Immortale

di DaisyBuch
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Era una festività ricorrente, quella di quel giorno. Si chiamava Imbolc*, e si festeggiava la fine dell’Inverno. Tutto il Regno veniva accolto nel castello, o meglio, nella parte bassa del castello e venivano offerti formaggi e latte ai cittadini. Ogni cittadino inoltre doveva portare con sé una candela da accendere significante l’arrivo della stagione dei fiori. Dato che suo padre non c’era spettava ad Amalia accogliere le persone e presiedere la cerimonia. Purtroppo non aveva scelta.
Quella mattina fu lavata e vestita con più cura, i suoi capelli vennero adornati con lunghissime trecce che le cadevano davanti alle spalle, ed il vestito che aveva indosso aveva più pizzo del solito.
Sorrise alla serva e la mandò via. Senza guardarsi nemmeno allo specchio prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Si affacciò alla finestra e vide l’orda di persone che entravano nella sua casa, spaventata si chiuse in penombra e si sdraiò sul letto. Dormiva profondamente fino a quando venne scossa violentemente da Philiph.
-Amalia! Amalia!- la scoteva urlando. Lei si svegliò di soprassalto tossendo.
-Vuoi farmi morire prima del previsto?- lo sgridò massaggiandosi le spalle.
-Mi perdoni Sua Altezza, sembrava morta.- disse gravemente con gli occhi bassi.
Lei lo guardò apprensiva e con dolore si mise in piedi e gli poggiò la mano sulla spalla.
-Non chiamarmi Sua Altezza.- lo rimproverò ancora. Lui alzò lo sguardo e la fissò profondamente.
-Dobbiamo andare.- disse. Lei prese la candela rossa ed uscì dalla stanza scortata da quattro uomini.
Scese le scale con difficoltà, ma appena arrivò davanti al balcone da cui avrebbe dovuto fare il discorso fu contenta di sapere che era ancora lontano dalla parte illuminata dal sole. Si schiarì la voce e guardò attentamente in basso, dove mille facce erano volte verso di lei. Mille facce la guardavano incuriositi.
-Benvenuti a tutti. Come sapete mio padre, il nostro Re, è assente per motivi riguardanti la salvaguardia del Regno stesso. Sarò perciò io ad accogliervi oggi, ad offrirvi il cibo, a dichiarare l’avvento della stagione dei fiori. Ogni anno che passa il nostro territorio è sempre più fiorente, e questo grazie a voi. Sono io perciò a ringraziarvi a nome mio e di mio padre. Lunga vita a Maynott.- recitò, con scarso entusiasmo ma con particolare carisma.
Al che tutti gridarono “lunga vita a Maynott!”
Per le restanti ore Amalia doveva interagire col popolo, farsi vedere tra la folla, e poi risalire sul balcone ed accendere la prima candela. Allontanò i tre uomini e restò da sola con Philip.
Stavano camminando tra le persone che le chiedevano di stringere la mano, lei offriva le fragili e reali ossa in pasto a quelle rozze e comuni, Philip con le mani incrociate dietro la schiena la accompagnava e si raccomandava di non stringerla troppo forte. Non voleva che il suo bellissimo fiore si rovinasse. Amalia forzava il sorriso, e poi tornava estremamente seria, viveva come in una bolla. Philip la guardava sofferente, era innamorato di lei da quando era piccolo. Aveva avuto altre donne ovviamente, ma sentiva in lei qualcosa di speciale, e non si sbagliava. Non era solo la principessa, la futura regina..era la creatura più misteriosa e bella che avesse mai visto. Ma lei on sembrava nemmeno accorgersi delle sue avances, oppure non le importava. Una di queste due opzioni era quella giusta: ad Amalia non importava. O meglio, aveva provato qualcosa per lui, un sentimento strano che ricordava fosse come un fiorire continuo dentro di sé, ma dopo la mortedella madre si era chiusa nel suo silenzio. Si accorse ben presto che non le importava di nessuno, almeno non come agli altri importava di lei. Poteva restare a guardare il suo popolo bruciare tra le fiamme, e non le sarebbe importato fino a che le fiamme non avessero toccato lei. Empatia. Era questo che le mancava. Amalia era totalmente apatica.
Mentre continuavano a fare il giro della piazza, lei gli chiese di allontanarsi un po’ dalla folla e di sedersi nel giardino di tulipani accanto. La breve deviazione non destò alcun sospetto, coperti dalle edere altissime si sedettero su un muretto di pietra da cui spuntavano fiori ed erbacce da ogni fessura.  La ragazza si guardò le mani scheletriche e sospirò pesantemente.
-Tra poco sarà finita.- la rassicurò Philip.
Amalia lo guardò profondamente, i suoi occhi castano chiaro erano gli stessi occhi buoni che aveva da bambino, solo i capelli biondi si erano scuriti leggermente di più, e la sua mascella squadrata aveva preso il posto delle guance morbide di prima. Il suo corpo era cresciuto notevolmente, era più alto di lei di almeno venti centimetri, era muscoloso e massiccio.
-Se ti senti molto male posso scortarti nella tua stanza.- cercò di decifrare i pensieri di lei.
-No.- rispose solamente. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, e poi lei sempre guardando il terreno umido parlò per prima, -Oggi sono già sei anni che è morta.- sussurrò.
-Sarebbe assurdo se anche io morissi oggi, non credi?- sorrise.
Philip si alzò in piedi e le pose l’avambraccio su cui poggiarsi, -dobbiamo andare, dovete accendere la candela.- disse scocciato. Amalia sorrise appena, si alzò in piedi con calma e si appoggiò totalmente su Philip che la teneva senza sforzo.
Tornarono nella piazza, lei fece finta di non sentire il dolore allucinante nella pancia, tutti salutarono la principessa con sorrisi genuini e buoni, Amalia vedendo quanto calore la gente le dimostrava si fece forza a risalire le lunghe ed alte scale davanti a lei, che le sembravano un ostacolo insormontabile. Una volta raggiunto il balcone lasciò il fedele braccio del suo amico, che la guardò tentennare verso la candela. Decisa ma debole. Soffriva enormemente a guardarla così.
Amalia alzò al candela verso l’alto, poi si girò in cerca della guardia che aveva con sé il fuoco per accenderla. Successe tutto in un attimo: non appena la candela prese fuoco e Amalia si girò verso la plebe, sentì un vento gelido che le sorpassò la schiena, spengendo la candela.E davanti a tutti dall’alto delle loro teste, la principessa cominciò a vomitare sangue.



*Imbolc è una festività anticamente esistita, propria della cultura celtico-irlandese. Cadeva l'1 Febbraio e celebrava l'arrivo della Primavera. (Fonte: Wikipedia)




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