prendiamo gli atti di
ispezione freschi freschi di centrale e poi andiamo a suonare il
campanello
dell’abitazione.
Una donna
anziana viene
ad aprirci e ci lancia uno sguardo intimidatorio. Dove sono finite
quelle
vecchiette docili di una volta?
Le mostriamo i
nostri
distintivi e dopo averle spiegato brevemente il motivo per cui siamo
lì , ci fa
accomodare.
La casa
è meno bella
rispetto a quella della Mori, ma è ugualmente accogliente e
inoltre c’è anche
un albero di Natale ben addobbato.
-Sì
ho sentito questa
mattina l’accaduto, su Rete Commisso. Mi spiace per la povera
cara Ginny. Posso
offrirvi un caffè, comunque?
-No, signora,
grazie!
Senta le dispiace se le facciamo delle domande?- le chiede
l’investigatore.
-No prego, ma
non
penserete che…oh sì insomma…che sia io
la ladra, vero?- ora gli occhi della
signora sono spalancati e sembrano spaventati.
-Sono solo
domande di controllo, signora, non si preoccupi!
Vogliamo tutti scoprire chi ci sia dietro il furto del Gioiello di
Sissi, ma
per farlo dobbiamo fare il nostro lavoro. Porremo delle domande anche
alle
altre persone che erano presenti alla cena di ieri sera in casa Mori. -
cerco
di tranquillizzarla.
La signora
sembra rasserenarsi e così inizio con le solite
domande.
Dopo aver
raccolto abbastanza risposte, procediamo con il
fare dei controlli in giro per la casa. Non troviamo nulla.
Passano circa
sei ore quando io e Visconti finiamo di
interrogare tutti i convitati, tranne il famoso cugino, e di
ispezionare tutte
le case .
Inutile
raccontarvi per filo e per segno ciò che i convitati
alla cena della Mori ci risposero, posso dirvi però che
tutti mi avevano fatto
una bella impressione. Sembrano seriamente dispiaciuti per la signora e
anche
abbastanza sinceri. Certo è, però, che come hanno
insegnato tanti celebri
autori italiani e non, ognuno di noi è portato ad indossare
quotidianamente una
maschera e quindi, come cita il famoso detto: “Fidarsi
è bene, non fidarsi è
meglio”.
La
prossima tappa è la casa di Matteo Ferretti (il cognome ce
l'ha
scritto la signora, su un biglietto). E' lui l'indiziato
numero uno.
Pochi minuti
dopo ci ritroviamo davanti ad un condominio.
Controllato il
citofono, notiamo che il tizio abita al primo
piano. Poco male, non avremmo salito molte scale.
E' questione di
secondi, quando suoniamo e ci
troviamo di fronte alla porta del cugino.
E' un uomo dal viso ossuto, con dei baffi alla Maurizio Costanzo e dei
piccoli
occhi grigi.
-Chi siete? Che
volete?
Wow. Che
personcina affabile.
Gli mostriamo
prontamente i nostri distintivi, ci
presentiamo e gli accenniamo la situazione. Ferretti ha un espressione
riluttante in viso, quasi schifata, però ci fa entrare e
accomodare su un
divano.
Beh...questo
atteggiamento non va molto a suo vantaggio.
La sua casa
è davvero lussuosa. Forse anche più della Mori.
Non capisco perché avrebbe dovuto essere invidioso di lei.
-Cioè
mi state dicendo, che Ginevra, mi sta accusando di
furto? Vi ha detto che potrei essere stato io a rubarle la collana di
diamanti?- la voce roca, forse dovuta alle troppe sigarette, rende il
suo
discorso più...duro. -Allora facevo bene, a pensare che il
suo invito era solo
un gesto ipocrita.- piega la bocca.
-Esatto signore.
- fa Visconti.
-Roba da
pazzi. Assurdo.- si alza in piedi.- E come potrei aver commesso una
tale azione?- sembra sorpreso.
-La
signora ci ha detto che eravate seduti vicini a tavola e che, per un
momento
della serata, lei si era allontanato dalla sala da pranzo, con la scusa
del
bagno.
L'uomo
sbuffa.
-Non era
una scusa. Quel rimbambito del maggiordomo cucina malissimo, e avevo
urgenza di
andare in bagno.- fa una smorfia.
So che non
dovrei fare certi commenti, ma è davvero odioso questo tipo.
-Mhm.- fa
Visconti.- se è così sicuro di sè, non
le dispiacerà se prendiamo le sue
impronte e se ispezioniamo la casa, no?- gli mostra l'atto di ispezione.
-Oddio
Santo.- fa contrariato.- Fate quel che volete. Ho la coscienza a posto
e non
avrei avuto motivo di rubarle quella collana. L'altra sera si
è presentata a
casa mia porgendomi l'invito, e ho accettato credendo alle sue parole,
e
adesso...faccio bene a non fidarmi.- biascica l'ultima frase sottovoce.
-Non le
dispiace se prendiamo le sue impronte, vero?
-Certo che
mi dispiace. Ma fate pure, che debbo dirvi.
Marcello
mi guarda.
-Falchi,
tu dai un'occhiata alla casa mentre comincio a prendere le impronte al
signore.
Gli faccio
un cenno col capo e poi mi alzo dal divano.
Inizio con
il controllare il soggiorno. Certo se il ladro fosse questo vecchio
scorbutico,
non credo che sarebbe stato così stupido da porre il
gioiello in un posto ben
visibile, ma tentare non nuoce.
Cerco tra
cassetti, dentro vasi e sotto divani, sotto lo sguardo inacidito di
Ferretti.
Dopo
qualche minuto, vengo affiancato da Visconti. Poi, passo a perlustrare
la
cucina e i mobili del corridoi. Noto che c'è una
cristalliera, così mi
precipito ad analizzarla.
Passano
minuti, minuti e ancora minuti ma non c'è nessuna traccia
della collana. Che
sia davvero innocente?
-Falchi?-
mi sento chiamare.
Noto
l'investigatore chiamarmi dalla camera da letto. Mi avvicino ed entro
notando
Marcello piegato su di un lampadario.
-Amico,
credo che il caso si sia risolto prima del previsto. Sbaglio o coincide
con la
collana della foto che ci ha fatto vedere l'ispettore, stamattina?- si
gira
nella mia direzione, mostrando trionfante una collana di piccoli fiori
di
diamanti.
Sorrido
contento.
-Dove
l'hai trovata?- chiedo avvicinandomi.
-Era
impigliata, a regola d'arte oserei dire, attorno a questi.- mi indica
con la
mano, inguantata da un guanto in lattice, una lampada alta circa un metro e cinquanta. E'
situata vicino ad un
comò e la parte superiore è piena di diamantini
che circondano una lampadina.
-E come
hai fatto a notarla? Si confondeva benissimo con i diamanti della
lampada.- lo
guardo sorpreso.
-Non sarei
un buon investigatore se non l'avessi notato.- mi fa l'occhiolino.
Gli
sorrido e poi ci incamminiamo verso il colpevole.
Dire che
ero felice, era dire poco. Avevo risolto un caso, e avevo reso felice
una
vecchia donna.
***
Guardo
sodisfatto l'orologio presente nel mio ufficio. Sono
le 22.00 e il caso è concluso. Ho trovato il gioiello di
Sissi prima dello
scadere della giornata.
Ferretti,
è nell'ufficio del "grande capo" e tutto
va alla grande.
Dopo aver
trovato la collana della Mori impigliata nella
lampada del vecchio, quest'ultimo si è quasi sentito male.
Continuava a dire
che era tutto un piano cospiratore contro di lui e che non aveva la
più pallida
idea che la collana fosse in casa sua. Ha aggiunto anche che
chiamerà il suo
avvocato.
Ovviamente
nessuno gli ha creduto. Chiamasse tutti gli
avvocati che vuole, ma la collana della signora Mori è stata
trovata in casa
sua, e questo è un elemento lampante. Lui dice che
è una cospirazione nei suoi
confronti? Io dico solo che è un vecchio scorbutico, con
qualche problema mentale.
A quale scopo rubare un oggetto caro ad una signora che gli aveva anche
offerto
un "gesto di pace"? Folle, ecco com'è stato il suo
comportamento.
Poco dopo sento
bussare.
-Sì?
-Ciao amico.- fa
raggiante Visconti.- senti, ho portato le
impronte digitali prese e la collana trovata ,in laboratorio.
Ovviamente le
impronte prese a casa della signora e quelle presenti sulla collana
coincideranno con quelle di Ferretti. Che ne diresti, allora, di andare
di
persona a casa della Mori a darle la buona novella?- ha gli occhi che
gli
brillano.
-Oh,
sì, certo- rispondo alzandomi e infilandomi velocemente
il cappotto.
***
Parcheggio la
mia Ford frontalmente alla villa della
signora. Alla fine, come stamane, ci abbiamo impiegato poco a
raggiungere
l’abitazione.
Io e
l’investigatore ci accorgiamo che le finestre sono,
come presumibile, ancora illuminate e che delle sagome nere passano
frontalmente ad esse, ogni tanto.
-Andiamo?- fa
Visconti.
-Ah ha.-
è la mia risposta.
Usciamo e
l’aria fredda della sera ci investe in pieno. Non
sta nevicando ma tutta la neve di questi giorni, copre ancora i
marciapiedi e
le strade.
Percorriamo il
piccolo vialetto attorniato da camelie.
-Che dici, sta
male, se prendo una camelia? Sono così
belle.- chiedo consiglio al mio collega.
Si stringe nel
suo cappotto.
-Non sarebbe
tanto corretto…però alla fine è solo
un fiore.
Avanti, prendilo.- mi incita, facendomi un mezzo sorriso.
Mi avvicino con
la felicità di un bambino che è in procinto
di scartare un regalo. Ho sempre amato le camelie, con i loro colori,
le loro
forme e i loro incantevoli profumi.
Quando stacco,
facendo molta attenzione a non rovinare
l’insieme dei fiori, la camelia, me la porto al naso
ispirandone il profumo.
Poi mi giro
verso Visconti, ma…sul suo viso è dipinta una
strana
espressione in volto. Ha le labbra leggermente dischiuse e gli occhi
spalancati. Guarda attentamene le camelie.
-Ehi, stai bene?
-Oh mio Dio.
– è la sua risposta.
Punto il mio
sguardo dove noto che lui ha il suo e la
camelia mi cade dalle mani.
Marcello mette
le mani nel vasetto di terreno e inizia a
scavare.
-Porca
miseria…ma questa è…è la
collana della signora Mori?
Rimango come
impietrito.
Visconti, sfila
dalla tasca del suo cappotto un paio di
guanti in lattice. Poi rimette le mani nel vaso, estraendone
…“il gioiello di
Sissi”.
-Ma
cosa…è uno scherzo?- quasi urlo.
-Shh…non
urlare.- fa Visconti.- credo che abbiamo sbagliato
tutto, Falchi, tutto. Perché se la collana è qui,
vuol dire che…
-…che
Ferretti non c’entra assolutamente nulla.- mi passo
nervoso una mano nei capelli.
-Ma
perché, porca miseria, perché?
-Perché
era giusto così.- risponde una voce.
Ci giriamo.
E’ la Mori. E’ in vestaglia, sull’uscio
della
sua porta. I capelli, ora sciolti, le volano dietro le spalle. Dietro
di lei ci
sono le due cameriere e il maggiordomo che si guardano spaventati.
-Ha inscenato
tutto? E’ stata tutta una farsa?- le chiedo,
schifato.
-Esatto. Cosa
pensavate? Che potevate liberarvi della grande
Ginevra Mori così? In un battito di ciglia? Illusi! E voi
due, vi avevo fatto
più idioti, lo sapete? Come avete fatto a risolvere il caso
in così poche ore?
Dovevate metterci di più così che io sarei finita
dove merito: in televisione.
Brutti sciocchi, avete rovinato tutto.
I suoi occhi
sono infiammati da una strana luce. Sembra
…pazza.
-Non si
preoccupi perché in televisione ci finirà lo
stesso.
Si parlerà, però, di come è stata
sbattuta in cella.- le risponde Visconti.
-Lei
è una pazza. Ha rovinato tutto, lo sa?- dico velenoso.
-Rovinato cosa?
La mia vita? Pff…siete stati voi, pubblico
ingrato, a rovinarmela. Non farmi fare più un film,
né uno spettacolo teatrale,
né cedermi neanche un’ intervista! Fate schifo,
avete buttato alle ortiche il
mio talento e mi avete costretta a inscenare tutto questo. Riandando su
rete
nazionale, mi avrebbero rivisto tanti cari registi e mi avrebbero
sicuramente
preso in uno dei loro nuovi film.- dice ad alta voce.
L’investigatore
la guarda con disgusto, poi lo vedo estrarre
il suo cellulare, e comporre un numero.
-Rientri in casa
e non si muova. – le ordino.
-Altrimenti?- mi
minaccia.
Noto che
è a piedi nudi, e che sta tremando. Deve essere
completamente malata, questa donna.
Vedo il
maggiordomo avvicinarsi a lei, nel tentativo di
riportarla dentro, ma la donna lo respinge.
-Non mi toccare.
Vattene! Devo difendere il mio nome.
Il vento si fa
sempre più forte e il suo fischiare copre
quasi la voce della donna.
-Ho appena
chiamato la polizia. Le consiglio di rientrare
dentro e di aspettare lì chi verrà ad
arrestarla.- fa Visconti.
-Nessuno
arresterà nessuno, perché io sono Ginevra Mori.-
fa
la donna, urlando.
Poi…è
questione di secondi. La Mori fa qualche passo verso
di noi, lentamente, poi più velocemente fino a quando inizia
a correre. Ci
supera e inizia a correre in strada.
Io e Visconti ci
guardiamo, poi iniziamo a inseguirla anche
noi, fino a quando…due luci in lontananza ci segnalano una
macchina in arrivo.
Corro con quando fiato ho in corpo, ma…è troppo
tardi. La Mori è distesa a
terra e una macchina è al suo fianco.
IL
GIORNALE DI COMMISSO
13
Dicembre 1997
“Il profumo delle Camelie”. Questo
è
il titolo che noi della redazione de “il Giornale di
Commisso” abbiamo deciso
di dare a questo articolo, il cui vero protagonista non è
nient’altro che
questo splendido fiore.
Vedendola e
conoscendola, nessuno avrebbe mai pensato che
Ginevra Mori, attrice famosa per la sua interpretazione in "Anche le
rose
più belle hanno le spine" film cult degli anni sessanta,
settant’anni,
occhi azzurri come il mare e fascino alla Greta Garbo, sarebbe stata
capace di
un simile evento. Nella giornata dell’undici dicembre,
infatti, una denuncia da
parte della donna è stata sporta alla centrale di Commisso,
in merito alla
sparizione di un famoso cimelio: “il gioiello di
Sissi” (in alto la foto), regalato
alla Mori dalla stesso regista Federico Fellini. A sconcertare,
però, non è
stata la sparizione dell’oggetto ma il suo ritrovamento.
Grazie all’ indagine e
all’intelligenza di Marcello Visconti e di Gabriele Falchi,
rispettivamente
investigatore e poliziotto della Centrale di Borgo Commisso,
è stato scoperto
che il cimelio non era stato derubato.
Era stata la stessa Mori, non a caso, a “girare
il suo personale
spettacolo”, nascondendo il gioiello tra le sue camelie,
famose in tutto il
paese, per attrarre attenzioni su di sé. Coinvolto
nell’indagine è stato anche
il cugino della donna, conosciuto con il nome di Matteo Ferretti.
L’uomo era
stato arrestato per il ritrovamento del gioiello nella sua casa. Solo
infine si
è scoperto che questo non era il famoso “gioiello
di Sissi” bensì una sua
identica copia, a detta della polizia, inserita nella casa
dell’uomo nel
momento in cui la Mori gli aveva fatto visita.
A
“orchestrare” il tutto è stata la stessa
attrice che, dopo
essere stata scoperta dalla polizia, ha tentato la fuga gettandosi in
strada.
La sua fuga, però, non è andata a buon fine, una
macchina l’ha infatti
investita.
Le sue
condizioni attuali, fortunatamente, non sono
critiche. La donna ha, infatti, riscontrato solo un lieve trauma
cranico e una
frattura alla caviglia.
Quello che
è certo, però, è che, una volta
dimessa
dall’ospedale, la Mori pagherà per “la
sua opera” una pena di un anno di
prigione affiancato da delle cure psichiatriche.
Per il momento
questo è tutto. Siamo sicuri, però, che il
caso della Mori paragonato simpaticamente a quello messo in scena nel
famoso
film “Il viale del tramonto” avrà altri
risvolti inaspettati.
Roberta
Ranieri.
FINE
* Il
Borgo di Commisso, non è realmente esistente. E' un paesino
che ho inventato io, e che ho immaginato fosse presente nel Nord Italia.
Il
suo nome deriva dal latino "commissum" che significa "misfatto" :)
Ciaoo
ragazzi. Se state leggende queste note, vuol dire che avete letto tutta
la one shot, quindi GRAZIE!!
Questo
mini racconto giallo partecipa ad un contest indetto su facebook. Non
so cosa ne sia venuto fuori, so solo che mi sono molto divertita nel
scriverlo.
Generalmente
scrivo storie originali romantiche, ma mi sono voluta mettere alla
prova con il genere giallo.
Spero
che vi sia piaciuto, e si va va lasciatemi un piccolo commento. Grazie
mille per l'attenzione e grazie ancora per aver letto il mio scritto.
Buon proseguimento,
Novalis
:)
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