Strade

di Monique Namie
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Distanze

DISTANZE



È domenica mattina e mi sveglio:
le lenzuola grigie sanno di metallo
dei miei pezzi artificiali nascosti. [1]
Tu hai già imboccato l’autostrada
mentre io mi preparo il caffè
e ascolto la storia dei chicchi tostati
che come me si sentono esiliati.

D'accordo, parto subito: vengo da te!
Mi farà compagnia il canto dei gabbiani
intrappolato nella mia auto dall’ultima vacanza.

È domenica e vorrei averti con me
ad un passo e mezzo da queste mani tese,
per poterti abbracciare con il pensiero.
E forse sto un po’ svanendo come la neve
sulla strada in un giorno di sole,
cercando di raggiungere il decumano.[2]

Come facevano in passato gli amanti?
Come sopravvivevano troppo distanti,
quando non c’erano tecnologie confortanti?






Note autore:
1- I pezzi artificiali nascosti possono essere interpretati come delle fantasiose toppe futuristiche, adoperate per sistemare le fratture provocate dalle delusioni passate.
2- L'espressione cercando di raggiungere il decumano vuole indicare la precisa direzione est-ovest. Questo è un riferimento all’antica Roma, dove i decumani erano arterie stradali che tagliavano il territorio da est a ovest e finivano per intersecare i cardi che, invece, andavano da nord a sud.



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"Distanze" di Monique Namie
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