prologo
NdA: Salve a tutti! Mi presento,
sono mjay.
In realtà è come se fossi nuova su EFP,
poiché non ho mai davvero pubblicato nulla di serio.
Questa è la prima longfic su cui mi sia dilettata
a scrivere e spero che sia di vostro gradimento.
Avverto subito che ci saranno riferimenti e libere ispirazioni a Skyrim
e al Trono di Spade, ma per la maggior parte la storia è
stata completamente partorita dal mio piccolo cervello laborioso.
ATTENZIONE!!!
I primi 5 capitoli sono stati riuppati, in quanto rileggendoli
più volte non mi convincevano e mi sembrava di non aver dato
il meglio di me.
Alla fine, dopo mille dubbi, mi sono decisa a
riscriverli. LA
TRAMA NON E' STATA IN ALCUN MODO MODIFICATA.
Vi auguro quindi una buona lettura o ri-lettura.
Che la vostra spada sia sempre affilata!
NOTE INTRODUTTIVE
GENERE
Introspettivo,
Romantico, Avventura, Fantasy, Guerra.
RATING
Generalmente Giallo e
Verde, in alcuni capitoli sarà Arancione per le scene e gli
argomenti trattati.
PERSONAGGI
Murtagh Morzanson,
Castigo, Arya, Angela, Eragon, Orrin, gli abitanti di Ostagar ed il
popolo di Alagaesia.
DESCRIZIONE
Ambientata 200 anni
dopo la caduta di Galbatorix, ad Ostagar, un lontano regno ad Est del
continente conosciuto, un improvviso e misterioso attacco alla Regina
annuncia l' arrivo di una nuova minaccia. Ancora una volta il
popolo di Alagaesia è chiamato alle armi per proteggere la
pace tanto agognata. Un Cavaliere errante e una Regina spodestata
dovranno raccogliere le proprie forze per affrontare i demoni interiori
e combattere la nuova oscurità, affrontando prove che
metteranno a dura prova la loro forza e il loro coraggio.
Riusciranno a far fronte alla nuova minaccia? O soccomberanno contro il
nuovo e antico potere che è stato risvegliato?
NOTE
- Per rimanere
aggiornati su "Du Sùndavar freohr - La Morte delle Ombre" o
altre storie posso rimandarvi al mio blog, contattatemi in privato per
inviarvi il link.
- Ringrazio
tutti coloro che hanno seguito questa storia dal primo capitolo, chi ha
commentato e aggiunto ai preferiti questa piccola storia, ed un' altro
ringraziamento va a chi lo farà. "Amo chi legge. E leggo chi amo".
- In
fondo al capitolo troverete un piccolo glossario per aiutarvi a
ricordare meglio tutti i nuovi nomi che verranno citati.
- Un grazie particolare va alla gentilissima Clara (micia95), che ha revisionato questo testo con molta attenzione, correggendo i miei errori!
- Mail
DISCLAIMER
I
personaggi della saga originale appartengono a Christopher Paolini.
Gli
abitanti di Ostagar, coloro che non appaiono nei libri e le
loro vicende sono frutto della mia fantasia. La storia
è scritta al solo scopo ricreativo e senza fini di lucro.
This
work
by mjay
is licensed under a Creative
Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.
CAPITOLO
00
Prologo
«
Datemi ascolto, voi
sacre stirpi,
potenti ed umili figli di Hamlen!
Di
Ymvir e Jörmungandr debbo l'opre narrare,
di antiche
storie che mi sovvengono.
Al principio era il
tempo,
Ymvir vi dimorava.
Non c'era sabbia né
mare
né gelide onde.
Non c' era terra
né
cielo in alto:
un vuoto si spalancava
e in nessun
luogo erba.
Dalla sua risata
splendette da
est il sole.
Dalla sua ombra
nacque a sud
Jörmungandr.
E vi fu equilibrio.
Ed il mondo
così nacque
dalla Luce e dall' Oscurità ».
Moribonde
lingue di fuoco
si alzarono dal braciere al centro della stanza proiettando scure
ombre sulle pareti di legno e pietra.
Re Bothvar l'Ammazzagiganti sedeva su di una poltrona di pelle e calde pellicce,
la sua voce riecheggiava bassa e profonda fra le pareti. Nelle sue
mani forti, rese callose dalla ruvida elsa della spada, stringeva
lunghi bastoncini di legno. All'estremità di essi
erano intagliati piccoli personaggi, protagonisti della storia che
soleva raccontare ai suoi figli prima di coricarsi, li agitava con
abili movimenti sopra le braci accese ricreando scene di un mito
antico quanto le loro origini. Era il rituale che più amava
condividere con loro, ciò che aveva deciso di narrare quella
notte
era la leggenda più importante della loro tradizione.
Si fermò, schiarendosi la
voce. Le vecchie giunture del mobilio su cui era seduto cigolarono
sotto la sua imponente mole.
Gli occhi profondi, lenti e solenni, ma
molto penetranti,
studiarono con circospezione il volto dei figli. Nonostante i secoli che gravavano sulle ampie
spalle, Bothvar non era molto diverso nell'aspetto da un Uomo
comune. Eppure, a dispetto del
passare degli anni, non vi erano rughe sul suo volto né
tanto meno
ciocche grigie fra i capelli e la barba ramata, come le foglie in
autunno, né fatica nei movimenti o confusione nei
suoi
pensieri. Le braccia massicce come tronchi erano ancora capaci di
stringere con tale forza il collo di un uomo da poterne rompere le
ossa sotto la stretta decisa delle dita.
Nell'improvviso silenzio,
oltre le mura di Dragonsearch, qualcuno all'esterno intonò
una
canzone allegra, seguito da un coro di voci potenti e spensierate.
Bothvar ascoltò per un attimo quel suono incoraggiante
proveniente
dalla piazza principale di Darnek, la capitale di Ostagar.
La canzone finì in uno
scroscio di risa e applausi.
Non era raro che vi fossero
festeggiamenti fino a tarda sera, al popolo di Ostagar piaceva
declamare le proprie vittorie o eventi importanti con balli, canzoni
o lunghe bevute, finché ognuno non tornava nelle proprie
case con lo
stomaco pieno ed il cuore leggero.
Due albe fa si era
tenuta una grande festa per le buone notizie provenienti dal Tempio
del Drago: la covata si era rivelata fertile e nuovi draghi erano
pronti a nascer; prima ancora si era festeggiata la caduta di un
Gigante nelle steppe di Roskilde; due cicli di luna fa, invece, vi
erano stati grandi e ricchi festeggiamenti per il suo compleanno,
il trecentoventisettesimo. Età veneranda per qualsiasi uomo,
ma non
per un Cavaliere di Drago.
Quel giorno, però, non vi
era stato alcun avvenimento importante da ricordare. A Darnek una
piccola folla di impazienti aveva deciso di mitigare l'attesa per l'indomani con birra a fiumi e succulenti arrosti, in vista
dell'importante celebrazione che si sarebbe tenuta da lì a
poche
ore.
Nelle prime ore della
mattina seguente si sarebbe tenuta la Cerimonia della Schiusa,
circostanza in cui si sarebbe designato il prossimo Re o la prossima
Regina del regno. Tale scelta sarebbe ricaduta su uno dei suoi figli,
unici eredi della famiglia reale. Così come era stato per
lui, unico figlio di Sorresen il Re Colosso, un uovo di drago sarebbe
stato posto di fronte a loro. Se il loro cuore fosse
stato abbastanza forte e degno di essere scelto da un Drago, questi sarebbe nato, facendoli divenire nuovi Cavalieri. Se
così non fosse stato,
ogni pretesa al Trono sarebbe decaduta.
In tutti quei secoli
talvolta era capitato che un uovo non si dischiudesse di fronte ad un
membro della famiglia reale, ma mai che il Trono rimanesse senza
pretendenti.
Un'eventualità, che se si
fosse verificata, avrebbe provocato disordini e tumulti: i suoi
antenati avevano regnato su Ostagar sin dai primi insediamenti del
Popolo Grigio nelle Montagne del Nord. Tutto ciò che
rimaneva di
loro scorreva nelle sue vene e in quelle dei suoi figli. Discendenti
di sangue.
Il territorio aspro e
freddo di Ostagar dapprima non aveva richiamato molta attenzione da
parte degli altri Uomini, ma col passare delle decadi, in seguito
all'insediamento di Re Palancar in Alagaësia, altre
città erano state fondate dove uomini più coraggiosi avevano deciso di
spingersi
all'estremo Est.
La loro avventatezza fu
presto ricompensata e così nacque il Regno di Ostagar, fino
a
trasformarsi in ciò che era oggi: un impero fiorente,
abitato da
guerrieri e uomini prestanti abituati alle peggiori
avversità.
Sebbene ogni contatto con i
territori ad Ovest fosse andato perduto, vecchie cartine sbiadite e
diari muffiti erano ciò che rimaneva delle testimonianze dei
loro avi
sui terreni da loro abbandonati molto tempo addietro. Completamente
isolati dall'alta ed incombente catena di montagne che li circondava,
si erano costruiti una nuova vita.
Le difficoltà erano state
molte, ma sotto la guida del Primo Re, erano riusciti a vincere
qualsiasi avversità: la lotta contro i Lupi delle Lande fu
sanguinosa, ma con l'aiuto dei draghi, i lupi furono rispediti sulle vette
delle montagne; i Giganti tuttora vagabondavano nelle Steppe, ma il
loro numero era stato dimezzato. Avevano subíto incursioni dai
continenti a Nord-Est ed erano riusciti comunque a sopravvivere,
ricacciando gli estranei nei loro paesi e affermando così
la loro
fama di grandi guerrieri.
Malgrado la Cerimonia della
Schiusa, le cui origini risalivano ai primi figli del Primo Re, dovesse
essere per Bothvar un evento gioioso, l'ombra di un oscuro
presentimento si era allungata sul suo cuore.
Non seppe dare nome o volto
a quella preoccupazione.
Forse fu
solo il banale pensiero che i suoi figli stessero crescendo
più
rapidamente di quanto non si fosse aspettato, sensazione comune per
qualsiasi genitore; o
fu il rammarico di poter vedere solo uno di loro sul Trono a regnare al
suo
posto, ma tale apprensione impregnava ogni suo pensiero su quanto
sarebbe avvenuto in futuro.
Se un uovo si fosse
dischiuso di fronte ad entrambi, allora sarebbe stato
Bard, l'unico maschio, a prendere il suo posto in quanto il maggiore dei due figli,
altrimenti quell'onere sarebbe ricaduto sulla figlia,
Sigrid.
Quando il suo sguardo
incontrò i volti pieni di curiosità dei due
bambini distesi nei
propri letti in attesa della conclusione della storia, tale peso
sembrò alleggerirsi sulla sua coscienza.
Incosciamente si ritrovò
a sorridere fra i folti baffi alla curiosa immagine dei due
ragazzini con in testa una corona troppo grande e pesante per loro
che gli ricadeva goffamente su di un lato della testa, coprendone gli
occhi.
« Padre
vi prego, continuate, cosa accadde dopo che nacque
Jörmungandr? »
fu Sigrid la prima a rompere il silenzio mentre si agitava
impaziente sotto le coperte. La sua testa fece capolino da sotto il
cuscino dietro al quale si era nascosta dopo aver udito il nome
dell'oscura creatura.
Una risata proruppe dalle
sue labbra al desiderio della figlia, fin da quando era riuscita a
muovere i primi passi, Sigrid si era rivelata essere emotiva. Una
bambina fin troppo sincera ed indisponente, sempre pronta a
combattere per i suoi ideali, essebdo più selvaggia delle
altre
sue coetanee. Più cresceva più diveniva
l'ombra del fantasma della sua defunta consorte, la Regina Brunilde,
nell'animo come nell'aspetto.
Minuta e gracile, nessuno avrebbe potuto credere che lei riuscisse a sollevare una
spada, eppure durante gli allenamenti la sua foga riusciva a
spiazzare e mettere in difficoltà bambini più
grandi di lei. In
alcune occasioni, era perfino riuscita a tenere testa al fratello
maggiore, ben più forte e muscoloso di lei.
I lunghi capelli biondi le
incorniciavano gli occhi blu, limpidi come le acque del Mare
Stretto. Quando la piccola gli sorrise in risposta al suo sguardo,
mostrò un sorriso privo di un dente da latte, perso il
giorno prima
durante gli allenamenti con il fratello. Bard le aveva sferrato un
colpo di scudo dritto sul volto, forse un po' troppo forte per essere
solo un'esercitazione pratica. Incidente di cui Bothvar non era
convinto, sebbene non presente.
La rivalità fra i
due
fratelli non era mai stata un mistero, Bard, in particolare, vedeva
nella sorella un' insopportabile rivale e da sempre la incolpava
della prematura morte della madre: Bard aveva solo tre anni quando
aveva visto la Regina costretta a letto dalle doglie, avvenute ben tre
settimane prima del tempo.
Quando Sigrid nacque era
troppo piccola e debole per sopravvivere, su questo avevano concordato
tutti i Guaritori. Il parto aveva stremato la Regina ben più
del
precedente, ma che, malgrado le raccomandazioni, non aveva mai lasciato il
capezzale della piccola. Le aveva tenuto la mano, ancora senza forze,
pregando ogni giorno Ymvir perché la salvasse e prendesse la
sua di
vita.
Bothvar era rimasto in silenzio,
impotente, ascoltando le suppliche della moglie con una fitta al
cuore. Mai si era sentito così inutile, nemmeno la magia avrebbe potuto
salvare Sigrid. Più morta che viva, qualunque tentativo di
salvarla
avrebbe condotto chiunque avesse tentato a morte certa.
Brunilde non aveva mai lasciato la
figlia, giorno o notte, era rimasta distesa al suo fianco mormorando
preghiere sottovoce e presto aveva smesso di mangiare. Sorda alle suppliche
di chi le stava intorno, aveva continuato nella sua silenziosa
crociata, per
i seguenti tre meriggi.
Fu al quarto sorgere del
sole che le preghiere della sovrana furono ascoltate, scandite
dall'ultimo terribile ruggito di Syrax, il drago della Regina, che
spirò quello stesso giorno.
La piccola Sigrid sembrava
aver ritrovato miracolosamente le forze mentre piangeva fra le
braccia inerti della Regina Madre ancora avvolta nelle pellicce del
letto in camera della figlia.
La Dea Ymvir ha
benedetto la bambina, aveva detto un Sacerdote portando via il
corpo
freddo di Brunilde per prepararlo al Rito Funebre, ma non vi
può
essere vita laddove doveva esserci morte, qualcuno doveva pagarne il
prezzo e la Regina è stata una donna coraggiosa e una madre
amorevole a pagarlo.
Non una lacrima aveva
versato Bard apprendendo della morte della madre. Invece, aveva
iniziato a guardare la sorella con una strana circospezione, come se
di lei non potesse fidarsi, in quanto scherzo della natura. A nulla
erano servite le parole di Bothvar per rassicurarlo.
Crescendo quell'odio
sembrava essersi mitigato sebbene non sembrasse del tutto scomparso,
forse perché nato dalla mente troppo fervida di un bambino.
« Si racconta, piccola
Sigrid, che dapprima dalla loro unione prese vita Hamlen »
continuò,
e poi con aria grave aggiunse « Troppa però era la
sete di potere
di Jörmungandr, non gli bastava vivere all'ombra di Ymvir, sua
sorella e amante, fu così che nacquero i Draghi... come
servi e
schiavi di Jörmungandr per soggiogare il mondo »
Sigrid e Bard trattennero
il fiato, in attesa, Bothvar sorrise « Ma la Dea Ymvir e la
figlia
Hamlen non potevano permetterlo, fu dalle lacrime di dolore di Hamlen
che nacque il Primo Uomo ed il dolore divenne gioia! Presto il mondo
si colmò dei suoi figli e si consumò
così la Prima Guerra, dove
Uomini e Draghi bagnarono la terra con il loro sangue in una guerra fredda e crudele »
Bard
corrugò le sopracciglia, confuso « Padre questo...
non è possibile
»
« Cosa non è possibile? »
« Che uomini e draghi
abbiano trovato battaglia... essi sono legati a noi, non possono
ribellarsi » suo figlio maggiore aveva solamente nove anni,
ma ne
dimostrava almeno dodici. Era più alto e forte della maggior
parte
dei suoi coetanei, spesso questo lo portava a vittoria certa durante
gli allenamenti con il maestro d'armi.
Rispetto a Sigrid, Bard
era ben più calcolatore e riflessivo, difficilmente
condivideva con
gli altri ciò che gli passava per la testa. Questo almeno
finché
non prendeva in mano una spada e diveniva una furia. Bothvar non
aveva mai visto una tale ferocia in combattimento se non nei
Draghi.
Spettinati riccioli di un biondo più scuro rispetto a
quelli della sorella sovrastavano gli occhi verdi, talvolta
illuminati da una luce strana, quasi intimidatoria, mentre squadrava
con attenzione a chi si trovava davanti.
Ogni gesto e parola
di Bard sembrava soppesata e misurata in base a chi aveva di fronte a
sé, sebbene di tanto in tanto l'aggressività che
scalpitava
dentro di lui prendeva la meglio anche quando non era in battaglia.
Niente che non potesse affievolirsi crescendo.
« I Draghi non sono
sempre stati quello che sono oggi, è proprio durante la
Prima Guerra
che lo divennero: stanchi del crudele Jörmungandr e del suo
giogo,
si inchinarono a Ymvir che ebbe pietà di loro e delle loro
anime. Li legò agli umani come
nostri pari e fedeli compagni così da condividere con loro
gioie e
dolori »
Sigrid balzò in piedi, facendo scivolare le pesanti
pellicce sul pavimento, con i pugni alzati verso il cielo come segno
di giubilo « Oh! Così venne sconfitto! »
gridò entusiasta, per poi scivolare di nuovo a letto con le
gambe
incrociate «
E potremo avere un drago
anche noi? Uno grande come il tuo! »
Bothvar si alzò, con calma
ripose le piccole figure nel cofanetto accanto ai letti ed
andò a
raccogliere le coperte di Sigrid « Forse. Domani a quest'ora
molto
probabilmente tu e tuo fratello starete giocando con due piccoli
cuccioli di drago »
La sola idea elettrizzò
entrambi, poté leggerlo nei loro occhi. Con incredibile
pazienza
aspettò che Sigrid crollasse a letto dopo avergli elencato
tutte le
cose che avrebbe fatto con il suo drago e le rimboccò le
lenzuola,
lasciandogli un umido bacio sulla fronte.
« Ah! Padre! La barba
mi fa il solletico! » si lamentò lei ridendo,
prima di chiudere gli
occhi. Scivolò nel sonno quasi subito, scandendolo con
piccoli
respiri.
Quando Bothvar si voltò verso Bard vide che era seduto
sul suo letto, lo stava scrutando con attenzione, assorto in mille
pensieri « Cosa ti tormenta Bard? »
domandò Bothvar
scompigliandogli i capelli con le grosse mani, il gesto non piacque
al figlio che si scansò seccato, distendendosi sotto le
pellicce.
«
Nulla padre » lanciò uno sguardo incerto alla
sorella, dall'altra
parte della stanza, ed aggiunse abbassando la voce perché
lei non lo
sentisse « Non penso sia giusto alimentare le fantasie di
Sigrid,
lei non verrà mai scelta: è troppo debole
perché un drago la
prenda in considerazione... »
Bothvar strinse le labbra,
amareggiato da quelle parole « Non devi sottovalutare tua
sorella: è
più forte di quello che credi... sarà il drago a
scegliere, non tu,
fino ad allora tutto è possibile » gli
baciò la fronte e quando si
allontanò poté sentire lo sguardo duro di suo
figlio seguirlo
mentre superava le braci, ancora calde, ed usciva dalla stanza.
«
Verrà il tempo
in
cui il figlio combatterà il padre,
fratello combatterà
fratello,
sangue verrà versato,
arriverà il caos e poi il
nulla,
ed il mondo finirà nel ghiaccio e nel fuoco ».
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