Entro in quel locale a me così
familiare. Anche oggi è affollato, è quasi impossibile trovare un posto a
quest’ora.
Pur sapendolo, sono venuta lo stesso.
Cerco un tavolo libero e lo trovo, in
fondo alla sala. Il chiacchiericcio sovrasta la musica che danno alla radio, ma
mi rilassa.
Faccio uscire il mio Tranquill
dalla Pokeball e intanto frugo nello zaino alla
ricerca di un po’ di cibo da dargli. Con disappunto mi accorgo di averlo
finito. Pazienza, ne ordinerò un po’.
Tranquill fa un sospiro lungo e affranto. Ha volato per
tanto tempo ed è logico che ora si senta stanco.
-Scusami, Tranquill,
non dovevo sforzarti.-
Gli accarezzo le piume grigie e chiamo
il cameriere con un gesto della mano. Lui si affretta e mi raggiunge. Una
goccia di sudore gli imperla la fronte. Deve star lavorando davvero parecchio
questa sera.
Ordino e lo guardo allontanarsi.
Girandomi verso il mio Pokemòn, mi accorgo che mi sta
fissando.
-Cosa c’è, Tranquill?-
Dopo avermi fissata un altro po’, mi
sposta il gomito col muso e si infila sotto il mio braccio, strusciando la
testa contro il mio petto. Io rido, divertita.
-Ehi, che ti prende?-
Ma in realtà ho già capito. Ha notato
che sono triste e cerca di farmi sentire meglio. Così lo stringo a me,
dolcemente.
-Aveva proprio ragione- sussurro.
Tranquill cinguetta felice.
-Anche tu te lo ricordi, vero, Tranquill? Eri solo un piccolo Pidove,
ma sono sicura che non puoi dimenticare il giorno in cui l’abbiamo incontrato.-
Il mio fedele compagno tuba, assentendo.
-Era una persona speciale. Completamente
diversa da tutti gli altri.-
Con la mente torno a quel giorno di due
anni prima.
Ero appena arrivata a Quattroventi, giovane e
inesperta. Nonostante la cittadina non fosse poi molto lontana da casa, mi
sentivo un’intrepida avventuriera. Avevo sfidato una strada piena di Pokemòn selvatici e di allenatori pronti a combattere ed
avevo vinto tutti gli incontri. Ero così fiera dei miei nuovi compagni di
squadra. Il Pokemòn che mi aveva dato il professore
poi era semplicemente formidabile! Oshawott diveniva
sempre più forte ad ogni incontro e sapevo che andando avanti di quel passo,
sarebbe diventato invincibile.
“Devo chiamare la mamma e raccontarle quello che
mi è successo!” pensai, trepidante.
Raggiunsi di corsa il primo locale che trovai
lungo la strada ed entrai. Rimasi a bocca aperta, scoprendo che era quasi del
tutto pieno di gente. Dopotutto Quattroventi non era altro che un villaggio e
quello era probabilmente l’unico luogo di ristoro della zona.
Scrollai le spalle e chiesi ad un cameriere
indaffarato se erano rimasti posti liberi. Lui, con un cenno del capo, mi
indicò un posticino in fondo, vicino alla finestra. Era un tavolo per due.
Mi sedetti e liberai dalle mie sfere Pokè i miei due nuovi amici.
-Oshawott, Pidove, ora potete uscire.-
I due raggi luminosi usciti dalle sfere si
tramutarono presto nelle sagome dei miei compagni di viaggio. Mi dispiaceva
tenerli sempre chiusi nelle sfere Pokè, così quando
avevo un minuto libero, li facevo girare liberi e giocare un po’ fra di loro.
Loro, contenti di vedere nuovamente il mondo
esterno, espressero la loro felicità saltando e vociando. Risi della loro
reazione e li feci sistemare sulla sedia libera, per non intralciare il
passaggio dei camerieri.
Presi fuori il mio nuovissimo Interpoké e chiamai mia mamma. Le raccontai emozionata
tutto del mio primo viaggio e la vidi molto fiera di me. Dopotutto era il mio
sogno fin da quando ero bambina e, nonostante fosse un po’ preoccupata della
mia sorte, mia madre era stata pienamente d’accordo di farmi partire
all’avventura.
Mentre parlavo, emozionata, non mi accorsi che
dalla porta del locale era entrato qualcuno e che, dopo aver chiesto qualcosa al
cameriere, costui si stava dirigendo verso il mio tavolo. Smisi di parlare
solamente quando il ragazzo dai lunghi capelli color prato si fermò davanti al
mio tavolo.
Salutai velocemente mia madre ed alzai gli occhi
su di lui. Colui che mi apparve davanti mi lasciò nello stomaco una sensazione
strana.
Indossava una camicia bianca e un cappello nero
calato sulla testa. Al collo portava uno strano ciondolo. Tutto di lui faceva
trapelare un’aura di mistero tale da riuscire a farmi rimanere senza parole.
Quando alzò il viso su di me e i nostri sguardi
si incontrarono, fu come se le nostre anime all’improvviso si fondessero. I
suoi occhi verdi, dapprima spenti e bui, nel momento in cui incontrarono i
miei, si accesero di una luce fortissima.
Trasalì e si lasciò scappare un gemito sorpreso.
Confusa dalla sua reazione, arrossii
stupidamente e abbassai gli occhi sul tavolo. Così mi accorsi di ciò che stava
succedendo davanti a me.
I miei Pokemòn stavano
tremando visibilmente. Pidove aveva le penne tutte
arruffate e Oshawott lo fissava con la bocca
semiaperta.
Tornai a fissare quel ragazzo così strano con
una punta di sospetto. Com’era possibile che facesse quell’effetto ai miei Pokemòn?
Lui, vedendosi fissare con aria corrucciata,
sembrò riprendersi e fece una piccola risata cristallina.
-Ti chiedo scusa se ti ho interrotta durante la
tua videochiamata. Dato che il locale è pieno, mi chiedevo se non fosse
possibile sedersi al tuo tavolo.-
La sua voce era ancora più soave della sua
bellezza. Sembrava un essere ultraterreno. Cercando di non farmi influenzare da
quelle frivolezze, pensai a cosa fosse meglio fare. Guardai i miei Pokemòn, che non smettevano di non comportarsi in modo
strano.
-Certo- dissi soltanto, prendendo in braccio Oshawott, che se ne stava seduto sulla sedia di fronte a
me.
Lui ringraziò e si sedette, togliendosi il
cappello dalla testa.
Lo studiai di nascosto, mentre si girava e
fissava assorto fuori dalla finestra. Come mai la luce brillante nel suo
sguardo di qualche momento prima si era già spenta, per lasciare spazio a tanta
malinconia? Era un così bel ragazzo e aveva una risata così deliziosa…
I miei pensieri furono interrotti da un
cinguettio sonoro. Il mio Pidove si stava avvicinando
senza timore al ragazzo seduto di fronte a me, cinguettando e sbattendo le ali,
quasi fosse emozionato. Non si era mai comportato così con nessuno, nemmeno con
me. Dopotutto, era diventato il mio Pokemòn solo da
pochi giorni ed era normale che non si fosse ancora affezionato a me.
-Pidove, che fai?
Torna qua!- gli dissi, preoccupata che potesse dargli
fastidio.
Feci per alzarmi e prenderlo in braccio, ma la
scena che vidi mi lasciò senza fiato.
Il ragazzo dagli occhi color smeraldo, accortosi
del piccolo Pokemòn che lo stava raggiungendo saltellando,
sorrise con il più smagliante dei sorrisi.
-Ciao, Pidove!- esclamò, felice -Piacere di conoscerti.-
Detto questo, gli porse una mano e Pidove gli saltò sul braccio senza esitazione. Il ragazzo
gli accarezzò dolcemente la testa e il mio Pokemòn trillò
felice, strusciandosi contro la sua mano.
-Sei un giocherellone- rise. -Da quanto tempo
sei il Pokemòn di questa allenatrice?-
Pidove tubò e cinguettò e il ragazzo annuì.
-Allora sono solo pochi giorni, capisco.-
Dire che ero costernata era dire poco. Li
continuai a guardare a bocca spalancata, finché non si accorsero della mia
espressione inebetita.
Come era possibile tutto ciò? Chi era quel
ragazzo? E cosa stava facendo al mio Pidove? Mi
sembrava di star vivendo in un sogno, era tutto troppo irreale.
Lui, quando notò che li stavo fissando
sbalordita, mi sorrise. Un sorriso molto meno luminoso di quello che aveva
riservato al mio Pokemòn.
-Hai un bellissimo esemplare di Pidove.-
Io non risposi, indecisa se andarmene o restare.
Quel ragazzo aveva qualcosa d’insolito e tutto ciò mi incuriosiva e allo stesso
tempo mi spaventava.
Il ragazzo non si scompose, prese di tasca una Pokeball e la lanciò in aria. Un bagliore ne uscì, fino a
far comparire un piccolo Purrloin, dal manto lucido e
gli occhi profondi.
-Ma quello è un Purrloin!- esclamai,
emozionata, dimenticandomi di tutto quello che era successo poco prima.
Tirai fuori il mio Pokedex
e ascoltai la spiegazione che mi dava il mio dispositivo su quel Pokemòn che non avevo mai visto prima, se non sui libri e
sulle riviste. Dopo aver rimesso il mio Pokedex in
tasca, guardai il ragazzo senza abbandonare la mia reticenza.
-Senti… non credi che…-
Fissai prima il suo Purrloin
e poi il mio Pidove, preoccupata. Lui, seguendo il
mio sguardo, capì a cosa mi stavo riferendo e scoppiò in quella sua risata
argentina che cominciava a piacermi tanto.
-No, non preoccuparti. Non c’è il rischio che il
mio Purrloin consideri il tuo Pidove
come un possibile pranzo.-
Sospirai, più sollevata. Quando rialzai gli
occhi su di lui, notai che mi stava fissando intensamente. Arrossii e tornai a
fissare il tavolo, imbarazzata. Aveva due occhi maledettamente magnetici.
-Quindi… quindi anche tu sei un allenatore di Pokemòn…- balbettai, stupidamente.
Lui annuì.
-Sì, sono in viaggio da poco anch’io, con il mio
amico.-
Il suo sguardo si incupì di nuovo e mi fece
rabbrividire.
-Ho una missione importante da compiere-
mormorò, la voce improvvisamente più seria.
Intimidita, lo fissai per un po’, poi abbassai
lo sguardo. Di nuovo calò il silenzio fra di noi. Dopo qualche minuto trascorso
pensando al perché del mio stupido imbarazzo di fronte a quel ragazzo, lui
parlò.
-Come mai non tieni i tuoi Pokemòn
nelle loro Pokeball?-
Sorrisi, guardando i miei nuovi amici.
-Non mi piace tenerli sempre rinchiusi lì
dentro. Certo, le Pokeball sono comode. Ma ho come
l’impressione di tenerli imprigionati in uno spazio che non è adatto ad esseri
spensierati come loro.-
La mia risposta lo colpì moltissimo. I suoi
occhi smeraldini brillarono di nuovo e la sua bocca si schiuse.
-Allora non mi sbagliavo…- mormorò.
Lo guardai interrogativamente e lui mi sorrise,
sistemandosi più comodamente sulla sua sedia.
-Sai, non ci sono molti allenatori che la
pensano come te. Mi piace il tuo pensiero.-
Arrossii di nuovo, sentendo una strana gioia
scaldarmi il cuore nel sentirmi elogiata da lui.
-Sono convinto che i Pokemòn
non siano soltanto dei mostriciattoli carini da collezionare. Sono esseri
viventi, esseri magici, unici. Oltre ad avere dei magnifici poteri, sono creature
molto sensibili e intelligenti.-
Mi scoccò un’occhiata maliziosa ed io mi sentii
sciogliere.
-Sono convinto che possano leggerti dentro,
possano capire immediatamente cosa prova il proprio allenatore.-
Guardai i miei Pokemòn
e ripensai alle sue parole. Che fosse tutto vero quello che stava affermando?
Era davvero possibile che i Pokemòn potessero
comprendere quello che i loro allenatori sentivano in quel momento?
Nonostante sia un po’ misterioso, è un ragazzo
davvero sensibile e intelligente, oltre che tremendamente carino, pensai dentro
di me. Era stata proprio una fortuna incontrarlo lì in quel momento.
Mentre mi perdevo in questi pensieri, lanciai
uno sguardo sotto al tavolo. Mi lasciai sfuggire un esclamazione stupita, notando
che Pidove, Oshawott e Purrloin si erano messi a giocare insieme, rincorrendosi
fra le nostre gambe e quelle delle nostre sedie. Sembravano essere
completamente a loro agio.
-Sembra che si piacciano- disse lui, felice,
osservando l’allegro trio che si stava divertendo un mondo.
Li guardammo giocare un po’, mentre correvano. Oshawott, goffo com’era, inciampò sulle sue stesse zampe e
finì col naso per terra. Io e l’allenatore di Purrloin
scoppiammo a ridere all’unisono, divertiti. Mi chinai e presi in braccio il mio
Pokemòn d’acqua, che ora aveva il faccino corrugato
in una smorfia di dolore.
-Sei proprio un piccolo disastro, Oshawott- gli dissi, accarezzandolo dolcemente e tornando a
ridere al ricordo del capitombolo appena compiuto.
Alzando gli occhi su quelli del ragazzo, sentii
una strana sensazione alla bocca dello stomaco, notando che mi stava guardando
con un sorriso dolce sulle labbra. I suoi occhi orano erano tornati a
risplendere.
-Tu sei speciale.-
Al suono di quelle parole, pronunciate con quella
sua voce dolce e profonda, sentii un calore enorme inondarmi la faccia e il
cuore cominciare a battere all’impazzata.
-Volete ordinare, ragazzi?-
Il cameriere, ora in piedi davanti a noi, teneva
un block notes in mano e ci guardava, in attesa. Io
trasalii, presa alla sprovvista, e cercai di rimettere in funzione il mio
cervello appena andato in tilt, ma senza successo. In più, mi accorsi che molte
persone del locale ci fissavano, alcune sogghignando e altre facendo ridolini sommessi.
Capii così che sembravamo in tutto e per tutto
due fidanzatini, invece che due perfetti estranei appena incontratisi per caso,
in un locale affollato.
Rossa come un pomodoro, cercai di pronunciare
una frase sensata, ma notando che il ragazzo dai capelli verdi si stava alzando
dalla sua sedia, mi morirono le parole in gola.
-Ehi, dove vai?- gli
dissi, senza riuscire a frenare la mia delusione.
Mi aveva appena detto che ero speciale e ora se
ne andava improvvisamente? Che fosse così timido?
-Devo
andare. Scusami, ma si è fatto davvero tardi. Purrloin,
andiamo.-
Si rimise il cappello fra i folti capelli verdi
e mi lanciò un’occhiata spenta, ma il suo sorriso lasciava trapelare una certa
emozione.
-È stato molto interessante parlare con te. Grazie.-
Lo guardai mentre mi girava le spalle e si
incamminava verso l’uscita del locale. Anche i miei Pokemòn
erano rimasti molto delusi dall’improvvisa partenza del loro nuovo amico, che
ora seguiva scodinzolando il proprio allenatore. Sentii un’immensa tristezza
nel cuore, al pensiero di non rivederlo mai più.
-Aspetta!- gridai,
correndogli incontro.
Lui si girò sorpreso, verso di me, con aria
interrogativa.
Rimasi a fissarlo in quei suoi occhi
ultraterreni per un po’, poi sputai.
-Ci rivedremo un giorno, non è vero?-
Il ragazzo mi fissò e il suo viso si fece buio
per un momento. Poi mi fece un sorriso felice.
-Lo spero davvero.-
Detto questo, si rigirò e uscì dal locale.
Io rimasi ancora qualche secondo a fissare la
porta, con una marea di emozioni che si accavallavano dentro di me. I versi
sconsolati dei miei Pokemòn mi fecero tornare alla
realtà.
-Che stupida che sono stata…- mormorai. -Non gli
ho neanche chiesto come si chiama.-
Tornai così al mio tavolo e ordinai qualcosa per
me e per i miei Pokemòn, pensando che non mi sarei mai
più dimenticata di quel ragazzo dai capelli verdi e lo sguardo misterioso.
-Natural Harmonia
Gropius…- sussurro, -Enne.-
Tranquill cinguetta, sentendo quel nome.
-Ce ne sono successe tante, da quel
giorno- sorrido, accarezzando il mio Tranquill.
Lo avevo rincontrato qualche giorno
dopo, in quella stessa città. Ci eravamo sfidati ed eravamo diventati amici. Da
quel giorno erano cominciati i problemi col Team Plasma, un gruppo di folli
fanatici, sostenitori di un mondo di Pokemòn liberi
dalle Pokeball e dagli allenatori. Poi quel giorno a Sciroccopoli mi aveva confessato di avere dei poteri
sovrannaturali e di essere il futuro re del Team Plasma. Quel giorno, che mai
mi scorderò, aveva lasciato un segno profondo in me.
-Alla fine però ce la siamo cavata alla
grande alla Lega Pokemòn e al Palazzo di Ghecis- esclamo, allegramente.
Al pensiero di quel giorno terribilmente
spaventoso, tocco automaticamente una delle sfere Pokè
che tengo alla cintura. Dentro di essa vi è uno dei Pokemòn
più terribili del mondo.
Il grande e potente Zekrom.
Ero riuscita a catturarlo e a
sconfiggere il malvagio Ghecis, il capo Team Plasma. Era
stata un’importante vittoria per me.
-Anche se ho perso la persona a cui
tenevo di più…-
Tremo leggermente e Tranquill
lancia un fischio, sbattendo un po’ le ali, contrariato.
Sono ormai passati due anni dall’ultima
volta in cui ci siamo detti addio. Non l’ho mai più rivisto da quel giorno.
Eppure penso a lui ogni giorno.
Sono tornata a Sciroccopoli
un milione di volte e ho aspettato davanti a quella ruota panoramica per delle
ore, inutilmente.
Sono cresciuta assieme a lui. Ho
affrontato tante sfide e sono diventata un’allenatrice migliore solo grazie ai
suoi consigli. Ho conosciuto il suo passato maledetto, ho condiviso con lui la
sua enorme sofferenza, ho lottato contro il suo crudele padre e gli ho fatto
capire che gli allenatori non sono tutti degli ipocriti sfruttatori. Ho letto
nella sua anima, come lui ha letto nella mia. Mi ha aperto il suo cuore ed io
gli ho donato il mio.
Per sempre.
Un sonoro morso mi arriva al braccio
destro e lancio un urlo, risentita. Mi giro verso Tranquill,
che mi fissa con aria risentita.
-Scusami, hai ragione- mormoro,
asciugandomi le lacrime con una manica.
-Non devo essere triste. Ho i compagni
di viaggio migliori del mondo e non posso chiedere di più- sorrido.
Sono il campione della Lega Pokemòn ora. Non posso più perdermi in piagnistei come
facevo a quindici anni. Ho ancora molto da imparare, ma mi sto allenando tutti
i giorni per diventare sempre più forte. Sono convinta che arriverò sempre più
lontano, con i miei amati compagni. Poi ho la mamma, Belle e Komor che mi sostengono e credono in me.
-Scusa, è libero questo posto?-
Al suono di quelle parole, mi risveglio
dai miei pensieri. Alzo la testa, presa alla sprovvista, mentre cerco di
calmare i battiti del mio cuore.
Di fronte a me sta una ragazzina di
circa quindici anni dall’aria graziosa. Porta una visiera bianca e due crocchie
ai lati della testa, da cui cadono due cascate di capelli castani, che la
rendono ancora più buffa. La borsa che porta a tracolla sembra molto pesante.
-S-sì, certo.-
-Grazie!-
Detto ciò appoggia la borsa sul tavolo e
si lascia cadere stancamente sulla sedia. Dopodiché, fruga nella tasca e tira
fuori un Interpoké di ultima generazione. Pigia
qualche tasto con attenzione e dopo qualche secondo appare l’immagine di una
bella donna, sullo schermo.
-Ciao, mamma! Sono arrivata a
Quattroventi. Qui il clima è bellissimo, ci sono un sacco di Pokemòn che non ho mai visto. È stata una sfacchinata, ma
adesso ho deciso di riposare un po’ in un localino che ho trovato sulla strada.
Torno adesso da Soffiolieve. Sai, sono stata da una
signora molto gentile che mi ha invitata a fare due chiacchiere con lei. Mi ha
parlato tanto di sua figlia e mi ha detto che è un’allenatrice molto forte. Ha
detto che un ragazzo misterioso con un Pokemòn
leggendario è passato da casa sua l’altro giorno a chiedere di sua figlia.-
Poi scoppiando a ridere, dice: -Chissà
che paura che deve aver preso, povera donna…-
Ma il resto della conversazione non
posso seguirlo, perché in un lampo sono fuori dal locale.
Ed eccomi qui, il giorno di Natale, a pubblicare un’altra one-shot, stavolta sui Pokemòn e
sulla mia coppia preferita. <3
Vi auguro un buon Natale e spero che la fic
sia di vostro gradimento. ;)
Bacioni,
YO!