Tutti i personaggi narrati in qu
Tutti i
personaggi narrati in questa fanfiction sono maggiorenni, inoltre la ff non è
ispirata a fatti realmente avvenuti, i Dir en grey sono di loro proprietà, non mi
appartengono.
Quando muore
il sole…
Sai, sono quelli i
momenti in cui sento la mancanza di te.
Quando il sole
sparisce tra i grattacieli di questa città, quando non c’è più luce, e la
tenebra ci avvolge.
Da quando tu non ci
sei, mi siedo su quel divano in cui abbiamo passato molto tempo, stretti l’uno
con l’altro, a ripeterci che c’eravamo uno per l’altro…
Prendo una bibita,
non senza nostalgia della tua voce che mi cullava in momenti come questi ,e mi
siedo su quel letto immacolato, fissando le pareti intonacate di un bianco
panna.
Non la bevo mai,
quella bibita, ma mi perdo nei tuoi… nei nostri ricordi.
Ancora rimembro
quando, quel giorno di settembre, incontrai i tuoi occhi dall’altra parte della
strada.
Tu non mi avevi
visto, come potevi vedermi.
Ero insignificante,
non ero nessuno di abbastanza interessante, per un tipo come te.
Ma, sarà stato il
caso, sarà stata la provvidenza, che ha fatto incontrare i nostri sguardi.
Mi hai sorriso,
sebbene non sapessi neanche chi io fossi, e hai continuato per la tua strada.
Quanti anni
avevamo?
Io ne avevo
compiuti sedici quell’anno, tu ne avevi diciotto, quasi diciannove.
Fu un breve
incontro, non posso dire l’opposto, ma il fato ha voluto che, anni dopo, ci
incontrassimo dinuovo.
Ti ricordi, vero?
Ero dietro a quel
banco insieme al ragazzo che tanto hai amato, e ti sei presentato d’innanzi a
noi.
Un chitarrista.
Ci suonasti
qualcosa, mentre io elaboravo il tuo viso, ora diventato più adulto, e mi
ricordavo dei tuoi occhi incontrati su quella strada, anni addietro.
Tu non ti ricordavi
di me, o forse non mi notasti proprio, eri intento nel perderti negli occhi del
mio amico.
Lo hai sempre amato, vero?
Come biasimarti, è
sempre stato un po’ la “bambolina”, come ti piaceva chiamarlo in compagnia di
quell’altro idiota.
Chiunque si
interessava a lui, la sua bellezza era quasi innaturale.
Per le sue labbra
così piene, per il suo sguardo serio e sensuale.
Tu lo hai sempre
amato, anche quando dicevi il contrario.
Settembre passò, e
ormai tu eri dei nostri.
Passò quasi un
annetto, fino a quando Kisaki non decise di andarsene a causa di incomprensioni
avute col nostro Leader.
Tutti sapevamo che
era solo una fandonia, questa, ma mai nessuno ha avuto il coraggio di dirlo.
Trovammo un
bassista, o almeno, il chitarrista si ricordò di un ragazzo conosciuto non molto
tempo prima, con un grande talento per il basso.
A gennaio del 1997,
la band era pronta.
Sai, quasi non
ricordo come diventammo famosi.
Certo, il talento,
l’aspetto e tutto ci aiutò, ma fu quasi una fortuna, il nostro successo.
Iniziammo
dall’esibirci in piccole sale, fino a diventare famosi in tutti il mondo.
La pressione si
faceva sentire, dio se si sentiva.
Lo stress nei tuor
era sempre alle stelle, specialmente il mio.
Tu, intanto, eri
riuscito a conquistare la nostra bambola, eri diventato il suo giocattolo, lo
sapevi meglio di me.
Quante volte ti ho
visto correre da Kaoru, quante volte ti ho visto correre da me…
Ci sedevamo su
questo divano, rimanevamo a guardare in terra per ore ed ore, senza dire nulla.
Alla fine, esordivi
con un –Come stà andando l’ultimo testo?-, ti ricordi, vero?
Non servivano
parole tra di noi, ci capivamo con un semplice sguardo.
Dormivi nella mia
stanza degli ospiti, e via, il giorno dopo tornavi strisciando tra i piedi della
bambola, tornavi ad essere la sua marionetta, come in un teatro, quando il
burattinaio muove le marionette attraverso dei fili, tu eri incatenato a lui.
Senza di lui non vivevi, vero?
I tuoi trentacinque
anni arrivarono, e anche i suoi trentuno.
Arrivò quel
fatidico giorno di SanValentino, quando tu arrivasti in lacrime a casa mia,
dicendomi che ti aveva lasciato.
Per un altro, vero?
Parlammo per tutto
il giorno e la notte, mentre usavi un fazzoletto dopo l’altro, e ti disperavi,
cercando di capire dove avevi sbagliato.
Tu non hai mai sbagliato, lo sapevi.
Era lui, quello che
si divertiva.
Più ti trattava
male, più tornavi da lui, come un fedele cane col proprio padrone.
Ancora non capivi,
o forse non volevi capirlo, che tu per lui non eri niente.
Arrivò marzo, e lui
si scusò.
Tornò per la
centesima? volta in pochi anni a vivere da te, a passare ogni secondo con te.
Sai, il rimorso è ancora impresso nel
mio cuore.
Io lo sapevo.
Ero l’unico, nella
band.
Quante volte ho
visto il batterista uscire di nascosto dalla sala prove, mentre eri occupato da
un’altra parte, e scendere, fino a salire in una macchina che lo portava via.
-E’ andato da Miyu-
Ti dicevo, col cuore stretto in una morsa per quella bugia, mentre tu sorridevi
appena, comprensivo, e tornavi alla tua chitarra, pensieroso.
Sapevi che non era
così.
I mesi invernali
passavano, fino a quando, ad inizio Luglio, il Leader ci disse che potevamo
iniziare le nostre vacanze.
Le solite due
settimane, dove ognuno andava in vacanza a sé.
La nostra
neo-coppietta, quell’anno, scelse l’Italia come tappa.
Toshiya, mi
ricordo, che ne era affascinato, e il nostro Leader non si tirò di certo
indietro.
Mentre tu e lui,
partiste per l’Egitto.
Ed io?
Annunciai che sarei
tornato a Kyoto, che era da un po’ che non potevo vedere.
Quante menzogne ti ho raccontato.
Tornai alla mia
casa natia e, tra quelle pareti così strette per l’adolescente che ero stato, le
lacrime tornarono nei miei occhi.
Ero solo, lo ero
sempre stato.
Tutti voi, amici
miei, avevate trovato qualcuno con cui condividere la felicità.
Ed io?
Ero rimasto in
disparte, come quando uscivate a bervi qualcosa, ed io rimanevo nel mio
camerino, seduto in terra.
Fino a quel giorno.
Non ricordo la data
precisa, ma era metà Luglio.
Il sole splendeva
su Kyoto, era quasi un paesaggio incantato.
Una telefonata mi
disturbò dal mio sonnellino.
L’ospedale.
Eri tornato a
Tokyo, e avevi tentato il suicidio.
Causa sua, vero?
Corsi da te, fui il
primo.
Gli altri presero
l’aereo per arrivare, ma solo io ti vidi.
Eri steso, in quel
letto di ospedale, mentre i tuoi valori erano stabili, tenevi gli occhi chiusi.
Mi avvicinai,
mentre il cuore batteva forte per la paura, e ti guardai.
Mi sorridesti,
aprendo i tuoi begli occhi neri, e iniziasti a parlarmi.
Dicevi che aveva
trovato qualcun altro, che ti aveva tradito, che lo avevi visto.
Lo sapevi che erano
anni che ti tradiva, lo sapevi, ma non avevi mai detto niente, non avevi mai
fatto niente.
Avevi paura di restare solo.
Poi, iniziasti a
dirmi che, da un po’ di tempo a quella parte, il tuo amore per Shinya era
sparito.
Ti piaceva,
rimanevi con lui, ma non lo amavi.
Ti eri accorto di
me.
Mi ricordo che i
miei occhi erano spalancati, il mio cuore sussultava, mentre cercavo di
trattenere le lacrime, e il tuo sorriso si allargava, continuando a parlare,
accarezzandomi una mano.
Ancora ricordo,
quando iniziasti ad essere debole, e quel maledetto oggetto di cui non conosco
il nome iniziò a suonare.
Socchiudesti gli
occhi e, mentre urlavo ai dottori di venire, mi sussurrasti quella frase
-Aishiteru,
KyoChan-.
Ti guardavi, mentre
sorridevi, e chiudevi gli occhi per l’ultima volta.
Una, due, cento
lacrime scendevano dai miei occhi, mentre i dottori facevano di tutto per
tenerti qui.
Mi accasciai nel
corridoio, rimanendo lì, fino a quando non arrivarono gli altri.
Eri morto, tutto
era finito.
Tutto.
Mi rinchiusi in
casa, non volevo mangiare niente, vedere nessuno.
I giorni passarono,
fino a quando il Leader non mi chiamò, dicendomi del funerale imminente.
Quel giorno, forse,
è stata la prima volta che sono stato orgoglioso di me stesso.
Indossai i miei
abiti migliori, presi le chiavi della macchina e guidai fino alla chiesa.
Non mi interessavo
degli occhi gonfi a causa delle lacrime e del sonno, ne della mia eccessiva
magrezza.
Andai in prima
fila, dove sia Kaoru che Toshiya mi abbracciavano.
Lui era lì.
Piangeva.
Dio, che pietà
immensa che ho provato.
-Io lo amavo, ero
solo insicuro.- Mi disse.
Mi dispiace, ma io
non gli credevo come avevi fatto tu.
Lo schiaffo colpì
potente il suo viso, e nient’altro.
Mi avvicinai alla
tua bara aperta, e vidi il tuo volto.
Sai, ancora non
capisco come mai sorridevi.
Le tue labbra,
oramai bianche, mi sorridevano.
Ti baciai, non mi
interessai degli scatti dei fotografi che si scatenavano dietro di me, mentre
Kaoru e Toshiya sorridevano.
Alla fine, hanno
sempre saputo cosa provavo per te.
Da quel giorno, è
passato quasi un anno.
Sai, sono sempre
rimasto chiuso in casa, steso per terra, a pensare e riguardare qualunque cosa
mi ricordava di noi.
Ho ripensato più
volte a quella tua frase –Quando morirai, io sarò ad aspettarti!-, mi dicevi,
ridendo, mentre mi accarezzavi una spalla.
Dio, i tuoi ricordi sono davvero
insopportabili.
Ho preso questa
decisione, sai?
Ho scritto una
lettera, e l’ho appoggiata lì, affianco ad una nostra foto.
Mi guardo riflesso
nello specchio, riuscendo a sorridere.
E’ la seconda volta
che sono felice di me stesso.
Salgo su quella
finestra del sedicesimo piano di un palazzo al centro di Tokyo.
Chiudo gli occhi,
mentre il sole è ormai sparito all’orizzonte, e rimango lì, a sentire quest’aria
fredda che spira affianco a me.
I tuoi ricordi si
affollano nella mia mente, e le tue parole così dolci risuonano nelle mie
orecchie.
Mi ami davvero?
Mi aspetti davvero?
Sorrido, tenendo
gli occhi chiusi, facendo un passo nel vuoto.
Gli urli, la voce
della gente e l’asfalto rovente a causa delle macchine che sono passate fino a
pochi attimi qui.
Sono le uniche cose
che percepisco.
-Kyo.-
Questa è la tua
voce, ne sono sicuro.
Apro gli occhi,
vedendo la tua figura che mi tiene una mano.
Tutt’intorno a noi
urlano, guardando il mio corpo, mentre mi stacco da esso.
Sono morto.
Mi stringi la mano,
dicendomi di non avere paura.
Il tuo viso è
ancora perfetto come quando te ne sei andato.
Ti sorrido,
avvicinandomi ad abbracciarti.
Mi baci, mentre ti
stringo a me.
Non te ne andrai
più, vero?
Ora sei mio per
sempre.
Il mio pensiero
vola a Kaoru e Toshiya.
Chissà come la
prenderanno, nel leggere quella lettera?
Salve.
Si, ho deciso di
scrivervi una lettera, miei amici di sempre. Ormai è passato un anno dalla morte
del nostro chitarrista, è passato un anno da quando non facciamo più Live. Vi
ringrazio, siete sempre stati vicino a me. Non mi avete incolpato di non aver
più prodotto niente, capivate il mio dolore. Ma ora, è il momento che vi dica
addio.
Credetemi, non voglio
apportarvi ulteriore dolore, sappiate che io sono felice così. Probabilmente,
leggerete questa lettera quando io sarò già insieme a lui, in un altro mondo,
forse migliore, forse peggiore di questo. Io sono felice, ora. Ero stanto, ero
stanco della vita, ero stanco davvero. Dio, è quasi ridicolo questo ,vero? Un
profeta, come mi sono sempre definito, che non riesce a scrivere una lettera… Vi
ho sempre detto tutto, ma se avessi fatto così pure questa volta, mi avreste
fermato.
Non ho molto da
dirvi, vi lascio tutto. I miei testi, la mia casa… Sarò sempre con voi, lo
sapete. Probabilmente, sorvolerò il cielo e vi sarò sempre accanto nei momenti
difficili. Siate felici insieme, vi auguro sempre questo.
Ricordatevi che siete
sempre stati importanti, vitali per me. Ma ora, è giusto che mi ricongiunga con
chi ho sempre amato, e con chi, d’ora in avanti, avrò il permesso di amare per
sempre. Grazie di tutto, grazie della vita che mi avete donato.
Con amore, il vostro profeta.
Mi viene da ridere
a ripensare a quella stupida lettera, mentre sento le tue braccia avvolgermi, e
le tue labbra esplorare il mio collo.
Dio, da quanto
tempo volevo provare questa sensazione.
Continui a ripetere
di amarmi ,mentre ti chiamo in un sussurro.
Tu mi guardi, con
quei tuoi occhi profondi, e io guardo al di sotto di noi.
Tokyo è piccola,
vista da qui, lo sai?
Mi viene da
sorridere, nel pensare che, proprio io che non credevo in una vita oltre alla
morte, stò qui, abbracciato a te.
Magari, è solo il
mio inconscio a creare questa situazione, magari è solo immaginazione…
Ma perché scoprirlo
ora?
Ti guardo,
allungando una mano ad accarezzarti il viso.
-Aishiteru,
Daisuke.-
Ti sussurro,
sorridendo.
Erano secoli che te
lo volevo dire, e ora è il momento giusto.
Se non ora, quando?
Mi stringi forte a
te, mentre ti sento tremare.
Qualcosa di fresco
bagna la mia spalla, mentre inizio a ridere, accarezzandoti la schiena.
Piangi per questo,
mio rosso?
Piangerai per
l’eternità, quindi?
Ti guardo,
prendendoti la mano, iniziando a camminare.
La notte si apre
d’innanzi a noi, e le stelle si fanno più vicine.
Il mio sorriso si
allarga, mentre mi sussurri quelle dolci parole.
-Insieme. Per
sempre.-
Chissà se, proprio
io che raccontavo di un amore distrutto, di un amore platonico, ora potrò essere
felice, con te?
Per la prima volta, credo nell’amore.
Grazie a te, mio Daisuke.
Trascorrono la primavera,
l'estate, l'autunno e l'inverno
e diventa tardi, ma voglio tenerti per mano ancora una volta
trascorrono la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno
un giorno ci incontreremo, un giorno ci separeremo e poi ti reincontrero’
[Undecided
–
Dir en grey]
Salve a tutti.
Dopo molto tempo dal mio ultimo “scritto”, stasera mi è
venuta l’ispirazione. E’ un lavoretto di un ora, niente di più, e non dico di
esserne soddisfatta (penso che non ne sarò mai), ma per il momento, è quello che
ho preferito. La DieXKyo non è mai stata la mia coppia preferita (vedo solo Kao
con Die xD), ma per l’idea che avevo, loro erano i più indicati.
Che dire. L’ho scritta in un momento di una leggera
tristezza, per motivi che non sto a raccontare, non vi interessano, lo so. Il
titolo l’ho preso dalla strofa di una canzone, di cui non ricordo ne l’artista
ne il titolo (dovrebbe essere “il tulipano nero” o qualcosa di simile) ma mi
sembrava il più appropriato. La morte del sole è vista come la fine della
giornata, ma metaforicamente può essere vista anche come la fine della vita.
Tengo a precisare che non voglio la morte di nessuno di loro, eh xD ma
non avendo mai provato a fare una storia dove moriva qualcuno, ho voluto
provare. I Dir en grey sono la band che mi hanno cambiata, che mi stanno facendo
diventare quella che sono. Grazie a loro, ho imparato ad esprimere le mie
opinioni, ad esprimere la mia personalità, che probabilmente sarebbe rimasta
sepolta. Ora come ora, la mia vita è perfetta così, sebbene le persone a
cui voglio bene, sono lontane da me. Per questo, sebbene sia poco, ho deciso di
scrivere questa fic per loro. So che non è un gran che, ma mi sono impegnata al
massimo.
Prima di tutto, voglio ringraziare AintAfraidToDie
e ApolloFan. Adoro le loro opere, e ho avuto il piacere di
parlare (specialmente con ApolloFan) un paio di volte, e ne sono stata felice.
Ho poco tempo di commentare le fic, ultimamente, ma voglio ringraziarle. Per un
periodo, non avevo trovato più un motivo per cui scrivere, non avevo
ispirazione. Ma poi, leggendo tutte le loro opere, ho ritrovato il senso di
scrivere, ho ritrovato quella voglia che avevo perso, e per questo voglio
ringraziarle davvero, sperando che continuino con i loro scritti, che tanto
mi hanno commosso.
Per secondo, voglio ringraziare la Kiacchan.
Ormai, è da un po’ che ci si conosce, e ci siamo viste sia alla Lucca che a
Perugia *-* Sono stati due giorni indimenticabili e, sebbene negli ultimi tempi
ci siamo un po’ “perse”, le voglio bene, perché ho trovato una persona davvero
stupenda.
Per terzo, la mia Collega. Kyah, la mia
collega di scleri xD, che mi sopporta tutte le volte che gli rompo le palle
(sempre xD). Sebbene ci si sente solo da fine estate, e purtroppo non ci siamo
ancora viste (cosa che accadrà presto èwé), gli voglio bene, mi sono
affezzionata a lei *-* Dio, non vedo l’ora di incontrarti, sai già quanto ti
strapazzerò >3<
E per ultima, ma non per meno importante, la mia
aMMora. Lei l’ho voluta tenere per ultima. Ti voglio ringraziare,
davvero. Grazie a te, sono cambiata, davvero tanto. Ci siamo viste solo due
volte con anche la Kiacchan, ma già ti voglio un mondo di bene. Compagna di
scleri, di confessioni, di segreti… ormai, ti conosco bene xD Lo sai quanto
vorrei vederti, ora, dio se vorrei. Mi manchi davvero tanto Celly, davvero ç.ç
Sai quanto sono felice che tu abbia trovato una persona speciale, e ancora penso
quando all’inizio mi dicevi di lui e io “ma dai che andrà bene u.u” sembra che,
per una volta, io abbia avuto ragione xD Ne sono felice, perché ti vedo… serena?
con lui. Immagino che, quando me ne parli, ti brillino gli occhi, e lo sai che
voglio conoscere questa persona che ti ha fatto tanto felice, per ringraziarla.
Meriti tutto l’amore e la fortuna possibile, e spero che non ci allontaneremo,
ormai sento di volerti davvero bene. Grazie per tutto quello che hai fatto per
me, grazie davvero.
Bene, ora che la nota è venuta più lunga del racconto xD
posso lasciarvi, ringraziando già se qualcuno la commenterà^^
Bie bie, un
bacione e alla prossima <3
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