Ricorda le mie parole

di Butterflix2002
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Mio padre era un giovane musicista.
Conobbe mamma nel giorno del suo debutto.
 
“Ho-boè: Ciao, ecco io … Ho composto un brano per violoncello e mezzo soprano. *Intimidito* Volevo chiederti se potevi cantarlo!
Wa-nin: *Riflettendo* Uhm, sì. Però domani pomeriggio torno nella mia città … Ci vediamo domattina?”
 
Papà non aveva composto nessun brano.
Così, lo dovette fare tutto in quella notte.
E il brano non fu un granché, ma papà scrisse ugualmente il suo lavoro.
Mamma e papà furono una coppia perfetta,
profondamente innamorata.
Unita in casa, come nel lavoro.
Ma di lavoro ce n’era sempre meno, e la musica non pagava abbastanza per vivere.
Papà voleva che mamma continuasse a cantare e a continuare il suo sogno.
Nonostante la povertà, desideravano ugualmente un figlio.
Papà mi dice sempre che quel giorno è stato il più bello della sua vita.
Mamma era ammalata.
Non avevamo i soldi per mangiare, figuriamoci per le medicine.
Morì senza che potessimo far niente.
Da quel giorno non suonò più.
E io rimasi la sola ragione della sua vita.
 




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