al sorgere del sole
Al
sorgere del sole
E' sempre stato
affascinante, questo dolore che mi susciti.
La sensazione di averti
sulla pelle, nella pelle, sotto
pelle.
Il tuo
talento nello sconvolgermi, che in fondo mi spaventa, come tutto ciò
che di te non posso capire, e anticipare.
E
quella luce strana nei tuoi occhi, quel bagliore dolce, morbido,
l'azzurro limpido e terso dove posso affondare le dita.
La tua
anima, la più grande contraddizione: bianca e nera, pura e
inquinata, che si spande come le ali di un'aquila, che può
amare, portare luce, oppure può distruggere nel più
atroce dei modi.
Tu
stesso, Alessandro, in ogni curva del tuo corpo, nello stesso colore
delle iridi, sei una contraddizione.
Nell'essere
il più ingenuo e dolce dei bambini, e il più
distruttivo e crudele dei tiranni.
Mi
confondi, Alessandro, in ogni tuo respiro io perdo il senso
dell'orientamento, e finisco nei deserti della tua tristezza, o nelle
oasi del tuo amore lacerante.
Ma la
tua ambiguità non è divina, come credono i sacerdoti
che hanno fatto di te un dio; sopra tutte le tue qualità, la
tua incostanza è la più umana.
Come
quando, nel pieno della battaglia, guardi negli occhi l'uomo che stai
per uccidere, e soffri per lui, per la paura, il coraggio, la viltà
che è scritta sul suo viso; e nel momento esatto in cui la tua
spada fende la vita, riesci quasi a sentire la sua anima staccarsi
dal corpo, la vita spegnersi come la fiammella di una candela, nel
più assoluto silenzio.
Ma non
per questo getti la spada: continui ad affondarla nella carne
fragile, nel sangue pastoso, nella terra lorda, cosciente della
distruzione che porti, desideroso di quella gloria che solo la
barbarie può dare.
La
guerra, dopotutto, è sempre stato uno dei tuoi giochi
preferiti, ed io so quanto ti piaccia giocare pesante, quanto ami
fare sul serio.
Me lo
ricordano le cicatrici di quando eravamo bambini.
Sei un
passionale, Alessandro, e questa sarà la tua rovina.
Gli
istinti più bassi, per te, equivalgono e compensano le estasi
più mistiche.
La tua
anima è immensa, e tocca cielo e terra.
Tocca
la vita e la morte, gli déi e gli uomini, che si prestano ai
tuoi giochi perversi senza protestare, assecondando quella
distruzione che porti nel cuore.
Cosa
sogni, Alessandro, che il tuo viso si contrae così
dolorosamente?
Dev'essere
il vino, che disturba il tuo sonno.
Ma
basta poco perché ti tranquillizzi: un tocco leggero, il
calore di un altro corpo, un bacio, una carezza.
Come i
bambini.
Domani,
mio Alessandro, giocherai con Dario e la sua armata, come desideri
tanto.
Ed io
ti sarò accanto, per poter scorgere nelle tue espressioni il
bambino che ora dorme, spaventato e eccitato dalla potenza che va a
sbaragliare.
Come
sei fragile ora, esposto alle correnti che ti percorrono le membra.
Come
sembra tenera la tua pelle, questa pelle che poche ore fa era ancora
l'oro forgiato di una statua del Phanteòn.
E
com'è strano, sentire nel buio, i battiti lenti del tuo cuore.
Mi
chiedo quanto ancora mi sarà permesso di ascoltarli.
Quanto
tutto questo durerà.
Non ti
voglio svegliare, ma ho bisogno di ascoltare il tuo cuore; ho bisogno
di parlare con lui, di dirgli quanto mi manca, quanto vorrei che
Alessandro mi lasciasse ascoltarlo più spesso.
E so
che, anche soltanto una fibra di esso, vuole parlare con me.
Confidarmi
le sue pene, i suoi affanni.
Mi
appoggio, ma piano, a sfiorare appena con l'orecchio la tua pelle.
Però
una ciocca di capelli mi è sfuggita, e solleticandoti ti
sveglia.
Ritorni
lentamente dai tuoi sogni violenti, ma sembra quasi un sollievo
potertene liberare; schiudi gli occhi troppo poco perché possa
intravederne il colore, schermato dalle ciglia.
E
sorridi dolcemente, con la tenerezza che soltanto di notte posso
vedere.
Una
tenerezza nostalgica, di cui ho bisogno come l'aria.
Mi
accarezzi la testa, e mi permetti di restare così,
concedendoti un poco d'affetto, ora che tutti dormono.
Ah,
Alessandro.
Il tuo
respiro è seta e scure, la tua voce miele e fuoco.
“Non
dormi?”
“Non
ci riesco.”
“Domani
è un grande giorno.”
“Domani
arriverà troppo presto.”
“Hai
paura?”
“Solo
del sole che sta per sorgere.”
“Manca
ancora molto, all'alba.”
“Il
tempo scorre in modo diverso, la notte.”
“Il
tempo scorre troppo veloce quando siamo insieme.”
“E'
per questo che mi sembra ieri che giocavamo per i campi.”
“E'
stato proprio ieri. Non ricordi?”
“Forse,
è meglio non ricordare.”
“Forse.”
Potrei
abbracciarti, potrei dirti che tutto va come deve andare, e niente di
più.
E
vorrei davvero, riuscire a rassicurarti.
Ma non
sono sicuro nemmeno io.
E per
questo mi stringo a te, e chiudo gli occhi.
Pregando
che il sole si dimentichi di sorgere.
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