Appostamenti,
caramelle e topi sezionati
Era notte fonda. Il clima gelido che
annunciava l’inverno
non era di alcun aiuto ai due uomini appostati dietro al tendone da
circo del
vecchio lunapark.
Uno si guardava intorno con
circospezione, aspettando che il
nemico uscisse allo scoperto, ripassando mentalmente il discorso che si
era
preparato per l’occasione. L’altro teneva in mano
una torcia e un taccuino e
non aveva capito assolutamente perché si era dovuto
svegliare a notte fonda e
chi dovevano trovare.
Improvvisamente Holmes
scattò in piedi.
- Ci siamo! Watson!-
Poi frugò sotto il
mantello, tirandone fuori con nonchalance
un’ingombrante macchina fotografica per poi porgerla al
dottore.
- Mi raccomando, deve fotografarlo in
volto, così avremo le
prove e Lestrade la smetterà di rompermi le balle con la
storia che le mie
deduzioni sono tutte pare mentali dovute all’uso di oppio
–
- Ma Holmes, chi è che
stiamo …. –
- Non ora Watson! Si concentri
–
In quel momento la porta di una
vecchia roulotte si aprì
cigolando e ne uscirono tre uomini. Watson non perse tempo e prese a
scattare
fotografie a raffica, saltellando in qua e in là come meglio
poteva per trovare
la luce giusta.
Holmes ripiegò il
foglietto con il discorso.
- Ottimo, da questo punto non ci
troveranno mai, aspetteremo
il momento opportuno per … -
In quel momento Watson si
appoggiò al telo della tenda da
circo, ma il peso della macchina fotografica forò la stoffa
e lo fece cadere
dentro. Nel tentativo di sopravvivere si aggrappò alla
manica del cappotto di
Holmes, che perse l’equilibrio cadendo dentro al tendone
rotto con il dottore e
la macchina fotografica.
Dieci secondi dopo i due erano
circondati dagli uomini del
nemico numero uno di Sherlock Holmes.
Holmes si tirò in piedi
con quanta più grazia possibile.
- Finalmente vi abbiamo in pugno. Non
opponete resistenza e
consegnatevi alla polizia, abbiamo le prove delle vostre malefatte
– Concluse,
allungando un braccio per indicare la macchina fotografica, colpendo
Watson che
si stava rialzando.
Un momento dopo un quarto uomo si
fece avanti, rivelando il
suo volto giovane alla luce del sole.
Troppo giovane.
- Finalmente ci incontriamo Sherlock
Holmes – Annunciò lui
con aria malvagia.
Holmes lo osservò per un
istante assottigliando gli occhi.
Poi si passò una mano sul mento, pensieroso, si
sistemò il cappello, ripassò
mentalmente il suo discorso. Infine puntò un dito contro
Moriarty.
- Lei … lei non dovrebbe
essere più vecchio?-
Lui rimase interdetto.
- No, direi di no –
- Ma ne è sicuro? Mi
pareva fosse più anziano di me –
-
A quanto pare si
sbagliava –
- Io? Pfui, io non mi sbaglio mai –
- Questa volta però
sì –
- No, impossibile –
- Le dico di sì –
- No, no, sono sicuro che sia lei che
si sbaglia –
- Invece è lei, caro il
mio detective –
- Io dico che è lei, caro
il mio … che lavoro fa?-
Un attimo dopo, un uomo che urlava si
gettò su Moriarty,
stendendolo a terra.
- Holmes, Schielmann sta cercando di
uccidere quell’uomo!-
Gridò Watson, che non aveva ancora capito chi dovevano
trovare e che stava
chiedendo a uno dei tre uomini di fargli una foto da mostrare a Mary.
- Sì, sì
… aspetti un momento – Concluse il detective,
riguardando il suo discorso per verificare la carriera lavorativa di
Moriarty,
che stava stramazzando a terra.
Infine il detective
schioccò le dita soddisfatto.
- Professore! Ecco cos’era-
Quando tornò a
concentrarsi sul suo nemico ci rimase molto
male che si fosse dato all’eutanasia prima di ascoltare
ciò che lui aveva da
dirgli. Gli si avvicinò per dargli un calcio furtivo, ma
Moriarty lo
interruppe, bisbigliando qualcosa a proposito di una figlia nascosta in
una
stanza del labirinto.
In quel momento arrivò la
polizia, chiamata dai vicini per
schiamazzi notturni. Lestrade si avvicinò ad Holmes.
- Per fortuna siamo arrivati in
tempo! Allora, qual è il
prob … -
- Il caso è risolto
–
L’ispettore
sospirò.
- Quale caso? Mi vuole spiegare cosa
accidenti stavate
facendo? E dove sono le prove?-
- Gliele invierà domani
Watson – Concluse Holmes, tirando
fuori dal mantello una tanica di benzina.
- Ora è meglio dare fuoco
a tutta la baracca –
- Ma Holmes, non è meglio
accertarsi che tutte le persone
siano uscite, prima?-
- Lei dice?-
Holmes mise da parte la benzina un
po’ contrariato, per poi
addentrarsi nel labirinto dell’orrore. Dopo due ore di giri a
vuoto e un paio
di madonne lanciate a Watson, il detective si imbatté in una
piccola porta.
Quando la aprì scorse nell’oscurità un
letto, sul quale dormiva una bambina.
Si guardò intorno per un
altro istante.
- Allora Holmes?
C’è qualcuno?-
- No- Concluse, chiudendo la porta e
tornando alla sua tanica
di benzina.
- Andiamo Watson, qui il nostro
lavoro è finito-
I due si allontanarono dal tendone da
circo sfondato,
lasciando i poliziotti alle prese con l’incendio provocato da
Holmes. Prima di
sparire del tutto, il detective si voltò per
un’ultima volta verso Moriarty,
ormai in punto di morte, mimando con un’espressione
compiaciuta la parola
“loser” diretta al suo nemico.
La mattina seguente tutto pareva
tornato alla normalità.
Holmes si alzò da letto di
buon’ora, suonò il violino,
sezionò sulla scrivania di Watson un paio di topi e stava
per sperimentare un
veleno super potente di sua invenzione quando si accorse di non avere
più
cavie.
In quel momento entrò
Watson.
- Holmes, ha letto i giorn
… -
- No-
Il dottore si sedette al tavolo,
spostando i resti di topo
con il cucchiaino da te.
- A quanto pare è stata
trovata una bambina tra le macerie
del circo –
- Aha … -
- Evidentemente era ben nascosta
–
- Evidentemente … -
- Ho pensato di portarla qui, essendo
che non ha ancora una
casa dove andare –
- Certo … -
Un attimo dopo Holmes alzò
di scatto il capo, rovesciando un
po’ del super veleno sul tappeto, che venne corroso
all’istante.
- Chi è che ha portato
qui?-
- La bambina Holmes, la bambina
… - rispose Watson distrattamente,
cercando di sfuggire dall’acido che colava dalla boccetta che
Sherlock teneva
in mano e agitava animatamente.
- Watson ma è impazzito? E
adesso come faremo a … -
- Non si preoccupi, non credo
inciderà sul suo lavoro –
- Lei crede? E io come faccio con il
mio violino? Con i miei
esperimenti? Con il mio oppio?-
Watson lo guardò male.
Holmes afferrò spazientito
il giornale dal tavolo,
rovesciando tutto il contenuto della fialetta di super veleno sulla
colazione
del dottore, che venne messa da parte insieme ai resti di topo.
In prima pagina, a lettere cubitali,
stava il titolo “Nuovo
caso risolto da Holmes: non ci sono le prove”.
- Watson – Fece il
detective – Non le avevo chiesto di
scattare delle foto ai colpevoli ieri sera?-
- Sì, certo –
- E spedirle alla polizia
… -
- Certamente –
- E … lo ha fatto?-
- Sì Holmes, ma Lestrade
non le ha accettate. A quanto pare
le ritiene inutili allo svolgimento delle indagini- Concluse il dottore
un po’ avvilito,
passando ad Holmes il pacchetto piuttosto pesante di fotografie.
Il detective cominciò a
sfogliarle con aria pensosa. Un uomo
che attraversa la strada, una farfalla che prende fuoco, Watson davanti
al
tendone del circo …
Solo quando arrivò ad un
primo piano della fronte di
Lestrade capì che c’era qualcosa che non andava.
- Watson! Ma dove sono i colpevoli
che dovevamo arrestare?
Dov’è Moriarty?-
Il dottore sbuffò,
biascicando un – Voi uomini di legge
siete tutti uguali, non capite l’arte!-.
In quel momento una bambina
uscì dalla stanza di Watson.
- Voglio le caramelle –
- Non ora sgorbio – Fece
Holmes – Abbiamo cose più
importanti da fare –
- Ma io le voglio –
- Bambina, perché non te
ne torni nella cameretta? Ora viene
il dottore a giocare con te –
-
Le caramelle!!-
A quel punto la bimba
afferrò il fermacarte di Holmes dal
camino e lo gettò addosso ai due, cominciando
così una battaglia all’ultimo
sangue, che costrinse Watson ad uscire per prendere le caramelle e
Holmes a creare
una barricata con il tavolo per resistere all’attacco fino al
ritorno del
dottore.
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