Una delle tante
fanfic tematiche organizzate dalla mailing list Il
tempio di Shun^^
Di scena Mime, Shun
ed Ikki.
Un bacio a tutti^*^
IL GHIACCIO NEL CUORE
- UNA TRISTE MELODIA
-
E’ davanti a me, con quel visetto
d’angelo, a predicare come un profeta, altro che guerriero! Che ne sa lui? Come
si permette di indagare, come può pretendere di sapere di me più di quanto io
conosca me stesso?
Una musica come la mia non può
che essere prodotta da un cuore gentile, dice lui! No… non ha capito niente!
Devo dire che l’ho ingannato meglio del previsto questo bambino… piccolo,
ingenuo… mi è bastato insinuargli un dubbio, un piccolo, minuscolo dubbio ed
egli è crollato. Eppure, neanche adesso che mi sono rivelato riesce a scorgere
tutto l’odio che covo nel cuore… perché è il suo animo ad essere gentile e a non
volerlo vedere questo odio, si rifiuta di vederlo, lo rifiuta!
Come vorrei raccontargli tutto,
svelargli il mio passato perché capisca, questo angioletto candido, quanto
lontano io sia dalla persona che crede di vedere! Sono nato nell’odio,
cresciuto ed educato nell’odio, nient’altro che odio ho visto intorno a me… e
per l’odio combatto e mi appresto ad uccidere questo bimbo incapace di odiare.
É vulnerabile ed indifeso e
proprio non riesco a comprendere le ragioni per cui si è spogliato della sua
sacra armatura di Andromeda; per quanto tenti di spiegarmelo le nostre vie
mentali sono distanti anni luce… e mi minaccia pure… se gli do lo zaffiro mi
risparmierà. É sicuro della sua forza il ragazzino, lui che sembrava così
timido… sì… è sicuro della sua forza, ma non si direbbe orgoglioso di questo;
c’è anzi tanta tristezza nel suo sguardo quando mi dice di avere, purtroppo,
molte speranze di battermi.
Purtroppo?
Chi è questo giovane? Come pensa,
come ragiona?
Lo devo ammettere, mi
incuriosisce; mi incuriosisce perché… è simile a me? Ma cosa vado a pensare?
La sua maledetta catena non mi
sente nemico perché è egli stesso a non percepirmi come tale.
No… non è vero… rieccola questa
maledetta insicurezza, per colpa della quale quasi mi sembra di capirlo, di
comprendere quel cuore incorrotto, incontaminato. Dentro di me so che potremmo
essere fratelli, ma io respingo un tale pensiero, io non sono buono, non posso
più esserlo, non posso e non voglio! Non dopo quello… quel maledetto giorno!
Ogni briciola di bontà, se mai l’ho posseduta, scomparve dal mio animo
nell’istante stesso in cui commisi quel crimine. Se n’è andata la bontà, volata
via insieme al mio cuore gentile che questo piccolo uomo qui davanti a me crede
ancora di vedere!
Ma come può vederlo, come se non
c’è più?
Non c’è più, io lo so, non esiste
più il musico dalle dolci, pure melodie! Solo morte arrecano adesso le mie
note! Perché insiste nel voler vedere quello che non c’è? Perché io sento uno
strano pizzico al petto? Perché sento battere quello che non c’è? E perché mi
fa male? Da quanto non ascoltavo questi battiti, perché convinto di non avere
nulla, dentro di me, che potesse battere?
No… no, non cederò! Non ci
riuscirai, sacro guerriero di Athena! Non ti darò lo zaffiro! Scatena pure la
tua tempesta, io la aspetto! É forte… è potente… non sei più il dolce
angioletto, vero?
Bravo, dimostrami che puoi essere
un guerriero, dammi un po’ di soddisfazione, cosicché io non debba ridurmi a
massacrare un pargoletto indifeso! Mostrami che vali qualcosa, Andromeda,
mostrami la tua vera forza! Mai avrei immaginato che celassi qualcosa di così
devastante dentro di te!
Intorno a me tutto si sgretola,
si distrugge… l’intero potere di una galassia si sta scatenando tra i ghiacci
di Asgard!
Sono le corde della mia cetra a
salvarmi, devo ammetterlo, non è stato facile e lui crede di avermi spazzato
via.
Rimango ad osservarlo dall’alto:
si guarda intorno, sperduto, spaventato sembrerebbe da ciò che ha scatenato
intorno a sé e poi crolla in ginocchio. Crede di avere vinto e ciò non lo rende
felice.
Non so cosa mi spinga a restare
ad osservarlo così a lungo.
Rimane immobile, spossato nel
fisico e nello spirito, ma trema in ogni frammento delle membra, completamente
atterrato e atterrito dal suo stesso potere. Non mi sbagliavo quando, poco
tempo prima, gli dissi che uccidendolo avrei posto fine al suo dolore, non
sbagliavo a ritenere che la vita non gli riserverebbe altro che afflizione. Mi
fa pena davvero e sono comunque stanco di giocare al gatto col topo… mi fa pena
e mi fa rabbia, una parte di me desidera vederlo soffrire in una lunga agonia
prima di concedergli l’ultimo respiro… e quella parte di me sa come
procurargliela una tale agonia. Basta giocare con i suoi sentimenti, con il suo
cuore così vulnerabile… ora giocherò con il suo corpo… la mia cetra giocherà
con il suo corpo…
Perché voglio che soffra?
Perché quell’esserino dal cuore
grande sta facendo soffrire me e merita che io lo ripaghi con la stessa moneta!
Mi sta facendo soffrire dentro, io che sono così insensibile a tutto! Mi fa
male il petto a causa di quel cuore che credevo non esistesse più e che voglio
di nuovo far scomparire massacrando un bambino innocente e troppo buono… voglio
farlo sparire perché crea troppo dolore… voglio far scomparire il bambino
innocente e buono che sta cercando in tutti i modi di tornare dentro di me!
Me la pagherai Andromeda, ti farò
pentire di avere rinnovato la mia sofferenza!
É allibito nel vedermi illeso e
scorgo la paura in quegli occhi grandi, paura perché sa di avere esaurito le
proprie risorse ed ogni forza residua… ed è pur sempre un bambino consapevole
di essere in punto di morte… davanti alla morte, anche il coraggio trema.
E lui non prova neanche a
reagire, leggo nei suoi occhi la consapevolezza della sconfitta dopo che mi ha
mostrato le sue maggiori risorse; ma le hai davvero impiegate al massimo,
Andromeda? Non ti sei forse un poco risparmiato perché, nonostante tutto,
l’idea di attaccare per uccidere ti sconvolge oltre ogni dire?
Non ho bisogno di chiederglielo a
voce, mi è bastato questo nostro, unico incontro per comprendere pienamente il
suo cuore: no, non ha dato il massimo, era convinto di farlo, mi ha aggredito
con la sua tempesta dicendo a se stesso che mi avrebbe ucciso, ma il suo animo
lo ha frenato senza che neanche lui se ne rendesse conto… e ancora non se ne
rende conto perché il suo stupore è sincero.
E’ vero, se il Nebula Storm
venisse liberato nella sua massima potenzialità, di questo luogo non rimarrebbe
nulla… non solo io ma neanche queste rovine, neanche la neve forse; mi è
bastato assaggiarlo per saperlo, il cosmo del piccolo sacro guerriero dal
delicato candore non ha realmente confini e lui lo domina anche quando ritiene
di non farlo, lo frena, lo inibisce questo suo potere perché in realtà lo
terrorizza, forse è ciò che lo terrorizza di più al mondo. Andromeda ha
trascinato la propria vita sino a qui convivendo con un segreto che nega a se
stesso e che, credo, nessuno ha realmente capito; solo, è completamente solo
nel suo dolore e nella sua paura, ci voleva un avversario come me per leggergli
dentro, perché il mio cuore…
Vorrei urlare, cosa stavo per
pensare? Che il mio cuore batte all’unisono con il suo? Che è in simbiosi con
il suo? Ma quale cuore? Io non ho cuore, se c’è dentro il mio petto qualcosa di
vagamente simile non è altro che un muscolo atto ad espletare le proprie
funzioni vitali, per il resto è freddo, congelato, tale deve restare!
Io ti odio, Andromeda, odio quel
che stai cercando di farmi fin dall’inizio di questa battaglia, non te lo
permetterò!
La mia ira è tale che, se ora
mettessi le mie mani sul suo corpo, lo smembrerei, brano a brano, fino a
ridurre le sue carni in brandelli lasciandolo vivo a gridare; gli avevo
promesso che avrei posto fine alle sue sofferenze ma adesso non voglio, non mi
fa pena, io non so provare pena, desidero sfogare su di lui la rabbia che mi ha
provocato e non mi importa se ha sofferto ogni singolo giorno della sua
esistenza, voglio che soffra ancora fino all’istante prima di morire e voglio
che ci metta tanto, vorrei torturarlo per giorni e giorni finché il sangue
giunga a rivestire ogni singolo millimetro di questa pelle di neve, finché la
sua innocente avvenenza sia del tutto sfigurata e sconfitta e lui, ancora
cosciente, dovrà continuare a piangere e urlare per la sofferenza!
Sto impazzendo, mi ha portato ad
un punto orribile il piccolo bastardo, sono vuoto, sono cattivo, non sono
sensibile, ma non sono neanche una bestia e le mie fantasticherie non hanno
nulla di razionale, devo fare un passo indietro ed affidarmi ad i miei soliti
metodi: un po’ di dolore per poi spegnersi lentamente, addormentarsi sulle note
di una ninna nanna, perché non concederglielo, in fondo? Non posso negare che
lo meriti, per quanto io sia adirato so riconoscere un animo nobile… e so
riconoscere chi sarebbe in grado di morire interiorizzando la mia arte… in
fondo è questo che conta per me, non certo generosità e pietà nel cullare i
suoi ultimi respiri, ma costruire un capolavoro con le mie note, farle
apprezzare, amare, sognare dalle mie vittime che dovranno trovarle bellissime,
che dovranno godere di esse fino a dimenticare che non potranno godere più di
altro. D’altronde è giusto, dopo aver toccato il culmine della bellezza con la
mia melodia, quale senso avrebbe, per le mie vittime, vivere ancora? Che senso
avrebbe trovare altre motivazioni per esistere, dopo?
Quindi preparo la mia cetra, lui
fa un passo indietro, intuisce cosa sta per accadere ed una parte di me
vorrebbe sussurrargli dolcemente di non avere paura, perché la sua fine sarà
dolce, si spegnerà nell’oblio, dimenticando il sangue che scorrerà sul suo
corpo, così come il sangue che ha tracciato la strada della sua crescita di
ragazzino non ancora entrato nell’età adulta ma già troppo ferito dalla vita.
Non ha il tempo di muoversi, ma è
più probabile pensare che, al punto in cui è giunto, neanche ci proverebbe a
scappare, credo che in realtà non abbia mai voluto scappare da una battaglia,
anche se non lo ammetterebbe mai, una parte di lui non vede l’ora di scomparire
dal mondo, è più stanco di quanto voglia ammetterlo ed accoglierà la fine,
intimamente, con gratitudine.
Le corde della cetra lo
avvolgono, giocano con il suo corpo come serpenti avidi di lui, del suo sangue,
della sua linfa vitale ed il piccolo allarga le braccia quasi accogliendole,
per quanto il suo viso appaia sconvolto, in alcuni atteggiamenti del suo corpo
risulta chiaramente rassegnato; trema, emette qualche esclamazione di sorpresa
ma… accetta… ancora prima che la mia melodia abbia su di lui effetto concreto
lui già sta accettando la sua sorte. Probabilmente ha un pensiero per i suoi
compagni, per la sua Dea, per quel fratello che quasi mi sembra di conoscere,
perché la sua presenza costante nei pensieri di Andromeda è, in un certo senso,
palpabile; probabilmente sta pensando a loro, sì, ed anche in questi istanti,
decisivi per lui, non è su se stesso che riflette ma sui sensi di colpa perché
li sta abbandonando.
Ed una riflessione sul fatto che
loro, invece, l’hanno abbandonato fin dall’inizio, neanche lo sfiora, perché
non conosce come me l’animo umano, nonostante tutto lui crede, ha fede, spera,
si sente in torto nei confronti di coloro che, sicuramente, tanti torti hanno
compiuto contro di lui, perché è troppo facile colpire, ferire, tormentare un
cuore perfetto come il suo persino senza rendersene conto… e forse, davvero,
alla fin fine proprio io gli sto facendo del bene più di quanto gliene abbiano
mai fatto i suoi affetti crudeli.
Il sangue scorre attraverso le
sue vesti a brandelli, il suo corpo tremante si abbandona, vinto, in balia di
sensazioni che a voce non saprebbe spiegare e che non saprei spiegare neanche
io, perché non si può rendere a parole ciò che le note, se manipolate
dall’arte, riescono a creare. Non mi sfugge l’occhiata tra il supplice e
l’indifferente che lancia alla sua catena, giacente come un qualunque pezzo di
ferro senz’anima del quale nessuno intuirebbe i poteri nascosti. Ed in effetti
non è altro che un inerme, inutile oggetto in questi istanti, non interviene a
proteggere il suo cucciolo di saint, anche lei irretita da me, questo
probabilmente crede il bimbo, senza rendersi conto che, in realtà, è sempre lui
che non la vuole, che non desidera la sua difesa, perché nonostante tutto
continua a non sentirmi nemico, in fin dei conti non ha neanche tutti i torti
adesso, non gli sto forse regalando l’eterna pace?
La pace… per ora si accompagna
alle sofferenze delle ferite che la mia cetra infligge al suo corpo screziato
di rosso, le sue membra ancora subiscono le sensazioni legate alla materia ma
per poco, ancora qualche istante, e questo dolore si fonderà con il lieto
abbandono; la ninna nanna sta giungendo implacabile e suadente verso la sua
conclusione e presto l’ultima nota canterà con l’ultimo suo respiro. A tratti
chiudo gli occhi, per concentrarmi assorto, a tratti li apro per nutrirmi degli
effetti che il mio colpo più potente sta avendo su colui che lo subisce e devo
ammetterlo… lui ne è degno… mai ho visto una creatura a lui pari, in cui la
bellezza del corpo è un tale, straordinario riflesso della bellezza interiore.
Sono portato a pensare che il suo aspetto fisico non sia mera materia ma il
risultato della sua essenza.
E’ bizzarro come in un momento
simile io riesco ad elucubrare in tal modo sulle grazie di questo fanciullo, ma
ha anche una sua logica: tra tutte le mie vittime mai nessuna è stata
altrettanto degna della mia musica; in quella figurina plasmata nella grazia
più pura io cerco l’ispirazione di cui abbisogno per concludere trionfalmente
il mio requiem di morte.
L’ultima nota, l’ultimo respiro,
l’ultimo sprazzo di vita…
Le corde si spezzano, il mio urlo
di sorpresa accompagna la caduta di Andromeda sul manto di neve che il suo
sangue spruzza di chiazze scarlatte e la nuova presenza si palesa ai miei
occhi…
Ikki di Phoenix… colui che viveva
nel cuore e nell’anima di Shun è diventato umana consistenza nell’istante più
estremo.
E così è questo il fratello di
Andromeda, così non ha voluto lasciarlo andare, non ha voluto perderlo; sa di
essere egoista? Ne è consapevole, il premuroso fratellone? Sa che ha impedito
al suo angioletto di trovare la pace e l’ha condannato ad ulteriore sofferenza?
Oh, sì che lo sa, glielo leggo
negli occhi di fuoco, quando me li punta contro, dopo che lo invito a
riflettere sul male che ha causato al fratellino salvandolo! Al male che ha
causato al suo… amore… già, come non capirlo? Come non percepirlo in quello
sguardo che si scambiano, in quelle lacrime che scorgo, per quanto prigioniere,
negli occhi della Fenice? Non ne sono consapevoli neanche loro probabilmente,
ma a me non possono nascondere nulla, altro che tenero amore fraterno, lo
sguardo di Phoenix è uno sguardo d’amore… e di possesso. Dentro di me rido,
perché ciò che vedo, che interpreto, conferma il mio pensiero: Ikki di Phoenix
è un egoista e lo sa, per questo è talmente arrabbiato, arrabbiato con me che
ho osato sfiorare il suo tesoro ma anche arrabbiato con se stesso perché non
può negarlo: sopravvivere ancora in questo mondo d’orrore significherà, per
Shun, soffrire ogni singolo istante della sua gentile esistenza condannata alla
perenne tragedia.
Un’altra battaglia dunque,
cambierà la vittima, non cambierà il risultato, per quanto sia differente
questo giovane che già sembra un adulto se paragonato a quel pulcino che ancora
non riesce a riprendersi e che ha nello sguardo il senso di colpa per non poter
lottare accanto al fratello: questi non glielo permetterebbe d’altronde, il suo
egoismo prevale in ogni caso, preservare il suo tesoro anche a costo di
umiliarlo e farlo sentire un nulla, un incapace… che importa ad Ikki di
Phoenix? Ciò che conta, per lui, è tenerlo tutto per sé, non è vero? E maschera
questo suo morboso bisogno dietro l’istinto protettivo dell’amorevole fratello
maggiore.
E quel bimbo ingenuo lo adora
come se avesse di fronte l’impeccabile divinità, lo venera, è così evidente,
che sciocco! Che sciocchi a tenere così in conto i sentimenti… i legami
affettivi… legami di sangue poi… quanto di più orribile, traditore, falso possa
esistere nell’intero universo!
E’ un grosso errore per questi
due esserini patetici mostrarsi così uniti davanti a me, loro non sanno che io
vedo, nel loro rapporto tanto stretto, unicamente un’illusione che finirebbe
comunque per spezzarsi, perché a nulla valgono i buoni sentimenti in questo
mondo… ma non avranno la sfortuna di vedere il momento in cui la rottura
giungerà, definitiva, a straziare le loro anime, moriranno prima, anche se
forse non meritano una tale generosità da parte mia ma moriranno e con piacere,
tra un po’, vedrò sangue scarlatto correre lungo il corpo della virile fenice.
E’ divertente far assaggiare
anche a lui il suono delle mie corde pizzicate, genera in me un orgoglio senza
pari scorgere lo stupore, lo sconvolgimento su quella faccia tosta, molta più
soddisfazione, addirittura, di quanta ne abbia provata con il suo fratellino,
chissà perché! Forse perché è così megalomane, così pieno di sé, così sicuro di
essermi superiore; non può esservi nulla di meglio che prendermi gioco di un
simile vanaglorioso.
Il piccolo Shun sta urlando,
prova a metterlo in guardia, a spiegargli come evitare la mia trappola in
musica ma dopo pochi passi ricade a terra quasi privo di sensi e Phoenix
neanche lo ascolta, non fa neanche finta di accettare un aiuto a parole,
piuttosto preferisce morire, quanta boria, quanta superbia racchiusa in un così
patetico guscio umano!
Troppo facile, davvero troppo
facile; l’ultimo pizzico, il colpo di grazia, mentre il bimbo rialza il capo e
grida la sua disperazione, perché si rende conto anche lui che l’adorato Niisan
è perduto per sempre.
Questo è quel che credo, ma mi
inganno; più coriaceo di quanto mi fossi aspettato ancora mi fronteggia, mi
assale, costringendomi al corpo a corpo, le nostre mani si scontrano… e
sorride, osa sorridere il bastardo! Mi sfida parlandomi del suo colpo di cui
ancora non mi è dato conoscere la natura. Perché Phoenix? Credi che mai la
conoscerò? Credi che ti darò il tempo di farmela conoscere? Perché mi fissi in
quel modo?
Il sorriso è sostituito da
un’espressione di cui non lo credevo capace; stupore? Non mi piace quello che
leggo adesso in quegli occhi, voglio convincermi di essermi sbagliato, devo
sbagliare, ancora tenta di ingannarmi!
Comprensione?
Non la voglio la sua
comprensione, perché questi maledetti avversari sono così… patetici… sì… ancora
questa parola perché nessun'altra potrebbe definirli nel modo migliore; perché
anche negli occhi di Phoenix, adesso, scorgo bontà? Cosa porta le persone ad
illudersi ancora che la bontà possa esistere e possa condurre a qualcosa di
buono?
Lo spingo via da me, alcune gocce
di sangue piovono al suolo e non riesco a capire se siano sue… o mie… no… sono
mie… in fondo non importa, non è il sangue che conta ma qualcosa che mi pizzica
dentro e che mi spinge a fissare questo ragazzo… quest’uomo… che sembra volermi
parlare con gli occhi.
“Non ho mai conosciuto un uomo
come te…”
E’ vero… è proprio così… mai
conosciuto… e per questo lo odio ancora di più!
Nel suo sguardo leggo
l’ammirazione nei miei confronti e la cosa solletica il mio orgoglio, ma c’è
anche qualcos’altro, che invece mi infastidisce; risponde alle mie provocazioni
con una calma che urta i miei nervi, sta cercando di raccontarmi una storia, di
farmi credere che era come me, un insieme di parole l’una dopo l’altra che non
capisco, perché non le voglio capire, non voglio sentir parlare di buoni
sentimenti, di amicizia, di fede… di amore, ma cosa sta cercando di fare questo
verme qui davanti a me, cosa sta cercando di dirmi? Osa farmi la morale? Osa
dare a me del patetico quando lui ed il suo cucciolo dagli occhi verdi, che
ormai non è neanche in grado di sollevare il capo, sono la coppia più patetica
che io abbia mai incontrato nel corso della mia esistenza?
Ancora colpi che si susseguono e
lui è a terra ma ormai ho capito, so che si rialzerà ancora e so che, come
Andromeda prima di lui, proverà a farmi la paternale, a convincermi di qualcosa
che neanche voglio ascoltare; non sono affatto diversi come li avevo definiti
all’inizio questi due fratelli, sono, anzi, noiosamente uguali con i loro vani
ideali, così inutili per me, due mosche fastidiose che mi ronzano intorno con
le loro chiacchiere vuote; odio le persone come loro… no… odio le persone,
anzi, non provo nulla nei confronti di nessuno, l’odio è pur sempre un
sentimento ed io non ho sentimenti, per quanto questi due ridicoli paladini
d’amore tentino di farmi credere il contrario, ottenendo unicamente di
snervarmi.
Rido a denti stretti, rido con il
mio ghigno feroce; striscia ai miei piedi, Phoenix e poi muori, libera il mondo
della tua presenza tanto buona, tanto falsa ed ipocrita come è sempre la bontà,
null’altro che una maschera sulle facce e negli animi di coloro che vogliono in
tal modo nascondere ciò che non osano ammettere a se stessi: cioè che nel mondo
la bontà non esiste e non potrà mai esistere. Lo dissi prima ad Andromeda, la
guerra porta solo altre guerre… la pace? Povero bambino innocente, come può la
guerra portare la pace, come si può sperare nella pace in un mondo fatto di
lotta e sofferenza per ogni creatura esistente?
“Non sento in te intenti
omicidi.”
Ancora, ancora queste maledette
parole, come un’eco fastidiosa, le identiche parole udite poco fa da una bocca
diversa… non sono solo simili i fratellini, arrivano a ragionare nel medesimo
modo, che noia… e che rabbia! Se c’è una cosa che mi irrita ancora di più dei
loro sdolcinati intenti è che loro pretendano di conoscermi meglio di quanto mi
conosca io stesso, che provino a convincermi non di quel che io sono, ma di
quel che loro vorrebbero vedere in me. Perché questa fissazione? Perché hanno
deciso di investirmi di una morale che non mi appartiene affatto, perché hanno
deciso di tormentare proprio me? Cosa vedete in me, maledetti?
D’accordo allora, vogliono leggere
in me, pretendono di scavare nella mia anima ed allora glielo lascerò fare,
lascerò loro vedere ciò che realmente sono!
Vuoi saperlo, Phoenix? Vuoi
sapere cosa ho fatto? Vuoi sapere quanto io sono veramente, straordinariamente
buono?
Ed allora ascolta, ascolta come
ho ucciso quell’uomo, come ho vendicato i miei genitori e tutti i soprusi
subiti alzando la mano contro colui che mi aveva adottato, ascolta come ho
infierito su Folken di Asgard, come gli ho strappato la vita dal petto senza
remora, senza rimorso alcuno. Non ho intenti omicidi, dici?
Ho ucciso mio padre, maledizione,
l’ho ucciso e non ne sono pentito! L’ho ucciso e lo ucciderei mille volte, lo
ucciderei ogni volta se dovesse risorgere! Come puoi negare gli istinti omicidi
di un parricida non redento?!
Rivivere tutto… tutto daccapo…
solo per raccontarlo a loro…
Cos’è questo male al petto? Non è
vero quello che sento, non è male al cuore, non può essere quello, eppure…
***
Ora capisco…
Aveva ragione Ikki… io sono il
patetico, io sono sempre stato patetico da quel giorno… quel giorno in cui ho
privato il mondo della presenza di Folken.
Folken… no… papà… era un uomo
coraggioso, il valore era suo compagno.
Ho frainteso tutto; le mie
memorie mutano, assumono connotati diversi, assumono tutto un altro significato
ai miei sensi… io muto… io sto accettando il mio cuore che batte, sto
accettando il dolore che sento… sto accettando di aver commesso un delitto per
il quale, finalmente, chiedo perdono.
La rabbia? Non so più cos’è… io
ho ucciso mio padre per un misero errore di valutazione, non gli ho dato il
tempo di spiegare, ho mal interpretato i suoi gesti, le sue parole, i suoi
valori.
La rabbia non serve, adesso
voglio il suo perdono, adesso voglio mostrargli di essere degno di lui, adesso
voglio combattere per difendere Asgard come lui mi aveva insegnato.
Sono a terra, perché Ikki mi ha
fatto capire quanto è più forte di me ma devo alzarmi, per Folken… per mio
padre… adesso…
Getto l’armatura, in quanto Phoenix
ne è privo e sarà ad armi pari il nostro ultimo scontro, uno scontro senza
rabbia, unicamente per dovere, perché i nostri campi sono opposti… purtroppo,
lo penso con il cuore, quel cuore che accetto e che vorrebbe averti come amico,
Ikki di Phoenix e non come rivale sul campo di battaglia, quel cuore che
vorrebbe un fratello come il tuo, da amare come tu lo ami, quel cuore che
vorrebbe battere all’unisono con il vostro, Andromeda e Phoenix, vorrebbe
battere in un mondo di pace.
Mi trovo a sperarlo, per una
volta sono in grado di sperarlo anche io: forse siamo gocce nel mare, ogni
lotta è una goccia nel mare che conduce verso la pace.
Forse non è dalla vostra parte il
torto in questa guerra, ma siete invasori e devo difendere Asgard; non so dove
stia verità ma, in qualunque modo si ponga la questione, siamo tutti pedine
sulla scacchiera che decide i destini del mondo e tutti vogliamo la pace.
Se Ikki mi sconfiggerà, mi
dimostrerà che i sogni valgono a qualcosa, che possono essere realizzati. Una
parte di me desidera essere sconfitta? Non lo nego, sento dove risiede
realmente giustizia: nei cuori di questi due ragazzi essa brilla come una
stella fulgente ed il loro è realmente un sogno di pace.
E allora dimostramelo, Phoenix,
dimostra che il sogno di pace può avverarsi e sconfiggimi, io non ti
risparmierò nulla, perché il mio dovere resta tale ma forse, adesso, il nostro
scopo è il medesimo, così il nostro sogno.
Non sarà mia compagna la cetra
nella colluttazione estrema, mai più la musica dovrà essere usata per
offendere.
I cosmi ardono, i corpi si
scontrano, il dolore della ferita mortale fiacca il mio corpo ma resterò lucido
fino alla fine.
Non spaventarti, Andromeda, tu
che stai assistendo impotente, so che questo aprirà una nuova, atroce ferita
nel tuo tenero cuore ma non temere: il tuo Niisan è forte e se la caverà… ed io
sono finalmente felice, non piangere per me; mi dispiace, non vorrei essere la
causa di una tua nuova sofferenza, davvero, ma ciò che vedi è necessario.
Nella mia mano stringo lo zaffiro
che ti servirà, so che lo prenderai, sarà il mio dono per te, piccolo eroe dal
cuore puro.
E per te, Phoenix, il dono è solo
il mio grazie, il riconoscimento che per tuo merito la mia anima è salva, il
riconoscimento che i sogni possono diventare realtà… e la mia amicizia, se un
giorno potrò rinascere in un mondo di pace.
Che almeno possa incontrare un
uomo par tuo, nella mia prossima vita, se ci sarà, cui legarmi come amico
leale.
Ma l’ultimo regalo lo dedico al
padre che finalmente potrò riabbracciare…
Padre… Mime sarà presto da te,
anche se non ho potuto adempiere il tuo desiderio più grande nel mio ruolo di
God Warrior… Ikki di Phoenix ed i suoi compagni proteggeranno Asgard… ed il
mondo intero!
Mi dispiace avervi causato tanti
problemi, Phoenix e Andromeda… ma muoio lieto, perché il fato mi ha concesso di
incontrare due persone come voi.