Requiem - The Knight and the Queen

di Horrorealumna
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◊ Porta ◊

 
 
Aveva le lacrime che le rigavano le guance, oramai un tutt’uno con l’incessante pioggia che continuava a bagnarle il volto e a renderle la vista più offuscata di quello che lei si aspettasse. I capelli erano fradici, le cadevano senza grazia sulle spalle in ciocche scompigliate, dandole l’impressione di essere appena uscita da un film dell’orrore. Gocciolante di pioggia, il mento le tremava leggermente, così come le mani, entrambe intirizzite dal freddo e cercavano di serrarsi in un pugno ancora, in modo da battere su quella porta scura ancora, e ancora. Nessuno le aveva risposto. Era tardi, se l’era aspettato d’altronde.
«Apri...» implorò, la ragazza con voce più debole di un sussurro. «Apri...»
Le ginocchia stavano minacciando di cedere sotto al peso, non si sarebbe stupita se la sua stessa pelle fosse stata visibile sotto il leggero tessuto degli abiti zuppi d’acqua ormai. Ebbe quasi l’impulso di urlare a pieni polmoni in un ultimo atto di disperazione.
«Apri.»
Perché? La porta sembrava completamente immobile, nessun suono proveniva dall’interno dell’abitazione; eppure lei era sicura di essersi recata nella giusta via, il giusto indirizzo. Non ci potevano essere dubbi. Doveva essere quella. La porta.
«Ti prego.»
La pioggia non accennava a fermarsi.
Con un singulto apparentemente scappato al suo controllo, la ragazza abbassò lo sguardo, prendendo a fissare i suoi piedi nudi. Erano pieni di fango e graffi, non era nemmeno sicura di sentirli ancora: il freddo sembrava averle fatto perdere la voglia di reagire ad ogni altro stimolo esterno. Le gambe erano solo parzialmente coperte, poi i polsi... l’avambraccio destro aveva assunto una strana sfumatura violacea, ancora visibile seppure notte, sotto la luce di un lampione poco distante. Aveva dovuto. Aveva dovuto strapparsi tutte quelle flebo e aghi; muovere il braccio sembrava un’impresa.
«Apri...»
 La serratura scattò lentamente, per secondi simili ad un’eternità per lei. La porta si aprì con altrettanta tranquillità, la maniglia finalmente si mosse, quasi a rispondere alle suppliche di quella ragazza che, malgrado le sue condizioni, accennò un semplice sorriso e rivolse un’occhiata al ragazzo che le aveva aperto la porta.





 


 



 

 
Blood Drive è finalmente stato tradotto. Sapete cosa significa?
Dal prossimo capitolo vi voglio tutti in lacrime, eh.

















 
 
 


 

 




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