Silenzio

di Albatro
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Qualcuno bussò alla porta, Tahlia stava ricamando una palma su un lembo di tessuto che sarebbe poi diventato un cuscino da regalare al suo futuro marito. Aveva pensato tanto riguardo all'aspetto del suo sposo perfetto. Lo immaginava alto, giovane, bello di viso e con due occhi chiari e grandi, con capelli biondi lunghi fino alle spalle e la barba finemente tagliata e curata. Sapeva che quello era soltanto un sogno, ma si fidava di suo padre e sapeva che avrebbe scelto un buon marito per lei.
La sua dama di compagnia si avvicinò alla porta, guardò nello spioncino chiudendo un occhio, poi si allontanò.
- Avanti.-
Lo schiavo Arus entrò nella stanza, i capelli neri tagliati corti come se fossero una spazzola gli facevano risaltare il viso squadrato e gli occhi di un verde intenso. Sarebbe stato un partito tra i più ambiti tra le ragazze in età da marito se non fosse stato uno schiavo. 
- Ti do il permesso di parlare schiavo Arus.- gli disse la dama.
Il ragazzo cominciò a gesticolare, unì i pollici e alzò gli indici formando un quadrato senza il lato superiore, poi si toccò la bocca con un dito e infine indicò la principessa. 
La dama la guardò, - Il re chiede la tua presenza, ti deve parlare.-
- Se è quello che chiede mio padre, va bene, mi serve solo il tempo per cambiarmi d'abito.-
- No, è una questione urgente. Andrà benissimo quello che indossate.-
Tahlia andò verso la porta, Arus l'aprì e si inchinò mentre lei usciva, la seguì e chiuse la porta alle sue spalle.
La dama di compagnia rimase da sola, si guardò in giro e cominciò a camminare attraverso la camera fino ad arrivare alla scrivania della principessa. Il tavolo era pieno di disegni di bellissimi giovani, ne prese uno in mano in particolare, sembrava che stessa per uscire dal foglio per portarla lontano.
- Povera bambina - disse tra sè - non sa cosa l'aspetta.- posò il disegno e uscì dalla stanza.

 
 




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