Edward
Edward se ne stava seduto
a gambe incrociate, le forbici incastrate alla bell'e meglio tra loro
e rese per quanto possibile inoffensive, lo sguardo attento a lui
che, quel giorno, aveva pensato che il ragazzo potesse gradire l'arte
figurativa. Ascoltava tutto, il corpo
in tensione, eppure immobile, per non perdersi nulla di quelle immagini
che gli passavano davanti agli occhi. Lo rendeva stupefatto scoprire
quello che l'essere umano fosse in grado di creare con un pennello. I
colori. La luce. Le proporzioni.
Così tanti particolari da
ricordarsi! Rimase particolarmente
colpito dal ritratto di due persone inserite in una cornice d'oro.
Erano un uomo e una donna, questo lo sapeva.
Ma la situazione non gli
era del tutto chiara. "Cosa stanno facendo?" Mormorò,
quasi vergognandosi di aver interrotto l'altro che, un po'
interdetto, sorrise mostrando i denti. Edward aveva imparato da poco
cosa significasse, anche se tutto quello stiracchiare le labbra in
fuori non gli pareva tanto comodo.
Doveva ancora abituarcisi, come a
tante altre cose.
"Oh, vedi Edward...
Si abbracciano."
"Cosa vuol dire?"
"Vuol dire che due
persone si circondano l'un l'altra con le rispettive braccia e si
stringono forte."
"Ah... E perché
dovrebbero farlo? Non è pericoloso?" Edward si
sentì confuso
quando l'uomo scoppiò a ridere, eppure non aveva raccontato
una
barzelletta!
"Scusami, a
volte dimentico che hai ancora tanto da imparare! No, non è
pericoloso, è un gesto d'affetto tra due persone che si
vogliono
bene e vogliono dimostrarselo. Li vedi? Si stringono forte come se
dicessero l'uno all'altro che non vorrebbero separarsi mai e restare
uniti per sempre!"
"Quindi.. É una
cosa bella, giusto?" Rimaneva dubbioso.
"Assolutamente."
"E cosa... Cosa
sentono... Loro... Dentro?"
"Oh, non saprei...
Figliolo, è difficile da spiegare... Ricordi quando ti ho
spiegato
la differenza tra caldo e freddo, giusto?"
Edward si agitò
improvvisamente, tanto che cominciò a fare schioccare le
forbici.
"Si bruciano? Come
con il fuoco? Ma fa male!" L'uomo rise di nuovo e lui cominciava ad
essere spaventato.
"No, no, nulla del
genere! Stai tranquillo! Dico solo... Che quando abbracci qualcuno a
cui vuoi bene, beh, senti il suo corpo addosso al tuo, il suo calore,
ma tiepido e gradevole, come il fuoco del caminetto quando fuori
nevica, avverti il cuore che batte, ed è una cosa davvero
speciale."
"Come... Un calore
buono?"
"Esattamente, bravo."
Il ragazzo si guardò le
forbici, sconsolato. "Vorrei poter
provare..."
"Presto avrai le
mani e potrai farlo. Ancora un po' di pazienza. Ora andiamo avanti
con i nostri dipinti: quest'altro si chiama "il
bacio".."
"Cos'è un bacio?"
L'uomo sorrise. "Te lo spiego
un'altra volta, Edward. É come un abbraccio, ma un po'
più
complicato..."
Edward osservava da
lontano, come si era abituato a fare per una vita intera, sbirciando
il mondo esterno dalle finestre del castello.
Kim e Jim passeggiavano
poco più in là, non sembravano averlo visto, o
forse sì, visto che
si erano fermati. Si guardavano, se ne stavano lì, senza
fare altro,
e lui confuso pensava che forse avrebbe dovuto salutarli lui per
primo. Ma era come se non lo notassero affatto, come se fossero
lì a
pochi metri da lui e, allo stesso tempo, dove nessun altro poteva
vederli. Era decisamente strano. Poi, Jim aveva proteso le
braccia verso Kim e ad Edward era tornato prepotentemente alla mente
quel dipinto.
Stava assistendo ad un abbraccio. Guardava Jim
stringerla forte a sé, senza tuttavia farle male,
perché lei
sorrideva, ora la faceva volare in alto e Kim rideva forte.
Continuavano a stare attaccati l'uno all'altra, come accadeva con la
colla. Si baciavano, anche
questo sapeva cosa significasse, più o meno.
Si guardò le forbici e
si scoprì ad odiarle. Era abituato a fare tutto con quelle,
e ci
riusciva anche abbastanza bene, gli avevano anche dato un lavoro
dopotutto: il giardinaggio, il parrucchiere. Era perfino andato in
televisione e l'esperienza l'aveva divertito, a parte quel brutto
incidente con la scossa per cui si era alquanto spaventato.
Poteva fare tantissime cose... Ma non quello. E avrebbe tanto, così
tanto voluto! Non ci aveva mai
riflettuto davvero, prima di conoscere lei.
S'immaginava al posto di
Jim, con delle mani vere a toccare i capelli di Kim, accarezzarle le
guance, le ciglia, le labbra, il naso, perfino i denti,
chissà che
consistenza avevano!
Poi stringerla forte, ma
attentissimo a non ferirla o romperla o altre cose spiacevoli, stare
in assoluto silenzio a sentire il suo cuore battere e aspettare quel
calore strano che prima o poi sarebbe dovuto arrivare. A lei sarebbe
dispiaciuto toccare le sue cicatrici? Non sapeva bene
perché,
ma avrebbe voluto che lo facesse. Nessuno mai gli sfiorava il viso a
meno che non si fosse procurato un nuovo taglio.
E i baci! Avrebbe tanto
voluto baciarla, con un bacio vero, non quelli che Peg gli dava sulla
guancia ogni volta che lo salutava alla mattina prima di andare a
lavoro, che erano belli, certo, ma... Nei film che guardavano
alla sera in quella scatola chiamata televisione c'erano quasi sempre
un uomo e una donna che si davano i baci veri e aveva notato che a
Kim i film così piacevano tantissimo, in particolare uno che
si
chiamava "Cime tempestose",
anche se la faceva piangere, lo
definiva romantico.
Edward era confuso, forse
anche lui era romantico visto che questa cosa dei baci veri lo
ossessionava anche nei sogni, sempre con lei come protagonista.
Guardava le forbici e
guardava loro, sentendo gli occhi pizzicare e un dolore strano dalle
parti del cuore, come se qualcuno lo stesse pungendo con uno spillo.
Non avrebbe mai potuto
toccarla in quel modo, mai. Non senza ferirla. E non si azzardava a
rischiare qualcosa del genere.
Lui gli aveva insegnato
che gli abbracci non facevano male, ma si sbagliava: a lui
facevano soffrire molto.
“Stringimi”
Edward sentì le farfalle
nello stomaco a quella parola (gli avevano insegnato che era un modo
di dire, sperava solo di non avere davvero delle farfalle nella
pancia!).
Kim era lì, davanti a
lui, bellissima, vestita di bianco, sembrava un angelo tale e quale a
quello che lui aveva scolpito nel ghiaccio. Ma questa volta non
stava sognando.
Alzò le forbici verso
l'alto, forse poteva farlo, forse non l'avrebbe ferita, forse...
No, non era vero. Le
aveva fatto del male solo poco prima, pur senza volere, procurandole
un taglio lungo la mano sottile e candida che si era subito macchiato
di vermiglio.
Lei aveva fatto una
smorfia di dolore, ma si era subito affrettata a dirgli che non era
niente, che era tutto a posto. Jim non era della stessa opinione.
Distruggi sempre tutto
quello che tocchi.
Aveva
ragione. Poco
dopo aveva salvato Kevin dall'essere investito, ma aveva paura, le
sue forbici andavano da sole, e più cercava di rassicurare
l'altro e
se stesso, più il volto del ragazzino si riempiva di tagli e
le sue
lame di sangue. Mi fai male Edward, mi
fai male!
Piagnucolava il
ragazzo, senza che lui riuscisse a spiegarsi, a dirgli che gli
dispiaceva tanto, che voleva solo aiutarlo, se non fosse stato per...
No,
non avrebbe più rischiato di ferire un'altra persona.
Soprattutto se
quella persona era Kim.
“Non posso.”
Mormorò, senza la forza di aggiungere altro, per poi
rifugiarsi a
guardare la neve fuori dalla finestra come faceva ogni qual volta si
sentiva particolarmente solo e perso. Allora Kim si era avvicinata e,
prima che lui potesse capire le sue intenzioni, era successo. Si
stavano abbracciando. Erano vicini, come non erano mai stati, e non
faceva male a nessuno dei due. La guardò: aveva gli occhi
chiusi, le
sue braccia lo avvolgevano, la testa appoggiata al suo petto.
Edward
sentiva il suo cuore battere, o quello di lei, non era sicuro, e
quando appoggiò il viso tra i suoi capelli morbidi,
capì.
Era
un calore che non bruciava, non feriva, nemmeno si poteva
distinguere. Ma era la cosa più bella che avesse mai provato
in vita
sua fino a quel momento.
“Arrivederci”
Sentiva
che non si sarebbero mai più rivisti, ma non se la sentiva
di dirle
addio, non veramente. Kim aveva gli occhi colmi di lacrime, il
vestito bianco spruzzato del sangue di Jim, mentre la gente fuori dal
castello urlava e lo voleva morto. Fino
a poche ore prima era abbracciato a lei e ora... Un bacio. Un bacio
vero.
Kim
aveva appoggiato le labbra sulle sue ed Edward si trovò a
scoprire
qualcosa di completamente nuovo per lui. Non aveva mai saputo nulla
di baci, ora lo comprendeva veramente. Le labbra di lei erano morbide
sulle sue, tiepide e con un profumo che gli ricordava le pesche che
avevano mangiato quell'estate.
Ma
quella era solo una piccola parte. Era come se il suo corpo fosse
scosso improvvisamente da un'elettricità che tuttavia non
faceva
male, il cuore gli batteva fortissimo e sentiva lo stesso calore
dell'abbraccio, solo molto più potente. C'era effettivamente
qualcosa di ancora più strano nei baci rispetto agli
abbracci, ma
Edward sentiva che non avrebbe mai più voluto fare a meno di
nessuno
dei due.
“Ti amo”
Sentì
il cuore ingrandirsi di almeno una misura quando Kim
pronunciò
quelle parole, per poi fuggire via senza che lui avesse il tempo di
replicare qualcosa, come “Anche io",
“Mi
mancherai”,“Resta con me”,
“Tornerai?”,
le frasi che aveva sentito tantissime volte nei film romantici che
piacevano tanto a lei, di cui solo ora Edward comprendeva appieno il
significato. Qualunque cosa fosse accaduta, e non riusciva davvero
a immaginare come sarebbe finita, sentiva che andava bene
così. Per
quella breve estate alla scoperta di un mondo sconosciuto, si era
sentito accettato, compreso, benvoluto, almeno per un po' di tempo,
prima che le cose precipitassero.
Ma
con Kim era diverso, era stato molto di più: si era sentito
amato.
The author's corner: Ho rivisto questo film per
l'ennesima volta
ed è sempre la stessa magia. Mi sono soffermata su quel
frammento straziante che è lo sguardo di Edward rivolto
all'abbraccio e lo scambio di tenerezze tra Jim e Kim, qualcosa che lui
sente desiderato e irraggiungibile, la scena che ad oggi forse mi
commuove più di tutte, perchè a mio parere
racchiude
tutto il senso del film. Da lì ho immaginato un Edward
ancora in
laboratorio col suo creatore che gli spiega l'affetto come si spiega ad
un bambino, a parole, senza che possa ancora sperimentarlo (i quadri a
cui mi riferisco sono di Klimt) e quindi, nel tempo, la scoperta fisica
di Edward, l'esperienza diretta dei sentimenti, con un po' di licenze
qua e là. Spero di aver dato giustizia alla purezza e
delicatezza del personaggio. Il titolo della one-shot è
quello
di una canzone della Dave Matthews Band. La parte inventata sul
guardare i film e sul romanticismo di Kim riguardo a "Cime tempestose"
risale in realtà una frase che disse Johnny Depp a un
giornalista quando stava con Winona Ryder: "Se sono romantico? Ho visto
"Cime tempestose"dieci volte! Quindi sì, sono romantico".
Buona lettura, se lasciate una recensione ve ne sarei molto grata.
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