Magnus & Alec
— CHI OSA DISTURBARE IL SOMMO
STREGONE DI BROOKLYN?
— Ehm... il
postino.
Magnus
Bane si diede mentalmente una botta in testa, mentre alle sue spalle
Alec scoppiava a ridere. — Non è divertente — sbraitò, e schiacciò il
pulsante per l’apertura del portone. — Prego, entri pure — sbottò nel
citofono.
— Aspettavi
visite? — Alec raccattò da terra il Presidente Miao, che si stava di
nuovo facendo le unghie sul battiscopa.
— È periodo
di Natale — spiegò Magnus. — Tutti i Nascosti di New York hanno
l’obbligo morale di farmi gli auguri.
La faccia
di Alec era buffissima. — Vivo qui da sei anni, e nessun Nascosto ti ha
mai fatto gli auguri. Né per Natale, né per Pasqua, né per il
Ringraziamento o per il tuo compleanno.
— Sì, sì,
okay, aspettavo Catarina — ammise lo Stregone. — Il venticinque lavora
tutto il giorno, quindi ha detto di voler passare prima per consegnarci
i regali. Volevo tenertelo nascosto. — Mise il broncio. — Doveva essere
un segreto.
Alec
ridacchiò e gli lanciò un bacio con la mano. — È meglio così, almeno
avrò il tempo per prepararmi psicologicamente al terzo grado che ci
propinerà Catarina non appena entrerà dalla porta.
— Per
Lilith, hai ragione... — Magnus rabbrividì.
— Vai a
svegliare Chrysta — concluse Alec, dirigendosi verso la cucina. — Io
intanto preparo la colazione.
Lo
Stregone gli scoccò un’ultima occhiata e si fiondò nella stanza di
Chrysta. La bambina ronfava beatamente, con la coperta tirata fin sotto
il mento. — Ehi... — Le fece il solletico. Si sentiva in colpa a
destarla da un meraviglioso sonno, ma doveva farlo. Erano guai se
Chrysta non faceva colazione entro le nove. Era successo un paio di
volte, e il muro della cucina ne aveva pagato le conseguenze: la
piccola l’aveva quasi distrutto a furia di lanciare incantesimi a
casaccio.
Chrysta si
svegliò sbadigliando. Magnus la prese in braccio e le stampò un bacione
a schiocco sulla guancia, provocandole uno di quei sorrisetti mezzi
sdentati che adorava. Lei prese ad agitarsi e a indicare continuamente
la porta, così la portò in salotto e si fermò di fronte a una parete. —
Oggi ne abbiamo... Alec, che giorno è oggi?
Magnus
posò a terra Chrysta e si massaggiò i bicipiti. Lei era un fuscello,
cioè una piuma per uno Stregone super allenato come lui, ma quella
peste non la smetteva di scalciare. Era già scampato per miracolo a due
colpi diretti nelle parti dove non batte il sole, e non voleva ripetere
l’esperienza.
— È il
ventitré, Magnus — gli gridò Alec dalla cucina. — Domani è la Vigilia
di Natale.
— Oh, già.
— Magnus prese di nuovo Chrysta in braccio. — Quindi dobbiamo aprire...
qui. — Indicò alla bambina un punto sul calendario dell’Avvento. Lei
allungò la mano e spalancò le finestrelle di carta, che rivelarono un
delizioso bonbon con ripieno al caramello. — Eh no, questo lo mangio io
— la rimproverò, prendendo il cioccolatino. — Tu hai avuto tutti gli
altri dolci, ora tocca a me!
— Andiamo,
Mag — lo supplicò Alec, comparendogli alle spalle all’improvviso. Gli
posò un veloce bacio sulla guancia e, approfittando della distrazione
dello Stregone, ridiede il cioccolatino a Chrysta. — Non essere così
severo.
La piccola
riuscì a liberarsi dalla stretta di Magnus e zampettò via verso la
cucina. Lui la guardò con orgoglio e sorrise senza accorgersene. —
Vedremo chi sarà severo, quando comincerà ad uscire e a tornare tardi a
casa, a tingersi i capelli, a strappare le calze, ad accorciare
progressivamente la lunghezza delle minigonne...
Alec fece
una buffa smorfia e abbracciò Magnus da dietro. Profumava di caffè. —
Non lo farà.
— Sì che lo
farà — rise Magnus. — Anche lei crescerà... be’, almeno fino a una
certa età.
Il moro si
rese conto che la conversazione minacciava di prendere una brutta
piega. Fece voltare lo Stregone e lo baciò appassionatamente sulle
labbra, evitando così una replica. O, perlomeno, rimandandola. — Dai,
non ci rimuginiamo adesso — mormorò, la voce attutita dalla maglia di
Magnus. — È quasi Natale, dovremmo pensare solo a cose belle.
— Ma nostra
figlia è una cosa bella.
— Hai
capito cosa intendevo — brontolò Alec.
— A
proposito... — Le pupille da gatto di Magnus lampeggiarono maliziose. —
Fai una telefonata all’Istituto, Fiorellino. Ho in mente una grande
sorpresa.
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